( note di catechesi sul sacramento dell' "Unzione degli infermi").
CHE POSTO HA IL SACRAMENTO DELL’UNZIONE DEGLI INFERMI
NELLA NOSTRA VITA CRISTIANA?
Don Flavio Peloso
Il sacramento dell’Unzione degli infermi non sempre è ben compreso, a volte è temuto, è poco valorizzato.
Vorrei parlarne riferendo, innanzitutto, alcune osservazioni fatte da Papa Francesco durante l’udienza generale del 26 febbraio 2014, dedicata proprio a questo sacramento. Poi, raccoglieremo alcune note di catechesi del sacramento dal Catechismo della Chiesa Cattolica e dal Rituale.
Vorrei parlarne riferendo, innanzitutto, alcune osservazioni fatte da Papa Francesco durante l’udienza generale del 26 febbraio 2014, dedicata proprio a questo sacramento. Poi, raccoglieremo alcune note di catechesi del sacramento dal Catechismo della Chiesa Cattolica e dal Rituale.
Papa Francesco parla dell'Unzione degli infermi.
Il Papa ha iniziato osservando che sul sacramento dell’Unzione degli infermi regna oggi una grande confusione. Papa Francesco la descrive con immagini molto vive e concrete. «Quando
c’è un malato a volte si pensa: “chiamiamo il sacerdote perché venga”;
“No, poi porta sfortuna, non chiamiamolo”, oppure “poi si spaventa
l’ammalato”». In effetti «c’è un po’ l’idea che dopo il sacerdote arrivano le pompe funebri». Dobbiamo dunque convincerci che «questo
non è vero. Il sacerdote viene per aiutare il malato o l’anziano; per
questo è tanto importante la visita dei sacerdoti ai malati. Bisogna
chiamare il sacerdote presso il malato e dire: “venga, gli dia
l’unzione, lo benedica”. È Gesù stesso che arriva per sollevare il
malato, per dargli forza, per dargli speranza, per aiutarlo; anche per
perdonargli i peccati». Non è obbligatorio che segua la guarigione: ma spesso succede.
Dobbiamo ricorrere spesso e senza timore all’Unzione degli infermi perché– osserva Papa Francesco - «nel
momento del dolore e della malattia noi non siamo soli: il sacerdote e
coloro che sono presenti durante l’Unzione degli infermi rappresentano
infatti tutta la comunità cristiana che, come un unico corpo si stringe
attorno a chi soffre e ai familiari, alimentando in essi la fede e la
speranza, e sostenendoli con la preghiera e il calore fraterno». Questo è bello, ma non è ancora l’aspetto più importante del sacramento. «Il
conforto più grande deriva dal fatto che a rendersi presente nel
Sacramento è lo stesso Signore Gesù, che ci prende per mano, ci
accarezza come faceva con gli ammalati e ci ricorda che ormai gli
apparteniamo e che nulla – neppure il male e la morte – potrà mai
separarci da Lui».
Il Papa ha concluso invitando a prendere «l’abitudine di chiamare il sacerdote perché
ai nostri malati – non dico ammalati di influenza, di tre-quattro
giorni, ma quando è una malattia seria – e anche ai nostri anziani,
venga e dia loro questo Sacramento, questo conforto, questa forza di
Gesù per andare avanti. Facciamolo!».
Chi è considerato “infermo” e quindi nelle condizioni di ricevere il sacramento?
Tutti, sacerdoti e fedeli, sani e malati, dobbiamo ravvivare la coscienza che l’unzione degli infermi è un sacramento, un atto in cui si attua la guarigione spirituale e corporale di un malato da parte di Cristo attraverso la sua Chiesa.
Il Rituale attualmente in uso, nella sua introduzione pastorale (n.8-15), precisa:
-
“prima di un’operazione chirurgica si può dare all’infermo la sacra
unzione, quando, il motivo dell’operazione è un male pericoloso;
-
ai vecchi, per l’indebolimento accentuato delle loro forze, si può dare
la sacra unzione, anche se non risultano affetti da alcuna grave
malattia;
-
anche ai bambini si può dare la sacra unzione, purché abbiamo raggiunto
un uso di ragione sufficiente a far loro sentire il conforto di questo
sacramento;
-
quanto ai malati che abbiamo eventualmente perduto l’uso di ragione o
si trovino in stato d’incoscienza, se c’è motivo di ritenere che nel
possesso delle facoltà essi stessi, come credenti, avrebbero chiesto
l’unzione, si può senza difficoltà conferire loro il sacramento”.
Il
Rituale ricorda anche che "Il sacramento si può ripetere qualora il
malato guarisca dalla malattia nella quale ha ricevuto l’unzione, o se
nel corso della medesima malattia subisce un aggravamento.
Se
il sacerdote viene chiamato quando l’infermo è già morto, raccomandi il
defunto al Signore, perché gli conceda il perdono e lo accolga nel suo
regno, ma non gli dia l’unzione.
La preparazione al sacramento.
Alla
celebrazione si dovrà premettere un'adeguata preparazione pastorale sia
degli infermi che riceveranno la sacra Unzione, sia degli altri infermi
eventualmente presenti, sia dei fedeli in genere.
Il Rituale dell’Unzione degli infermi; al n.66, precisa: “Il
sacerdote che deve dare a un malato la sacra Unzione, s'informi,
anzitutto sul suo stato, per tenerne il debito conto nel predisporre sia
l'ordine della celebrazione nel suo insieme, sia la scelta della
lettura biblica e delle orazioni: tutte modalità da concordare, per
quanto possibile, con il malato stesso o con la sua famiglia; sappia
inoltre approfittare dell'occasione per spiegare il significato e il
valore del sacramento”.
Il libro del Rituale ha come titolo Sacramento dell’unzione e cura pastorale degli infermi.
Già il titolo dice che il sacramento dell’unzione si inserisce
all’interno di una più ampia attenzione pastorale della Chiesa verso i
malati. Non è né una benedizione qualsiasi (“fa sempre bene” ) e non è
nemmeno un atto isolato, un rito cui attribuire “effetti magici “ di
guarigione.
l
sacramento ha senso solo all’interno di una cura pastorale verso i
malati, cura fatta di presenza, attenzione, delicatezza da parte del
sacerdote e della comunità cristiana.
Il luogo e il rito dell'Unzione degli infermi.
Pur
essendo possibili e consigliate le celebrazioni del sacramento in
chiesa, il luogo proprio per la celebrazione è la casa del malato, dove
si reca il sacerdote accolto dai familiari.
È a questa piccola comunità riunita che la Parola di Dio è letta e spezzata.
Poi il sacerdote compie sul malato due gesti fondamentali.
Viene prima l’imposizione delle mani in silenzio: è il gesto apostolico per invocare il dono della grazia di Dio, lo Spirito santo.
Segue l’unzione con l’olio degli infermi, fatta sul palmo delle mani e sulla fronte, accompagnata da una invocazione rituale con le parole della tradizione della Chiesa: «Per questa santa unzione e la sua piissima misericordia, il Signore ti conceda la grazia dello Spirito e nella sua bontà ti sollevi».
Poi il sacerdote compie sul malato due gesti fondamentali.
Viene prima l’imposizione delle mani in silenzio: è il gesto apostolico per invocare il dono della grazia di Dio, lo Spirito santo.
Segue l’unzione con l’olio degli infermi, fatta sul palmo delle mani e sulla fronte, accompagnata da una invocazione rituale con le parole della tradizione della Chiesa: «Per questa santa unzione e la sua piissima misericordia, il Signore ti conceda la grazia dello Spirito e nella sua bontà ti sollevi».
Il malato riceve così la grazia di vivere con fortezza e speranza la sua malattia, in unione a Cristo sofferente.
Ricordiamo anche che la preghiera della Chiesa in questo sacramento comprende sempre la richiesta della guarigione fisica rivolta alla misericordia di Dio.
Entriamo qui in quel misterioso e delicato rapporto fra la provvidenza
divina e le richieste del cuore umano. Non è opportuno né giustificabile
spingersi oltre quanto la tradizione della Chiesa ci ha sempre invitato
a credere: può accadere, in determinate circostanze, che l’unzione
affretti o favorisca una guarigione fisica. Possiamo chiederlo e
sperarlo, ma affidando sempre con fiducia la nostra vita alla
misericordia di Dio. Quando per noi arriverà il momento dell’incontro
definitivo, il dono di grazia ricevuto nel sacramento ci aiuterà a
partecipare alla gloria del Padre.
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