"E Gesù si mise a rimproverare". Inizia così il Vangelo di oggi.
Possibile che Gesù, il mite e misericordioso, rimprovera i suoi
ascoltatori? Gesù non è sdolcinato, ma è dolcemente serio e fermo. Cos’è
il rimprovero? È mettere davanti al peccatore i suoi errori con voce
seria, soprattutto quando già corretto più volte si disinteressa dei
precedenti rimproveri e continua ad errare. Il rimprovero è una
correzione e dev’essere motivata dall'amore che
si ha verso l'errante. Quindi il rimprovero che scaturisce da un cuore
buono è un atto caritatevole. La correzione ci vuole, altrimenti il male
cresce e si moltiplica. Non è facile accettare un rimprovero giusto, a
causa dell’orgoglio che è in noi. Se oggi rimproveri un fanciullo,
subito si mette a piangere. Se un professore rimprovera un adolescente,
subito decide di non andare più a scuola. Se rimproveri un adulto, non
ti rivolge più al parola. Se rimproveri i fedeli che vengono
abitualmente tardi in chiesa, decidono di frequentare un’altra chiesa
dove il prete è permissivo. Se rimproveri il prete perché celebra la
messa in fretta, ti emargina dalle attività della parrocchia. Insomma
questa è una generazione orgogliosa.
Gesù ci esorta a rimproverare
e, a volte, con voce tonante. È ovvio che il rimprovero dev'essere fatto
con carità e non per mortificare chi pecca. Due persone mi hanno
rimproverato fortemente e il loro rimprovero fatto con grande serietà mi
ha condotto a cambiare condotta.
Amen.
Alleluia.
(Il Granellino di Padre Lorenzo Montecalvo dei Padri Vocazionisti)
“Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il
maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite”. Il primo
esame di coscienza, a cui il Vangelo di oggi ci spinge, è quello di
vedere se la nostra vita è piena o meno di miracoli. Quando pensiamo a
questi segni di Dio, ci viene spontaneo andare alla ricerca di grandi
segni straordinari, ma la verità è un'altra: i miracoli sono la
tenerezza di Dio nei piccoli dettagli della nostra esistenza. A volte
è un miracolo lo sguardo di un figlio, il silenzio della mattina
presto, la pagina di un libro, una consapevolezza imprevista, il fatto
di camminare con le nostre gambe, la serenità di accettare quando questo
non è possibile, e così via. Tutte le cose che ho elencato troppo
spesso le diamo per scontate e non le consideriamo un dono, un segno di
Dio, un miracolo della sua vicinanza a noi. E quando tu ragioni con “il
tutto mi è dovuto”, allora si rischia di fare la fine di Corazin e
Betsaida: “Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a
Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a
voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e
nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del
giudizio avranno una sorte meno dura della vostra”. La conversione
consiste nel cambiare lo sguardo sulle cose perché esse non sono così
come noi le abbiamo viste per molto tempo. Una persona che si accorge di
tutto il bene che è presente nella sua vita vive con più gratitudine, e
non spreca nulla. Sprecare significa vivere costantemente scontenti,
con lo sguardo fisso sempre a ciò che non abbiamo e completamente ciechi
davanti a quello che invece c’è. L’inferno non è forse avere tutto
quello che ci serve per essere felici e non accorgercene? L’inferno non è
forse pensare che ciò che stiamo cercando è sempre domani e mai oggi?
Ecco perché Gesù tuona così forte oggi, per svegliarci al “qui ed ora”, e
sperimentare così un pezzo di eternità nascosta nel presente.
(Don Luigi Maria Epicoco)
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,20-24)
In
quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva
compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite:
“Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida. Perché, se a Tiro e a Sidóne
fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi,
già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella
cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidóne nel giorno del giudizio
avranno una sorte meno dura della vostra.
E
tu, Cafarnao, ''sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi
precipiterai!''. Perché, se in Sodoma fossero avvenuti i miracoli
compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel
giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!”.
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