L'omelia del Nunzio Apostolico - l'Arcivescovo Luigi Pezzuto al Festival dei giovani
Il secondo giorno del 30 ° Festival dei giovani a Medjugorje, la Santa
Messa serale era presieduta dal Nunzio Apostolico in Bosnia ed
Erzegovina, l'arcivescovo mons. Luigi Pezzuto, in concelebrazione con
678 sacerdoti.
Carissimi giovani,
Questo secondo giorno del vostro trentesimo Festival qui, a
Medjugorje, dopo la catechesi di questa mattina, vi vede riuniti in
assemblea eucaristica, che si ispira a un brano evangelico in perfetta
armonia con il tema del „MLADIFEST“ 2019.
Immaginate Gesù', che sta passando tra voi; che sta passando e si
ferma dinanzi a te, come si fermò, un giorno, dinanzi a Pietro e agli
altri Apostoli, dinanzi a Matteo il pubblicano, e ti dice, fissando lo
sguardo su di te, ti dice: „Seguimi“.
C'é stata, una persona, nella storia dell'umanità, alla quale per prima il Verbo di Dio ha rivolto l'invito a seguirLo.
Questa persona é Maria, la giovane Vergine di Nazaret, “promessa
sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe“ (Lc 1,26).
Noi, pertanto, leggiamo oggi l’evento dell’Annunciazione
nell’ottica del primo “seguimi”, pronunciato nei confronti di Colei che,
con il suo “si”, sarebbe diventata la Madre del Figlio di Dio.
Possiamo, allora, dire che Maria, ancor prima di essere Madre, si é
collocata come “Discepola” del Verbo di Dio. Anzi, ha potuto diventare
“Madre” perche, prima, é stata “Discepola”. Si é messa alla scuola del
Verbo, per essere in grado di procurargli, a suo tempo, un corpo di
carne.
Giustamente noi proclamiamo che il maggior titolo di Maria é quello
di “Madre di Gesù, non solo vero uomo, ma anche vero Dio”. Tuttavia, é
anche vero che il percorso realizzato da Maria, per giungere alla
Maternità divina, é stato il percorso del’”Discepolato”, della “Sequela”
del Verbo di Dio.
“Seguimi”, dice il Verbo di Dio a Maria. E Maria dice di “Sì”.
Ma, quale é il senso vero di questo “Seguimi”?
Quando Dio, in Gesù, ti dice “Seguimi”, vuol dire che Egli, Dio, si
sta chinando su di te, si sta innamorando di te. Vuol dire che “tu gli
hai rubato il cuore e Lui ti riempie di luce”.
Questo é quanto é accaduto in Maria: Dio si é chinato su di Lei,
l’ha amata e l’ha riempita della sua luce, cioè della sua grazia, della
sua stessa vita. Ecco, allora, Maria piena di grazia.
“Maria é piena di grazia non perché ha risposto di sì a Dio, ma
perché Dio per primo le ha detto sì” (p. Ermes Ronchi). Dio le é andato
incontro per primo, ma Lei si è aperta, Lei si é resa disponibile.
Ora, quando questo “Seguimi” Dio lo pronuncia verso ciascuno di
noi, noi entriamo nel medesimo percorso di Maria e di tutti quelli ai
quali Dio ha detto e continua a dire: “Seguimi”.
Tra questi ci siamo anche noi: buoni e meno buoni, non conta. Su
ciascuno Dio si china; ciascuno ruba il cuore di Dio; ciascuno diviene
un “amato-per-sempre”da Dio. E se tu Gli apri la porta del tuo cuore e
rispondi “sì”, Egli, Dio, “ti riempie di cielo”, ti riempie di grazia,
ti riempie della Sua vita. Ed essere riempito della vita di Dio, vuol
dire essere santi.
Chi é, allora, il santo? Santo é colui che accoglie un Dio che lo
ha amato per primo. Santo é colui che ama Dio perché scopre di essere
stato amato originariamente da Lui.
Capite bene, pertanto, che la santità “non é fatta di osservanze e
di precetti. Si tratta di una santità che precede ogni comportamento
etico e morale. Si tratta di una santità originaria dovuta
all’avvicinarsi di Dio alla tua persona; Egli dice “Seguimi” perché ti
amo; e tu gli rispondi “si”, ti seguo perché tu mi ami. Allora, gli
impegni etico-morali diventano una conseguenza spontanea di tutto questo
percorso.
Se le cose stanno così, carissimi giovani, il “Seguimi” che Dio
rivolge a ciascuno di noi, in Gesù’, non é un invito di cui avere paura.
Infatti, nel momento in cui mi imbatto nel “Seguimi”, prendo coscienza
che Dio si rivolge a me perché mi ama. Pertanto, non é la paura che deve
prevalere, bensì il sentimento contrario alla paura, che é la gioia e
l’esultanza.
Ecco perché, nell’Annunciazione, l’Angelo inizia il suo dire,
esortando, anzi quasi ordinando imperativamente alla Vergine di gioire,
di rallegrarsi, di esultare: Rallegrati piena di grazia, il Signore é
con te (Lk 1,27).
“Gioia é la prima parola: sii lieta, sii felice, Maria” (p. Ermes Ronchi).
Di fatto, la gioia é la cosa buona, benché rara, che noi tutti, gli
umani, cerchiamo tutti i giorni, anzi in ogni istante della nostra
esistenza qui sulla terra. E possiamo essere certi che anche la ragazza
di Nazareth, Maria, cercasse la gioia e la felicità, che sole possono
dare pienezza alla vita umana.
Attenzione! “L’Angelo non [Le] dice: prega, inginocchiati, fà
questo o quello. Ma, semplicemente: apriti alla gioia, come una porta
che si apre al sole” (p. Ermes Ronchi).
Ciό vuol dire che “Dio seduce … perché parla il linguaggio della
gioia”. Il Dio della fede cristiana e cattolica non è, dunque, un Dio
burbero e neanche quello dall’atteggiamento impressionantemente serio,
che riscontriamo negli antichi profeti o nel “ruvido” Giovanni il
Battista.
Spesso – specialmente tra i giovani – non ci si sente attratti
dalla fede cristiana e cattolica perché non si ha un’idea corretta di
Dio, che é il contenuto essenziale della fede.
Ma, l’invito iniziale alla giovane, da parte dell’Angelo,
nell’Annunciazione, dischiude ampi orizzonti circa la conoscenza vera
del Dio dei cristiani: Egli é un Dio che si avvicina all’essere umano e
gli porta una carezza; é un Dio che viene e stringe in un abbraccio
l’umanità’ intera, ed ogni singola persona, é un Dio che viene e “porta
una promessa di felicità”; é un Dio che può, anzi deve, autoproporsi,
perché la sua vicinanza porta conforto alla vita.
Allora, la fede cristiana cattolica, in una felice sintesi, non é
altro che “ospitalità di un Dio innamorato ed affidabile”, cosiché colui
che l’abbraccia, non può non essere se non “un credente gioioso” (p.
Ermes Ronchi). Maria é stata una credente gioiosa, la cui esultanza
diventa sorriso giovanile, danza e canto nel Magnificat.
A noi che ci rivestiamo spesso di gravità e pesantezza, Maria
ricorda che la fede é fiducia in Dio. Pertanto, la persona di fede
autentica sa che, in qualsiasi circostanza, lieta o triste della vita,
può contare con Dio, può affidarsi a Lui. Se manca questa fiducia
solida, esclusiva e concreta in Dio, non si può parlare di fede
cristiana e cattolica.
Infine, non bisogna dimenticare che l’invito alla gioia da parte
dell’Angelo non é diretto solo a Maria: attraverso di Lei, anche noi
siamo introdotti, coinvolti ed immersi in quest’oceano di gioia. Cosiche
Maria entra in scena nel progetto salvifico di Dio, in Gesù Cristo,
“come una profezia di felicità per la nostra vita, come una
benedizione di speranza, consolante, che scende sul nostro male di
vivere, sulle solitudini patite, sulle tenerezze negate, sulla violenza
che ci insidia ma che non vincerà, perché la bellezza é più forte del
drago della violenza” (p. Ermes Ronchi).
Carissimi giovani, siete venuti qui, a Medjugorje, perché avete una
grande devozione mariana. Tuttavia, sappiate che la vera devozione a
Maria non consiste nelle molte pratiche devozionali, né nella ricerca di
eventuali avvenimenti straordinari, di cui sono tanto avidi gli occhi
del nostro corpo. La vera devozione a Maria, invece, consiste nel
diventare persone che generano Cristo in sé stesse, per poi donarlo agli
altri.
La nostra preghiera, allora, non sia solo e continuamente
richiesta dell’aiuto “divino” per le nostre necessità, come siamo soliti
fare. Imploriamo, invece, la grazia di aiutare noi Dio ad incarnarsi
nelle strade e nelle case, in tutti gli ambiti della vita sociale,
culturale, economica, e così via. In una parola, imploriamo da Dio Padre
la medesima forma, il medesimo stile di Maria, in quanto credente
appassionata e gioiosa, libera e forte. Fonte:http://www.medjugorje.hr/it/attualita/lomelia-del-nunzio-apostolico----larcivescovo-luigi-pezzuto-nel-festival-dei-giovani,10448.html
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