Stiamo celebrando la Santa Messa in onore degli angeli custodi e
ci troviamo in un contesto particolarmente indicato per far festa con
questi nostri compagni celesti. (..) È nella luce dell'Amore
misericordioso di Dio che comprendiamo anche la creazione angelica.
Il termine "custode'; infatti, è l'espressione di quella
"custodia" che l'amore di Dio offre a ciascun uomo. In
questo senso gli angeli sono creati per diventare portatori della
misericordia di Dio, intesa come sollecitudine paterna e affettuosa
del nostro Dio verso tutta la creazione e, in modo particolare, verso
l'uomo, diventato ancor più bisognoso di cure dopo il peccato
originale. In quanto custodi, gli angeli sono intercessori presso
Dio, come ci rivela il libro di Tobia (Tb 3,17), presentando a Lui
suppliche in nostro favore. Sono particolarmente lieto di trovarmi
oggi in mezzo a voi perché mi offrite l'occasione per
sottolineare che il Grande Giubileo, annuncio della Misericordia del
Padre per tutte le creature, deve attirare la nostra attenzione sul
ministero angelico. Infatti, come potremo partecipare pienamente
all'amore misericordioso di Dio, che ci viene dispensato in primo
luogo sacramentalmente dalla Chiesa di Cristo, senza unirci
consapevolmente e nell 'amore ai santi e agli angeli del Cielo?
L'Anno Santo è l'occasione per entrare nella straordinaria
comunione di spirito con gli angeli custodi, per essere rialzati
quando inciampiamo e cadiamo, per essere consolati quando siamo
tristi, per essere fortificati nel combattimento spirituale, per
confidare in Gesù misericordioso. il Signore nel Vangelo, a
proposito della conversione di un peccatore, ci dice che "c 'è
gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si
converte" (Lc 15,10). Questo c ifa pensare che i nostri angeli
custodi si danno particolarmente da fare proprio nel ministero della
misericordia come via primaria di conversione. La loro sapienza
penetra, infatti, nel Cuore misericordioso di Dio, di cui conoscono
prima di noi e meglio di noi l'infinita misericordia; essi sono,
insieme ai santi, "radicati e fondati nella cantò, in
grado di comprendere quale sia l'ampiezza, la lunghezza, I 'altezza e
la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni
conoscenza, ricolmi di tutta la pienezza di Dio" (cf Ef3,17-19).
S. E. Mons. Crescenzio Sepe tratto dall'omelia pronunciata il 2.10.99
Messaggeri di Dio
L'esistenza degli angeli, quali spiriti, rimane sempre avvolta
nell'ombra del mistero, ma è molto meno negata di quanto si
potrebbe pensare in un mondo materialista come il presente. Parlare
di spiriti buoni e cattivi può ancora passare; ma se ai
cattivi si dà il nome di diavolo o demonio, il che richiama
l'inferno, allora le opinioni divergono maggiormente. Ad ogni modo, c
'è una notevole convergenza verso l'angelo custode, quando ci
si riferisce soprattutto ai bambini. il "new age" a modo
suo non disdegna di considerare queste forze, che per loro potrebbero
coincidere con le energie, le quali nell'universo possono influire
sull'esistenza degli esseri umani e addirittura guidarli. La
rivelazione ha la virtù della chiarezza per quanto concerne le
caratteristiche essenziali degli angeli. Il Catechismo della Chiesa
Cattolica ne parla compiutamente nello spiegare il Credo.' Dio creò
il cielo, la terra e l'uomo. il cielo sono anche gli angeli, la cui
esistenza è verità di fede. Essi, come dice il nome,
sono i messaggeri di Dio, i "servitori" di Dio, esseri
spirituali, immortali, con carattere personale. Di essi, una parte
defezionò formando così la schiera degli spiriti
maligni, i demoni, nemici di Dio e degli amici di Dio. Cristo è
al centro del mondo angelico: lo fu nella vita mortale, lo è
nella gloria. Ma essi sono intermediari anche tra noi e Dio. Sono a
servizio di Dio, ma anche a nostro servizio: "Dal suo inizio
fino all'ora della morte la vita umana è circondata dalla loro
protezione e dalla loro intercessione. Ogni fedele ha al proprio
fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita".
In una parola, essi aiutano l'uomo a fare la volontà di Dio.
S. Em.za Card Carlo Furno.
Compagni degli uomini
L'esistenza degli esseri spirituali incorporei, che la Sacra
Scrittura chiama abitualmente "angeli", è una verità
di fede che i cristiani professano abitualmente nel momento in cui
recitano il loro Credo. In questa professione di fede viene, infatti,
affermato.' "Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore
del cielo e della terra, e di tutte le cose (cioè esseri)
visibili e invisibili". I cristiani credono, dunque, agli
angeli, o almeno dovrebbero farlo.' ma, chi sono gli angeli? Quale è
il loro compito? Perché l'uomo deve pregarli ed affidarsi alle
loro cure? Dopo la Vergine Maria, gli angeli sono le creature più
perfette uscite dalla mente di Dio e, come esprime il loro stesso
nome, sono dei messaggeri.' angelo (angelus) vuol dire, infatti
"messaggero". Sono le creature più vicine a Dio. Su
comando divino gli angeli intervengono nel mondo e nella vita degli
uomini: li proteggono dal male,' li sostengono nelle tentazioni
ispirano loro buoni desideri,' li consigliano ed indirizzano ad amare
Dio e gli altri uomini. Secondo Suarez ("De Angelis" cap.
VI e XIX) sono sette le funzioni dell'angelo custode verso di noi:
1. ci libera e ci protegge dai pericoli che minacciano il
corpo e l'anima;
2. ci stimola a compiere il bene ed evitare il
male;
3. allontana i demoni e le tentazioni;
4. presenta a
Dio le nostre preghiere;
5. prega per noi;
6. ci corregge
delle nostre colpe;
7. al momento della morte condurrò la
nostra anima in Cielo, o ci visiterà in Purgatorio per
consolarci.
Queste creature spirituali, gli angeli, sono
fedeli servitori e messaggeri di Dio, per il fatto che "vedono
sempre la faccia del Padre... che è nei Cieli" Mt.
18,10). Essi sono potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla
voce della sua parola" (Sal. 103,20). Gli angeli sono puri
spiriti, infinitamente amabili: non hanno alcuna ombra di
imperfezione o di difetto. Essi, nel Cielo, godono della visione
beatifica, quindi condividono, ciascuno in modo particolare, la
gloria di Dio. Ciascun angelo è specificatamente diverso
dall'altro, ognuno ha un proprio compito, una propria funzione:
solamente provare ad immaginare il loro numero, o le loro funzioni,
sarebbe impossibile. Il numero degli angeli supera qualsiasi capacitò
umana di calcolo. Se si pensa al numero dei granelli di sabbia di
tutte le spiagge, o alle gocce d'acqua degli oceani, non si ha ancora
la minima idea del numero degli angeli. Gli angeli, così
numerosi, sono ovunque: un numero infinito di essi si trova vicino a
Dio; altri compiono il loro ministero sulla terra. San Gregorio
Magno, autore di "La celeste gerarchia", riconosce tre
grandi gerarchie di angeli; ciascuna di esse comprende tre cori, ed
esistono, quindi, nove cori in tutto:
1. Serafini, cherubini,
troni, 2. Dominazioni, virtù, potenze, 3. Principati,
arcangeli e angeli. San Paolo distingue fra gli angeli i troni, le
dominazioni, i principati e potestà (1 Col 1,16) ai gradi
aggiunge le potenze (Efl,21). La tradizione secondo la quale ogni
uomo è affidato alla custodia particolare di un angelo era già
stabilita tra i Giudei Mt 18,10); e fu precisata ulteriormente a
partire dal XII secolo da Onorio d'Autun. La Chiesa, senza imporlo,
ha sempre rispettato questa tradizione e ha conservato nel calendario
liturgico del 1969 la festa degli angeli custodi, fissata il 2
ottobre. È il Papa san Gregorio Magno che nella sua Omelia ci
parla chiaramente degli angeli: "Bisogna sapere che questa
denominazione d'angeli designa la loro funzione anziché la
loro natura, perché se questi beati spiriti della Celeste
patria sono sempre degli spiriti, essi non possono sempre essere
chiamati angeli: sono angeli solo quando annunciano qualcosa...
Chiamiamo arcangeli coloro che annunciano i più grandi
misteri... Ogni qualvolta che si tratta di un evento straordinario, è
Michele che la Scrittura cita come mandato, affinché il suo
nome (Chi è come Dio). Come l'alto stesso faccia capire che
nessuno può fare ciò che Dio fa con la sua
incomparabile potenza".
Il nome degli arcangeli viene dalla
lingua ebraica: Michele significa "Chi è come Dio?",
Gabriele "forza di Dio", Raffaele "Dio guarisce".
Il nome serafini vuol dire "gli ardenti". Gli angeli non
sono come gli uomini! Essi apprezzano la nostra attenzione, e ci
ripagano con amore, perché essi non dimenticano il bene ed il
loro amore non si raffredda mai. Impariamo a riflettere e a
ricordarci di questo amore gratuito per ringraziare e consolare
questi angeli gloriosi: facciamoci amici gli angeli! È così
facile avere amici così potenti! In questo modesto lavoro,
dopo un 'ampia panoramica sulla presenza e opera degli angeli nella
Bibbia e nel Catechismo della Chiesa Cattolica sono inserite
devozioni e preghiere rivolte sia ai cori angelici, nel loro insieme,
che ai singoli angeli ed arcangeli e, soprattutto l'angelo custode. È
importante sottolineare che la devozione nei confronti degli angeli
non deve slittare nell'adorazione, la quale deve essere riservata
solamente a Dio; piuttosto si deve imparare a lodare gli angeli per
tutto il loro lavoro, continuamente al servizio della incolumità
e salvezza eterna degli uomini {Vedi' San Tommaso d'Aquino: Summa
Teologica I questioni nn. 50-64). È inoltre altrettanto
importante sottolineare che le preghiere che seguiranno, sono
preghiere con gli angeli, affinché tramite la loro preghiera e
intercessione sia continuamente lodato e ringraziato Colui che ce li
ha inviati in dono.
La missione dell'Angelo Custode
16 luglio 1947.
Dice S. Azaria:
«La missione dell’Angelo Custode si crede, da parte della gente, che
cessi con la morte del custodito. Non è così sempre. Cessa, è cosa
conseguente, alla morte del peccatore impenitente e con sommo dolore
dell’angelo custode di colui che non si pentì. Si trasfigura in gloria
gioconda ed eterna alla morte di un santo che dalla Terra passa al
Paradiso senza soste purgative. Ma continua quale era, come protezione
che intercede e ama il suo affidato, per coloro che a Terra passano al
Purgatorio per espiare e purificarsi. Allora noi, gli angeli custodi,
oriamo con la carità per voi davanti al trono Dio, e uniti alle nostre
orazioni d’amore presentiamo i suffragi che sulla Terra vi applicano
parenti e amici.
Oh! tutto non posso dire di quanto sia vivo, attivo, dolce il legame che
ancora ci unisce a voi purganti. Come madri che spiano il ritorno della
salute in un figlio che fu malato ed è convalescente, come spose che
contano i giorni che le separano dalla riunione con lo sposo
prigioniero, così noi. Noi, neppur per un attimo, non cessiamo di
osservare la divina amorosa Giustizia e le vostre anime che si mondano
fra i fuochi d’amore. E giubiliamo vedendo l’Amore sempre più placato
verso voi, e voi sempre più degne del suo Regno. E quando la Luce ci
ordina: “Vai a trarlo fuori per portarlo qui”, più ratti che saette noi
ci precipitiamo a portare un attimo di Paradiso, che è fede, che è
speranza, che è conforto a coloro che ancora restano a espiare, là nel
Purgatorio, e stringiamo a noi l’anima amata per la quale operammo e
soffrimmo, e rìsaliamo con lei insegnandole l‘osanna paradisiaco.
I due dolci attimi nella missione dei custodi, i due più dolci attimi,
sono quando la Carità ci dice: “Scendi, ché un nuovo uomo è generato e
tu lo devi custodire come gemma che mi appartiene”, e quando possiamo
salire con voi al Cielo. Ma il primo è meno del secondo. Gli altri
attimi di gioia sono le vostre vittorie sul mondo, la carne e il
demonio. Ma come si trema per la vostra fragilità da quando vi si prende
in custodia, così sempre si palpita dopo ogni vostra vittoria, perché
il Nemico del Bene è vigile a tentare di abbattere ciò che lo spirito
costruisce. Perciò gioioso, perfetto nella sua gioia è l’attimo in cui
entriamo con voi nel Cielo. Perché nulla più può distruggere ciò che è
ormai compiuto.
E ora, anima mia, rispondo ad un tuo intimo chiederti se Dio è contento
che nella tua casa sia un altro Custode. O tu, che non ci fai mai
domande ma tieni aperto ìl tuo spirito sul quale il tuo desiderio scrive
talora i suoi più forti interrogativi a tua stessa insaputa, senza che
la tua volontà, trattenuta dal chiedere da quel degno rispetto che
troppo pochi hanno verso il Soprannaturale che si abbassa su voi, sappi
che è dolce rispondere a chi è come te, e darti conforto, anima cara a
Dio e tormentata dagli uomini.
Sì. Dio è contento. Contento perché nella tua casa è un angelo felice dì
vegliare un’anima testé creata, gemma di Dio, e contento perché Gesù è
Colui che amava i pargoli... e il resto lo dico all’anima tua, e resti
fra noi come un segreto così bello che è inutile svelano al mondo che
non sa comprendere le gioie di Dio e delle anime di Dio.»
PADRE PIO E L’ANGELO CUSTODE
Come ognuno di noi, anche Padre Pio ha avuto il suo angelo custode, e che angelo custode!
Dai suoi scritti possiamo affermare che Padre Pio era in costante compagnia del suo angelo custode.
Lo aiutava nella lotta contro Satana: «Coll'aiuto del buon angiolino si è
trionfato questa volta sul perfido disegno di quel cosaccio; la vostra
lettera è stata letta. L'angiolino mi aveva suggerito che all’arrivo di
una vostra lettera l’avessi aspersa coll’acqua benedetta prima
d’aprirla. Cosí feci coll'ultima vostra. Ma chi può dire 1a rabbia
provata da barbablú! egli vorrebbe finirmi ad ogni costo. Sta mettendo
su tutte le sue diaboliche arti. Ma rimarrà schiacciato. L’angiolino me
lo assicura, ed il paradiso è con noi.
L’altra notte mi si è presentato sotto le sembianze di un nostro padre,
trasmettendomi un severissimo ordine del padre provinciale di non
scrivervi piú, perché contrario alla povertà e di grave impedimento alla
perfezione.
Confesso la mia debolezza, babbo mio, piansi amaramente credendo essere
ciò stato una realtà. E non avrei potuto mai sospettare, anche
debolmente essere questo invece un tranello di barbablú, se l’angiolino
non mi avesse svelato l'inganno. E solo Gesú sa che ci volle per
persuadermi. Il compagno della mia infanzia cerca di smorzare i dolori
che mi affliggono quegl'impuri apostati, col cullarmi lo spirito in un
sogno di speranza» (Ep. 1, p. 321).
Gli spiegava il francese che Padre Pio non aveva studiato: «Levami, se è
possibile, una curiosità. Chi ti ha insegnato il francese? Come mai,
mentre prima non ti piaceva, ora ti piace» (Padre Agostino nella lettera
del 20-04-1912).
Gli traduceva il greco a lui sconosciuto.
« Cosa dirà il tuo angelo di questa lettera? Se Dio vuole, il tuo angelo
potrebbe fartela comprendere; se no scrivimi». In calce alla lettera,
il parroco di Pietrelcina scrisse questo attestato:
«Pietrelcina, 25 agosto 1919.
Attesto io qui sottoscritto sotto la santità del giuramento, che Padre
Pio, dopo ricevuta la presente, me ne spiegò letteralmente il contenuto.
Interrogato da me come avesse potuto leggerla e spiegarla, non
conoscendo neppure l’alfabeto greco, mi rispose: Lo sapete! L'angelo
custode mi ha spiegato tutto.
L.S. Làrciprete Salvatore Pannullo». Nella lettera del 20 settembre 1912 scrive:
«I celesti personaggi non cessano di visitarmi e farmi pregustare
1’ebbrezza dei beati. E se la missione del nostro angelo custode è
grande, quella del mio è di certo piú grande dovendomi fare anche da
maestro nella spiega di altre lingue».
Lo va a svegliare per sciogliere insieme le lodi mattutine al Signore:
«La notte ancora al chiudersi degli occhi vedo abbassarsi il velo ed
aprirmisi il paradiso; ed allietato da questa visione dormo in un
sorriso di dolce beatitudine sulle labbra e con una perfetta calma sulla
fronte, aspettando che il mio piccolo compagno della mia infanzia venga
a svegliarmi e cosí sciogliere insieme le lodi mattutine al diletto dei
nostri cuori» (Ep. 1, p. 308).
Padre Pio si lamenta con l'angelo e questi gli fa una bella predichina:
«Ne mossi lagnanza all’angiolino, e questi dopo avermi fatta una bella
predichina, soggiunse: "Ringrazia Gesú che ti tratta da eletto a seguire
lui da vicino per l'erta del Calvario; io vedo, anima affidata alla mia
cura da Gesú, con gioia e commozione del mio interno questa condotta di
Gesú verso di te. Credi tu forse che sarei cosí contento, se non ti
vedessi cosí abbattuto? Io che nella carità santa molto desidero il tuo
vantaggio, godo sempre piú nel vederti in codesto stato. Gesú permette
questi assalti al demonio, perché la sua pietà ti rende a sé caro e
vuole che tu lo rassomigli nelle angosce del deserto, dell'orto e della
croce.
Tu difenditi, allontana sempre e disprezza le maligne insinuazioni e
dove le tue forze non potranno arrivare non ti affliggere, diletto del
mio cuore, io sono vicino a te"» (Ep. 1, p. 330-331).
Padre Pio affida all'angelo custode l'ufficio di andare a consolare le anime afflitte:
«Lo sa il buon angelo mio custode, a cui tante volte gli ho andato il
delicato ufficio di venirvi a consolare» (Ep.1, p. 394).
«Inoltre offrite a gloria di sua divina maestà il riposo che state per
prendere e non dimenticate mai l'angelo custode che sempre è con voi,
non lasciandovi mai, per qualsiasi torto possiate voi fargli. O
ineffabile bontà di questo nostro buono angelo! Quante volte ahimé! l'ho
fatto piangere per non aver voluto assecondare i suoi voleri che erano
pur quelli di Dio! Ci liberi questo nostro fedelissimo amico da
ulteriori infedeltà» (Ep.II, p. 277).
A conferma della grande familiarità tra Padre Pio e il suo angelo
custode, riportiamo lo stralcio di un'estasi, nel convento di Venafro,
datata da Padre Agostino il 29 novembre 1911:
«„, Angelo di Dio, Angelo mio... non sei tu a mia custodia?... Dio ti ha
dato a me! Sei creatura?... o sei creatura o sei creatore... Sei
creatore? No. Dunque sei creatura ed hai una legge e devi ubbidire...
Devi stare accanto a me, o lo vuoi o non lo vuoi... per forza... E si
mette a ridere... che c'è da ridere? ... Dimmi una cosa... me lo devi
dire... chi era ieri mattina qui presente?... e si mette a ridere... me
lo devi dire... chi era?... o il Lettore o il Guardiano... ebbene
dimmelo... era forse il loro segretariuccio?... ebbene rispondi... se
non rispondi, io dirò che era uno di quegli altri quattro... E si mette a
ridere... un Angelo si mette a ridere!... dimmelo dunque... non ti
lascerò, finché non me l’avrai detto...
Se no, lo domando a Gesú... e poi te lo senti!... Tanto non lo domando a
quella Mammina, a quella Signora... che mi guarda torva... sta lí a far
la contegnosa!... Gesú, non è vero che la Madre tua è contegnosa?... E
si mette a ridere!...
Dunque, signorino (il suo angelo custode), dimmi chi era... E non
risponde ... sta lí... come un pezzo fatto apposta... Lo voglio
sapere... una cosa ho domandato a Te e sono qui da tanto tempo... Gesú,
dimmelo Tu...
E ci voleva tanto a dirlo, signorino!... m'hai fatto ciarlar tanto!...
sí sí il Lettore, il Lettorino!... ebbene Angelo mio, lo salverai dalla
guerra che gli prepara quel birbaccione? lo salverai? ... Gesú, dimmi, e
perché permetterlo? ... non me lo vuoi dire?... me lo dirai... se non
apparisci piú, bene... ma se verrai, ti dovrò stancare... E quella
Mammina... sempre con 1a coda dell'occhio... ti voglio guardare in
faccia... mi devi guardar bene... E si mette a ridere... e mi volta 1e
spalle... sí sí ridi... Io so che mi vuoi bene... ma mi devi guardar
chiaro.
Gesú, perché non glielo dici alla Mamma tua?... ma dimmi, sei Gesú?...
di' Gesú!... Bene! se sei Gesú, perché 1a tua Mammina mi guarda in quel
modo?... Io voglio sapere!...
Gesú, quando vieni un'altra volta, ti devo domandare certe cose... tu le
sai... ma per ora te le voglio accennare... Che erano stamane quelle
fiamme al cuore?... se non era Rogerio (P. Rogerio era un frate che si
trovava a quel tempo nel convento di Venafro) che mi strinse forte...
poi anche il Lettore... il cuore voleva fuggire... che era?... forse
voleva andare a passeggio?... un'altra cosa... E quella sete?... Dio
mio... che era? Stanotte, quando s'andarono il Guardiano ed il Lettore,
bevvi tutta la bottiglia e la sete non si estinse... mi dovorava... e mi
straziò fino alla Comunione... che era?... Senti Mammina, non importa
che mi guardi cosí .. io ti voglio bene piú di tutte le creature della
terra e del cielo... dopo Gesú, s'intende... ma ti voglio bene. Gesú,
questa sera verrà quel birbaccione?... Ebbene aiuta quei due che
m'assistono, proteggili, difendili... lo so, ci sei Tu... ma... Angelo
mio, sta' con me! Gesú un'ultima cosa... fatti baciare... Bene!... che
dolcezza in queste piaghe!... Sanguinano... ma questo Sangue è dolce, è
dolce... Gesú, dolcezza... Ostia Santa... Amore, Amor che mi sostiene,
Amore, a rivederci!... ».
Riportiamo ancora un altro frammento di un'estasi del dicembre 1911:
«Gesú mio, perché cosí piccino stamane?... Ti sei fatto subito tanto
piccolo!... Angelo mio, vedi Gesú? ebbene chinati... non basta... bacia
le piaghe a Gesti... Bene!... Bravo! Angelo mio. Bravo, Bamboccio...
Ecco ecco si fa serio!... mette il broncio! come ti debbo chiamare? Qual
è il tuo nome? Ma sa, Angelo mio, perdona, sa: benedici Gesú per me ...
».
Concludiamo questo capitolo con un brano tratto dalla lettera che Padre
Pio scriveva a Raffaelina Cerase il 20 aprile 1915, dove la esortava ad
apprezzare questo grandissimo dono che Iddio, nell'eccesso del suo amore
per l'uomo, a noi assegnò questo celeste spirito:
«O Raffaelina, quanto consola il sapersi di essere sempre sotto la
custodia di un celeste spirito, il quale non ci abbandona nemmeno (cosa
ammirabile!) nell’atto che diamo disgusto a Dio! Quanto riesce dolce per
1’anima credente questa grande verità! Di chi dunque può temere l'anima
devota che si studia d’amare Gesú, avendo sempre con sé un sí insigne
guerriero? O non fu egli forse uno di quei tanti che assieme all'angelo
san Michele lassú nell'empireo difesero l’onore di Dio contro satana e
contro tutti gli altri spiriti ribelli ed infine li ridussero alla
perdita e li rilegarono nell'inferno?
Ebbene, sappiate che egli è ancor potente contro satana e i suoi
satelliti, la sua carità non è venuta meno, né giammai potrà venir meno
dal difenderci. Prendete la bella abitudine di pensar sempre a lui. Che
vicino a noi sta uno spirito celeste, il quale dalla culla alla tomba
non ci lascia mai un istante, ci guida, ci protegge come un amico, un
fratello, deve pur riuscire a noi sempre di consolazione, specie nelle
ore per noi piú tristi.
Sappiate, o Raffaelina, che questo buon angelo prega per voi: offre a
Dio tutte le vostre buone opere che compite, i vostri desideri santi e
puri. Nelle ore in cui vi sembra di essere sola e abbandonata non vi
lagnate di non avere un anima amica, a cui possiate aprirvi ed a lei
confidare i vostri dolori: per carità, non dimenticate questo invisibile
compagno, sempre presente ad ascoltarvi, sempre pronto a consolarvi.
O deliziosa intimità, o beata compagnia! O se gli uomini tutti sapessero
comprendere ed apprezzare questo grandissimo dono che Iddio,
nell’eccesso del suo amore per l'uomo, a noi assegnò questo celeste
spirito! Rammentate spesso la di lui presenza: bisogna fissarlo
coll'occhio dell anima; ringraziatelo, pregatelo. Egli è cosí delicato,
cosí sensibile; rispettatelo. Abbiate continuo timore di offendere la
purezza del suo sguardo. Invocate spesso questo angelo custode,
quest’angelo benefico, ripetete spesso la bella preghiera: «Angelo di
Dio, che sei custode mio, a te affidata dalla bontà del Padre celeste,
illuminami, custodiscimi, guidami ora e sempre» (Ep. II, p. 403-404).
Fonte:http://medjugorje.altervista.org/index.php?/archivio/sezione//angeli
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