Nonostante il dolore umano rimanga ancora, è tempo di gioia, è ora di mettersi in cammino verso "Colui che i cieli non possono contenere",
Come fecero i pastori quella notte che lasciarono un focolare nel campo, e calatosi un copricapo, un mantello attorno al capo per ripararsi dal freddo pungente della notte, si avviarono con un breve cammino ad adorare un Bambino che sarà salvezza per molti.
Anche noi siamo chiamati a Betlemme, certo noi faticheremo molto più dei pastori, perché saremo "costretti" a lasciare le nostre case riscaldate, le nostre tavole pieni di cibo e dolci, le nostre tombolate ecc. ecc......ma è necessario, anzi è obbligatorio andare ad adorare quel Gesù Bambino, quella Madre che ci dona le indicazione per amare e d'essere amati, quel Giuseppe che si è fidato coraggiosamente di un sogno, che ha saputo amare, proteggere una donna che aspettava un Figlio non suo (ma di Dio) che è stato premiato a guardare, dopo la Vergine Maria quel Dio fattosi , a tenerlo tra le braccia, a crescerlo anche tra i trucioli profumati del legno della sua bottega.
Come quei magi, nobili uomini delle terre lontane che seguono una stella e portare i loro doni preziosi ad un piccolo essere: " Oro, incenso e mirra", simboli preziosi.
E noi? rimarremo indifferenti, accontentandoci di stare in casa, tra luci effimere, regali magari neanche graditi, proteste di figli che volevano altri regali costosi e magari dimenticati dopo qualche giorno?
No, vi dico; usciamo, andiamo a "Betlemme", visitiamo Gesù che ancora viene a donarci amore e salvezza; perché visitando Lui, visiteremo anche se virtualmente, tanta gente sola, che non avranno nessuno con cui festeggiare, nemmeno una visita, magari in qualche ospizio di anziani o ospedali.
Amici, "il lutto è finito", ora è la gioia piena, quella "luce" che come il roveto bruciava ma non si estingueva mai, stanotte sarà davanti e in mezzo a noi e ci attende.
Aspetterà invano?
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