L’11
febbraio per la Chiesa è la Giornata mondiale del malato. A
Lourdes, tra l'11 febbraio e il 16 luglio 1858, la giovane Bernadette
Soubirous, contadina quattordicenne del luogo, riferì di aver assistito a 18 apparizioni della Madonna, in una grotta poco distante dal
piccolo sobborgo di Massabielle.
IO SONO "L' IMMACOLATA CONCEZIONE"
La
parola vuol dire senza macchia, cioè in Maria non sono state presenti le
conseguenze del peccato che i nostri progenitori hanno commesso
(peccato originale)
...di monsignor Jacques Perrier,
vescovo emerito di Tarbes e Lourdes
Il 25 marzo del 1858, la Signora di Massabielle svela finalmente il
suo nome: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Era la sedicesima volta che
appariva a Bernadette, ma prima si era sempre rifiutata di rivelare la
sua identità. Quando Bernadette glielo chiese il 18 febbraio, Lei
rispose: “Non è necessario”. Da allora, erano trascorse cinque
settimane. Due settimane durante le quali Bernadette udì la ripetuta
chiamata al pentimento. Poi tre settimane di silenzio. Se la
preparazione fu così lunga, è perché il messaggio era di una importanza
eccezionale.
Quattro anni prima, papa Pio IX, dopo aver consultato tutti i vescovi
del mondo, aveva proclamato che la Vergine Maria “nel primo istante del
suo concepimento […] fu preservata immune da ogni macchia di peccato
originale”. Non solo non ha mai peccato, ma è stata protetta da tutte le
ferite che i peccati degli uomini, sin dalle origini, hanno inflitto
alla nostra razza. Poiché il peccato lascia tracce, come la malattia,
anche se il paziente è guarito. Maria, al contrario, come il prefazio
della Messa dell’8 dicembre, “è stata preservata da tutte le conseguenze
del primo peccato”, un primo che è stato seguito da tanti altri!
A Bernadette, la Madonna dice ancora di più del dogma del 1854.
L’Immacolata Concezione è così eccezionale che Maria prende la grazia
che le è stata data come suo nome: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Il
giorno dell’Annunciazione, quando l’angelo del Signore si rivolge a
lei, non l’ha chiamata con il suo nome abituale, “Maria”. Eppure era un
bel nome, che ricorda Miriam, sorella di Mosè. Nel Vangelo secondo San
Luca, l’angelo usa una parola che non si trova in nessuna altra parte
nel Nuovo Testamento e che noi traduciamo normalmente con “piena di
grazia”. Sarebbe più corretto dire: “perla di grazia”, “capolavoro della
grazia”. Questo è il suo nome. Maria non è la grazia. Non è lei che dà
la grazia: “La grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”,
dice San Giovanni nel Prologo del Vangelo. Ma lei è completamente
abitata dalla grazia, come il Tempio lo era dalla gloria di Dio. In
queste condizioni, non è sorprendente che la Grazia viene in lei per
incarnarsi.
Attraverso il privilegio dell’Immacolata Concezione, Dio ha
“preparato una degna dimora per il suo Figlio” (orazione e prefazio
dell’8 dicembre). C’è dunque un legame tra l’Immacolata Concezione e la
sua missione di essere la Madre di Dio. Non nel senso comune, che
confonde l’Immacolata Concezione di Maria e la concezione verginale del
bambino Gesù. Se Maria ha beneficiato di un privilegio unico, non è
stato per suo profitto personale ma affinché potesse liberamente
accettare la missione, umanamente incredibile, che le era stata chiesta.
L’Antico Testamento conosce delle concezioni miracolose in donne
anziane o sterili. Ma non la concezione verginale! Per accettare questa
missione, a Maria serve una fede assolutamente pura, più pura di quella
di Abramo, Zaccaria o San Pietro.
Dio non può accettare che il “sì” di un essere libero. Ma la libertà,
come diceva Giovanni Paolo II a Lourdes nel 2004, ha bisogno di essere
libera da ogni intralcio, da ogni debolezza. Per l’atto di fede di Maria
nell’Annunciazione – un atto unico e decisivo nella storia del genere
umano – Dio ha dotato Maria di una libertà integrale. Il privilegio
dell’Immacolata Concezione ha reso Maria sufficientemente libera per
accettare l’inverosimile.
Come l’Immacolata Concezione è il privilegio di Maria e solo suo,
rischiamo di pensare che non ci tocca più di tanto. Sarebbe un triplo
errore.
In primo luogo, ciò che la Vergine è per nascita è quello che noi
siamo chiamati ad essere, è la realtà della Chiesa, la “santa” Sposa di
Cristo, come diciamo nel Credo. Nella lettera agli Efesini, Paolo usa la
stessa parola – “immacolata” – per parlare della Chiesa o dei
cristiani. Come dice il prefazio dell’8 dicembre, l’Immacolata
Concezione è il “modello” della santità.
Ma non bisogna sbagliarsi circa il privilegio accordato alla Vergine,
che le evita le prove della fede. Tranne la Visitazione, quasi tutte le
apparizioni della Vergine nei Vangeli sono momenti di prova. E succede
che lei non “comprenda”. La sua fede, che non è mai stata sfiorata da
alcun dubbio, deve crescere. Come noi, Maria ha vissuto un
“pellegrinaggio della fede”, come ha detto papa Giovanni Paolo II. Che
Ella ci aiuti nei momenti di oscurità!
Infine, se abbiamo capito perché Maria ha goduto di questo
“privilegio”, non dobbiamo essere gelosi. Il privilegio le è stato
concesso in vista della sua missione. Per una missione unica, lei ha
ricevuto una grazia unica. Questo significa che anche noi, per le
missioni che ci vengono affidate, noi riceviamo la grazia necessaria.
Una volta esisteva una confraternita della “felicitazione” della
Vergine Maria. Lei stessa ha detto che tutte le generazioni la
proclamavano “beata”. L’8 dicembre, noi prendiamo nostro posto in questo
susseguirsi di generazioni. Onoriamolo!
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