Una bellissima testimonianza del marito Enrico, che racconta: " Saputo della malattia in fase terminale, una delle nostre prime preoccupazioni è stata quella di partire per Medjugorje e di portare i nostri amici, le famiglie che in questi anni avevano recitato un rosario per noi una volta a settimana, perché noi ci siamo conosciuti lì e volevamo riconsegnare alla Madonna tutta la nostra vita."
Ciao a tutti so che molti di voi mi conoscono, altri no, io sono Enrico, il marito di Chiara Corbella, transitata al cielo il 13 giugno 2012.
Sono molto contento di fare questa testimonianza, perché siete giovani e quindi il Signore può fare ancora molto con voi. Desidero raccontare brevemente la nostra storia perché non tutti la conoscono; credo che oggi il Signore vi farà un grande dono nel sentir parlare mia moglie Chiara
Io e Chiara ci siamo sposati il 21 settembre del 2008, dopo pochi mesi siamo rimasti in dolce attesa della nostra prima bimba che si chiama Maria Grazia Letizia, è una bimba speciale perché è vissuta solo mezz’ora. Questa bimba è stata speciale perché in mezz’ora ha portato tanti amici alla conversione. Maria Grazia Letizia aveva una malformazione che si chiama anencefalia, non aveva la scatola cranica e quindi era incompatibile con la vita. Io e Chiara abbiamo deciso di portare avanti la gravidanza e questa nostra scelta ci ha permesso di vivere un’esperienza meravigliosa, con lei abbiamo vissuto l’eternità, sia nel giorno della sua nascita che a seguire. La sua vita, seppur breve non è un brutto ricordo per noi; Chiara diceva sempre che se avesse abortito avrebbe fatto di tutto per dimenticare quel giorno, mentre tenerla in braccio, accompagnarla fino al Padre è stato uno dei giorni più belli della sua vita e vi assicuro anche della mia, perché rimanendo nel tema del ritiro “Il Signore non delude”, il Signore non ci ha mai promesso che non moriamo, fratelli, quello che dobbiamo fare è accompagnarci fino a Lui e quello che come genitori potevamo fare era questo e il Signore ci ha dato la grazia di farlo.
Così avendo fatto una bella esperienza con la prima gravidanza, poco dopo abbiamo pensato che questo amore non poteva aspettare, non c’era motivo di aspettare per avere un altro figlio, anche se tutti intorno a noi ci dicevano che Chiara sarebbe crollata, avrebbe avuto la depressione post partum, che prima doveva riprendersi bene fisicamente; ma noi sapevamo che non era così. Tra l’altro Chiara aveva avuto un parto naturale, anche se i medici ci avevano detto che era impossibile, in quanto la bimba, non avendo la scatola cranica, non poteva spingere… ed invece fu un parto fantastico.
Dopo poco, Chiara rimane incinta di un altro bimbo, che si chiamerà Davide Giovanni. Anche lui vive solo mezz’ora.
Questa volta, però, all’inizio le ecografie ci dicevano che l’unico problema era che il bimbo non aveva le gambe, quindi noi ci siamo adoperati per accogliere nella nostra vita un figlio che sarebbe stato disabile; poi, invece, da ecografie seguenti emergeva che aveva anche delle malformazioni alle viscere, dunque Davide non era compatibile con la vita, come qui la consideriamo. Così abbiamo potuto accompagnare anche questo nostro secondo figlio fin dove potevamo, fin dove il Signore voleva.
Poi ci siamo guardati con Chiara ed, avendo fatto ancora un’esperienza bellissima di amore, abbiamo deciso di avere un altro figlio. Parlo di esperienze bellissime perché gli stessi funerali dei miei figli e poi anche di mia moglie non sono mai stati dei funerali e infatti mi sembra strano chiamarli così; quelle cerimonie sono state momenti di eternità fantastici e qualcuno di voi può testimoniarlo. Così abbiamo deciso di far Francesco, questo bimbo che oggi c’è, è sano, è bello ma ovviamente la storia non finiva qui. Ed è una storia meravigliosa.
Francesco è stato concepito nell’unico momento possibile, perché Chiara già in quel periodo aveva una piccola lesione sulla lingua, che pensavamo fosse un’afta, invece era un carcinoma; logicamente se noi l’avessimo saputo prima, come paternità e maternità responsabile, avremmo aspettato, ed è logico, io avrei preferito che mio figlio adesso avesse una madre, anche se una madre ce l’ha. Così Chiara rimane incinta di Francesco, le ecografie ci dicono che sta bene, quindi finalmente sarebbe arrivato quello che tutti dicevano essere il figlio della consolazione, anche se per noi lo erano anche gli altri, ma i medici diagnosticano a mia moglie questo tumore.
Cosa fare? Senza ombra di dubbio, la vita l’avevamo difesa prima e continuiamo a difenderla, non avevamo molta scelta, ci siamo soltanto fidati di quello che ci chiedeva il Signore, perché fino a quel momento non ci aveva deluso e non potevamo sapere quello che sarebbe accaduto dopo. Chiara ha aspettato tutta la gravidanza per curarsi, la mia ansia cresceva ogni giorno che passava, fino a che il 30 maggio del 2011 nasce Francesco. Subito dopo Chiara si opera per asportare il tumore, ma i medici trovano due metastasi ai linfonodi del collo, così inizia il calvario: chemio, radioterapia, peg, che è un tubicino nello stomaco per alimentarsi, perché il tumore aveva reso necessaria l’asportazione di parte della lingua, che ovviamente dopo si è gonfiata e Chiara non poteva mangiare. I primi controlli sembrano andare bene, l’ultimo va malissimo; siamo arrivati più o meno a marzo di quest’anno quando ci dicono che Chiara era una malata terminale, che non c’era più niente da fare, le terapie non funzionavano, il tumore era troppo aggressivo e troppo invasivo.
Saputo questo, una delle nostre prime preoccupazioni è stata quella di partire per Medjugorje e di portare i nostri amici, le famiglie che in questi anni avevano recitato un rosario per noi una volta a settimana, perché noi ci siamo conosciuti lì e volevamo riconsegnare alla Madonna tutta la nostra vita.
Così volevamo organizzare un piccolo aereo, il papà di Chiara è il presidente dei Tour Operators italiani, quindi aveva questa possibilità e in un giorno abbiamo riempito un aereo di linea da 160 persone e vi assicuro che ne avremmo potuti riempire due. Siamo stati molto lusingati di tutto l’affetto che ci circondava e che mi circonda ancora adesso. Quindi siamo partiti per Medjugorje, per chiedere al Signore la grazia di accogliere la grazia, qualunque essa sarebbe stata.
Nel video che ora vi propongo c’è la testimonianza della nostra storia fatta a Medjugorje da Chiara, però è la testimonianza intrecciata con il nostro matrimonio, vedrete, infatti, alcune parti del video del mio matrimonio, dove incredibilmente le letture che abbiamo scelto, il Vangelo, sono estremamente profetiche, in un disegno che solo il Signore poteva conoscere.
Io sono tanto lusingato che il Signore mi abbia scelto, non lo so perché, ma ha voluto così e che pure mia moglie mi abbia scelto. Al funerale è venuto il Cardinal Vallini, ha parlato di una nuova Santa Gianna Beretta Molla ed è vero che è così, mia moglie è santa e io non ho dubbi; non è che fosse questo il mio desiderio, sinceramente avrei preferito invecchiare con lei, però il Signore nei suoi progetti incredibili ha concesso a me di sposare questa donna.
La cosa che mi preme farvi capire è che noi siamo fatti di carne, la nostra non è una storia di una santità particolare, come Padre Pio che aveva il dono della bilocazione, ma di una vita normale. Chiara non si era mai accorta di essere così speciale, io un po’ me ne ero accorto, ma non pensavo così tanto.
Chiara è nata nel Rinnovamento nello Spirito, io conosco la Comunità Gesù Risorto perché facevo parte della Comunità Maria, quindi noi pregavamo come pregate voi; logicamente noi credevamo fermamente che se il Signore avesse voluto, avrebbe guarito Chiara, però il Buon Dio vede molto più in là di quanto vediamo noi.
Io di professione sono fisioterapista e lavoro con i malati terminali, quindi sapevo benissimo quello che sarebbe successo, come sarebbe andata la malattia di Chiara e questo rendeva le cose un po’ più difficili per me. Mia moglie, sapendo di essere terminale, mi chiese di non dirle mai quanto tempo le sarebbe rimasto da vivere, questo perché aveva paura che il diavolo potesse metterle paura. Lei non l’ha saputo logicamente, però poi il corpo va e ti accorgi che non ti manca tanto. Sapevo che a Chiara sarebbero rimasti un paio di mesi, sono stati due mesi e dieci giorni.
Quando siamo arrivati a Medjugorje, Chiara aveva un occhio bendato perché aveva una metastasi che le faceva molto male; nel video parla molto tranquillamente, ma vi assicuro che non ce la faceva, a parlare né tantomeno a camminare, è un miracolo che in quei giorni non abbia avuto dolori. Il Buon Dio ha dei progetti strani, ti dona tanti piccoli segni per farti capire la Sua presenza e noi li abbiamo accolti tutti e abbiamo vissuto della consolazione che Cristo ci dava.
Tornati da Medjugorje siamo andati a vivere in campagna, Fra Vito, che è il nostro Padre spirituale faceva avanti e indietro da Cagliari. Il rapporto tra Fra Vito e Chiara era un po’ come tra San Francesco e Fra Jacopa, c’era un amore particolare. Quindi il frate ci ha fatto la grazia di vivere con noi, ogni giorno facevamo la messa, le lodi, i vespri, pregavamo cantando in lingue e quelli sono stati mesi meravigliosi, al di là di tutto devo dire che sono stati dei mesi meravigliosi. In questi anni di matrimonio io e Chiara non abbiamo conosciuto, purtroppo o per fortuna, una ordinarietà, invece in questi ultimi mesi il Signore ci ha fatto vivere una routine, anche con Francesco, che abbiamo assaporato attimo dopo attimo e ci siamo preparati ad accogliere lo Sposo che arrivava. Perché il vero Sposo è sempre Lui, per tutti noi, anche se ci sposiamo, in realtà il vero matrimonio è quello che avremo tutti con Cristo, dal quale non possiamo scappare.
Per questo Chiara è vestita da sposa, quando è morta l’abbiamo vestita da sposa, perché lei era una sposa.
Noi come voi crediamo nei miracoli e logicamente non c’è giorno che non glielo abbiamo chiesto. Ma una volta Chiara mi guarda e mi dice “Enrico se tu sapessi che il tuo sacrificio salverebbe dieci persone, lo faresti?”, io le dico “Sì, io lo vorrei fare, se il Signore mi dà la grazia, lo voglio”. Allora lei mi risponde “Forse questa guarigione, anche se gliela chiedo, non la voglio!”.
Ed ora che sta succedendo? Proprio questo: questa luce si sta diffondendo, il seme che cade in terra non muore, genera molto frutto e così è stato per Chiara. Nella nostra vita abbiamo sempre vissuto questa frase: “Siamo nati e non moriremo mai più”, che ora è associata a Chiara ma che in realtà è stata detta dal vostro fondatore, che io ho conosciuto quando avevo quindici anni, Giampaolo Mollo, gliela ho rubata, però mi piaceva tanto.
Siamo arrivati al 13 giugno, avevamo capito che mancava poco, Fra Vito non era con noi in quel momento, era a Cagliari, quindi l’ho chiamato e gli ho detto di fare presto, lui ha preso l’aereo ed è venuto; era un giorno molto faticoso, logicamente Chiara stava molto male ma ha aspettato Fra Vito come un’innamorata, ma non perché lo amasse, ma perché sapeva che lui le portava Gesù. Credo che valeva tutta la vita vivere per essere presenti a quell’ultima messa.
Chiara ha vissuto quella messa in un modo incredibile, il Vangelo era “Voi siete il sale della terra, la luce del mondo” e Chiara contemplava quelle parole e diceva: “Che bello, che bello tutto quello che sta succedendo”. Ci ha salutato tutti ed è stata cosciente fino alla fine e … sapete nel mio lavoro ho visto tante persone morire… io non ho mai visto morire nessuno così, forse perché i cristiani sono pochi e dovrebbero essere un po’ di più. Chiara è morta felice!
Quel sorriso che avete visto nel filmato, lei ce l’aveva quando moriva; vi chiederete come sia possibile una cosa del genere, certamente è frutto di un cammino, di un percorso, di tanto amore, però vi rendete conto che si può morire felici? Cristo è Risorto, ma a noi uomini importa poco che Cristo è risorto, siamo noi che desideriamo risorgere con Lui e la mia gioia nasce dal fatto che Cristo mi dice che anche io posso risorgere e Chiara aveva ben in mente questo. Infatti, nell’ultimo periodo era invincibile, nel senso che aveva indurito il suo sguardo, perché come Gesù che va a Gerusalemme e indurisce il suo sguardo perché sapeva quello che stava per accadere, così Chiara ha indurito il suo sguardo e fatto le cose seriamente: non lasciava entrare nella sua mente paure che l’avrebbero allontanata da Cristo, certo questo è frutto di tanta grazia, di tante preghiere, ma Dio per ognuno di noi è pieno di grazie, quella per Chiara non era una grazia speciale … Dio la grazia vuole darla a tutti. A volte le persone mi dicono che Chiara era così bella, piena di grazia e che non per tutti è così, ma vi assicuro che neanche per Chiara era così. Se sapeste quanti peccati abbiamo fatto, quanto abbiamo sbagliato nel fidanzamento, ma al Signore, una volta che ti sei confessato, non gli interessa proprio niente dei tuoi peccati, sei una creatura nuova, il problema siamo noi che siamo sempre legati a questo passato; allora con Chiara avevamo capito che l’unica soluzione per non impazzire era vivere il presente.
C’è una bellissima frase che dice: “Il passato è storia, il futuro è un mistero, il presente è un dono ed è per questo che lo chiamiamo presente”.
Ed e vero, il diavolo ci tenta sempre sul passato e sul futuro, mettendoci tante paure; ecco Chiara fino all’ultimo giorno ha avuto la grazia di vivere il presente e facendo così noi abbiamo riso davanti alla morte, perché Chiara sapeva dove andava, non ne aveva dubbi, questo fa parte della sua santità certo, lei sapeva che andava a stare molto meglio di qua, infatti secondo lei la croce più grande era la mia. E pure secondo me se permettete. E mi ha detto: “Tu rimani qua io vado a stare bene Enrico”, insomma accompagnare Chiara per me è stato un onore incredibile e logicamente farà parte della mia vita sempre.
Mio figlio ha fatto 1 anno il 30 maggio, Chiara è morta tredici giorni dopo e cosa poteva regalargli? Ha scritto una lettera a Francesco, che ora vi leggerò se il Signore mi darà la grazia di farlo; fino ad adesso non l’ho mai letta, al di là del funerale, perché pensavo fosse solo di Francesco, in realtà ho capito che non è così, adesso ci sono tanti figli di Chiara sparsi nel mondo, in questa lettera lei ha scritto quello che vuole consigliare al figlio, e credo che lo voglia consigliare ad ognuno di voi.
Carissimo Franci,
oggi compi un anno e ci chiedevamo cosa poterti regalare che potesse durarti negli anni e così abbiamo deciso di scriverti una lettera. Sei stato un dono grande nella nostra vita, perché ci hai aiutato a guardare oltre i nostri limiti umani, quando i medici volevano metterci paura, la tua vita così fragile ci dava la forza di andare avanti. Per quel poco che ho capito in questi anni, posso solo dirti che l’amore è il centro della nostra vita, perché nasciamo da un atto di amore, viviamo per amore e per essere amati e moriamo per conoscere l’amore vero di Dio. Lo scopo della nostra vita è amare ed essere sempre pronti ad imparare ad amare gli altri, come solo Dio può insegnarti. L’amore ti consuma, ma è bello morire consumati, proprio come una candela che si spegne solo quando ha raggiunto il suo scopo. Qualsiasi cosa farai avrà senso solo se la vedrai in funzione della vita eterna. Se starai amando veramente te ne accorgerai dal fatto che nulla ti appartiene veramente, perché tutto è un dono; come dice San Francesco: “Il contrario dell’amore è il possesso”. Noi abbiamo amato i tuoi fratelli Maria e Davide e abbiamo amato te, sapendo che non eravate nostri, che non eravate per noi e così deve essere tutto nella vita: tutto ciò che hai non ti appartiene mai, perché è un dono che Dio ti fa, perché tu possa farlo fruttare. Non scoraggiarti mai figlio mio, Dio non ti toglie mai nulla, se toglie è solo perché vuole donarti tanto di più. Grazie a Maria e Davide noi ci siamo innamorati di più della vita eterna ed abbiamo smesso di avere paura della morte, dunque Dio ci ha tolto, ma per donarci un cuore più grande ed aperto ad accogliere l’eternità già in questa vita. Ad Assisi mi ero innamorata della gioia dei frati e delle suore, che vivevano credendo alla provvidenza e allora ho chiesto anche io al Signore la grazia di credere a questa provvidenza di cui mi parlavano, di credere a questo Padre che davvero non ti fa mai mancare niente e Fra Vito ci ha aiutato a camminare credendo a questa promessa. Ci siamo sposati senza niente, mettendo però Dio al primo posto e credendo all’amore che ci chiedeva questo grande passo. Non siamo mai rimasti delusi, abbiamo sempre avuto una casa e tanto di più di quello che ci occorreva. Tu ti chiami Francesco proprio perché San Francesco ci ha cambiato la vita e speriamo che possa essere un esempio anche per te. E’ bello avere degli esempi di vita che ti fanno capire che si può pretendere il massimo della felicità, già su questa terra, con Dio come guida. Sappiamo che sei speciale e che hai una missione grande. Il Signore ti ha voluto da sempre e ti mostrerà la strada da seguire, se gli aprirai il cuore. Fidati ne vale la pena.
Mamma Chiara.
Io mi fermerei qui, ma c’è ancora una cosa che vorrei dirvi, facciamo un piccolo test:
Il contrario dell’amore, ve l’ha detto Chiara qui dentro, è il possesso;
il contrario della paura, la fede;
il contrario della morte, la gioia!
Allora se voi tenete a mente queste tre cose, Chiara ce le aveva sempre in mente, potete fare centro ragazzi!
Ovviamente mia moglie mi manca tanto, ho tanto dolore, tanta gioia, non ci capisco niente di quello che ho dentro, però sono contento di una cosa: che mia moglie ha fatto centro. Io e mia moglie guardavamo nella stessa direzione e lei è arrivata al centro, quindi quello che mi potevo augurare che succedesse a novantamila anni è successo ai suoi ventotto anni, però ha fatto centro e io ne sono contento.
Penso che il tema del ritiro dei giovani “La Speranza poi non delude” era proprio calzante con la nostra storia ed io vi ringrazio tanto.
Due cose Chiara aveva scelto per il suo funerale, una che lo celebrasse Fra Vito ed infatti anche se era presente il Cardinale, gerarchicamente avrebbe dovuto celebrare lui, l’ha potuto celebrare Fra Vito perché era volontà di Chiara e l’altra una volta mi disse: “Enrico, se mai dovesse succedere, al mio funerale voglio che chi viene possa ricevere una piantina, non voglio che mi si portino fiori, voglio che escano dalla chiesa con una piantina, perché si devono ricordare che la vita è fuori di loro”, è geniale mia moglie ragazzi, veramente, quando me l’ha detto ho pensato che fosse proprio una cosa bella; insomma è andata così, abbiamo comprato mille piantine, non erano poche, però poi eravamo 2.500 e non sono bastate per tutti però… la vita è fuori di noi!
Voglio dirvi ancora una cosa, tante volte mi chiedono se mi arrabbio con Dio per quello che mi è successo, io vi devo testimoniare che in questi anni non me la sono mai presa con Lui, neanche Chiara, forse perché eravamo coscienti dei nostri limiti; se prendi un metro e fai un giro intorno alla testa, scoprirai due cose: la prima quanto porti di cappello e la seconda fino a dove può arrivare la tua intelligenza. Se vuoi che la tua vita sia fino a dove puoi arrivare tu, fratello mio caro, avrai una vita mediocre. Ma che brutta! Se invece ti fidi di Dio, di quello che Lui ha pensato per te, anche se tante volte non è facile, Dio agisce, proprio quando pieghi le tue ginocchia; mi viene in mente quella frase in cui il Signore dice: “Non vi ho dato uno Spirito per ricadere nella paura, ma vi ho dato uno Spirito che vi rende figli di Dio e che vi fa gridare Abbà Padre”, in questa frase c’è tutto quello che ci serve, perché la paura certo che ce l’hai, io ce l’avevo, Chiara ce l’aveva, certamente, però la grazia che abbiamo avuto è stata quella di gridare “Abbà Padre”; se tu gridi Abbà Padre, vinci quella paura; se è vero quello che ci dice il Signore e se permettete se non è vero, cosa ci facciamo qui? è proprio quando hai paura che hai l’occasione di incontrare Gesù, è proprio quando hai dei problemi che lo puoi incontrare fratello mio; proprio quando le cose non vanno come vuoi tu è un’occasione che Dio ti sta mettendo davanti per riconoscere che sei limitato, che il cappello che hai è così piccolo. Chiara conosceva i suoi limiti e questa è la grazia che ti permette di conoscere che c’è un Padre che ti ha creato e che ti ha amato da sempre ed è forse per questo che non siamo stati delusi da tanto amore che Dio ci ha dato.
Io non vedo l’ora, a volte, di andare a trovare mia moglie e i miei figli, mi dispiace per Francesco che rimane qua, però a volte lo desidero e allora dico “Signore chiamami presto, perché qua è una fatica”, però questa è la mia croce e la croce è quel candelabro che ci illumina, questo ce lo ha insegnato Chiara quando stava morendo, era così bella e luminosa, ragazzi, che mi dispiace non l’abbiate vista, Dio mi ha dato l’onore di vederla e la custodirò nel mio cuore per sempre. Grazie.
http://www.chiaracorbellapetrillo.org
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