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mercoledì 7 agosto 2019

La santità “non é fatta di osservanze e di precetti. Spesso non si ha un’idea corretta di Dio, specialmente tra i giovani....

L'omelia del Nunzio Apostolico - l'Arcivescovo Luigi Pezzuto al Festival dei giovani

 

Il secondo giorno del 30 ° Festival dei giovani a Medjugorje, la Santa Messa serale era presieduta dal Nunzio Apostolico in Bosnia ed Erzegovina, l'arcivescovo mons. Luigi Pezzuto, in concelebrazione con 678 sacerdoti.

Carissimi giovani,
Questo secondo giorno del vostro trentesimo Festival qui, a Medjugorje, dopo la catechesi di questa mattina, vi vede riuniti in assemblea eucaristica, che si ispira a un brano evangelico in perfetta armonia con il tema del „MLADIFEST“ 2019.
Immaginate Gesù', che sta passando tra voi; che sta passando e si ferma dinanzi a te, come si fermò, un giorno, dinanzi a Pietro e agli altri Apostoli, dinanzi a Matteo il pubblicano, e ti dice, fissando lo sguardo su di te, ti dice: „Seguimi“.
C'é stata, una persona, nella storia dell'umanità, alla quale per prima il Verbo di Dio ha rivolto l'invito a seguirLo.
Questa persona é Maria, la giovane Vergine di Nazaret, “promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe“ (Lc 1,26).
Noi, pertanto, leggiamo oggi l’evento dell’Annunciazione nell’ottica del primo “seguimi”, pronunciato nei confronti di Colei che, con il suo “si”, sarebbe diventata la Madre del Figlio di Dio.
Possiamo, allora, dire che Maria, ancor prima di essere Madre, si é collocata come “Discepola” del Verbo di Dio. Anzi, ha potuto diventare “Madre” perche, prima, é stata “Discepola”. Si é messa alla scuola del Verbo, per essere in grado di procurargli, a suo tempo, un corpo di carne.
Giustamente noi proclamiamo che il maggior titolo di Maria é quello di “Madre di Gesù, non solo vero uomo, ma anche vero Dio”. Tuttavia, é anche vero che il percorso realizzato da Maria, per giungere alla Maternità divina, é stato il percorso del’”Discepolato”, della “Sequela” del Verbo di Dio.
“Seguimi”, dice il Verbo di Dio a Maria. E Maria dice di “Sì”.
Ma, quale é il senso vero di questo “Seguimi”?
Quando Dio, in Gesù, ti dice “Seguimi”, vuol dire che Egli, Dio, si sta chinando su di te, si sta innamorando di te. Vuol dire che “tu gli hai rubato il cuore e Lui ti riempie di luce”.
Questo é quanto é accaduto in Maria: Dio si é chinato su di Lei,  l’ha amata e l’ha riempita della sua luce, cioè della sua grazia, della sua stessa vita. Ecco, allora, Maria piena di grazia.
“Maria é piena di grazia non perché ha risposto di sì a Dio, ma perché Dio per primo le ha detto sì” (p. Ermes Ronchi). Dio le é andato incontro per primo, ma Lei si è aperta, Lei si é resa disponibile.
Ora, quando questo “Seguimi” Dio lo pronuncia verso ciascuno di noi, noi entriamo nel medesimo percorso di Maria e di tutti quelli ai quali Dio ha detto e continua a dire: “Seguimi”.
Tra questi ci siamo anche noi: buoni e meno buoni, non conta. Su ciascuno Dio si china; ciascuno ruba il cuore di Dio; ciascuno diviene un “amato-per-sempre”da Dio. E se tu Gli apri la porta del tuo cuore e rispondi “sì”, Egli, Dio, “ti riempie di cielo”, ti riempie di grazia, ti riempie della Sua vita. Ed essere riempito della vita di Dio, vuol dire essere santi.
Chi é, allora, il santo? Santo é colui che accoglie un Dio che lo ha amato per primo. Santo é colui che ama Dio perché  scopre di essere stato amato originariamente da Lui.
Capite bene, pertanto,  che la santità “non é fatta di osservanze e di precetti. Si tratta di una santità che precede ogni comportamento etico e morale. Si tratta di una santità originaria dovuta all’avvicinarsi di Dio alla tua persona; Egli dice “Seguimi” perché ti amo; e tu gli rispondi “si”, ti seguo perché tu mi ami. Allora, gli impegni etico-morali diventano una conseguenza spontanea di tutto questo percorso.
Se le cose stanno così, carissimi giovani, il “Seguimi” che Dio rivolge a ciascuno di noi, in Gesù’, non é un invito di cui avere paura. Infatti, nel momento in cui mi imbatto nel “Seguimi”, prendo coscienza che Dio si rivolge a me perché mi ama. Pertanto, non é la paura che deve prevalere, bensì il sentimento contrario alla paura, che é la gioia e l’esultanza.
Ecco perché, nell’Annunciazione, l’Angelo inizia il suo dire, esortando, anzi quasi ordinando imperativamente alla Vergine di gioire, di rallegrarsi, di esultare: Rallegrati piena di grazia, il Signore é con te (Lk 1,27).
“Gioia é la prima parola: sii lieta, sii felice, Maria” (p. Ermes Ronchi).
Di fatto, la gioia é la cosa buona, benché rara, che noi tutti, gli umani, cerchiamo tutti i giorni, anzi in ogni istante  della nostra esistenza qui sulla terra. E possiamo essere certi che anche la ragazza di Nazareth, Maria, cercasse la gioia e la felicità, che sole possono dare pienezza alla vita umana.
Attenzione! “L’Angelo non [Le] dice: prega, inginocchiati, fà questo o quello. Ma, semplicemente: apriti alla gioia, come una porta che si apre al sole” (p. Ermes Ronchi).
Ciό vuol dire che “Dio seduce … perché parla il linguaggio della gioia”. Il Dio della fede cristiana e cattolica non è, dunque, un Dio burbero e neanche quello dall’atteggiamento impressionantemente serio, che riscontriamo negli antichi profeti o nel “ruvido” Giovanni il Battista.
Spesso – specialmente tra i giovani – non ci si sente attratti dalla fede cristiana e cattolica perché non si ha un’idea corretta di Dio, che é il contenuto essenziale della fede.
Ma, l’invito iniziale alla giovane, da parte dell’Angelo, nell’Annunciazione, dischiude ampi orizzonti circa la conoscenza vera del Dio dei cristiani: Egli é un Dio che si avvicina all’essere umano e gli porta una carezza; é un Dio che viene e stringe in un abbraccio l’umanità’ intera, ed ogni singola persona, é un Dio che viene e “porta una promessa di felicità”; é un Dio che può, anzi deve, autoproporsi, perché la sua vicinanza porta conforto alla vita.
Allora, la fede cristiana cattolica, in una felice sintesi, non é altro che “ospitalità di un Dio innamorato ed affidabile”, cosiché colui che l’abbraccia, non può non essere se non “un credente gioioso” (p. Ermes Ronchi). Maria é stata una credente gioiosa, la cui esultanza diventa sorriso giovanile, danza e canto nel Magnificat.
A noi che ci rivestiamo spesso di gravità e pesantezza, Maria ricorda che la fede é fiducia in Dio. Pertanto, la persona di fede autentica sa che, in qualsiasi circostanza, lieta o triste della vita, può contare con Dio, può affidarsi a Lui. Se manca questa fiducia solida, esclusiva e concreta in Dio, non si può parlare di fede cristiana e cattolica.
Infine, non bisogna dimenticare che l’invito alla gioia da parte dell’Angelo non é diretto solo a Maria: attraverso di Lei, anche noi siamo introdotti, coinvolti ed immersi in quest’oceano di gioia. Cosiche Maria entra in scena nel progetto salvifico di Dio, in Gesù Cristo,  “come una profezia di felicità  per la nostra vita, come una benedizione di speranza, consolante, che scende sul nostro male di vivere, sulle solitudini patite, sulle tenerezze negate, sulla violenza che ci insidia ma che non vincerà,  perché la bellezza é più  forte del drago della violenza” (p. Ermes Ronchi).
Carissimi giovani, siete venuti qui, a Medjugorje, perché avete una grande devozione mariana. Tuttavia, sappiate che la vera devozione a Maria non consiste nelle molte pratiche devozionali, né nella ricerca di eventuali avvenimenti straordinari, di cui sono tanto avidi gli occhi del nostro corpo. La vera devozione a Maria, invece, consiste nel diventare persone che generano Cristo in sé stesse, per poi donarlo agli altri.
La nostra preghiera, allora,  non sia solo e continuamente richiesta dell’aiuto “divino” per le nostre necessità, come siamo soliti fare. Imploriamo, invece, la grazia di aiutare noi Dio ad incarnarsi nelle strade e nelle case, in tutti gli ambiti della vita sociale, culturale, economica, e così via. In una parola, imploriamo da Dio Padre la medesima forma, il medesimo stile di Maria, in quanto credente appassionata e gioiosa, libera e forte. 

Fonte:http://www.medjugorje.hr/it/attualita/lomelia-del-nunzio-apostolico----larcivescovo-luigi-pezzuto-nel-festival-dei-giovani,10448.html 

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