Lasciando lavoro e famiglia, gli apostoli hanno seguito Gesù per circa tre anni: hanno ascoltato i Suoi insegnamenti giorno dopo giorno, hanno condiviso con Lui le loro giornate e il pane quotidiano, hanno visto i suoi miracoli. Hanno avuto, quindi, molte opportunità di incontrare Gesù come “persona”. Nonostante lo abbiano seguito continuamente, Gesù è rimasto un mistero per loro fino all’ultimo giorno della Sua vita terrena. In alcune delle Sue azioni restavano scandalizzati, “inciampavano”. Ogni volta che Gesù cercava di dire loro chi era Lui, restavano stupiti e sorpresi, non potevano rassegnarsi, perché contrastava con la loro immagine del Messia. Quando iniziò a dire loro che sarebbe stato arrestato, condannato, torturato e ucciso, non vollero accettarlo, ne rifiutarono l’idea al punto che Pietro, probabilmente non solo motivato dai suoi pensieri, ma anche riassumendo le reazioni di altri discepoli, cominciò a parlare duramente contro questo piano di Gesù, dicendogli: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai!” (Mt 16,22). In occasione della sua trasfigurazione, Gesù annunciò la sua risurrezione ai tre apostoli, Pietro Giovanni e Giacomo, vietando loro di parlarne con chiunque prima che ciò accadesse. Loro tre rimasero in silenzio, ma si meravigliarono e discutevano tra di loro “chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti” (Mc 9,10). Non vollero accettare nemmeno questo. In breve, ciò che gli apostoli udirono da Lui, videro dentro e intorno a Lui, sperimentarono con Lui e sperimentarono in qualsiasi modo durante il loro cammino dietro Gesù, tutto si riferiva a un Grande, ma tutto questo non era ancora l’immagine dell’intero Cristo, non era l’intero Cristo.
Gli apostoli conobbero l’intero Cristo solo dopo la risurrezione: quando Gesù apparve loro come il Risorto con le piaghe del Venerdì Santo, e si mostrò completamente, donò loro allo stesso tempo lo Spirito Santo che li introdusse a tutta la verità della Parola che aveva pronunciato durante la sua vita terrena. Fu allora chiaro agli apostoli e agli altri discepoli che il Messia, per raggiungere la Sua gloria, doveva prima attraversare la sofferenza e la morte.
Noi abbiamo più di quello che avevano gli apostoli durante la vita terrena di Gesù. Avevano un Cristo ancora non glorificato che non potevano conoscere pienamente perché non si era completamente rivelato, un Cristo che non aveva ancora completato l’opera di salvezza umana, che non aveva ancora dimorato con loro giorno e notte nell’Eucaristia. E noi? Viviamo in un tempo dopo in cui Dio, attraverso il sacrificio di Cristo, ha cancellato la nostra colpa e ci ha mostrato amore perfetto, misericordia perfetta, come dice S. Paolo in Ebrei (cfr Eb 8, 11-12). Ogni giorno abbiamo “a portata di mano” tutti i tesori di questo mondo e dell'universo. In mezzo a noi c’è la permanente presenza salvifica del nostro Signore, nato da Maria, torturato e crocifisso per noi, risorto e donato nel pane della vita. Questo è il Cristo pienamente rivelato, crocifisso e risorto, presente in mezzo a noi permanentemente nella Santissima Eucaristia.
Ma la Risurrezione di Gesù esige la nostra risurrezione. Solo quando l’intero corpo mistico di Cristo sarà risorto, tutto sarà compiuto. Come alle sofferenze di Gesù, secondo S. Paolo (cfr. Col. 1,24) mancano le nostre sofferenze, così alla Sua risurrezione manca la nostra risurrezione. Desidero che tutti noi partecipiamo al completamento della risurrezione e quindi al completamento del piano di Dio con l’uomo alla fine dei tempi con la nostra gioiosa risurrezione. Abbiamo davanti a noi un serio compito quotidiano: quello di conformarci il più possibile al nostro Signore attraverso molte difficoltà, anche in questa pandemia malvagia, in modo che un giorno possiamo conformarci a Lui anche nella risurrezione. Invece di giudicare il comportamento degli altri, sarebbe meglio che ciascuno di noi avesse il coraggio di giudicare prima sé stesso (cfr. Mt 7, 3-5; Lc 6, 41-43); perché niente e nessuno può sostituire la propria responsabilità personale. In questo spirito, auguro a tutti una felice Pasqua!
P. Miljenko Šteko,
provinciale
Fonte: medjugorje hr
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