Mons. Hoser, in una intervista al Sir:
Mons. Hoser (pastorale dei pellegrini): “Qui non si offrono cose soprannaturali. È un luogo di riflessione e di preghiera, di incontro e di dialogo con il Signore”
“Bisogna vivere l’atmosfera di Medugorje, quella preghiera e quella liturgia. Bisogna seguire di persona il cammino del rosario e la Via Crucis, il racconto non basta…” dice al Sir mons. Henryk Hoser, inviato speciale del Papa a Medugorje e responsabile per la pastorale dei pellegrini. “Medugorje è un luogo di grande preghiera e di conversione attraverso la preghiera, la confessione e la penitenza. Non tanto sono importanti le visioni bensì il fatto che questo è un luogo d’incontro con la Madre di Dio”, ha detto il card. Stanislaw Dziwisz, ex arcivescovo di Cracovia e dal 1966 al 2005 segretario particolare di Karol Wojtyla Giovanni Paolo II, visitando pochi giorni fa la cittadina di Bosna-Erzegovina dove da 40 anni sei veggenti affermano di avvertire la presenza di Maria che lascerebbe loro dei messaggi, non ancora riconosciuti ufficialmente dalla Santa Sede
“Bisogna vivere l’atmosfera di Medugorje, quella preghiera e quella liturgia. Bisogna seguire di persona il cammino del rosario e la Via Crucis, il racconto non basta…” dice al Sir mons. Henryk Hoser, inviato speciale del Papa a Medugorje e responsabile per la pastorale dei pellegrini. Nei primi giorni di luglio è stato il card. Stanislaw Dziwisz, ex arcivescovo di Cracovia e dal 1966 al 2005 segretario particolare di Karol Wojtyla Giovanni Paolo II, a visitare la cittadina di Bosna-Erzegovina dove da 40 anni sei veggenti affermano di avvertire la presenza di Maria che lascerebbe loro dei messaggi, non ancora riconosciuti ufficialmente dalla Santa Sede, il cui contenuto – definito dal mons. Hoser dal tenore “apocalittico”- , ricorda quello di Fatima in Portogallo, e di Kibeho nel Ruanda.
“Medugorje è un luogo di grande preghiera e di conversione attraverso la preghiera, la confessione e la penitenza. Non tanto sono importanti le visioni bensì il fatto che questo è un luogo d’incontro con la Madre di Dio”, ha detto il card. Dziwisz sottolineando che nel caso della cittadina di Bosna Erzegovina a essere importanti sono non tanto le visioni quanto “il rinnovamento spirituale e la conversione personale” testimoniati da molti pellegrini.
Mons. Hoser, parlando con il Sir ha osservato che sebbene ci siano “delle opinioni contrastanti riguardo alle presunte visioni”, bisogna “vivere la realtà di Medugorje” che è
“un luogo di riflessione e di preghiera, di incontro e di dialogo con il Signore”.
I contenuti dei messaggi rilasciati ai visionari di Medugorje sono cambiati con la pandemia?
Il messaggio di Medugorje è sempre attuale poiché è l’appello alla
conversione, alla pace, al ritorno a Dio rivolto a delle persone che
non pregano più, e che non hanno più un contatto diretto con il
nostro Creatore e Redentore. Tale invito alla penitenza, alla
conversione e alla vita sacramentale, direi, è sempre più attuale. E i
sacerdoti che celebrano in quel luogo, nel loro lavoro pastorale mettono
l’accento proprio su questi aspetti. A Medugorje molte persone si
convertono davvero nel profondo dei loro cuori, ci sono molti casi di
risveglio vocazionale, di cambiamento di vita. La pandemia non ha
quindi cambiato nulla, se non il numero di presenti, in quanto molte
persone sono state ostacolate nella realizzazione del loro desiderio di
recarvisi personalmente.
Come si sono svolti le celebrazioni del 40° anniversario?
Nonostante le restrizioni sanitarie adottate per arginare il proliferare
dei casi di coronavirus, a Medugorje le celebrazioni dell’anniversario
hanno avuto un carattere molto solenne. Sono arrivati molti pellegrini
soprattutto dalla Bosna-Erzegovina ma anche dalla vicina Croazia. Ci
sono stati inoltre ben 50 pullman con dei pellegrini polacchi, e
numerosi altri con quelli provenienti dall’Ucraina. La giornata del 25
giugno scorso è stata vissuta in maniera profondamente spirituale. Anche
perché per tutta la diocesi di Medugorje è stata l’occasione per
ricordare di momenti importanti della propria storia.
Pensa che con l’allentamento del divieto di spostamenti i pellegrini ricominceranno ad arrivare a Medugorje?
Prima della pandemia vi erano circa 3 milioni di pellegrini l’anno. Con i
divieti imposti a causa del virus, per esempio molti pellegrini
dall’Italia sono stati scoraggiati a venire. Anche perché dopo il
rientro sarebbero sottoposti a quarantena. Adesso, pian piano, gli
arrivi stanno riprendendo. Questo è molto importante per la gente del
posto che vive grazie agli arrivi dei pellegrinaggi. Attualmente i
gruppi più numerosi provengono dai Paesi dell’Est. Ma sicuramente fra
poco arriveranno dei gruppi anche dalla Francia e dalla Germania, dove
la spiritualità di Medugorje è più conosciuta, rispetto per esempio
all’Italia. Non è nulla di strano, poiché c’è sempre bisogno del tempo
affinché una religiosità diventi più popolare. Io comunque vedo sempre
una crescita, e penso che tale tendenza andrà affermandosi.
Ma che cosa attira le persone a Medugorje?
Qui non si offrono ai pellegrini delle cose soprannaturali. Si
prega insieme sul rosario, si celebra l’eucaristia e quindi si dà alla
gente il pane quotidiano, cosa che la Chiesa fa da millenni. Dopo
l’eucaristia spesso si recita la preghiera per la guarigione. Nulla di
particolare. Molti pellegrini proprio a Medugorje riscoprono
l’adorazione del Santissimo al termine della quale solitamente le
persone applaudono. E quell’applauso è diventato in qualche modo un
segno di Medugorje. Spesso in Occidente, a causa di una crescente
laicizzazione, le chiese assomigliano ad un deserto spirituale. A
Medugorje è diverso. E proprio per questo invito tutti a venire qui.
Fonte:https://www.agensir.it/chiesa
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