Franco Sofia
mercoledì 30 settembre 2020
Siamo entrati nella fase finale di attesa dell’inizio dei segreti. È TEMPO DI VEGLIA - di Franco Sofia
LA BELLISSIMA TESTIMONIANZA DELL' ATTORE JIM CAVIEZEL SU MEDJUGORJE
Jim Caviezel, attore statunitense, figlio di un medico oriundo svizzero-slovacco e di una irlandese, è diventato famoso in tutto il mondo per aver interpretato il ruolo di Gesù nel film “Passion Christi” di Mel Gibson.
Le toccanti scene della flagellazione e della crocifissione di Gesù hanno originato molte discussioni sulla fede. In relazione a questo film si è parlato delle conversioni che hanno sperimentato alcuni spettatori. Chi è questo Jim Caviezel che ha recitato in modo così toccante? In una intervista, rilasciata alla rivista “Oasi della Pace”, ha dichiarato che senza le sue esperienze a Medjugorje, dove gli è stata donata una nuova dimensione della fede, non avrebbe potuto interpretare questo ruolo.
L’attore, che ha visitato Medjugorje per la sesta volta, di passaggio a Vienna, ha rilasciato al dott. Christian Stelzer l’ intervista qui di seguito riportata.
Jim, potresti raccontaci la tua esperienza a Medjugorje?
Mentre giravo in Irlanda il film “Montecristo”, mia moglie si recò a Medjugorje. Le cose non andavano tanto bene in quel momento anche se ogni settimana lavoravo sette giorni su sette. Un giorno mi telefonò e io dalla sua voce avvertii che c’era stato un cambiamento in lei. Mi cominciò a raccontare di Medjugorje e disse che uno dei veggenti sarebbe venuto in Irlanda. La interruppi con queste parole: “ Io ho un lavoro molto importante da fare. Non posso trovare il tempo per i veggenti” Per di più pensai che io, come cattolico, non dovevo necessariamente accettare né Fatima né Lourdes né Medjugorje. Queste furono le mie riflessioni. E in più mi ricordai che avevo già sentito parlare delle apparizioni di Medjugorje quando frequentavo la scuola cattolica e che io e i miei compagni eravamo molto colpiti, ma, alla notizia che il vescovo del posto aveva dichiarato che le apparizioni non erano vere, avevamo perso ogni interesse.
Il veggente di Medjugorje, Ivan Dragicevic, venne in Irlanda. Da parte mia ero certo che non avrei avuto tempo per lui poiché dovevo lavorare tutti i giorni. E tuttavia un giovedì il mio partner nel film, Richard Harris, si sentì improvvisamente male ed io così fui libero per il resto della giornata. Potei così assistere all’apparizione. Stavo in fondo alla chiesa piena di gente e non avevo idea di ciò che sarebbe successo................
Nel momento dell’apparizione un uomo accanto a me si alzò dalla sua sedia a rotelle e si lasciò cadere in ginocchio; io fui molto colpito: “Questo invalido – pensai – nonostante il suo dolore, s’inginocchia sulle fredde pietre del pavimento per pregare!”
Oggi so che solo Dio poteva sapere esattamente quando e come afferrarmi. Anche se può sembrare assurdo, la domenica successiva inaspettatamente fui ancora libero e così potei incontrare il veggente, come tanto desiderava mia moglie. Durante l’apparizione, inginocchiato accanto a lui, dissi nel mio cuore: “OK, sono qui. Sono pronto. Fai di me quello che vuoi.” In quello stesso momento sentii che qualcosa penetrava in me ; era una sensazione semplice eppure unica.
Quando mi rialzai gli occhi mi si riempirono di lagrime e cominciai a piangere con tutto il cuore.
Con Medjugorje avevo cominciato a credere che Gesù è veramente presente nell’Eucarestia e che perdona i miei peccati.
Ivan mi disse: “Jim, l’uomo ha tempo per ciò che ama. Se uno che non ha tempo, improvvisamente incontra una ragazza e se ne innamora, allora lo trova il tempo per lei. Chi non ha tempo per Dio è perché non Lo ama.” Mi domandai impressionato se io avessi tempo per Dio.
Ivan continuò: ”Dio ti chiama e ti invita a pregare con il cuore”. “Come si fa?” gli chiesi. “Comincia a pregare e vedrai”. In quel momento si aprì una finestra nel mio cuore. Mai prima di allora avevo pensato che potesse essere possibile. Andammo poi in un ristorante e devo confessare che il cibo ed il vino non mi sono mai più così piaciuti come quella sera.
In me qualcosa cominciò a cambiare. Varie volte mia moglie aveva provato a coinvolgermi nella recita del rosario, ma io mi ero rifiutato. Adesso però lo volevo recitare, anche se non sapevo esattamente come si faceva. Avevo l’impressione che il mio cuore si era aperto solo per questo. Un giorno mi rivolsi all’autista, che ogni giorno mi portava sul set, dicendogli: ”Non so come voi la pensiate, ma io desidero recitare il rosario.” Con mia sorpresa ricevetti questa risposta: “OK, lo facciamo”.
Alla debole luce di questo amore, che ora sentivo in me, cominciai a riconoscere dove io veramente stavo, quante tentazioni avevo, dov’erano i miei sentimenti, come io ero fragile e come giudicassi dentro di me gli altri.
In quale anno sei andato per la prima volta a Medjugorje?
Dopo le ultime riprese del film, che si svolsero a Malta, mi decisi ad andare a Medjugorje. Dentro di me ero pieno di aspettative. All’età di venti anni c’era stata come una voce dall’intimo che mi aveva detto che sarei stato un attore. Quando, a quell’epoca, lo raccontai a mio padre ebbi da lui questa risposta: “Se Dio vuole da te qualcosa, allora l’unica cosa certa è che diventerai prete. Perché dovresti diventare un attore?” Neanche io lo capii a quell’epoca. In questo momento mi posi di nuovo la domanda se la volontà di Dio su di me fosse quella di diventare attore e pertanto quella di guadagnare tanto denaro e diventare ricco. Mi rendevo conto della disuguaglianza nel mondo tra quei pochi che hanno fin troppo e quei tanti che non hanno il sufficiente per vivere ed ero sicuro che Dio non volesse ciò e che dovevo dunque decidere chi volessi servire o la ricchezza che non può darmi una felicità durevole o Dio che voleva guidare la mia vita.
Medjugorje mi richiamò alla mente Betlemme e pensai che, come Gesù aveva voluto nascere in un piccolo villaggio, così la Madonna appariva qui, in questo povero paese “in mezzo alle montagne”. (Questa è la traduzione dal croato del nome Medjugorje)
All’inizio fui sorpreso vedendo quanto tempo qui era dedicato alla preghiera. Feci un parallelo con un campo di basket e pensai che anche lì non si gioca una sola volta al giorno, ma continuamente. E tutto sommato anche nella scuola non si legge una volta al giorno, ma continuamente.
Durante i primi giorni a Medjugorje dentro di me ero irrequieto durante la preghiera poiché non ero abituato a pregare così tanto e perciò pregai Dio di aiutarmi. Dopo quattro giorni non volevo far altro che pregare poiché nella preghiera mi sentivo in comunione con Dio. E’ questa una tale esperienza che non posso far altro che augurarla ad ogni cattolico. Forse l’avevo già avuta da bambino e poi l’avevo dimenticata; ora mi veniva di nuovo donata.
Questa esperienza è continuata anche a casa. In famiglia partecipiamo insieme ai sacramenti. Mentre accompagno i figli a scuola recito con loro il rosario e, se a volte non inizio subito, comincia mio figlio a pregare.
La seconda volta che andai a Medjugorje cercai di ripetere la stessa esperienza della prima visita. Questa volta, però, fu differente. Un giorno, dopo pranzo, un gruppo di pellegrini mi invitò ad andare a Siroki Brijeg per visitare Padre Jozo Zovko. Era proprio quello che più desiderava mia moglie. Non conoscevo Padre Jozo, ma lo sentii dire alcune cose che mi commossero molto. Andai verso di lui ed egli mi pose le mani sulle spalle, così anche io feci lo stesso sulle sue. Poi mi impose le mani sul capo e anche io feci altrettanto sul suo. In quel momento io sentii dentro di me queste parole: ” Ti voglio bene, fratello. Quest’uomo ama Gesù.” Padre Jozo si rivolse allora all’interprete chiedendo in croato chi fossi e dicendo che voleva parlare con me. Questo fu l’inizio di un’amicizia che dura ancora.
“ Quando sentii Papa Giovanni Paolo II esortarci a non aver paura, pensai che tutto per me andava bene e che io non avevo motivo di avere paura. Durante le riprese della “Passione di Cristo” cominciai, però, a comprendere che oggi più che mai la figura del Cristo è controversa.
Quando avevo appena concluso le riprese della “Passione di Cristo” dovetti sperimentare più volte varie forze che volevano distogliermi dal girare quel film.
Puoi raccontarci perché hai vissuto così questa esperienza e che rapporto c’è tra il film e Medjugorje?
Tu forse conosci il detto “passare il Rubicone”, che significa che non puoi più tornare indietro. Ecco, per me il film “La Passione di Cristo” è stato questo. Avevo 33 anni quando è iniziata la lavorazione del film, cioè tanti quanti ne aveva Gesù quando fu crocifisso. Mi veniva sempre il dubbio se ero degno di interpretare Gesù. Ivan Dragicevic mi incoraggiava e diceva che Gesù non sempre sceglie i migliori e che lui stesso era la prova di questo.
Senza Medjugorje, che ha aperto il mio cuore alla preghiera e ai sacramenti, non avrei interpretato questo ruolo. Sapevo che, se volevo rappresentare Gesù, dovevo essere vicinissimo a lui. Ogni giorno mi confessavo ed adoravo il SS Sacramento. Anche Mel Gibson partecipava alla messa, se era celebrata in latino, e questo fu un bene per me poiché imparai il latino.
Sempre mi venivano tentazioni dalle quali mi dovevo difendere e in questa lotta sperimentavo una grande pace interiore. Per esempio nella scena dove Maria, la Madonna, si imbatte in Suo Figlio mentre porta la croce, io dovevo dire la seguente battuta: ”Guarda, io faccio ogni cosa nuova” Abbiamo ripetuto questa scena quattro volte, ma io sentivo che c’ero sempre io in primo piano. Poi qualcuno urtò contro la croce ed io sentii la mia spalla sinistra uscire dall’articolazione. Quel subitaneo tremendo dolore mi fece perdere l’equilibrio e caddi pesantemente a terra. Sbattei il viso sulla terra polverosa e mi uscì il sangue dal naso e dalla bocca. Ripetei le parole alla Madre: ”Guarda, io faccio ogni cosa nuova”. Il dolore alla spalla era indescrivibile mentre lentamente abbracciavo la croce ed io sentivo che la scena era di grande impatto. Io avevo cessato di recitare ed era Gesù che si vedeva. La scena era venuta fuori quasi come risposta alla mia preghiera: “Voglio che gli spettatori vedano te, Gesù, non me”.
Durante le riprese non so quanti rosari recitai e questo mi fece vivere in un’atmosfera particolare. Mi rendevo conto che non potevo bestemmiare o lasciarmi andare, se volevo comunicare qualcosa alla troupe dei miei collaboratori. Erano attori famosi, che nella maggior parte dei casi non conoscevano Medjugorje, e noi eravamo felici di averli. Come avrei potuto trasmettere loro qualcosa di Medjugorje se non con la mia stessa vita? Medjugorje significa per me vivere, attraverso i sacramenti, in unità con la Chiesa.
Con Medjugorje avevo cominciato a credere che Gesù è veramente presente nell’Eucarestia e che perdona i miei peccati. Con Medjugorje ho sperimentato quanto è potente la preghiera del rosario e quale dono rappresenta la Messa quotidiana.
Come posso aiutare le persone, se non credendo in Gesù? Ho idea che questo possa accadere quando Gesù Eucarestia è in me e quando le persone, attraverso la mia vita, scorgono Gesù.
Quando girammo la scena dell’ultima cena, io avevo, in tasche speciali all’interno della mia veste, alcune reliquie di santi e anche un pezzetto della croce di Cristo. Era così grande il mio desiderio che Gesù fosse presente che pregai un sacerdote di esporre il Santissimo. Sulle prime rifiutò, ma io lo pregai insistentemente perché ero convinto che, se io avessi fissato Gesù, gli spettatori avrebbero riconosciuto Lui in me. Il sacerdote, con l’Ostia consacrata nelle mani, si mise poco dietro il cameramen e insieme a lui si avvicinava a me. Quando gli spettatori vedono la luce nei miei occhi non si rendono conto che quello è il riflesso dell’Ostia nelle mie pupille e pertanto essi, in realtà, vedono Gesù.
Anche durante la scena della Crocifissione, mentre io pregavo ininterrottamente, il sacerdote era presente con il SS Sacramento nelle sue mani.
La sfida più grande per me, in questo film, non è stato, come all’inizio avevo pensato, l’imparare a memoria i testi in latino, aramaico e ebraico, ma piuttosto le fatiche fisiche cui dovetti far fronte. Nell’ultima scena, per esempio, quando fui inchiodato sulla croce, avevo una spalla lussata che usciva ogni volta. Durante la flagellazione fui colpito due volte dalla sferza e ne risultò una ferita sulla schiena lunga 14 centimetri, inoltre mi presi un’infiammazione ai polmoni che si riempirono di liquido. Oltre a ciò bisogna calcolare la cronica mancanza di sonno: per mesi mi dovetti svegliare alle tre del mattino per il trucco che richiedeva almeno otto ore.
Un’altra sfida fu anche rappresentata dal freddo che, soprattutto durante la crocifissione, mi fece quasi venir meno; ero vestito solo con una sottile veste di lino e la temperatura esterna era di appena qualche grado sopra lo zero.
Quando girammo l’ultima ripresa c’era una fitta coltre di nuvole e un fulmine colpì la croce dove io ero legato. All’improvviso tutto fu silenzio intorno a me e io sentii i miei capelli rizzarsi sul capo. Circa 250 persone che stavano intorno a me videro come il mio corpo all’improvviso emanò luce e videro un fuoco alla destra e alla sinistra della mia testa. Parecchi, a questa vista, subirono uno schock.
So che “La Passione di Cristo” è un film straordinariamente grande sull’amore, forse uno dei più grandi.
Mai come oggi la figura di Cristo è motivo di controversie. Il creato è oggi minacciato da tanti fattori eppure la fede in Gesù è la fonte della felicità.
Penso che Dio, in questo nostro tempo, ci chiami in modo particolare e che noi perciò dobbiamo dare una risposta nel nostro cuore e con la nostra vita.
L’intervista con Jim Caviezel è stata realizzata da Christian Stelzer ed è stata pubblicata nel numero di marzo 2010 della rivista “Oasi della pace”, pubblicata a Vienna. www.oasedesfriedens.at
Traduzione: Anna Maria Spinetti
Fonte: https://www.medjugorje.ws/it/articles/jim-caviezel-would-not-played-movie-passion/
Le dichiarazioni di Papa Benedetto XVI e di Papa Giovanni Paolo II, sulle apparizioni di Medjugorje
Milan
Vukovic, dottore in legge e giudice della corte costituzionale della
Repubblica Croata, dichiara: "Come cardinale, Joseph Ratzinger non ha
mai pronunciato una parola non amichevole od ostile, o in contraddizione
alle apparizioni di Medjugorje". (Vjesnik, Mercoledì, 27 Aprile 2005.)
"Come
Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinal
Joseph Ratzinger non ha mai ed in nessun luogo pronunciato parole
avverse od ostili, o contraddicenti alle apparizioni di Medjugorje, un
fenomeno che ha unito il mondo intero, perché Medjugorje è un intervento
divine e non umano!
Come avvocato, ho difeso Fra Jozo Zovko che è stato accusato nel 1981 a Mostar di aver partecipato alla creazione di questo fenomeno. Ho pubblicato due libri sulle mie osservazioni e sulla vile accusa e sui relativi risultati: “Čl. 133 KZ SFRJ nad Međugorjem” (1990) e “Obdareni milošću – Dvadeset godina poslije procesa fra Jozi Zovku” (2000).
Descrivo la dichiarazione del cardinal Ratzinger nella conferenza stampa del presidente Tudjman (pubblicata nel bollettino stampa n. 61), che ha risposto ai giornalisti durante la sua visita a Medjugorje: "Ripeto ancora che, in occasione della mia ultima conversazione con lui, Papa Giovanni Paolo II ha detto che, in occasione della sua visita in Bosnia-Herzegovina, avrebbe voluto visitare anche Medjugorje."
VIDEO:
Nel mensile “Nasa ognjista” XXI (1991) N.10 il compianto Padre Slavko Barbaric parla del suo incontro con il cardinal Ratzinger a Linz, nel corso di una riunione con più di 300 sacerdoti che hanno discusso le loro esperienze nei confessionali di Medjugorje. Egli ebbe una lunga conversazione col cardinal Ratzinger su Medjugorje. Fra Slavko, con grande senso di responsabilità, riferì che Ratzinger gli disse: "La chiesa non desidera reprimere qualche cosa che sta portando buoni frutti spirituali". Per quanto riguarda le apparizioni, ha sottolineato che "Attualmente non può dire sì o no. La Commissione della Conferenza episcopale continuerà con il suo lavoro ".
Il cardinal Ratzinger ha parlato in modo ispirato di Medjugorje nel 1991. Nella prima pagina di Neue Bildpost del 8 settembre 1991, ha annunciato presto la soluzione alla questione di Medjugorje ed ha promesso che in ogni caso si sforzerà di dichiarare Medjugorje un luogo di pellegrinaggio e di preghiera."
VIDEO:
"Camminiamo nella verità", usava dire il defunto cardinal Kuharic , "perché è ben meglio scrivere la verità che inventarla."
In definitiva Medjugorje non si può né dimostrare, né negare con scritti o discussioni. Gesù ha detto: “Dai loro frutti li riconoscerete” e questi frutti della grazia di Dio e della guida della Madonna nella conversione delle persone sono evidenti di giorno in giorno.
Fonte:http://medjugorje.hr/it/attualita/egli-parla-in-modo-ispirato-di-medjugorje,1676.html
venerdì 25 settembre 2020
Messaggio del 25 settembre 2020 - MEDJUGORJE
Messaggio dato alla veggente Marija:
Cari figli!
Sono con voi così a lungo perché Dio è grande nel Suo amore e nella mia presenza.
Figlioli, vi invito a ritornare a Dio ed alla preghiera.
La misura del vostro vivere sia l' amore e non dimenticate, figlioli, che la preghiera ed il digiuno operano miracoli in voi ed attorno a voi.
Tutto ciò che fate sia per la gloria di Dio e allora il Cielo riempirà il vostro cuore di gioia e voi sentirete che Dio vi ama e manda me per salvare voi e la Terra sulla quale vivete.
Grazie per aver risposto alla mia chiamata
martedì 22 settembre 2020
MESSAGGIO STRAORDINARIO DELLA REGINA DELLA PACE- 19 SETTEMBRE 2020
domenica 20 settembre 2020
"Stiamo aspettando l'iniziativa di Dio." : Intervista all' inviato speciale della Santa Sede per la parrocchia di Medjugorje, l'Arcivescovo Henryk Hoser
2020-09-16
In questa intervista della giornalista polacca ALINA PETROWA-WASILEWICZ, mons. Hoser, aprendo il suo cuore, attraverso numerosi e deliziosi episodi, legge per noi la situazione odierna del mondo e della Chiesa nella prospettiva dei segreti .
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- Qui si recita insieme il rosario, si celebra l'Eucaristia, cioè si offre il pane quotidiano che la Chiesa da secoli dà alle persone. Dopo l'Eucaristia c'è una preghiera per la guarigione, ma è una preghiera ordinaria - afferma l'Arcivescovo Henryk Hoser, Visitatore Apostolico a MedjugorjeAlina Petrowa-Wasilewicz: C'è p. Arcivescovo Visitatore Apostolico di carattere speciale, cioè inviato speciale del Santo Padre a Medjugorje. Come tutto è cominciato
MONSIGNOR HENRYK HOSER: Nel 2017 la Santa Sede mi ha chiesto di indagare su quanto stava accadendo a Medjugorje. Sono venuto qui a cavallo tra marzo e aprile, ho scritto una relazione introduttiva a maggio e il testo completo in autunno. Pesava cinque chili con aggiunte e allegati. Presto sono stato convocato in Vaticano, ho parlato con il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato della Santa Sede, e mi ha fatto un'offerta che non potevo rifiutare ...
ALINA - Quindi c'è padre, l'arcivescovo è l'ambasciatore speciale del Santo Padre ...
MONS. HOSER - Sì, e non dovrei solo fare ricerca, ma anche plasmare la situazione e sviluppare questo luogo da una prospettiva pastorale. Questo è un grosso problema e un compito, mi sono state date istruzioni scritte su quattro pagine A4.
ALINA - Cosa sta realmente accadendo a Medjugorje? Tre anni sono sufficienti per conoscere in dettaglio il fenomeno di questo luogo.
MONS. HOSER - I confessori dicono che quando qualcuno confessa a lungo, quasi sempre avviene è perché una conversione radicale.
Pellegrini da tutto il mondo, vengono molti polacchi. Ci sono circa due milioni di pellegrini ogni anno. I confessori dicono che quando qualcuno confessa a lungo, quasi sempre avviene è perché una conversione radicale. Viene qualcuno, ha sessant'anni, l'ultima volta che si è confessato è stato prima di ricevere la Prima Comunione. Tutta la vita fuori dalla Chiesa con un destino contorto. E queste confessioni sono molto estenuanti. Recentemente mi hanno segnalato che ci sono sempre più problemi bioetici nella vita delle persone. Fanno scelte di cui si pentiranno in seguito e alla fine non sanno come uscirne ...
I sacerdoti devono essere educati in modo che sappiano cosa rispondere a queste persone. Supponiamo che una donna arrivi, dica di aver avuto una fecondazione in vitro, che abbia abortito più volte dopo queste fecondazioni, che ci siano ancora 6-9 embrioni nel laboratorio che hanno creato. Questi sono problemi, e bisogna sapere cosa consigliare a tali penitenti. E questo appare sempre più spesso, perché le tecniche di fecondazione in vitro sono già utilizzate ovunque. E le persone che vi hanno partecipato scoprono ex post , [cioè dopo il fatto], che non era la strada giusta.
I pastori prestano molta attenzione alle persone dipendenti da droghe, alcol e attività criminogene. Dopotutto, non sono i chierichetti oi cantori della chiesa.
ALINA - Medjugorje sembra essere la capitale mondiale dei figli prodighi. Ma intendo anche i giovani, ad esempio gli inglesi con tre o quattro figli che vengono qui ...
MONS. HOSER - E qui scoprono una spiritualità che non hanno a casa e nelle Chiese locali. Vanno a confessarsi, cosa che non hanno, perché in Occidente i sacerdoti hanno smesso di confessare. E lo dico con tutta la responsabilità, da quando ho lavorato sette anni a Parigi e tre anni a Bruxelles. I sacerdoti non confessano più i fedeli perché credono che la confessione sia "colpevolezza", cioè alle persone viene detto che sono colpevoli. E questo è un male per il loro benessere, dovrebbero andare da uno psichiatra, quindi essere trattati in modo che non si sentano in colpa. E qui a Medjugorje le persone riconoscono che non tutto nella loro vita è andato bene, chiedono perdono e scoprono la spiritualità. È molto semplice e allo stesso tempo, grazie ad esso, accadono grandi cose, AVVENGONO CONVERSIONI SPETTACOLARI. Una volta che stavo attraversando il cortile davanti alla chiesa, mi si avvicina un prete, quarantenne forse quarantacinque. Dall’Australia. E dice che qui si è convertito. “Ero un alcolizzato e un tossicodipendente. Sono venuto qui e qui sono stato guarito. E ora sono un prete felice e lavoro a casa ". E abbiamo molti di questi casi, il che significa che c'è una grazia straordinaria al lavoro qui. Perché non è umano - trasformare le persone in quel modo.
Anche persone dello spettacolo, celebrità ... Quando abbiamo tenuto il Festival della Gioventù alcuni anni fa a luglio, una croata, Blanka Vlasić, alta 193 cm, campionessa mondiale di salto in alto, è arrivata da Spalato. E ha visto come, da atleta, si è convertita qui e ha riacquistato il senso della vita, dell'azione e della preghiera. Ne ha parlato davanti a migliaia di persone e ha fatto una grande impressione.
Le meraviglie straordinarie non vengono offerte alle persone qui. Si recita insieme il rosario, si celebra l'Eucaristia, cioè si offre il pane quotidiano, quello che la Chiesa da secoli dà alle persone. Dopo l'Eucaristia c'è una preghiera per la guarigione, ma è una preghiera ordinaria.
ALINA - Non ci sono "partenze" emotive, né stranezze, basta ascoltare l'appello della Gospa ai veggenti: torna al pane che hai buttato via. Può confermarlo?
MONS. HOSER - Sì. Qui le persone scoprono un'adorazione che nemmeno loro conoscevano. Dopotutto, quante volte è così che adorano per un'ora, le persone si siedono, nessuno se ne va, c'è silenzio completo. Quando finisce, la gente applaude. Agli italiani piace applaudire e qui tutti applaudono. Dopo l'adorazione della croce, la gente applaude. E queste sono le cose che mancano agli occidentali. Le nostre chiese sono spesso un deserto spirituale, soprattutto in Occidente. C’è sociologia lì. E lo psicologismo.
ALINA -Qual è il futuro di una simile Chiesa?
MONS. HOSER - Ci saranno ciuffi d'erba. Perché al momento l'ultima generazione di preti che lavora lì, in Occidente, sta morendo. Ecco perché non vedo prospettive. Sì, ci sono élite, ci sono comunità zelanti, ma queste sono frammenti. La Francia è un paese speciale sotto questo aspetto. Ma in Germania si sta sviluppando il movimento di Medjugorje, anche in Spagna, estremamente secolarizzata, e in Portogallo, anch'esso molto secolarizzato. E stanno iniziando a riprendersi, ma allo stesso tempo abbiamo un afflusso di Islam senza precedenti.
ALINA - Quali sono le esperienze di p. Arcivescovo con i veggenti?
MONS. HOSER - Questi sono adulti. Hanno creato famiglie, hanno figli, alcuni di loro hanno nipoti. Prima di tutto, sono persone normali. Non ho avuto la sensazione che fossero mentalmente disturbati, con sintomi psicotici o nevrotici. Queste persone camminano coi piedi per terra, hanno la loro famiglia, il lavoro e altre responsabilità, e parlano in un modo che non è per niente esaltato. Ma parlano con una tale sicurezza che è difficile negare la loro esperienza. La prima volta che ho parlato con loro, uno di loro ha gridato e ha detto che erano passati trentasette anni dalle apparizioni sul Podbrdo nel 1981, "e continuano ad accusarci di essere imbroglioni, di essere manipolatori".
Il culto mariano qui è cristocentrico, Maria si riferisce sempre a Gesù, come lo era a Cana in Galilea.
Ci sono varie cose da fare qui, tutti hanno notato che le infrastrutture a Medjugorje sono modeste, e per un tale numero di pellegrini, la Chiesa di san Giacomo è troppo piccola. Troppo piccola in estate e in inverno. E le strutture di ritiro e catechesi sono molto deboli, molto povere. Mi occupo di questi tipi di questioni, ma anche se la liturgia è appropriata o qualcosa deve essere cambiato, credo che la liturgia sia generalmente corretta, tranne che per alcuni dettagli minori. Ciò che mi rende felice è il fatto che, come è con Luigi Grignion de Montfort, il culto mariano locale è cristocentrico, Maria si riferisce sempre a Gesù, come lo era a Cana in Galilea. E così è qui: al centro c'è la Parola di Dio, c'è l'Eucaristia, c'è la Via Crucis, il rosario, ci sono i misteri di Gesù Cristo e la Madre di Dio. Attrae le persone.
ALINA - Rispettando i segreti vaticani: qual è la possibilità che la Chiesa parli ufficialmente delle apparizioni? La posizione finora era ed è tuttora scettica. P. Arcivescovo ha detto che l'atmosfera intorno a Medjugorje è almeno favorevole e che questo ha un effetto positivo sul numero di pellegrini che vengono qui. O forse p. Arcivescovo vuole svelare qualche segreto?
MONS. HOSER - Nel valutare le apparizioni, è importante conoscerne il contenuto. Questo è stato esaminato da tutte le parti, una commissione speciale del card. Camillo Ruini, nominato da Benedetto XVI. Ha discusso fino al 2014 e ha presentato tutti i documenti, lo hanno fatto in modo abbastanza dettagliato, sono anche venuti qui per la ricerca. Erano già molte le équipe mediche che hanno visitato i veggenti anche durante le apparizioni, e non hanno riscontrato patologie.
La sig.ra prof.ssa Alina Midro, membro del team di bioetica della Conferenza episcopale polacca, ha un'amica qui a Mostar, una professoressa di medicina. E ha detto che portavano questi giovani all'ospedale di Mostar per gli esami, e lì non trovavano patologie, né fisiche né psicologiche. Ed è stato durante l'era comunista. E qui il comunismo era molto duro, molto più che in Polonia.
Questa professoressa di Mostar era atea, sebbene fosse battezzata, apparteneva alla gioventù comunista, era un'attivista. E per curiosità, è venuta a Medjugorje durante le apparizioni sul Podbrdo, e c'era Vicka, una delle veggenti. E chiede a Vicka se può avvicinarsi. Così Vicka ha chiesto alla Madre di Dio, e la Madre di Dio dice che la professoressa può venire. E quando è venuta su, ha chiesto se poteva toccare la Madre di Dio? E ancora Vicka dice che chiederà alla Madre di Dio se puoi toccarla. E la risposta è stata sì. E allungò le braccia, non sentì alcun corpo, ma si sentì come se fosse cambiata completamente. Da quel momento in poi, è diventata una credente. Ho sentito questo racconto a Białystok, durante un seminario di bioetica con la partecipazione di un professore di Mostar.
ALINA - Qualche anno fa è stato realizzato un documentario polacco di Leszek Dokowicz e Maciej Bodasiński: L'ultima sfida. Il film si conclude con una scena in cui Vicka durante la Santa Messa legge un estratto dall'Apocalisse di S. Giovanni, in cui c'è una forte allusione che si tratti della fine dei tempi, e il film parla dei dieci segreti che la Madonna ha dato a Mirjana, dopo averli manifestati a un sacerdote il quale deve annunciare in anticipo il contenuto di questi segreti al mondo. Credere nella veridicità di queste rivelazioni non è obbligatoriamente necessario per la salvezza, ma stanno accadendo cose insolite e come le affrontiamo?
MONS. HOSER - Le apparizioni mariane del XX secolo sono apocalittiche. Questa è Fatima, e Kibeho in Ruanda. In entrambi i casi, c'era una visione dell'inferno. Anche in Ruanda i bambini hanno visto l'inferno. Questa è una specie di campanello d'allarme sulle pessime condizioni dell'umanità. Quanto all'Apocalisse, non è che si realizzerà solo alla fine del mondo, perché si sta già realizzando in vari episodi. Ventesimo secolo, due guerre mondiali: queste furono esperienze apocalittiche, milioni di persone innocenti morirono, inauditi e incredibili crimini sono accaduti. [Questo] succede e continua [a succedere anche oggi]. Vedo queste rivelazioni da una prospettiva escatologica. La Madonna ci chiama prima di tutto alla conversione a Dio. Al momento, la situazione nel mondo sta peggiorando. La terza guerra mondiale non è ancora arrivata, perché non paga nessuno, perché non ci saranno vincitori, saranno sconfitti da soli, ci sarà un deserto. Le superpotenze non vogliono usare armi nucleari, ma stanno ricominciando a pensarci. E quindi tutto il contesto è in bilico.
La Madonna ci chiama prima di tutto alla conversione a Dio.
E anche la decadenza, il degrado dei rapporti umani, sta peggiorando. Ad esempio, i matrimoni che stanno cadendo a pezzi. Dopo la fine del Festival della Gioventù, sono stata avvicinata da una ragazza spagnola sulla ventina di Barcellona. Ha parlato di una nuova categoria di giovani e di persone segnate a vita, stigmatizzate dal divorzio dei genitori. Li ferisce così profondamente, sconvolge così le loro prospettive di vita che non sono più in grado di stabilire famiglie permanenti perché non ci credono. E ha detto che era tempo che la Chiesa si prendesse cura di questi bambini, perché solo Dio poteva guarirli. La Madre di Dio è la nostra madre; il nome più antico della Chiesa è Ecclesia Mater - Madre della Chiesa. Ma oggi abbiamo un'atmosfera, simboleggiata dal film "Clergy", che mostra che tutta la Chiesa è delinquenziale, completamente degenerata, e questa è l'immagine della Chiesa che si vende, e la gente ci crede. Tutta questa situazione odora di Apocalisse.
Ma la speranza non è da perdere. Dio è più grande, questo è il mio motto episcopale. Dio è più grande e può gestire tutto. Stiamo aspettando l'iniziativa di Dio. Ora le varie profezie si sono moltiplicate, si dice che siano numerose circa i tre giorni di tenebre che avvolgeranno la terra. Per noi credenti significa mobilitazione, non possiamo guardare il male in modo passivo, dobbiamo reagire.
https://stacja7.pl/rozmowy/abp-hoser-medjugorie-apokalipsa-toczy-sie-teraz/
(tradotto con Google Traduttore e corretto da Franco Sofia)
sabato 19 settembre 2020
"Anche a Medjugorje ci sono manifestazioni demoniache e questi indemoniati vogliano aggredire i veggenti” : l’arcivescovo Hoser
mercoledì 16 settembre 2020
"Tutto ciò che iniziamo a fare nella vita, fino all'ultimo respiro della nostra vita è segnato dal Segno della Croce": Padre Damir Pavić sul Križevac
Padre Damir Pavić sul Križevac: "La nostra vita è segnata dal segno della croce"
Sono passati 86 anni dal completamento della costruzione della croce sul Križevac e dalla celebrazione della prima Eucaristia sul monte che negli ultimi decenni è diventato famoso in tutto il mondo.
Tradizionalmente, la prima domenica dopo la festa della Nascita della Beata Vergine Maria, a Medjugorje si celebra la festa dell'Esaltazione della Santa Croce. Quest'anno è domenica, il 13 settembre, e la santa messa alle ore 11,00 sul Križevac è stata presieduta da padre Damir Pavić.
"Tutto ciò che iniziamo a fare nella vita e tutto ciò che dura nella vita fino all'ultimo respiro della nostra vita è segnato dal segno della croce", ha detto padre Damir Pavić all'inizio della messa, sottolineando l'importanza di essere sempre vicino alla croce di Gesù.
"Mentre mi preparavo per l'omelia," ha detto, "mi veniva sempre nella mente l'immagine di S. Pietro, scaldandosi al fuoco, quella notte terribile in cui Gesù fu tradito e dato ai suoi persecutori.
Quest' immagine di S. Pietro accanto alla sicurezza del fuoco, è l'immagine della fuga dalla croce.
Noi fedeli, invece di stare sotto la croce, invece di accettarla e portarla, stiamo scappando dalla croce. Il problema dei cristiani d'oggi è che vogliamo Gesù che fa miracoli, non il Crocifisso, e il motivo per cui non vogliamo stare sotto la croce è che Gesù ha perdonato i suoi tormentatori dalla croce e ha pregato per loro", ha detto padre Damir Pavić, che ha citato le parole del beato croato Miroslav Bulešić, che ha detto a coloro che l'hanno torturato e infine ucciso: ''La mia vendetta è il perdono."
"Dobbiamo anche noi perdonare i nostri nemici, perché solo così inviteremo loro alla conversione", ha detto padre Damir.
Menzionando le parole di Gesù pronunciate sulla croce, padre Damir ha anche menzionato quelle parole di Gesù rivolte all'amato discepolo Giovanni: Ecco tua Madre! Che sono così significative per Medjugorje.
''Non sono così tanti anni della presenza di Maria in realtà la realizzazione della promessa di Gesù? Maria è qui. Abbiamo sempre bisogno di Maria, ecco perché nella storia Lei appare, viene, perché il suo cuore è afflitto. Lei sente il dolore quando vede che i figli di Suo Figlio, per i quali Lui ha versato il sangue, non ascoltano le Sue parole ", ha detto padre Damir.
Medjugorje hr
martedì 15 settembre 2020
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Giovanni Tummolo (traduzione)
Quali sono le cause dei dolori di Maria? Maria soffre anzitutto per Gesù, soffre per noi, che siamo suoi figli.
omelia, venerdì 15 settembre 2017, memoria della Madonna Addolorata, dal card. Mauro Piacenza, penitenziere maggiore, nella Messa celebrata nel santuario mariano di Fatima, in Portogallo.
La Provvidenza divina ha voluto disporre che questa giornata del nostro pellegrinaggio al Santuario di Fatima coincida con la memoria liturgica della Madonna Addolorata, cioè del ricordo che la Chiesa fa dei dolori di Maria Santissima sotto la croce di Cristo. È una felice coincidenza perché i dolori di Maria, o meglio le cause dei suoi dolori, sono molto presenti nel messaggio e nelle pressanti petizioni che la Bianca Signora ha espresso qui, a Fatima, durante le sue apparizioni. Possiamo persino dire che sono precisamente i suoi dolori che l’hanno mossa a venire qui cent’anni fa.
Quali sono le cause dei dolori di Maria? Possiamo riassumerle in due, strettamente collegate: Maria soffre anzitutto per Gesù, per la passione e le sofferenze del suo divino Figlio; e, allo stesso tempo, soffre per noi, che siamo suoi figli. Questi due motivi, infatti, sono molto presenti a Fatima, negli urgenti appelli della Madonna perché il suo divino Figlio non sia più offeso, e perché si preghi e si faccia penitenza per la conversione dei poveri peccatori, affinché essi non vadano all’inferno.
- Maria soffre anzitutto per suo Figlio Gesù
Che la Madonna abbia sofferto
l’indicibile sul Calvario è cosa ben nota a tutti. Chi non si commuove
guardando nelle opere d’arte la Madonna Addolorata ai piedi della croce
di Gesù? Ad esempio quando La si guarda mentre tiene tra le braccia il
corpo morto del suo Figlio nella bellissima scultura della “Pietà” di
Michelangelo, che la ritrae serena, maestosa e fiduciosa in Dio, ma allo
stesso tempo profondamente e dolcissimamente triste. Chi non si è
intenerito pensando ai dolori di Maria quando si canta lo Stabat Mater
di Iacopone da Todi?
Quanto dolore quello di Maria durante la
passione di Gesù! Si avverava la profezia che le era stata rivolta dal
vecchio Simeone poco dopo la nascita di Gesù: “e anche a te una spada
trafiggerà l’anima” (Lc 2,35). Così, Colei che fin dall’inizio, fin
dall’Incarnazione del Verbo di Dio, era stata associata all’opera della
nostra redenzione, fu unita anche ai dolori del suo Figlio. Ha compatito
il Figlio. L’ha anche offerto attivamente, diventando, come insegna il
Concilio Vaticano II al N° 62 della Costituzione Lumen gentium, nostra
“Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice”. Ci ha salvato il
sangue del Signore sparso per i nostri peccati… ma ci hanno salvato
anche le lacrime della Madonna, associata al suo Figlio come il membro
più eminente del suo Corpo mistico.
La Costituzione Lumen gentium, sulla scia
della ininterrotta tradizione della Chiesa, insegna che Maria “consacrò
totalmente sé stessa quale ancella del Signore alla persona e all’opera
del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione in dipendenza da
Lui e con Lui, con la grazia di Dio onnipotente. Giustamente quindi i
santi Padri ritengono che Maria non fu strumento meramente passivo nelle
mani di Dio, ma che cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede ed
obbedienza. Infatti, come dice Sant’Ireneo, essa ‘con la sua obbedienza
divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano’”. In
questo modo, Ella “serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla
croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette (cfr. Gv 19,25),
soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo
materno al suo sacrifico, amorosamente consenziente all’immolazione
della vittima da lei generata”.
I santi e i dottori di tutti i tempi hanno
parlato della comunione di Maria ai dolori del Figlio. San Bernardino
da Siena dice che “nello stesso tempo in cui il Figlio sacrificava il
corpo, la Madre sacrificava l’anima”. San Girolamo afferma: “quante
erano le lesioni nel corpo del Figlio, tante erano le ferite nel cuore
della Madre”. Un altro autore aggiunge: “le ferite che erano sparse nel
corpo del Figlio, erano tutte unite nel cuore della Madre”, poiché “la
croce e i chiodi furono anche della Madre, perché con Cristo crocifisso
era crocifissa anche la Madre”.
Siccome il suo amore per Gesù è in un
certo modo infinito, infinito era anche il suo dolore. Per questo la
Chiesa applica a Lei le parole dell’Antico Testamento: “A che cosa ti
rassomiglierò? A che uguagliarti, o figlia di Gerusalemme? A chi ti
paragonerò, per consolarti, o vergine figlia di Sion? Perché è vasta
come il mare la tua ferita: chi potrà guarirti?” (Lam 2,13).
Questa compassione di Maria per i dolori
di Gesù si è resa visibile in un modo molto eloquente qui, a Fatima.
Ella si presentò triste per le offese commesse contro suo Figlio. Suor
Lucia racconta che nell’ultima apparizione, con aspetto molto triste, la
Madonna le disse: “Non offendano più Dio Nostro Signore, che è già
molto offeso”. Proprio questo aspetto addolorato e la richiesta di non
offendere più Gesù impressionarono fortemente la piccola veggente.
Queste sofferenze arrecate a suo Figlio
hanno addirittura mosso la Madonna a chiedere ai pastorelli di volersi
offrire come vittime per ripararle: “Volete offrirvi al Signore per
sopportare tutte le sofferenze che Lui vorrà mandarvi, in atto di
riparazione per i peccati con cui è offeso, e di supplica per la
conversione dei peccatori?”.
I tre pastorelli capirono l’afflizione
della Madonna per le sofferenze del Cristo, così chiaramente manifestata
da Lei. Nel piccolo Francesco, ad esempio, questa tristezza di Gesù e
di Maria aveva suscitato il desiderio di consolarli. “Non hai notato
come la Madonna anche nell’ultimo mese, diventò così triste quando disse
di non offendere più il Signore Dio, che è già tanto offeso?” -disse
una volta a Lucia-. E continuò: “Io vorrei consolare il Signore e poi
convertire i peccatori, affinché non l’offendano più”. E la stessa
percezione dei dolori di Gesù e di Maria avevano Lucia e la piccola
Giacinta.
- Maria soffre per noi, per i suoi figli
Maria ha sofferto sul Calvario anche
per noi, per i suoi figli. È proprio lì, infatti, che il Signore
l’affidò all’apostolo Giovanni: “ecco tua Madre”. Ma soprattutto, affidò
Giovanni a Maria e, in lui, affidò a Lei tutta l’umanità: “ecco tuo
figlio” (cfr. Gv 19,26-27), come ben sottolinea la Costituzione Lumen
gentium. In questo modo la sua “funzione materna si dilatò, assumendo
sul Calvario dimensioni universali”. Lo ribadiva splendidamente San
Giovanni Paolo II qui a Fatima: “Sin dal tempo in cui Gesù, morendo
sulla croce, disse a Giovanni: ecco tua Madre; sin dal tempo in cui il
discepolo la prese nella sua casa, il mistero della maternità spirituale
di Maria ha avuto il suo adempimento nella storia con un’ampiezza senza
confini. Maternità vuol dire sollecitudine per la vita del figlio… In
Cristo Ella ha accettato sotto la croce Giovanni e, in lui, ha accettato
ogni uomo e tutto l’uomo”.
Così, il mistero della maternità di Maria
estesa a tutti gli uomini non si è compiuto senza dolori. La legge
universale della maternità che Dio aveva imposto ad Eva dopo la caduta
originale, “con dolore partorirai i tuoi figli” (Gen 3,16), si è
avverata in Maria Addolorata, nuova Eva, nuova “Madre di tutti i
viventi” (cfr. Gen 3,20), ma in modo tutto nuovo, cioè, non nel parto
verginale di Gesù, bensì quando Ella ci generava in unione al suo Figlio
sacrificato sulla croce.
È la preoccupazione materna per noi che ha
mosso Maria Santissima a venire a Fatima! “Nella sua sollecitudine
materna, la Santissima Vergine è venuta qui… per chiedere agli uomini di
‘non offendere più Dio, Nostro Signore, che è già molto offeso’. È il
dolore di madre che la obbliga a parlare; è in palio la sorte dei suoi
figli”.
Nell’apparizione del 13 luglio, dopo aver
mostrato ai pastorelli la visione dell’inferno, la Madonna disse loro:
“Avete visto l’inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per
salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore
Immacolato”. E poi, dopo aver parlato a lungo dei castighi che sarebbero
sopraggiunti al mondo, insegnò loro questa preghiera chiedendo di
recitarla dopo ogni mistero del Rosario: “O Gesù mio! Perdonateci,
liberateci dal fuoco dell’inferno, portate in Cielo tutte le anime,
specialmente quelle che ne hanno più bisogno”. Il 13 agosto disse in
tono triste ed urgente ai pastorelli: “Pregate, pregate molto, e fate
sacrifici per i peccatori; molte anime vanno all’inferno, perché non c’è
chi si sacrifichi e preghi per loro”.
I pastorelli capirono anche le sofferenze
di Gesù e di Maria per la dannazione dei peccatori, e, in modo eroico,
pregarono molto e fecero molte penitenze. San Giovanni Paolo II dice:
“La piccola Giacinta ha condiviso e vissuto quest’afflizione della
Madonna (per i peccati e per l’eterna condanna dei suoi figli)
offrendosi eroicamente come vittima per i peccatori. Un giorno, quando
essa e Francesco avevano ormai contratto la malattia che li costringeva a
letto, la Vergine Maria venne a visitarli in casa, come racconta
Giacinta: ‘La Madonna è venuta a vederci e ha detto che molto presto
verrà a prendere Francesco per portarlo in Cielo. A me ha chiesto se
volevo ancora convertire più peccatori. Le ho detto di sì’. E, quando si
avvicina il momento della dipartita di Francesco, la piccola gli
raccomanda: ‘Da parte mia porta tanti saluti a Nostro Signore e alla
Madonna e di’ loro che sono disposta a sopportare tutto quanto vorranno
per convertire i peccatori’. Giacinta era rimasta così colpita dalla
visione dell’inferno, avvenuta nell’apparizione di luglio, che tutte le
mortificazioni e le penitenze le sembravano poca cosa per salvare i
peccatori”. E lo stesso si può dire di Lucia e del piccolo Francesco.
Carissimi fratelli e sorelle, diceva San
Giovanni Paolo II: “Il messaggio della Signora di Fatima, così materno, è
al tempo stesso così forte e deciso. Sembra severo… Invita alla
penitenza. Avverte. Chiama alla preghiera. Raccomanda il Rosario. Questo
messaggio è rivolto ad ogni uomo”. Perciò, noi non possiamo rimanere
indifferenti e neppure possiamo porre sotto silenzio parti di esso
ritenendole “politicamente poco corrette”: Siamo innanzi ad un appello
così forte, così misericordioso e materno! Piuttosto chiediamo a Lei,
alla Bianca Signora, la grazia di imparare ad essere suoi veri figli, di
non essere sordi ai suoi richiami, manifestati in maniera così
inequivocabile ed amorevole qui a Fatima. Chiediamole di non restare
indifferenti davanti ai suoi dolori, di essere solidali con l’umanità
intera, di vivere in pienezza la splendida realtà del Corpo Mistico!
Fonte: https://it.zenit.org/2017/09/15/card-piacenza-la-madonna-addolorata-e-venuta-a-fatima/