Trent'anni fa, il 15 settembre 1993, Cosa Nostra uccideva Don Pino Puglisi. Nato il 15 settembre del 1937 a Brancaccio, un quartiere periferico di Palermo, Puglisi a 22 anni venne ordinato sacerdote e da allora iniziò a svolgere la sua attività educativa rivolta in particolare ai più giovani. Nel 1970 fu nominato parroco a Godrano, un paese che in quegli anni era interessato da una guerra tra due famiglie mafiose
Puglisi, tramite la sua opera di evangelizzazione, riuscì a far riconciliare le due famiglie. Negli anni ’80 ricoprì numerosi ruoli tra i quali pro-rettore del seminario minore di Palermo, direttore del Centro diocesano vocazioni, insegnante di matematica e religione in varie scuole e animatore di alcuni movimenti tra i quali Azione Cattolica e FUCI
Nel 1990 venne infine nominato parroco della chiesa di San Gaetano nel quartiere di Palermo nel quale era nato e in cui la criminalità organizzata faceva capo ai fratelli Graviano, legati a Totò Riina e Leoluca Bagarella. Proprio in questi anni si concentrano i più feroci scontri fra Don Puglisi e la mafia. Il prete non tentava di recuperare chi era già dentro Cosa Nostra, ma svolgeva un’importante ruolo nel non farvi entrare altri giovani
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In un contesto sociale in cui i ragazzi tendevano a mitizzare le figure dei mafiosi, Don Puglisi, attraverso attività e giochi, riusciva a far capire ai più giovani che si può ottenere rispetto dagli altri semplicemente per le proprie idee e i propri valori, nel pieno rispetto della legge
Il prete, spesso anche sul sagrato della chiesa, si rivolgeva esplicitamente ai mafiosi durante le sue omelie. Proprio il suo riuscire a togliere giovani alla mafia è stata la principale causa delle ostilità con i boss. All’interno di Cosa Nostra, Don Puglisi iniziò a essere considerato un ostacolo che doveva essere eliminato
Nonostante una lunga serie di minacce, delle quali non parlò mai con nessuno, Don Puglisi non smise mai la sua attività di protezione e recupero dei più giovani. Nel 1992 venne nominato direttore spirituale nel seminario arcivescovile di Palermo e l’anno dopo inaugurò il centro Padre Pio a Brancaccio per la promozione umana e l'evangelizzazione
Il 15 settembre del 1993, il giorno del suo 56° compleanno, il prete venne ucciso davanti al portone di casa a Brancaccio. L’omicidio avvenne intorno alle 20.40 e, sulla base delle ricostruzioni, in pieno stile mafioso
Don Puglisi era arrivato a bordo della sua Fiat Uno di colore bianco e, sceso dall'automobile, si era avvicinato all'ingresso della sua abitazione, quando qualcuno lo chiamò e lui si voltò, mentre qualcun altro gli scivolò alle spalle e gli sparò un colpo di pistola alla nuca. I funerali si svolsero il 17 settembre
Per l’omicidio venne arrestato nel 1997 il mafioso Salvatore Grigoli che, poco dopo l’arresto, cominciò a collaborare con la giustizia, confessando 46 omicidi, compreso quello del prete palermitano. Grigoli, che era insieme con un altro killer, Gaspare Spatuzza, disse di essere stato lui a esplodere il colpo fatale
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Grigoli raccontò che Spatuzza prese il borsello a Puglisi gridandogli "Padre, questa è una rapina!", minaccia di fronte alla quale il prete sorrise e rispose con un criptico "Me lo aspettavo", e spiegò anche come, in origine, il rigido codice d'onore mafioso imponesse di non fare del male ai sacerdoti, in quanto storicamente la Chiesa Cattolica non si era mai schierata contro Cosa Nostra
A dare l’ordine per l’omicidio erano stati i capimafia Filippo e Giuseppe Graviano, arrestati nel 1994, entrambi successivamente condannati all’ergastolo insieme a Luigi Giacalone, Cosimo Lo Nigro e Gaspare Spatuzza, gli altri componenti del commando che aspettò sotto casa il prete. Al collaboratore di giustizia Grigoli vennero dati invece 16 anni di carcere
Il 21 marzo di ogni anno, nella Giornata della Memoria e dell'Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, nell’elenco dei nomi delle vittime di mafia e fenomeni mafiosi a cui è dedicata la ricorrenza rientra anche quello di Don Giuseppe Puglisi
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Nel 1999 si aprì la causa di beatificazione per Don Puglisi, e il 25 maggio 2013 il prete vittima della mafia è stato proclamato ufficialmente beato. Nel 2015 gli è stata donata postuma la medaglia d’oro al valore civile. Il sacerdote è stata la prima vittima della mafia riconosciuta come martire della Chiesa
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