Chiara Lubich (Trento, 22 gennaio 1920 – Rocca di Papa, 14 marzo 2008)
Il 22 gennaio 1920 nasceva Chiara Lubich per far nascere il movimento cattolico più luminoso della Storia della Chiesa, quello dei Focolari.
Silvia era il suo nome di battesimo.
Trento, è la città che ha dato i natali alla Lubich il 22 gennaio 1920. Seconda di quattro figli, dalla madre eredita la fede cristiana, dal padre socialista e dal fratello maggiore, partigiano e giornalista, una spiccata sensibilità sociale. Già nel nucleo familiare impara l’arte del dialogo, che sarà la nota caratteristica di tutta la sua vita, sempre impegnata a gettare ponti di pace e di unità tra persone, generazioni, classi sociali e popoli.
Ascolta l’intervista a Ilaria Pedrini:
R. – La sua era una famiglia di umili origini e molto inserita nella realtà sociale di Trento. Il quartiere di Santa Maria Maggiore dove è nata, era un quartiere povero, per questo la Chiesa locale impegnava proprio lì molte sue energie per venire incontro ai bisogni della popolazione, e non è pensabile che Chiara non avesse incontrato queste attività. La sua famiglia in un primo tempo era abbastanza benestante, ma poi conosce un periodo di povertà, anche di estrema povertà, ma questo non impedì alla famiglia Lubich di investire per i figli nell’istruzione. E fu studiando all’istituto magistrale che Chiara poté dare respiro al grande desiderio che già da piccola portava in cuore, quello di conoscere la verità. Era evidente, più agli altri che a lei, che quella ragazza portava in sé delle grandi doti: attorno ai suoi 17, 18 anni fu tra le dirigenti dell’Azione Cattolica trentina e fu in questo ambito che lei, nel ’39, ricevette una delle prime intuizioni rispetto alla sua strada. Durante probabilmente un corso di esercizi spirituali a Loreto, recandosi all’interno della Sacra Casa e pensando a Maria e a Giuseppe con Gesù, visse momenti di intensa commozione e capì che quello poteva essere il suo destino: stare in una casetta in una convivenza di persone con la presenza di Gesù in mezzo a loro. Era un indizio di quello che sarebbe stata la sua vita, allora misterioso per lei e anche per gli altri ai quali però cercò di comunicare, tornando dal corso, di “aver trovato”. Ma che cosa? Era ciò che fu poi chiamata la “quarta strada” perché si distingueva da quelle che la Chiesa conosceva già e cioè una vita consacrata, una vita sposata, o una vita che rimaneva nel mondo pur tutta dedita a Dio. Era qualcosa di diverso che teneva insieme la consacrazione a Dio, la famiglia e anche il restare in mezzo al mondo, anzi essere per il mondo, nel mondo per trasformarlo.
Trento, piazza Duomo
Trento, piazza Duomo
Trento era una città fortemente cattolica agli inizi del ‘900. Che cosa significava essere cristiani in quel periodo?
R. – Trento è stata ed è una città fortemente connotata dal cattolicesimo. Va però precisato che il cattolicesimo trentino aveva una sua peculiarità. Trento era parte dell’Impero austro-ungarico fino al 1918, e va detto che l’impero austro-ungarico era una realtà piuttosto cosmopolita. Questo fatto rendeva Trento aperta ai grandi influssi della Mitteleuropa. Non solo, nella nostra città, agli inizi del Novecento, erano presenti la cultura cattolica, ma anche la cultura liberale e la cultura socialista. Dentro la famiglia stessa di Chiara queste culture erano presenti, essendo il padre socialista e la madre fortemente cattolica. Inoltre, come si sa Trento fu sede del grande Concilio del 1500 in cui furono dibattute le questioni relative alla Riforma luterana. Ma questa opposizione, diciamo così, alla Riforma produsse anche dei fermenti molto positivi che portarono la stessa Chiesa cattolica a cambiare.
Chiara Lubich con i genitori
Chiara Lubich con i genitori
E’ a Trento che Chiara si consacra a Dio. E’ sola in quel momento, ma dopo pochi mesi intorno a lei si forma una comunità di persone che vogliono vivere il Vangelo, un fatto straordinario. Non previsto a tavolino, nasce così il Movimento dei Focolari, una delle realtà eccelsiali oggi più diffuse…
R. – Innanzitutto, come ho ricordato, la sua prima formazione fortemente rivolta all’attivismo avviene nell’ambito dell’Azione Cattolica, una seconda formazione la riceve a motivo del lavoro. Chiara è maestra e per il suo primo incarico si trasferisce in un piccolo paese della Valle di Sole, alla periferia del Trentino, Castello. Ma la guerra impedisce la prosecuzione di questa attività pubblica di insegnamento e lei torna a Trento dove trova lavoro in un istituto privato. E’ un orfanotrofio, lei diventa maestra degli orfanelli dell’Opera serafica gestita dai francescani. Lì lei sente risuonare in sè quell’anelito che era di San Francesco: “L’amore non è amato” ed è lì che riceve questa ‘parola’ che diventa un po’ il suo leitmotiv: Dio ti ama immensamente, Dio ci ama immensamente. Comincia a bruciare in lei quel fuoco e quella luce che non potevano restare chiusi nella sua persona. Conosce la sua prima compagna, Natalia Dallapiccola, con cui condivide queste scoperte che diventano poi patrimonio di altri giovani, di altre famiglie, di altre persone in tutta la città di Trento diventando questo gruppo, qualcosa di davvero eccezionale in mezzo alle macerie della guerra. Perché nelle distruzioni portavano l’amore, portavano il sorriso, portavano la gioia, qualcosa che non poteva rimanere nascosto, evidentemente.
“… a nulla dobbiamo attaccarci perché tutto muore, solo Iddio che è Amore deve accendere in noi una Fiamma che durerà questa vita e tutta l’Eternità. (da una lettera di Chiara del 1944)”
La comunità dei Focolari agli inizi del Movimento
La comunità dei Focolari agli inizi del Movimento
Di Chiara emerge una sensibilità particolare per i poveri e per il sociale, ma Chiara ha parlato anche della politica e alla politica, puntando sempre alla fraternità tra i popoli e all’unità, pur nella diversità, tra le varie formazioni politiche…
R. – La politica accompagna tutta la vita di Chiara, a cominciare dalla sua famiglia. L’Azione Cattolica a Trento costituiva, in fondo, un baluardo anche nei confronti della presa che le organizzazioni fasciste avevano sui giovani. In questo senso possiamo parlare di una costante formazione politica presente nella storia di Chiara. Ma politica è anche la sua azione perché dobbiamo riandare agli anni del dopoguerra, quando lei intraprende con le sue compagne un’azione capillare che definiva già, nelle prime lettere di quei tempi, la soluzione del problema sociale di Trento. Con questo obiettivo erano concentrate ad occuparsi dei poveri; le tracce di questa azione che emerge dai documenti che andiamo ritrovando, mostra come loro conoscessero la città quartiere per quartiere, strada per strada, avessero gli indirizzi di tutti i poveri e avessero fatto un elenco delle loro necessità come delle donazioni che i ricchi erano disposti a dare per arrivare ad una Trento dove non si potesse più nominare la parola indigenza. Il tema della politica, dunque, della soluzione dei problemi sociali tramite la politica, fu sempre una costante della vita di Chiara.
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