In cerca di una prima risposta alle domande sulla Confessione
e continuando a fare le confessioni, ho avuto la possibilità di incontrarmi con
il più grande teologo del nostro secolo: Hans Urs von Balthasar. Gli ho detto:
"Da quando sono a Medjugorje, ed anche prima, ho incontrato persone che
vengono a confessarsi solo per attenersi ai messaggi che invitano a farlo
mensilmente, però spesso mi hanno detto: “Non ho niente, ma sono ugualmente
venuto a confessarmi”. Ho chiesto dunque al teologo: "Come bisogna
comportarsi con questo tipo di pentimenti? Che cosa bisogna dire?" Egli mi
ha sorriso ed ha risposto: "Non deve aver paura, padre. Quando dicono che
non hanno nulla da confessare, ringraziate insieme ad essi il Signore perché
non hanno peccati. E poi fate questa domanda: “Avete in ogni caso amato Dio
più di tutte le altre cose? Ed il vostro prossimo come voi stessi?”.
Domanda ed ascolta! Perché, chi può dire di aver amato
perfettamente? Finché non può affermare ciò, deve ammettere qualcosa e per
questo deve chiedere perdono.
In quel momento ho capito le parole della Sacra Scrittura in
cui si dice che anche l'uomo giusto compie il peccato sette volte: "State
attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproverarlo; ma se si pente,
perdonargli. E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti
dice: mi pento, tu gli perdonerai" (Lc 17,3-4).
Perché succede facilmente anche quando si dice che non si
odia nessuno e che si amano gli altri come se stessi. Si scopre che in verità
ancora non si ama Dio più di ogni altra cosa. Penso che non esprimiamo una
condanna quando diciamo che nessuno può dire mai: "Il mio amore è
perfetto. Il mio sentimento di pace e la volontà di riconciliazione sono così
perfetti che posso rispondere sempre più affermativamente alla domanda: “Hai
sempre amato Dio più di ogni altra cosa ed il tuo prossimo come te stesso?”
Intanto, si badi bene, questo interrogativo non viene posto
per scovare in ogni occasione il peccato, ma viene rivolto per trovare, sempre,
il modo di operare un maggior bene. Mi sembra, infatti, che non si sottolinei
mai abbastanza che il Cristianesimo non è una ricerca del peccato per poi
spaventare l'uomo.
Il Cristianesimo non si è manifestato per giudicare gli
uomini, ma è una realtà presente per la sua salvezza. Il Cristianesimo è,
inoltre, la Luce che segue le tracce dell'uomo al buio. E' l'amore che si
manifesta e salva l'uomo dall'odio, è la pace che si offre all'uomo agitato, è
il tutto che si offre all'uomo agitato e torturato. La Carità che si dona a
coloro che sono torturati con crudeltà. E' il perdono che si concede all'uomo
distrutto dalla sua implacabilità.
Dunque, come il medico non è importante in quanto scopre la
malattia, ma in quanto ne conosce la cura, così avviene per la cristianità nei
confronti della Confessione. Il medico non è colpevole perché scopre la
malattia, è invece degno di lode proprio perché scopre o riesce ad individuare
il medicinale appropriato.
Può capitare che talvolta nella mente del malato si presenti
il dubbio che la sua malattia sia stata causata dal medico. Ciò non è giusto e
non aiuta a guarire dal male. Qualcosa del genere si può dire del
Cristianesimo. Non per difenderlo, ma per comprenderlo con maggiore semplicità.
Quando il Cristianesimo parla di peccato o quando invita alla
Confessione, non è per svelare il peccato, ma perché desidera offrire
salvezza.
Donando salvezza, più facilmente si trova il peccato. Più
facilmente si trova l'uomo distrutto. Il Cristianesimo non ha avuto origine da
un malato e peccatore, ma da un sano e santo. Al Cristianesimo non serve l'uomo
peccatore, ma per manifestarsi gli è assolutamente necessario l'uomo capace di
crescere nell'amore ed in tutte le buone virtù.
In altre parole, la mia domanda e la domanda di molti
credenti sulla Confessione è molto fondata, se consideriamo la Confessione solo
dal punto di vista di un errore o di una trasgressione compiuti. Ma ciò non è
la Confessione e neppure la missione universale del Cristianesimo. La
Confessione serve ed è motivata come Sacramento della Riconciliazione. Poiché
così l'uomo può crescere sino a giungere alla sua immagine di perfezione che
è annunciata e realizzata in Gesù Cristo.
"Cari figli! Per questa solennità desidero dirvi di
aprire il cuore al Signore di tutti i cuori. Datemi tutti i vostri problemi. Io
voglio consolarvi nelle vostre prove. Desidero colmarvi di pace, di gioia e di
amore di Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!" (20.6.1985).
"Cari figli! Vi esorto verso il prossimo, e soprattutto all'amore verso chi
vi procura del male. Così, con l'amore, potrete apprezzare le intenzioni del
cuore. Pregate ed amate, cari figli: con l'amore potrete fare anche ciò che vi
sembrava impossibile. Grazie per aver risposto alla mia chiamata! "
(7.11.1985).
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