40° ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI DELLA REGINA DELLA PACE A MEDJUGORJE: LA MIA INTERVISTA A P. LJUBO KURTOVIC, "L'EREDE" DI P. SLAVKO
Virgilio Baroni:
Dopo le interviste a P. Jozo e a Jakov, considerando l'interesse che avete dimostrato, condivido la mia intervista a Padre Ljubo Kurtovic per la rivista “Aiutiamoli” dell'Associazione Mir i Dobro. Come da consuetudine, una domanda al giorno:Prima domanda:
Con questo nome (in italiano “Amato”) i suoi genitori hanno voluto manifestare tutto l’amore che hanno per lei. Forse, al momento del suo battesimo, non potevano immaginare che lei sarebbe stato così tanto Amato dalla Regina della Pace. Con il nome che porta, può dirci cosa significa per lei essere "Amato" - Ljubo - dalla Madonna?
Padre Ljubo risponde:
La Madonna ha detto in un messaggio: “Cari figli se sapeste quanto vi amo piangereste di gioia!” Una madre non può non amare i suoi figli. Noi possiamo dare solo quello che abbiamo. Se nel nostro cuore c'è pace, possiamo donare pace. Se nel nostro cuore c'è amore, allora doniamo amore. Il nostro bisogno esistenziale è amare ed sentirsi amati. Anche Gesù, come uomo, aveva bisogno di sentire le parole del Padre dal cielo: “Questi è il mio figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”. Cosi anch'io, come ogni persona finché non chiude gli occhi, ha bisogno di sentirsi amata, e di amare gli altri. Chi si avvicina alla Madre celeste, con la fede, con il cuore aperto, di sicuro sentirà questo amore e sentirà il bisogno di darlo agli altri.
Seconda domanda:
Sappiamo che lei ha sentito la chiamata a diventare sacerdote mentre lavorava in una vigna, ma non era "La Vigna del Signore". Lei era giovanissimo; che cosa l'ha spinta a dire "SI" a quella chiamata quasi improvvisa e avvenuta in un luogo dal forte contenuto simbolico?
P. Ljubo risponde:
La mia chiamata, quando adesso rifletto, è cominciata nella famiglia, nel contesto nel quale vivevo. La famiglia era il terreno ma la Regina della Pace “ha seminato”, per cosi dire, la chiamata nel mio cuore. La prima volta sono andato a Medjugorje nel 1983, a piedi con la mia mamma e altre persone. Il mio paese è distante da Medjugorje 45 chilometri. Non era poco. Guardavo la mia mamma, la sua fede, la sua preghiera e il suo comportamento: tutto quello che lei viveva. Di sicuro ringrazio la mia mamma per la fede e la preghiera. Andando a Medjugorje adesso mi è chiaro che la Madonna ha messo nel mio cuore quel seme della chiamata, che doveva crescere e maturare con gli anni. La Madonna di sicuro ha faticato con me, perché sono, purtroppo, un pò testardo, e ho bisogno di più tempo per accettare le cose dentro di me. Si, è vero: la mia chiamata è avvenuta nella vigna, lavorando e aiutando un mio zio. Erano verso le 10 del mattino. Ma la chiamata era cominciata molto prima, solo che fino a quel momento non avevo preso coscienza. In quel giorno, in quel momento nella vigna di mio zio, non ho avuto una visione, non ho sentito nessuna voce, ma ho provato una forte e chiara sensazione che il Signore mi stava chiamando per diventare sacerdote.
Terza domanda:
Padre Ljubo, dopo soli tre mesi dal suo arrivo a Medjugorje è subentrato ad un personaggio imponente e grande nella fede come Padre Slavko. Può raccontarci come ha potuto affrontare questo difficile ruolo?
Padre Ljubo risponde:
Sì, è così: io sono arrivato a Međugorje nell'agosto 2000, e Padre Slavko è morto il 24 novembre dello stesso anno. Padre Slavko aveva già in programma e calendarizzato tanti seminari e incontri. Era quasi impossibile cancellarli o rimandarli tutti poiché c'erano già molti iscritti. Il Parocco, Padre Ivan Sesar, mi ha chiesto se me la sentivo di tenere e portare avanti questi seminari, già programmati da Padre Slavko. Ovviamente non mi sentivo pronto, né preparato, né all'altezza del compito che mi era stato richiesto. Tuttavia, mi sono butatto e ho affrontato non solo questi seminari e incontri, ma ho anche portato avanti, in seguito, tante altre iniziative che Padre Slavko ha fondato. Quando, all'improvviso e in maniera del tutto inaspettata, è arrivata la notizia che Padre Slavko era morto sul monte Križevac dopo che aveva pregato la Via Crucis, tutti noi ci siamo resi conto del vuoto che aveva lasciato. Quando Padre Slavko era fra noi, nessuno si era reso conto di tutto quello che riusciva a fare e nessuno si era accorto dei tanti impegni che svolgeva, in silenzio, qui a Medjugorje. Ora posso dire che nella vita bisogna affidarsi. Così è stato anche per me con questi seminari già programmati e con tutto quello che, in seguito, ho dovuto fare vivendo a Medjugorje.
Quarta domanda:
Soprattutto in Italia, più che da voi, stiamo vivendo un momento di grande sofferenza collettiva. E' una prova che sta facendo emergere tanti mali oscuri soprattutto dello spirito, come depressioni e esaurimenti. Alla luce della sua esperienza vissuta a Medjugorje, cosa può dirci in merito alla sofferenza, alla malattia, al dolore?
Padre Ljubo risponde:
Posso dire quello che tutti sappiamo. La vita qui sulla terra è una lotta. Gesú non ci ha promesso il Paradiso su questa terra, ma ci ha promesso di portarci in Paradiso. Da sempre, nella storia dell'uomo, ci sono stati tanti mali, malattie, epidemie che noi non abbiamo vissuto. Adesso spetta a noi dimostrare con quale spirito, con quale forza e con quale fede accetteremo e vivremo questo tempo difficile dove la vita ci sembra come rubata rispetto a quella che vivevamo prima della pandemia. Tutto questo peso che vive il mondo e questa situazione che ciascuno di noi vive, li possiamo trasformare in occasione per la nostra santificazione. In questi tempi difficili ascoltiamo la voce della Madre celeste, Maria, che ci incoraggia, nonostante tutto: “Figlioli, la vostra fede non venga meno in nessuna situazione e neanche in questo tempo di prova. Camminate coraggiosamente con Cristo Risorto verso il Cielo che è la vostra meta. Io vi accompagno in questo cammino di santità e vi metto tutti nel mio Cuore Immacolato.” (25. aprile 2021). Affidiamoci alla Regina della Pace perché possa guidarci a suo Figlio, l'Unico che ci può dare pace e forza di vivere questi tempi.
Quinta domanda:
Molti pellegrini tornano da Medjugorje pieni di entusiasmo, decisi a vivere i messaggi della Gospa. Il messaggio più accorato della Madonna è l'invito alla Conversione. A lei che ci sembra sempre così pacato, chiediamo "Esiste l'entusiasmo della Conversione"? O meglio ancora, per convertirsi occorre entusiasmo, oppure ci si può convertire anche con pacatezza?
Padre Ljubo risponde:
Non esiste un modello, una formula che vale per tutti. Come diceva il Papa Emeritus Benedetto XVI° “le strade che portano a Dio sono tante quante sono le persone.” Ogni uomo è un originale e Dio si avvicina ad ogni anima a modo suo, cosi che l'anima possa capire e comprendere. I modi della conversione sono tantissimi quante sono le persone che la vivono. Sicuramente ci serve entusiasmo, almeno all'inizio, ma sappiamo che l'entusiasmo è di breve durata. Gesù non ha detto che si salverà chi è entusiasta, bensì chi persevera fino alla fine. Anche gli Apostoli all'inizio, hanno seguito Gesù con entusiasmo; poi hanno dovuto affrontare tutto un processo; hanno dovuto percorrere un cammino per poter essere purificati, cambiati, convertiti. Solo così, alla fine, hanno potuto essere riempiti con la forza dello Spirito Santo che viene dall'alto, per poter morire per Gesù. La conversione è un processo, un cammino, un sacrificio per sperimentare, alla fine, la pienezza della vita.
Sesta domanda:
L'Adorazione a Gesù rappresenta il "momento forte" di ogni pellegrinaggio. Dopo tanti anni vissuti a Medjugorje, le è capitato qualche volta di guidare l'Adorazione in modo abitudinario, oppure Gesù Eucaristico le ha sempre trasmesso nuove emozioni e spunti per essere "preghiera viva" per gli altri?
Padre Ljubo risponde:
Penso che ogni persona, ogni credente sperimenti che non siamo sempre disposti alla preghiera. I nostri umori cambiano, secondo la situazione che viviamo, le cose e le esperienze che abbiamo vissuto quel determinato giorno. Di solito la nostra volontà si oppone alla preghiera, ma il nostro cuore, il nostro spirito, anela, desidera la preghiera, desidera la pace che solo Dio può donare. Ho sperimentato, e sperimento tuttora che ogni volta che vinco me stesso e che vinco la mia volontà che si oppone alla preghiera. dopo mi sento meglio, riempito di pace. Solo quando mi decido per la preghiera, soprattutto quando mi capita di non averne voglia, ho sempre constatato che soltanto allora progredisco spiritualmente, mi sento rafforzato nella fede, in pace con me stesso, con Dio e con gli altri.
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