Intervista al mariologo Padre Gianmatteo Roggio:
-Tra le apparizioni più conosciute e vissute, c'è quella di Medjugorje. Ci sono, diciamo, un po' di novità. Però capiamo un attimo prima qual è la difficoltà.
Padre Gian Matteo: La difficoltà è che sono "presunte apparizioni mariane ancora in corso", questa è la difficoltà. Generalmente la chiesa quando è chiamata a dare una valutazione, aspetta sempre che questi eventi termino. Siccome questi eventi non terminano, allora questo crea un po' di difficoltà. La chiesa davanti a questo si rende conto che c'è una grande risonanza tra i fedeli per questo, e dall'altra parte però si rende anche conto che forse tutti gli strumenti che ha adoperato fino adesso, per poter valutare questo tipo di esperienze qui, trovano un pochino di difficoltà.
-C'è un fatto che viene preso in considerazione: Papa Francesco nel 2019, ha autorizzato i pellegrinaggi e anche la notizia dell'Arcivescovo A. Cavalli, nominato visitatore apostolico a Medjugorje, e comunque, come si suol dire, quando l'albero e i frutti sono legati fra di loro è innegabile quello che avviene e che coinvolge tantissima gente che va a Medjugorje e che si vede cambiare la vita.
Padre Gian Matteo: Certamente, ma proprio per questo Papa Francesco ha ritenuto che il pellegrinaggio in quel luogo dovesse essere "aiutato", dovesse essere un "pellegrinaggio di qualità", perché il pellegrinaggio ha una dimensione, quella dell'indagine giudiziaria.
Noi non ci pensiamo al pellegrinaggio come "indagine giudiziaria", eppure nella tradizione della chiesa, quando si va da pellegrini, in quei luoghi, si va per indagare, andiamo a vedere che cosa c'è. Si va per indagare non perché si vuole soddisfare una curiosità personale, andiamo ad indagare in quei luoghi perché se c'è qualcosa di vero è bene che questa verità possa fruttificare. E se invece ci fosse qualche cosa di non vero, abbiamo tutti la responsabilità, l'uno verso l'altro, di tenere lontano ciò che è falso e ciò che ci allontana dalla Fede.
Per questo abbiamo chiesto a Padre Salvatore Maria Perrella (tra coloro che hanno partecipato proprio alla commissione d' inchiesta, volutata dal Papa, che diciamo in qualche modo ha indagato anche al posto nostro su quello che è successo a Medjugorje. Questa è la sua testimonianza:
Padre Salvatore Maria Perrella: Io sono stato solo due volte a Medjugorje. La prima volta ero sacerdote novello, e la cosa che mi colpì allora (sto parlando del 1984-85) la gente che c'era, il luogo di tranquillità. Sono stato la seconda volta a Medjugorje, su mandato della commissione per verificare. Non ho visto nulla di contrario, né alla Fede, né alla credibilità della Fede e né "carnevalate" , quello mi ha confortato, e non abbiamo deciso nulla. Abbiamo proposto al Papa l'orientamento, circa quello che si dovrà e si potrà fare, per il futuro. Non è competenza nostra, ma è competenza dell'attuale Pontefice.
-Ed è anche in questo che si inserisce anche la decisione di scegliere Medjugorje come luogo di preghiera per quella "maratona di preghiera" decisa dal Papa che ha coinvolto 40 Santuari Mariani.
Padre Gian Matteo: Certo è passata da lì, perché era un "atto di rispetto dovuto" a tutti quei credenti, che lì hanno ritrovato, hanno sentito la spinta a ritrovare la bellezza della Fede. E quindi da questo punto di vista, passare per Medjugorje, durante quella maratona, voleva dire spingere chiunque a ridire e ad avere il coraggio di testimoniare la bellezza della Fede, anche in un momento difficile come quello della pandemia.
-Questo ci riporta alle parole di Papa Francesco che ha rivolto ai giovani, nell'agosto scorso proprio riuniti lì a Medjugorje per il "Festival dei Giovani" come ogni anno. Lui ha detto ai giovani: abbiate il coraggio di affidare la vostra giovinezza al Signore.
Padre Gian Matteo: Affidare al Signore significa non avere paura. Siamo in un mondo dove le paure sono tante:
c'è la paura della pandemia,
c'è la paura di un lavoro che non si trova,
c'è la paura del futuro.
In questi giorni stiamo vivendo anche la paura di un possibile conflitto all'interno dell'Europa, che non è cosa da poco.
Ebbene, davanti a tutte queste paure il Papa ha ricordato ai giovani di "non temere" ha ricordato l'esperienza di Maria, perché l'esperienza di Maria si apre esattamente con un "Non temere", non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
-Padre Perrella riguardo a ciò che avverrà di Medjugorje
Padre Perrella: Il futuro di Medjugorje è come tutto, nelle mani di Dio, però, per essere concreti e non evasivi, il futuro di Medjugorje è al vaglio della responsabilità pastorale universale del Papa, e lui ha detto nell'intervista, lo ha detto tre volte:" alla fine diremo qualcosa". Però il Papa non deve soddisfare il "gusto" dei fedeli. Il Papa deve essere attento al senso di fede dei fedeli. Io non potrò mai dire ciò che in commissione abbiamo studiato, verificato, non deciso, ma portato alle mani del Papa.
Ma a Medjugorje, come tutti gli "eventi apparazionistici" sono un segno della presenza di Dio, perché se sono veri, portano molto frutto, come dice il Vangelo, se sono falsi, e ce ne sono stati, e ce ne saranno, non portano frutto, perché saranno frutti caduti, cadranno a terra!
- In realtà noi abbiamo visto in tanti anni, tanti frutti, ne abbiamo parlato, tante conversioni, tanti momenti di preghiera, tanti momenti di spiritualità, perché diciamo, a questo punto, la chiesa ciò che riconosce a Medjugorje, anche del fatto che il Papa ha deciso di pregare lì,(la Maratona di preghiera)
e che comunque, un riconoscimento della Fede, è come se il SANTUARIO già C'E'.
Padre Gian Matteo: Diciamo che Medjugorje è un santuario di fatto, un santuario costituito dalle persone che lì vanno, che lì pregano, che lì vivono la fede Cristiana. A livello, diciamo canonico, quindi, a livello delle procedure scritte, una elevazione della parrocchia di San Giacomo a Santuario non c'è. Non c'è un decreto che voglia instaurare un santuario in quel luogo. Medjugorje però è un santuario di fatto, è il santuario di fatto della gente che è lì, che prega, e che prega senza carnevalate. E' gente che prega dal profondo, è gente che ritrova una speranza nella sua sofferenza, oppure che ritrova la voglia di essere gioiosi in questo mondo difficile; e allora in questo senso, come santuario di fatto, Medjugorje è sicuramente un frutto non "caduco"(di non breve durata, non effimero), è un frutto che la chiesa ha il dovere di curare.
Noi siamo Santuario, il vero Santuario siamo noi credenti, in carne ed ossa, già ce lo ricordava l'apostolo Pietro: siete le pietre "vive" per la costruzione di un edificio Santo.
E' questa la bellezza della chiesa: i Santuari di cui vive la chiesa sono i credenti, sia quando vivono la loro fede, sia quando si radunano in comunità, quando diventano comunità, quando diventano popolo. Direbbe Papa Francesco: quando diventano SINODO per testimoniare sempre la loro fede
- Grazie Matteo
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del 1 febbraio 2022- TV2000
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