Svelata la relazione, sinora segreta, della Commissione Ruini. Sulle prime sette apparizioni della Madonna i presunti veggenti non hanno mentito
Svelata la Relazione finora segreta della Commissione teologica internazionale vaticana, guidata dal cardinale Camillo Ruini, che ha giudicato credibili le apparizioni mariane di Medjugorje.
Lo riporta il giornalista e scrittore Saverio Gaeta, che l’ha pubblicata nel volume inedito “Dossier Medjugorje” (edizioni San Paolo).
In questi scritti inediti, i membri della Commissione
spiegano le motivazioni per cui, a schiacciante maggioranza (13 su 15
votanti) hanno ritenuto che gli inizi del fenomeno di Medjugorje non
siano riducibili a sole dinamiche umane, ma abbiano un’origine
soprannaturale.
Le prime sette apparizioni
In particolare, ritengono di «poter affermare con ragionevole certezza che la prime sette apparizioni risultano intrinsecamente credibili,
perché capaci di suscitare in chi le ha vissute un risveglio della
fede, una conversione del modo di vivere e un rinnovato senso di
appartenenza alla Chiesa». Le apparizioni si collocano dal 24 giugno al 3 luglio 1981, ossia in un arco temporale di dieci giorni.
Cinque sono avvenute sulla collina di Podbrdo, una nella
casa parrocchiale di Medjugorje, un altra nella località di Cerno, dove
gli allora veggenti, adolescenti, erano stati portati in auto dai
funzionari di polizia.
Cosa accadde nei presunti veggenti
In questi sette casi, fa notare Gaeta, pubblicando le
conclusioni della Commissione: è la Madre di Cristo che aspetta i
veggenti; il “fenomeno” (la Gospa, la Figura) sta davanti ai veggenti,
sempre nello stesso posto (nelle prime cinque); nei veggenti esiste la
memoria esatta del luogo e dell’ora della prima apparizione; il
messaggio non è indirizzato ai singoli individui, ma a tutti i presenti
(veggenti/percipienti); il fenomeno si verifica “all’improvviso” e di
sorpresa; il fenomeno provoca paura e disturbo nelle anime dei veggenti.
Nelle apparizioni successive l’apparizione provoca sempre meno sorpresa ed è in qualche modo è programmata.
Nessuna alterazione mentale
In virtù di queste premesse l’esame condotto dalla
Commissione internazionale ha portato a delle conclusioni molto chiare
su Medjugorje.
In primo luogo non ci sono
alterazioni a livello psicologico nei veggenti, allora adolescenti, «si
trattava di adolescenti normodotati, non manipolabili e non eterodiretti, in grado di riconoscere l’inganno e di prendere posizione nei suoi confronti».
In merito alla storia dei presunti veggenti, «nulla in
essa li aveva in un certo senso preparati alle presunte prime sette
apparizioni della Gospa; esse rimangono qualcosa che irrompe nelle loro
vite e nelle loro esperienze senza essere state richieste, cercate, desiderate, immaginate, volute o indotte».
Non ci sono interessi
L’ambiente in cui sono cresciuti i veggenti aveva «i
tratti della pietas christiana tradizionale, con una significativa
impronta mariana debitrice anche del carisma francescano, ma non tale da
attendere, ipotizzare, desiderare – e men che meno inventare con dolo –
una manifestazione sovrannaturale della santa Madre del Signore».
In merito alle conoscenze allora a disposizione dei
presunti veggenti, sia sul piano culturale sia sul piano delle verità
cristiane, «esse si presentano, al momento delle prime sette presunte apparizioni, senza particolari contenuti, inclinazioni o interessi a connotarle».
Non potevano sapere cosa succedeva nel mondo
Sul grado di partecipazione di allora dei presunti
veggenti alla vita ecclesiale «non è rilevabile, al momento delle prime
presunte sette apparizioni, un loro particolare protagonismo o impegno»
Infine, «in merito alle informazioni sugli avvenimenti
allora in corso al di fuori della Jugoslavia, sia in Europa sia nel
mondo, che potevano essere a disposizione dei presunti veggenti, esse non sono abbondanti,
tenuto conto delle strutture tipiche di uno Stato totalitario quale
quello di ispirazione marxista fondato dopo la seconda guerra mondiale
dal maresciallo Tito († 1980)».
La “sentenza” della Commissione
Tutte queste considerazioni portano la Commissione a dire
che «i risultati raggiunti evidenziano in modo sufficientemente
ragionevole che l’oggetto in esame, vale a dire le prime sette presunte
apparizioni, manifestano un essenziale e strutturale carattere di
indeducibilità ed eccedenza rispetto alla storia, all’identità e alle
possibilità sia dei presunti veggenti sia del loro ambiente vitale».
In pratica i veggenti, o presunti tali, non avevano le
caratteristiche per potersi inventarsi un fenomeno, così dettagliato, di
tale portata. «Parallelamente – scrive la Commissione – l’imprevedibile
e speciale legame religioso che l’evento introduce nell’esperienza dei
suoi primi destinatari appare compatibile con il carattere
sovrannaturale del segno».
Una Gospa “familiare”
Le prime sette apparizioni suscitano in loro «una
soggettualità, una responsabilità e un protagonismo a cui i presunti
veggenti non erano né preparati, né abituati». E il soggetto delle prime sette presunte apparizioni, la Gospa, «si presenta con caratteri e una familiarità inediti rispetto a quel che i presunti veggenti potevano conoscere di lei».
Il demonio non c’entra
E anche l’oggetto delle richieste/messaggi, «vale a dire
la pace nella sua dimensione essenzialmente teologale, acquista
un’urgenza, una dimensione e un significato che si dilata ben al di là
degli orizzonti già posseduti, vissuti e desiderati dai presunti
veggenti e dal loro ambiente vitale».
Viene esclusa «l’ipotesi di un’origine demoniaca degli inizi del fenomeno», che «appare
gratuita e infondata, essendo in contrasto con quanto è stato osservato
sul profilo iniziale del fenomeno, oltre che con i frutti positivi
derivati dal fenomeno stesso».
Gli elementi teologici che accomunano le prime sette
apparizioni denotano che «il soggetto, la Gospa, manifesta e mantiene un
legame indissolubile con il Cristo di Dio, e la sua persona e i suoi
gesti non sono comprensibili al di fuori di questo legame»
Che le richieste/messaggi del soggetto, la Gospa, «hanno
una strutturale dimensione teologale, sia nella loro dimensione
conoscitivo-intellettuale, sia nella loro dimensione pratico-operativa».
E infine che il manifestarsi della Gospa «ravviva nei presunti veggenti il senso della loro appartenenza alla Chiesa».
E’ sulla base di questi dati, la Commissione
internazionale ritiene di poter affermare con ragionevole certezza che
le prime sette apparizioni risultano intrinsecamente credibili.
Il Papa
Il Papa, dopo aver esaminato la relazione Ruini e i pareri su di essa dei membri della Congregazione per la dottrina della fede ha deciso di affidare all’arcivescovo polacco Henryk Hoser, una missione da «inviato speciale della Santa Sede» per «acquisire più approfondite conoscenze della situazione pastorale» a Medjugorje e «soprattutto, delle esigenze dei fedeli che vi giungono in pellegrinaggio» per «suggerire eventuali iniziative pastorali per il futuro». Tuttora Hoser è in missione a Medjugorje.Fonte: Aleteia Italiano
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