La veggente Vicka: una volta la Madonna è venuta col suo Figlio crocefisso. Basta vedere una volta.. a che punto ha sofferto per noi! Ma noi non lo vediamo e continuiamo ogni giorno a offenderlo. La Croce è qualcosa di grande anche per noi, se l’accettiamo. Ciascuno ha la sua croce. Quando la si accetta, è come se scomparisse e allora si percepisce fino a che punto Gesù ci ama e quale prezzo ha pagato per noi. Anche la sofferenza è un dono tanto grande, di cui dobbiamo essere grati a Dio. Egli sa il perché ce l’ha data e anche quando ce la toglierà: chiede la nostra pazienza. Non dire: perché proprio a me? Noi non conosciamo il valore della sofferenza davanti a Dio: chiediamo la forza di accettarla con amore. La nostra Madre celeste ci indica una strada materna: la sua scuola è una scuola di Madre.
La celebrazione della Esaltazione della Santa Croce è una delle ricorrenze liturgiche più difficili da comprendere, perché affronta la questione della sofferenza, una situazione esistenziale che da sempre suscita interrogativi nel cuore di ogni essere umano. Tante sono le croci che accompagnano ogni uomo e donna durante la vita terrena: alcune di esse appaiono come un fulmine a ciel sereno, altre sembrano quasi piombare senza preavviso come un tornado che spazza tutto cil che incontra, altre sembrano essere un macigno che soffocano il gusto della vita.
Per tutti la croce rimane un evento indesiderato che vorremmo togliere dalla nostra vita: la perdita improvvisa di un figlio, la morte della moglie o del marito, la perdita del posto di lavoro, l’estrema povertà di chi non sempre dispone di un pasto durante la giornata, le malattie degenerative che lentamente distruggono il corpo, i carcerati condannati ingiustamente per errori giudiziari. Davanti a questi avvenimenti, che comunemente vengono chiamate tragedie, rimaniamo attoniti e ammutoliti, perché non esiste una spiegazione che possa saziare il desiderio di verità sul senso di questi accadimenti.
Se le lacrime sono l’esternazione naturale che scaturisce da un cuore straziato dal dolore, il silenzio e la partecipazione intima è la risposta per chi desidera accogliere la sofferenza altrui. L’esempio da imitare è quello di Maria a piedi della croce sul Calvario. I Vangeli non riportano le parole pronunziate dalla Vergine davanti a Gesù crocifisso. La tradizione della Chiesa usa l’espressione di Maria addolorata per esprimere lo strazio interiore e esteriore di una donna che vede il Figlio appeso su un patibolo che provoca sofferenze atroci.
Il modo di amare di Maria è stato quello di rimanere vicino a Gesù, fissare con il suo sguardo materno il volto agonizzante del Figlio, ascoltare con speranza le sue ultime parole, abbracciarlo con affetto di madre che stringe con amore il suo corpo morto. Tutti questi comportamenti esteriori lasciano trasparire la grande dignità con la quale Maria ha vissuto questi momenti drammatici.
La Madonna non è stata risparmiata dalla sofferenza, ma è stata sostenuta dalla rivelazione della Sacra Scrittura, la quale ha preannunziato la morte dolorosa e crudele del Figlio di Dio, ma anche la sua resurrezione. La luce della fede ha sorretto Maria durante gli eventi incomprensibili della passione. La forza della speranza l’ha resa salda nell’attesa della resurrezione. Maria è rimasta in silenzio scegliendo di non pronunziare alcuna parola, il suo cuore era in ascolto della consolazione dello Spirito Santo, il quale dona tanto conforto nell’attesa del compimento delle promesse divine.
Questo atteggiamento di Maria spiega il senso dell’Esaltazione della Santa Croce. Esaltare la croce significa confortare i sofferenti ponendosi in loro ascolto e lasciare spazio al silenzio per condividere il dolore. Significa umiliarsi davanti alla volontà di Dio che vuole salvare ogni uomo. Esaltare la croce significa interrogarsi sul proprio dolore, riconciliarsi con la propria storia, ridurre il proprio orgoglio e offrire il perdono a tutte le persone a cui abbiamo fatto del male nella vita. Significa anche non replicare ad un insulto ricevuto, significa perdonare chi ci ha offeso, significa accogliere chi ci ha trattato male e non ha il coraggio di fare il primo passo per riavvicinarsi, significa aprire la porta di casa a colui che ha perso nella sua patria la famiglia, gli amici e il lavoro.
La croce è infatti quello strumento che rimodella la nostra esistenza per permetterci di entrare dalla porta stretta del Paradiso. Non sempre sappiamo spiegarci l’arrivo della croce, non sempre accettiamo la croce con fiducia nel Signore, ma spesso riusciamo a comprendere a posteriori gli effetti benevoli che essa produce nella vita delle persone.
Il dolore provato dai genitori che non hanno ricevuto il dono di avere figli naturali, diventa quel grido di aiuto a Dio, il quale li spinge ad adottare bambini per offrire loro amore e accoglienza. La sofferenza di un figlio che è stato testimone del fallimento del matrimonio dei suoi genitori diventa capace di spendere tutta la sua vita per curare la sua famiglia. Il dolore di chi ha vissuto una grave malattia e cerca di rimanere accanto a chi soffre. L’angoscia interiore di chi non ha travato il senso della vita, poi ha incontrato Cristo e decide di dedicare tutta la sua esistenza per testimoniare il Vangelo.
Quando la croce non viene accettata, viene disprezzato lo stesso Gesù Cristo che è salito su di essa. Rifiutare la croce significa esaltare i propri pensieri ed i propri progetti al di sopra della volontà di Dio. Noi viviamo in un mondo che continuamente esalta sé stesso e rifiuta di accogliere l’opera di Dio. Questa visione di Dio sulla croce rovescia il modo di concepire la vita: sono proprio coloro che sono raggiunti dalla croce dell’abbandono, della miseria, della malattia e della persecuzione religiosa ad essere i privilegiati agli occhi di Dio, perché Egli si china sugli ultimi per rimanergli vicino e per condurli nell’alto dei cieli.
L’esaltazione della croce è dunque l’esaltazione di colui che soffre. La buona notizia di questa celebrazione è l’invito a rimanere vicino a chi soffre, per essere esaltati, insieme agli ultimi, da quella infinita misericordia di Dio, il quale ha permesso la morte in croce del Figlio prediletto per risollevare l’umanità dal peccato e dalla morte.
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