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martedì 30 novembre 2021

30 novembre: Sant' Andrea Apostolo e Martire - PREGHIERA

 


30 novembre: Sant' Andrea Apostolo nato a Betsaida, fratello di Simon Pietro e pescatore insieme a lui, fu il primo tra i discepoli di Giovanni Battista ad essere chiamato dal Signore Gesù presso il Giordano, lo seguì e condusse da lui anche suo fratello. Dopo la Pentecoste si dice abbia predicato il Vangelo nella regione dell’Acaia in Grecia e subíto la crocifissione a Patrasso. La Chiesa di Costantinopoli lo venera come suo insigne patrono.


PREGHIERA DI SANT'ANDREA APOSTOLO

(Racconto del VI secolo "Passione di Andrea",
ricordato da Papa benedetto XVI nella catechesi su S. Andrea Apostolo)

Salve, o Croce,
inaugurata per mezzo del corpo di Cristo
e divenuta adorna delle sue membra,
come fossero perle preziose.

Prima che il Signore salisse su di te,
tu incutevi un timore terreno.
Ora invece, dotata di un amore celeste,
sei ricevuta come un dono.

I credenti sanno, a tuo riguardo,
quanta gioia tu possiedi,
quanti regali tu tieni preparati.

Sicuro dunque e pieno di gioia io vengo a te,
perché anche tu mi riceva esultante
come discepolo di colui che fu sospeso a te.

O Croce beata,
che ricevesti la maestà e la bellezza
delle membra del Signore!

Prendimi e portami lontano dagli uomini
e rendimi al mio Maestro,
affinché per mezzo tuo
mi riceva chi per te mi ha redento.

Salve, o Croce;
sì, salve davvero!
 
Tra gli apostoli è il primo che incontriamo nei Vangeli: il pescatore Andrea, nato a Bethsaida di Galilea, fratello di Simon Pietro. Il Vangelo di Giovanni (cap. 1) ce lo mostra con un amico mentre segue la predicazione del Battista; il quale, vedendo passare Gesù da lui battezzato il giorno prima, esclama: "Ecco l’agnello di Dio!". Parole che immediatamente spingono Andrea e il suo amico verso Gesù: lo raggiungono, gli parlano e Andrea corre poi a informare il fratello: "Abbiamo trovato il Messia!". Poco dopo, ecco pure Simone davanti a Gesù; il quale "fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, figlio di Giovanni: ti chiamerai Cefa”". Questa è la presentazione. Poi viene la chiamata. I due fratelli sono tornati al loro lavoro di pescatori sul “mare di Galilea”: ma lasciano tutto di colpo quando arriva Gesù e dice: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini" (Matteo 4,18-20).
Troviamo poi Andrea nel gruppetto – con Pietro, Giacomo e Giovanni – che sul monte degli Ulivi, “in disparte”, interroga Gesù sui segni degli ultimi tempi: e la risposta è nota come il “discorso escatologico” del Signore, che insegna come ci si deve preparare alla venuta del Figlio dell’Uomo "con grande potenza e gloria" (Marco 13). Infine, il nome di Andrea compare nel primo capitolo degli Atti con quelli degli altri apostoli diretti a Gerusalemme dopo l’Ascensione.
E poi la Scrittura non dice altro di lui, mentre ne parlano alcuni testi apocrifi, ossia non canonici. Uno di questi, del II secolo, pubblicato nel 1740 da L.A. Muratori, afferma che Andrea ha incoraggiato Giovanni a scrivere il suo Vangelo. E un testo copto contiene questa benedizione di Gesù ad Andrea: "Tu sarai una colonna di luce nel mio regno, in Gerusalemme, la mia città prediletta. Amen". Lo storico Eusebio di Cesarea (ca. 265-340) scrive che Andrea predica il Vangelo in Asia Minore e nella Russia meridionale. Poi, passato in Grecia, guida i cristiani di Patrasso. E qui subisce il martirio per crocifissione: appeso con funi a testa in giù, secondo una tradizione, a una croce in forma di X; quella detta poi “croce di Sant’Andrea”. Questo accade intorno all’anno 60, un 30 novembre.
Nel 357 i suoi resti vengono portati a Costantinopoli; ma il capo, tranne un frammento, resta a Patrasso. Nel 1206, durante l’occupazione di Costantinopoli (quarta crociata) il legato pontificio cardinale Capuano, di Amalfi, trasferisce quelle reliquie in Italia. E nel 1208 gli amalfitani le accolgono solennemente nella cripta del loro Duomo. Quando nel 1460 i Turchi invadono la Grecia, il capo dell’Apostolo viene portato da Patrasso a Roma, dove sarà custodito in San Pietro per cinque secoli. Ossia fino a quando il papa Paolo VI, nel 1964, farà restituire la reliquia alla Chiesa di Patrasso.


Andrea, fratello di Simon Pietro è il Protocletos, infatti a lui spetta il titolo di ‘Primo chiamato, e in oriente tale aspetto viene grandemente valorizzato in ambito ecclesiologico, punto imprescindibile di una corretta lettura ecumenica. Risulta significativo e commovente il fatto che, nel Vangelo di Giovanni , sia perfino annotata l’ora («le quattro del pomeriggio») del suo primo incontro e primo appuntamento con Gesù. Fu poi Andrea a comunicare al fratello Pietro la scoperta del Messia e a condurlo in fretta da Lui.
La sua presenza è sottolineata in modo particolare nell’episodio della moltiplicazione dei pani. Sappiamo inoltre che, proprio ad Andrea, si rivolsero dei greci che volevano conoscere Gesù, ed egli li condusse al Divino Maestro. Tra gli apostoli è il primo che incontriamo nei Vangeli: il pescatore Andrea, nato a Betsaida di Galilea, fratello di Simon Pietro.

La sua figura delineata nel Vangelo di Giovanni
Il Vangelo di Giovanni (cap. 1) ce lo mostra con un amico mentre segue la predicazione del Battista; il quale, vedendo passare Gesù da lui battezzato il giorno prima, esclama: “Ecco l’agnello di Dio!” Parole che immediatamente spingono Andrea e il suo amico verso Gesù: lo raggiungono, gli parlano e Andrea corre poi a informare il fratello: “Abbiamo trovato il Messia!”. Poco dopo, ecco pure Simone davanti a Gesù; il quale “fissando lo sguardo su di lui, disse: “Tu sei Simone, figlio di Giovanni: ti chiamerai Cefa””. Questa è la presentazione.
Poi viene la chiamata. I due fratelli sono tornati al loro lavoro di pescatori sul “mare di Galilea”: ma lasciano tutto di colpo quando arriva Gesù e dice: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini” (Matteo 4,18-20). Nel corso dei secoli attorno alla figura di Sant’Andrea sono nate molte leggende e tradizioni poco conosciute ma ricche di significato. Della sua vita, recependo i dati desumibili dai Vangeli, si può collocare il luogo di nascita a Betsaida, figlio di Giona e fratello di Simone, Andrea viveva di pesca a Cafarnao, sul lago di Tiberiade, il suo mestiere tuttavia non gli impedì di seguire la predicazione del Battista.
La storia della sua vocazione ci è tramandata da San Giovanni nel suo Vangelo, quando il Battista indicò Gesù che passava come l’Agnello di Dio, Andrea e Giovanni seguirono Gesù e quell’incontro fu decisivo tanto che Andrea dopo che con tanta gioia ebbe annunziato al fratello Simon Pietro, l’incontro con Gesù, lasciò le reti mettendosi completamente al suo servizio. Gli episodi evangelici che fanno esplicita menzione di Andrea non sono molti, tuttavia il suo nome appare sempre nel primo gruppo nell’elenco dei nomi degli apostoli; l’ultima apparizione nella Sacra Scrittura, si trova negli Atti degli Apostoli, dove è menzionato tra gli apostoli nel cenacolo dopo l’Ascensione.

Attività apostolica dopo l’Ascensione
Sul prosieguo della sua vita non si hanno certezze ma solo alcune testimonianze letterarie dell’epoca patristica in cui emerge come Sant’Andrea svolse il suo apostolato nella Scizia, una regione tra il Danubio e il Don, nel Ponto, nella Cappadocia, nella Galazia e nella Bitinia, quindi passato in Acaia, l’attuale Grecia, sarebbe stato eletto vescovo di Patrasso e ivi avrebbe subito il martirio il 30 Novembre, legato secondo la tradizione ad una croce decussata, cioè una croce a braccia uguali come una X ,che da lui prese il nome di croce di Sant’Andrea, legato appunto e non inchiodato per soffrire una più lunga agonia.

Il martirio a Patrasso
Il Martirologio Romano ci riferisce inoltre come Sant’Andrea venne arrestato a Patrasso, fu prima rinchiuso in prigione, quindi gravissimamente flagellato, e da ultimo appeso in croce, sulla quale sopravvisse due giorni, istruendo il popolo e, avendo pregato il Signore di non permettere che egli fosse deposto dalla croce, fu circondato da un grande splendore celeste e quindi cessato tale splendore, rese lo spirito. Giunto infatti a Patrasso, città dell'Acaia, fece abbracciare a molti la verità del Vangelo e non esitò a riprendere coraggiosamente il proconsole Egea, che resisteva alla predicazione evangelica, rimproverandogli di voler essere il giudice degli uomini, mentre i demoni lo ingannavano fino a fargli misconoscere il Cristo Dio, Giudice di tutti gli uomini. Egea adirato gli disse di smettere di esaltare il Cristo che, nonostante i buoni propositi dei sui atti non riuscì ad evitare la crocifissione dei Giudei.
Andrea non curante delle parole di Egea continuava a predicare che Gesù Cristo si era Lui stesso offerto alla Croce, per la salvezza del genere umano, Egea lo interrompe con un discorso empio e lo avverte di pensare alla sua salvezza, invitandolo a riconoscere gli dei offrendo loro dei sacrifici. Andrea gli disse: “Per me, c'è un Dio onnipotente, solo e vero Dio, al quale sacrifico tutti i giorni, non già le carni dei tori né il sangue dei capri, ma l'Agnello senza macchia immolato sull'altare; e tutto il popolo partecipa alla sua carne e l'Agnello che è sacrificato rimane integro e pieno di vita”. Egea, fuori di sé dalla collera, lo fece gettare in prigione. Il popolo ne avrebbe facilmente tratto fuori il suo Apostolo se quest'ultimo non avesse calmato la folla, scongiurandola di non impedirgli di giungere alla corona del martirio.
Poco dopo, condotto davanti al tribunale, Andrea continuava ad esaltare il mistero della Croce e rimproverava ancora al Proconsole la sua empietà, Egea esasperato ordinò che lo si mettesse in croce, per fargli imitare la morte di Cristo. Fu allora che, giunto sul luogo del martirio e vedendo la croce, Andrea esclamò da lontano: “O buona Croce che hai tratto la tua gloria dalle membra del Signore, Croce lungamente bramata, ardentemente amata, cercata senza posa e finalmente preparata ai miei ardenti desideri, toglimi di mezzo agli uomini e restituiscimi al mio Signore affinché per te mi riceva Colui che per te mi ha riscattato”. Fu dunque infisso alla croce, sulla quale rimase vivo per tre giorni, senza cessar di predicare la fede di Gesù Cristo e passò così a Colui del quale si era augurato di imitare la morte. Andrea morì il 30 Novembre del 64 D.C.

Culto e devozione
Il suo corpo venne trasferito a Costantinopoli dall’imperatore Costanzo desideroso di avere nella città imperiale le reliquie dell’apostolo per vantare su Roma un titolo di onore, la liturgia bizantina infatti attribuì all’apostolo l’appellativo di “Protocleto” cioè chiamato per primo, e facendo leva su una leggenda lo indicò come primo vescovo di Bisanzio. Nel sec.XIII le reliquie di Sant’Andrea furono trasferite ad Amalfi mentre la testa fu portata a Roma in San Pietro dove rimase sino a quando Paolo VI la riconsegnò al patriarca ortodosso di Atene, come gesto di buona volontà sulla strada dell’ecumenismo.
Il culto di Sant’Andrea, forte in ambito bizantino, si diffuse da subito anche in ambiente latino. Ad esso si accompagnarono molte narrazioni leggendarie fra cui le gesta narrate nella passio di Andrea del secolo IV. Numerosissime furono le chiese sorte in suo onore e specialmente presso i Francesi vi fu nel Medioevo una fervidissima devozione per Sant’Andrea, invocato nelle battaglie, tanto che il grido di guerra di Goffredo di Buglione, durante la prima Crociata era: “ Sant’Andrea di Patrasso !”, la casa di Borgogna si mise sotto la protezione del Santo e molte decorazioni militari e cavalleresche furono formate dalla Croce di Sant’Andrea. Il pescatore di Galilea che facendosi sopravanzare dal fratello era rimasto nell’ombra, ora appariva sugli stendardi e nelle insegne come un condottiero, forse proprio perché era stato il primo a seguire animosamente Gesù.
Una curiosità, Sant’Andrea è considerato il patrono dei macellai, dei cordai, dei pescatori e dei pescivendoli, nonché della Scozia, della Grecia e della Russia. Un’altra curiosissima leggenda narra come le ragazze in cerca di marito debbano dopo aver mangiato metà mela, riporre l’altra metà sotto il cuscino e rivolgendo una preghiera a Sant’Andrea, in sogno quest’ultimo comunicherà loro un segreto tale da permetter loro di sposarsi.

La STORIA DELL’APPARIZIONE di "Nostra Signora del Cuore d’Oro", Beauraing, Namur, Belgio

 


STORIA DELL’APPARIZIONE

Beauraing è una piccola cittadina nel sud del Belgio. E’ qui che a partire dal 29 novembre 1932 la Madonna appare a cinque ragazzi per 33 volte, fino 3 gennaio 1933.

I veggenti sono: Fernande Voisin, di 15 anni, Andrée Degeimbre, 14 anni, sua sorella Gilberte di 9, Albert Voisin di 11 anni e sua sorella Gilberte.
 


Nella sera del 29 novembre Albert si reca assieme a Fernande, Andrée e Gilberte al convento delle Suore dove la sorella Gilberte resta abitualmente fino alle 18,30 per studiare. Dopo essere passati all’altezza della piccola grotta di Lourdes, di fronte alla ferrovia che costeggia il giardino del convento, si dirigono verso la porta del convento e suonano il campanello. Mentre i ragazzi attendono che qualcuno gli venga ad aprire, Albert si volta per guardare verso il terrapieno della ferrovia. E li vede qualcosa che lo lascia attonito; indicando agli altri la direzione con la mano, grida: “Guardate! La Madonna cammina sul ponte”.
 


In un primo momento le ragazze rimangono incredule ma poi anche loro vedono la figura luminosa di una donna vestita di bianco che cammina, lentamente, con le mani giunte e sostenuta da una nuvola che Le nasconde i piedi. Quando la sorella di Albert, Gilberte, va ad aprire alla porta del convento ancora non si è accorta di quello che sta succedendo ma quasi subito anche lei nota quella meravigliosa Signora vestita di bianco.

I ragazzi all’inizio si sentono attratti dalla prodigiosa visione ma poi si fanno sopraffare dalla paura e fuggono senza neanche voltarsi indietro.

Nei giorni seguenti essi si recheranno ogni sera nel luogo dell’apparizione, accanto ad un albero di biancospino vicino alla grotta, per recitare il Rosario ed attendere la venuta della Signora. Ma la Madonna non apparirà tutte le sere.
 


I piccoli veggenti col passare dei giorni vengono accompagnati al loro appuntamento con la Vergine da una folla di gente che si fa di volta in volta sempre più numerosa.

Quando inizia l’apparizione i ragazzi cadono in ginocchio tutti e cinque simultaneamente sul duro ciottolato della strada, con una forza tale da lasciare esterrefatti i presenti. Eppure pare che i ragazzi non abbiano mai riportato alcun genere di ferita o contusione. Le persone che assistevano rimanevano meravigliate anche dall’insolito tono di voce dei ragazzi quando pregavano, molto più alto di quello abituale.

Quando gli veniva chiesto di descrivere la Madonna, i ragazzi erano concordi nel dire che la “bellissima Signora” era vestita con una veste bianca e teneva le mani giunte come se pregasse, con raggi di luce intorno alla testa.
 


Nell’apparizione del 5 dicembre Albert chiede alla Signora: “Siete la Vergine Immacolata?”, la Signora, sorridendo, annuisce con un cenno del capo; allora Albert le domanda: “Che cosa ci chiedete?” e la Madonna risponde: “Di essere molto buoni”; “In che giorno dobbiamo tornare” chiede allora Albert, “Il giorno dell’Immacolata Concezione” risponde la Madonna.

Il 13 dicembre i ragazzi chiedono ancora una volta alla Madonna: “Che cosa volete che facciamo per Voi?”, “Una cappella” risponde la Madonna.

Nell’apparizione del 21 dicembre Maria rivela ai ragazzi il suo nome: “Sono la Vergine Immacolata”.

Martedì 23 dicembre, Fernande Le chiede “Perché venite qui?”; la Madonna risponde: “Perché si venga qui in pellegrinaggio”.

Il 27 la Beata Vergine appare solo a Fernande con un cuore d’oro circondato di raggi; questo cuore viene visto anche dagli altri veggenti nell’apparizione del 30 dicembre. La Vergine dice a Fernande: “Pregate, pregate molto!”.

Il 28 dicembre la Madonna annuncia ai ragazzi: “La Mia ultima apparizione avverrà presto”.

Nell’apparizione del 1° gennaio Maria dice ai ragazzi: “Pregate sempre!” e il 2 gennaio annuncia: “Domani dirò qualcosa a ciascuno di voi in particolare”.




Il giorno dell’ultima apparizione l’afflusso di gente è enorme: 25.000-30.000 persone. Per chilometri e chilometri la strada che porta al luogo delle apparizioni è gremita di visitatori e file di automezzi. I ragazzi iniziano la recita del Rosario e dopo le prime due decine quattro di loro cadono in ginocchio in estasi; Fernande allora scoppia in lacrime perché non vede la Madonna come gli altri. Maria affida a Gilberte una promessa: “Convertirò i peccatori”. Ad Andrée dice: “Sono la Madre di Dio, la Regina del Cielo. Pregate sempre” e quindi scompare.

Alla fine dell’apparizione, mentre i quattro ragazzi vengono interrogati, Fernande rimane ancora in ginocchio. Improvvisamente la ragazza ed altre persone presenti sentono come un rumore di tuono e vedono una palla di fuoco sul biancospino. La Vergine appare a Fernande e le chiede: “Amate Mio Figlio? Mi amate?”, la ragazza risponde di sì e la Madonna allora le dice: “Allora sacrificatevi per Me”.

In quel momento la Beata Vergine iniziò a risplendere di una luce brillantissima, estese le braccia e i ragazzi poterono vedere il Suo Cuore d’oro. Prima di scomparire la Madonna li salutò dando loro un “Addio” che significava la fine definitiva delle apparizioni.

INCHIESTA SULL’APPARIZIONE

Durante le estasi che si verificavano nel corso delle apparizioni i ragazzi venivano sottoposti da medici e scienziati a tutta una serie di test per studiare la loro reazione agli stimoli esterni e l’eventuale insensibilità al dolore, e questo con lo scopo di stabilire la reale natura delle loro presunte esperienze mistiche. Dai test emerse che i cinque ragazzi mostravano un’assoluta insensibilità a qualunque stimolo ambientale e alle punture e bruciature che gli venivano praticate.

Nel 1935 il Vescovo costituì una commissione di inchiesta per indagare i fatti di Beauraing. Il 2 febbraio 1943 il suo successore autorizzò la pubblica devozione alla Madonna di Beauraing. Dopo la seconda guerra mondiale, l’11 luglio 1949, vennero ufficialmente riconosciute e dichiarate miracolose due delle numerose guarigioni che si erano verificate in quegli anni a Beauraing. Inoltre venne emanato un documento nel quale il vescovo affermava senza riserve il “carattere reale e soprannaturale dei fatti di Beauraing” e che la “Regina del Cielo” era realmente apparsa ai ragazzi di Beauraing.
Giovanni Paolo II in preghiera davanti alla statua della Vergine di Beauraing

Il 18 maggio 1985 anche Giovanni Paolo II si è recato a Beauraing. Si è inginocchiato davanti alla Vergine del “Cuore d’oro” ed ha incontrato Gilberte e Albert Voisin e Gilberte Degeimbre.


“Esprimo la mia più profonda gratitudine al Santo Padre per aver nominato il nuovo Visitatore Apostolico a Medjugorje...."

 


Nomina del Visitatore Apostolico a carattere speciale per la Parrocchia di Medjugorje
data: 29.11.2021.

La Sala stampa della Santa Sede, a mezzogiorno del 27 novembre 2021, ha comunicato la notizia che papa Francesco ha nominato Mons. Aldo Cavalli, Arcivescovo titolare di Vibo Valentie (Vibo Valentia - lat. Dioecesis Vibonensis), già Nunzio Apostolico nei Paesi Bassi, Visitatore Apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje, a tempo indeterminato e ad nutum Sanctae Sedis.

Mons Cavalli continuerà la missione svolta a Medjugorje dall'Arcivescovo Henryk Hoser, S.A.C., morto il 13 agosto 2021 a Varsavia.

Mons. Aldo Cavalli è nato il 18 ottobre 1946 a Lecco (Italia).È stato ordinato sacerdote della diocesi di Bergamo il 18 marzo 1971. Dopo essere stato ordinato sacerdote, ha insegnato lettere in Seminario e ha completato gli studi di scienze politiche presso l’Università cattolica. Dal 1975 opera nella Pontificia Accademia Ecclesiastica di Roma e a coronamento del suo soggiorno è Licenziato in teologia e diritto ecclesiastico. Ha servito in diverse nunziature come segretario e nella Segreteria di Stato della Santa Sede. È stato ordinato Vescovo il 26 agosto 1996 nella Cattedrale di Bergamo. È stato Nunzio Apostolico in Cile, Colombia, Malta e Libia, e dal 21 marzo 2015 è Nunzio in Paesi Basi e Rappresentante Permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW).


In occasione di questa nomina, il Provinciale della Provincia Francescana dell'Erzegovina, P. Miljenko Šteko, ha detto: “Esprimo la mia più profonda gratitudine al Santo Padre Papa Francesco per aver nominato il nuovo Visitatore Apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje, nella persona d'Arcivescovo Cavalli. Comprendiamo questa nomina come un segno della premurosa attenzione del Sommo Sacerdote per questo luogo di pellegrinaggio. Accogliamo il nuovo Visitatore Apostolico con un profondo senso di gratitudine e rispetto come il suo predecessore, il defunto mons. Hoser, il cui compleanno è, in modo significativo, in questo giorno. Il nuovo Visitatore Apostolico nel nuovo ministero, con il quale rappresenta il Santo Padre e la Santa Sede a Medjugorje e nella Chiesa locale, sia accompagnato dall’aiuto celeste della Santissima Madre di Dio, la Beata Vergine Maria!”

 
Il parroco di Medjugorje, p. Marinko Šakota, dopo l'annuncio di questa notiziaha detto:
“Sono lieto per questa notizia. Sono rimasto meravigliosamente sorpreso dalla notizia che Papa Francesco abbia nominato mons. Aldo Cavalli come nuovo Visitatore Apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje. Siamo grati a Dio per mons. Henryk Hoser che era con noi e che ha fatto tanto per Medjugorje, crediamo che mons. Cavalli continuerà per la sua strada. Siamo lieti di questa notizia. Grazie a Papa Francesco, per averci inviato l'arcivescovo Cavalli come Visitatore Apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje'”
 
  Ha anche detto che spera che il nuovo visitatore arrivi a Medjugorje prima di Natale.
Ha ricordato che mons. Hoser prevedeva di eseguire lavori di costruzione. "C'è bisogno che i pellegrini costruiscano strutture come una cappella di culto, spazi per la Santa Messa in lingue straniere. Tutto questo è già stato preparato e speriamo che mons. Cavalli se ne renda conto".
Alla domanda "Quando possiamo aspettarci il riconoscimento di Medjugorje?" e tutto. Quindi, è monitorato. Possiamo dire che ciò che è importante a Medjugorje è riconosciuto: è la pastorale ", ha spiegato.

Di seguito alcune caratteristiche del nuovo Visitatore apostolico che si possono leggere dalle interviste che ha rilasciato nel suo incarico:

ECCO CHI È IL NUOVO VISITATORE APOSTOLICO A MEDJUGORJE, mons. ALDO CAVALLI?

CREDE NEL DIAVOLO, NELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE E NEL PERICOLO DELLA TECNOLOGIA

 

 

Medjugorje hr - Medjugorje info.com


lunedì 29 novembre 2021

Messaggio straordinario della Regina della Pace per la Novena dell'Immacolata

 




MESSAGGIO DEL 28 NOVEMBRE 1983
(Messaggio straordinario)
Pregate! Pregate! Pregate ogni giorno durante la novena dell’Immacolata le preghiere di consacrazione ai Cuori di Gesù e Maria.


PREGHIERA DI CONSACRAZIONE AL SACRO CUORE DI GESÙ
 (Dettata dalla Madonna a Medjugorje a Jelena Vasilj il 27 novembre 1983)


O Gesù, noi sappiamo che tu sei misericordioso e che hai offerto il tuo cuore per noi. Esso è incoronato dalle spine e dai nostri peccati. Noi sappiamo che tu ci supplichi costantemente affinché noi non ci perdiamo. Gesù, ricordati di noi quando siamo nel peccato. Per mezzo del tuo Cuore fa’ che tutti gli uomini si amino. Sparisca l’odio tra gli uomini. Mostraci il tuo amore. Noi tutti ti amiamo e desideriamo che tu ci protegga col tuo Cuore di buon pastore e che ci liberi da ogni peccato. Gesù, entra in ogni cuore! Bussa, bussa alla porta del nostro cuore. Sii paziente e non desistere mai. Noi siamo ancora chiusi perché non abbiamo capito il tuo amore. Bussa continuamente. Fa’, o Buon Gesù, che ti apriamo i nostri cuori almeno nel momento in cui ci ricordiamo della tua passione sofferta per noi. Amen.


PREGHIERA AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA 
(Dettata dalla Madonna a Medjugorje a Jelena Vasilj il 28 novembre 1983)

Dice la Madonna: "Rivolgetevi al Mio Cuore Immacolato con queste parole di Consacrazione":

O Cuore Immacolato di Maria, ardente di bontà, mostra il Tuo Amore verso di noi. La Fiamma del Tuo Cuore, o Maria, scenda su tutti gli uomini. Noi Ti amiamo immensamente. Imprimi nei nostri cuori il vero Amore così da avere un continuo desiderio di Te. O Maria, umile e mite di Cuore, ricordati di noi quando siamo nel peccato. Tu sai che tutti gli uomini peccano. Donaci, per mezzo del Tuo Cuore Immacolato, la salute spirituale. Fà che sempre possiamo guardare alla bontà del Tuo Cuore materno e che ci convertiamo per mezzo della Fiamma del Tuo Cuore. Amen.


«MAGNIFICAT»
L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l'umiltà della Sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno Beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
 e Santo è il Suo nome: di generazione in generazione la Sua Misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la Potenza del Suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni,  ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, Suo servo, ricordandosi della Sua Misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

"Ed ecco…all’improvviso il sole, indescrivibile, indimenticabile" - TESTIMONIANZA MEDJUGORJE

 


Un giorno, qualcuno mi parlò di Medjugorje, mi parlò di fatti straordinari a Medjugorje, mi parlò di pace a Medjugorje
E così, nei miei pensieri, affiora un desiderio, quasi appena accarezzato…andare in quella terra lontana, sulla mia bocca, un accenno di preghiera a Colei che non conoscevo…di dare pace al mio cuore, di dare pace alla mia famiglia.
Mi fu detto che, se davvero lo avessi desiderato, a tempo debito Lei mi avrebbe chiamata, avrebbe chiamato proprio me e non avrei potuto dire di no. Ed ecco, inaspettatamente, e senza neanche farsi attendere poi tanto, presentarsi l’occasione di un viaggio, un viaggio organizzato già da tempo. Purtroppo non vi era più posto…"pazienza, mi sono detta, sarà per la prossima volta”.
Ma i tempi del Signore non sono i nostri tempi, Egli prepara una strada davanti a noi, ora, in questo tempo, e così per un dono di grazia, mi sono ritrovata in viaggio verso Medjugorje.


I disegni di Dio, così incomprensibili al sentire umano nel frastuono del mondo, diventano chiari e limpidi, quando Egli ci chiama per nome, e noi non possiamo fare altro che restare ad ascoltare il messaggio che viene da Lui: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi e io vi darò ristoro”.
Non sapevo ancora cosa avrei trovato, visto o sentito, ma di una cosa ero certa, non sarei tornata a mani vuote.
Il mio viaggio dell’anima inizia con una sensazione di disagio, quasi di fastidio.
Seduta tra tutta quella gente, durante la celebrazione della Messa, sentivo freddo, tanto dall’essere distratta da quella spiacevole sensazione. Un cuore chiuso in se stesso è un cuore che ha freddo, un cuore che non si lascia amare di un amore sconfinato, è un cuore che ha freddo, un cuore che non sa confidare in Dio è un cuore che ha freddo.
E’ il freddo dell’anima che vive all’ombra del mondo. E’ un freddo che dà fastidio, ci distrae e distoglie il nostro sguardo da Colui che è Vita, Via e Verità.

“Ma tu Signore, resta con noi perché si fa sera”.
E in questa sera il Signore si fa presenza viva sull’altare…è il momento dell’Adorazione Eucaristica. Sull’altare esterno in un grande ostensorio viene posta l’Ostia Divina, pane di vita, mentre lateralmente ecco la Gospa. E’ proprio lei Maria che ci invita a contemplare Gesù Eucaristico.
Ora Lui è davanti a ognuno di noi, quasi come un Sole che sorgendo dall’altare, illumina il buio della sera, illumina il buio del nostro spirito.
Tutto intorno centinaia, migliaia di persone, eppure è un grande silenzio, un’atmosfera di grande raccoglimento e preghiera profonda. In questo silenzio che è denso di tutta la sofferenza umana, risuonano semplici preghiere e invocazioni, recitate con un tono dolce e calmo di voce, al termine delle quali, gli strumenti intonano la melodia dolce di un canto. Le preghiere e i canti si svolgono in tutte le lingue e senti che ancor di più essi penetrano nella tua anima, che rammenta: “Ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”.
Quella voce e quella musica stanno pian piano riempiendo il mio cuore, non ho mai vissuto prima d’ora un momento simile. Mi guardo intorno e comincio a sentire il rumore sommesso delle lacrime, vedo molti restare inginocchiati sulla ghiaia senza alcuna fatica, mentre io, sento solo di dover tenere gli occhi chiusi. Il mio cuore è affollato da tante cose, ma per la prima volta nella mia vita io sono davvero davanti al Signore, sento la sua intima presenza, il desiderio di riuscire questa volta ad adorarlo nel profondo.
Comincio a capire cosa significhi la preghiera del cuore a cui la Gospa ci invita, lo capisco dal senso di pace che comincia ad affiorare nel mio cuore, e sento ora di non avere più freddo.
Questo, in questa sera è il primo segno della presenza della Gospa…se il nostro cuore sarà aperto e disponibile, pregando, incontreremo Gesù che sta per venire incontro a ognuno di noi.

Al mattino la nostra meta è il Podbrdo, la Collina delle Apparizioni.
Ci è stato detto che è un percorso roccioso, difficile, è necessario munirsi di un bastone di appoggio. Siamo tutti un po’ intimoriti, non sappiamo se siamo in grado di affrontare questo percorso della lunghezza di circa 2 km andata e ritorno, ma siamo desiderosi di arrivare là dove è posta la statua della Madonna, proprio per incontrare Lei.
E’ una salita che regala momenti di intensa commozione.
Innanzitutto è straordinario vedere molti pellegrini incamminarsi giorno e notte sul monte recitando il rosario. Tra essi molti giovani ma anche tante persone più anziane che sembrano non provare alcuna fatica né difficoltà a camminare su quelle pietre, alcune delle quali rese più lisce, proprio dal gran numero di pellegrini che vi salgono ogni giorno.
Si comincia subito a pregare e sasso dopo sasso il nostro cammino prosegue e nell’attesa di incontrarla, a Lei parliamo delle nostre miserie, delle nostre tribolazioni, dei nostri dubbi, delle nostre necessità, delle nostre speranze.
Quella salita rappresenta la nostra vita, una vita fatti di sassi, ingombranti, su i quali spesso inciampiamo, e che molto spesso affrontiamo nella solitudine del cuore.
Nel salire la collina scopriamo invece che la preghiera ci dà forza ed è come se davanti a noi quei sassi non fossero più di inciampo ma diventassero un punto saldo dove porre i nostri piedi. Non siamo soli in questa salita, qualcuno ci sostiene, è vicino a noi.
Io sento che è Lei a prenderci tutti per mano e a condurci senza cadere, là dove è apparsa e dove aspetta anche noi per parlare al nostro cuore.
E’ una salita che dovrebbe comportare una certa fatica e invece….non è così, perché?
Perché Maria ci ha chiamati, e ci dice che la strada che conduce a lei non è faticosa, perché quei sassi sono trasformati per noi in sassi di salvezza, diventano l’arma con cui sconfiggere il male odierno, perché Lei è la strada che conduce al Figlio, e ci chiede di aiutarla ad aprire a Lui le nostre strade.

Madre, tu mi hai chiamata,
eccomi sono giunta a te,
e qui ai tuoi piedi io consegno la mia preghiera.
Ti affido la mia famiglia…donale la tua pace,
ti affido i miei cari…liberali dal male,
ti affido i miei amici…fà che scoprano il dono della preghiera,
ti affido il dolore di una madre…trasformalo in dono di grazia,
ti affido il male del corpo di una mia amica…tu puoi guarirla,
ti affido il mio lavoro…fa che io sappia agire per il bene degli altri,
ti affido i miei limiti e inadeguatezze…indicami la strada,
ti affido il grido di sofferenza dell’umanità…rinnova la terra.
Ti affido il mio cuore…riempilo di te.

Nel salire porti con te il peso del fardello di una vita difficile da vivere, nel tornare senti dentro di te la leggerezza di non aver più paura di accettare la vita.

Nel pomeriggio incontriamo la veggente Mirjana davanti alla sua casa. Ciò che colpisce è la semplicità della sua testimonianza. Scopriamo che l’intenzione di preghiera affidata a lei dalla Vergine è per i non credenti. Maria chiede il nostro aiuto, pregare per quelli che non conoscono l’amore di Dio.
Che bello aver ascoltato le testimonianze di Mirjana.
Sulla collina ho affidato una preghiera alla Madonna, di illuminarmi sulle difficoltà e i dubbi del mio lavoro, e nel mentre mi accingevo ad ascoltare Mirjana, Lei mi ha chiamata e sollecitata ad assistere alcune persone in difficoltà. Ho sentito “c’è bisogno di un medico”… ed io ero là. Da quel momento altri ancora hanno richiesto la mia assistenza.

Il sole è tramontato e ci si ferma ancora sul grande prato della chiesa, è l’ora dell’adorazione della Croce. Così come è stato per l’Adorazione Eucaristica, si spengono le luci e sul prato cala il buio, solo la Croce è illuminata e ben visibile.
Tutto intorno ancora un silenzio impressionante, rotto dalle preghiere e dalla musica che sembrano avvolgerci come una dolce carezza, “Gesù, ti adoriamo…Gesù, ti amiamo”.
Leggiamo nella Bibbia, “volgeranno lo sguardo a colui che hanno crocifisso”, ma noi abbiamo dimenticato la croce, allora Lei la Madre ci invita a pregare dinanzi alla croce, a meditare sulla sofferenza di Gesù, e ci esorta: “Che le vostre croci siano per voi un mezzo nella lotta contro il peccato odierno”.
E mentre il tuo sguardo è fisso sulla croce, con gli occhi pieni di lacrime senti di aver curato solo la tua vanità, di sfuggire alla croce nella tua vita e, ora non sai che fare.
E mentre il tuo sguardo è fisso sulla croce, ti accorgi che essa illumina tutto il re¬sto.


E’ ancora buio quando giungiamo ai piedi della Collina delle apparizioni dove si trova la Croce blu, qui tra poche ore la Madonna apparirà alla veggente.
E’ uno spettacolo unico, sulla collina tanti e tanti pellegrini, molti di essi hanno trascorso qui la notte a vegliare seduti su un pezzo di pietra stringendo tra le mani la corona del rosario. A fatica riusciamo a trovare un piccolo spazio dove poter restare. Nell’ attesa preghiamo, cantiamo, salutiamo la Madre che sta per arrivare…nei nostri pensieri i tanti volti delle persone da affidare a Maria.


Ed ecco…all’improvviso il sole, indescrivibile, indimenticabile.

Tra le lacrime io posso guardare e vedo quei segni che al momento sono per me incomprensibili.
Dietro di me qualcuno dice di vedere altre cose…mi affanno a cercare quei segni.
Altri ancora dicono di vedere i suoi occhi, il suo viso….”Madre, dove sei?! Io non ti vedo”….
Un senso di tristezza profonda entra nel mio cuore. Ma “a che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?”
Eppure, nella mia povertà Lei mi ha guardata, mi sta parlando, ma il mio cuore non è ancora aperto a comprendere ciò che Lei dice a me…”I vostri cuori devono essere giusti”.
Dice il Signore, “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie”.
E c’è ancora una via che io devo percorrere, è la via della Croce.

La salita del Monte Krizevac è più lunga e più impervia del Podbrdo.
Non sono sicura di volerla fare, ma poi incoraggiata dai compagni di viaggio, affronto questa salita che appare subito più difficile.

A metà del tragitto sento dentro di me di dover dare un senso a questa mia via crucis, e così tolgo le scarpe e cammino a piedi scalzi…uno schiaffo alla mia vanità.
Mi ripeto sarà per poco, e invece è fino alla fine.
Questa volta sento la fatica e i miei piedi vacillano, ed è proprio nell’ultimo tratto che il percorso si fa più duro, più impegnativo e le emozioni più forti.
Davanti al Signore che muore in croce, io cado piegata sulle ginocchia, ed è un dolore profondo.
In quel momento io so che non è il dolore della fatica e non è neanche il dolore del peso di tutte le mancanze, è un dolore più grande, quello dell’anima che non si lascia accarezzare dalle meraviglie dell’amore di Cristo, e così tra le lacrime Signore io ti invoco, “Eccomi, rialzami!”.
E tu Gesù, non più un nome lontano, ma presenza concreta, nel tuo infinito amore mi conduce in cima, la dove si erge la Grande Croce bianca. La Croce, ecco l’incomparabile segno dell’amore di Dio per tutti gli uomini, anche per coloro che non conoscono ancora il suo amore.

Questa volta nel tornare sentiamo tutta la fatica del corpo…perché?!
Perché il Krizevac come il Calvario è l’incontro con la sofferenza di Gesù e non può essere semplice da percorrere.
Ma su questa strada irta di difficoltà, come lo è il cammino di conversione, dove è facile scoraggiarsi, Maria, che è stata presente a tutta la passione del figlio, ci dà forza. Ella vuole portarci a Gesù.


“Signore, il mio cuore è inquieto fino a che non trovi la pace in Te”.

E’ il giorno in cui si fa memoria di San Francesco. Francesco è colui che mettendosi alla scuola di Gesù Crocifisso impara l’umiltà, è il santo capace di dare ragioni di vita e di speranza al cuore di tutti.

Il mio cuore è ancora inquieto e i miei occhi fanno fatica a guardare, e cosi per la prima volta partecipo alla celebrazione della messa avendo gli occhi chiusi per tutto il tempo.
E’ il silenzio che prega, questa è la mia preghiera col cuore che si pone all’ascolto della parola di Dio.
“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te!. Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Imparate da me che sono mite ed umile di cuore".
Gesù, tu sai ciò che succede nel cuore della gente, ciò che succede nel mio cuore.

Laudato sii o mio Signore!
Perché il senso della vita, laudato sii o mio Signore,
è cantare e lodarti.
O mio Signor, laudato sii.

Solo in questo momento, forte nel mio cuore è la sensazione di pace, di serenità. Ora il mio cuore si apre alla comprensione delle sue parole: “Cari figli, oggi vi invito ad una umile devozione…Che la vostra arma sia la pazienza… e un amore che sa aspettare e che vi renderà capaci di riconoscere i segni di Dio..” .
Pazienza nell’attesa ed una umile devozione, questo è il frutto della chiamata silenziosa che Maria, ha voluto rivolgere a me.
Ora posso gustare quella pace e quella consolazione che si instaurano gioiosamente nel mio cuore.

A Medjugorje ho visto tante cose, ho visto sacerdoti confessare per ore i pellegrini di tutto il mondo, li ho visti portare Gesù tra la folla. Senza di essi, tutto questo non sarebbe possibile…
”Figli miei ancora una volta vi invito alla preghiera per i vostri pastori. Con loro trionferò”.
Medjugorje non è uno fenomeno, non è la messa in scena di segni strani o sensazionali, E’ IL RESPIRO DI DIO, è il crocevia di genti che qui attingono alle sorgenti della salvezza.
Qui in questo luogo, dove forte è il desiderio di conoscere sempre di più, dove è particolarmente presente un’atmosfera di gioia, dove pur tra le lacrime di una vita sofferta, ti senti più spensierato del solito, qui Maria, Madre del Signore, si fa Maestra di un nuovo Catechismo.
Quella di Dio è una lunga storia d’amore… egli ha tanto amato gli uomini da mandare il suo unico Figlio.
Ora, in questo tempo e in questo mondo assetati d’amore Egli ci manda sua Madre, e Lei come una madre premurosa che ha a cuore la sorte dei suoi figli ci offre Suo Figlio, e ci esorta a vivere di Lui, “affinché la nostra vita mostri la verità a tutti coloro che la cercano nella tenebra della menzogna”.
E teneramente ci ringrazia. “Cari figli... Grazie per aver risposto alla mia chiamata!”.

Prima di andar via,
ancora una preghiera…

O Madre, tu ci hai chiamati,
ora tienici per mano
e non lasciare che nessuno
dei tuoi doni vada perduto.

Dal ritorno da questo viaggio, una grande nostalgia, perché lì a Medjugorje, "c'è un'altra aria, un altro cielo, un altro sole"...il desiderio e la promessa di ritornare, ma soprattutto la certezza di non essere più soli.
Quando sono partita non sapevo ancora cosa avrei trovato, visto o sentito, ma di una cosa ero certa, non sarei tornata a mani vuote.…
Maria mi ha insegnato dove posso attingere pace, gioia e tranquillità.



 Carrabba Maria Pompea

domenica 28 novembre 2021

È triste vedere i cristiani “in poltrona”! Restate svegli! Egli verrà - ANGELUS

 


PAPA FRANCESCO- ANGELUS
Domenica, 28 novembre 2021


Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi, prima domenica di Avvento, cioè la prima domenica di preparazione al Natale, il Vangelo di oggi ci parla della venuta del Signore alla fine dei tempi. Gesù annuncia eventi desolanti e tribolazioni, ma proprio a questo punto ci invita a non avere paura. Perché? Perché andrà tutto bene? No, ma perché Egli verrà. Gesù tornerà, Gesù verrà, lo ha promesso. Dice così: «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28). È bello ascoltare questa Parola di incoraggiamento: risollevarci e alzare il capo perché proprio nei momenti in cui tutto sembra finito il Signore viene a salvarci; attenderlo con gioia anche nel cuore delle tribolazioni, nelle crisi della vita e nei drammi della storia. Attendere il Signore. Ma come si fa ad alzare il capo, a non farci assorbire dalle difficoltà, dalle sofferenze, dalle sconfitte? Gesù ci indica la via con un richiamo forte: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano […]. Vegliate in ogni momento pregando» (vv. 34.36).

“Vegliate”, la vigilanza. Fermiamoci su questo aspetto importante della vita cristiana. Dalle parole di Cristo vediamo che la vigilanza è legata all’attenzione: state attenti, vigilate, non distraetevi, cioè restate svegli! Vigilare significa questo: non permettere che il cuore si impigrisca e che la vita spirituale si ammorbidisca nella mediocrità. Fare attenzione perché si può essere “cristiani addormentati” – e noi sappiamo: ce ne sono tanti di cristiani addormentati, cristiani anestetizzati dalle mondanità spirituali – cristiani senza slancio spirituale, senza ardore nel pregare – pregano come dei pappagalli – senza entusiasmo per la missione, senza passione per il Vangelo. Cristiani che guardano sempre dentro, incapaci di guardare all’orizzonte. E questo porta a “sonnecchiare”: tirare avanti le cose per inerzia, a cadere nell’apatia, indifferenti a tutto tranne che a quello che ci fa comodo. E questa è una vita triste, andare avanti così… non c’è felicità lì.

Abbiamo bisogno di vigilare per non trascinare le giornate nell’abitudine, per non farci appesantire – dice Gesù – dagli affanni della vita (cfr v. 34). Gli affanni della vita ci appesantiscono. Oggi, dunque, è una buona occasione per chiederci: che cosa appesantisce il mio cuore? Che cosa appesantisce il mio spirito? Che cosa mi fa accomodare sulla poltrona della pigrizia? È triste vedere i cristiani “in poltrona”! Quali sono le mediocrità che mi paralizzano, i vizi, quali sono i vizi che mi schiacciano a terra e mi impediscono di alzare il capo? E riguardo ai pesi che gravano sulle spalle dei fratelli, sono attento o indifferente? Queste domande ci fanno bene, perché aiutano a custodire il cuore dall’accidia. Ma, padre, ci dica: cosa è l’accidia? È un grande nemico della vita spirituale, anche della vita cristiana. L’accidia è quella pigrizia che fa precipitare, scivolare nella tristezza, che toglie il gusto di vivere e la voglia di fare. È uno spirito negativo, è uno spirito cattivo che inchioda l’anima nel torpore, rubandole la gioia. Si incomincia con quella tristezza, si scivola, si scivola, e niente gioia. Il Libro dei Proverbi dice: «Custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita» (Pr 4,23). Custodire il cuore: questo significa vigilare, vegliare! Siate svegli, custodisci il tuo cuore.

E aggiungiamo un ingrediente essenziale: il segreto per essere vigilanti è la preghiera. Gesù infatti dice: «Vegliate in ogni momento pregando» (Lc 21,36). È la preghiera che tiene accesa la lampada del cuore. Specialmente quando sentiamo che l’entusiasmo si raffredda, la preghiera lo riaccende, perché ci riporta a Dio, al centro delle cose. La preghiera risveglia l’anima dal sonno e la focalizza su quello che conta, sul fine dell’esistenza. Anche nelle giornate più piene, non tralasciamo la preghiera. Può esserci di aiuto la preghiera del cuore, ripetere spesso brevi invocazioni. In Avvento, abituarci a dire, ad esempio: “Vieni, Signore Gesù”. Soltanto questo, ma dirlo: “Vieni, Signore Gesù”. Questo tempo di preparazione al Natale è bello: pensiamo al presepio, pensiamo al Natale, e diciamo dal cuore: “Vieni, Signore Gesù, vieni”. Ripetiamo questa preghiera lungo tutta la giornata, e l’animo resterà vigile! “Vieni, Signore Gesù”: è una preghiera che possiamo dire tre volte, tutti insieme. “Vieni, Signore Gesù”, “Vieni, Signore Gesù”, “Vieni, Signore Gesù”.

E ora preghiamo la Madonna: lei, che ha atteso il Signore con cuore vigilante, ci accompagni nel cammino dell’Avvento.
 
Cari fratelli e sorelle,

Ieri ho incontrato i membri di associazioni e gruppi di migranti e di persone che, in spirito di fraternità, ne condividono il cammino. Sono qui in Piazza, con quella bandiera così grossa! Benvenuti! Ma quanti migranti – pensiamo questo – quanti migranti sono esposti, anche in questi giorni, a pericoli gravissimi, e quanti perdono la vita alle nostre frontiere! Sento dolore per le notizie sulla situazione in cui si trovano tanti di loro: di quelli che sono morti nel Canale della Manica; di quelli ai confini della Bielorussia, molti dei quali sono bambini; di quelli che annegano nel Mediterraneo. Tanto dolore pensando a loro. Di quelli che sono rimpatriati, a Nord dell’Africa, sono catturati dai trafficanti, che li trasformano in schiavi: vendono le donne, torturano gli uomini… Di quelli che, anche in questa settimana, hanno tentato di attraversare il Mediterraneo cercando una terra di benessere e trovandovi, invece, una tomba; e tanti altri. Ai migranti che si trovano in queste situazioni di crisi assicuro la mia preghiera, e anche il mio cuore: sappiate che vi sono sempre vicino. Pregare e fare. Ringrazio tutte le istituzioni sia della Chiesa Cattolica sia di altrove, specialmente le Caritas nazionali e tutti coloro che sono impegnati ad alleviare le loro sofferenze. Rinnovo l’appello accorato a coloro che possono contribuire alla risoluzione di questi problemi, in particolare alle Autorità civili e militari, affinché la comprensione e il dialogo prevalgano finalmente su ogni tipo di strumentalizzazione e orientino le volontà e gli sforzi verso soluzioni che rispettino l’umanità di queste persone. Pensiamo ai migranti, alle loro sofferenze, e preghiamo in silenzio… [momento di silenzio]

Saluto tutti voi, pellegrini venuti dall’Italia e da diversi Paesi: ci sono tante bandiere di Paesi diversi. Saluto le famiglie, i gruppi parrocchiali, le associazioni. In particolare, saluto i fedeli provenienti da Timor Est – vedo la bandiera lì – dalla Polonia e da Lisbona; come pure quelli di Tivoli.
 
 

A tutti auguro una buona domenica e un buon cammino di Avvento, un buon cammino verso il Natale, verso il Signore. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!