Vangelo del Giorno, domenica 01 ottobre 2023
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 21,28-32
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Non ne ho voglia. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Commento di don Nikola Vucic
A proposito della vigna e della gente che ci lavora. O almeno ci dovrebbe lavorare. A proposito di quei due figli. All'invito del padre di andare a lavorare nella vigna, il primo dice di no, ma poi si pente e ci va. Invece l'altro prima dice di sì, ma poi non ci va.
Allora, vogliamo impegnarci noi senza guardare gli altri. Ci impegniamo senza pretendere che gli altri si impegnino. Ci impegniamo senza giudicare né condannare chi non si impegna; senza disimpegnarci perché gli altri non si impegnano.
Ci impegniamo non per rifare il mondo su misura, ma per amarlo. Per amare anche quello che non possiamo capire né accettare; per amare anche quello che non è amabile; perché dentro ogni cuore - insieme alla sete d'amore - c'è l'immagine del Signore
Commento di don Luigi Maria Epicoco
Saremo
sorpassati! Rassegniamoci a questa verità di fondo che Gesù annuncia
nella pagina del Vangelo di Matteo della XXVI domenica del tempo
ordinario. Ma la cosa che forse potrebbe farci rimanere male sta in un
dettaglio che non è di poco conto: chi ci sorpasserà in realtà è
considerato da noi la feccia della società (ladri e prostitute). Gesù
però non vuole fare di tutta l’erba un fascio o far passare l’idea che
per essere amati bisogna essere i peggiori, ma vuole semplicemente
dire che chi nella vita ha molto sbagliato non è più preoccupato di
salvare la faccia, e proprio per questo è più disposto ad aprire il
cuore. Non è sempre così, e va anche detto che ci sono brave persone che
sanno aprire il cuore senza bisogno di toccare l’inferno con la propria
vita, ma la sottolineatura di Gesù serve a sferzare quella mentalità
sbagliata che molte volte alberga anche nei nostri ragionamenti in cui a
parole e in apparenza diciamo delle cose, ma nel cuore e in sostanza ne
facciamo altre. “Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse:
“Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho
voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo
stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha
compiuto la volontà del padre?”. Siamo cristiani di parole o di parola?
Quello che si vede di noi corrisponde a quello che ci portiamo nel cuore
o siamo solo dei bravi attori? Un bagno di umiltà farebbe bene a tutti e
ci farebbe ragionare come Santa Teresina di Lisieux di cui oggi ricorre
anche la sua festa, e che diceva di se stessa che se Dio non le avesse
tenuto la mano sulla testa sarebbe diventata la peggiore di tutte.
Proprio per questo non giudicava nessuno e non considerava mai nessuno
una causa persa.
Commento di Mons. Angelo Comastri (VIDEO)👇
Parole del Santo Padre
Questa affermazione non deve indurre a pensare che fanno bene quanti non seguono i comandamenti di Dio, quelli che non seguono la morale, e dicono: «Tanto, quelli che vanno in Chiesa sono peggio di noi!». No, non è questo l’insegnamento di Gesù. Gesù non addita i pubblicani e le prostitute come modelli di vita, ma come “privilegiati della Grazia”. Una grazia che Dio offre a chiunque si apre e si converte a Lui. Infatti queste persone, ascoltando la sua predicazione, si sono pentite e hanno cambiato vita. Nel Vangelo di oggi, chi fa la migliore figura è il primo fratello, non perché ha detto «no» a suo padre, ma perché dopo il “no” si è convertito al “sì”, si è pentito. Dio è paziente con ognuno di noi: non si stanca, non desiste; ci lascia liberi anche di allontanarci da Lui e di sbagliare. Pensare alla pazienza di Dio è meraviglioso! Come il Signore ci aspetta sempre; sempre accanto a noi per aiutarci; ma rispetta la nostra libertà. E attende trepidante il nostro “sì”, per accoglierci nuovamente tra le sue braccia paterne e colmarci della sua misericordia senza limiti. (Angelus, 27 settembre 2020)
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