Santa Maria, Vergine del meriggio, donaci l'ebbrezza della luce. Stiamo fin troppo sperimentando lo spegnersi delle nostre lanterne, e il declinare delle ideologie di potenza, e l'allungarsi delle ombre crepuscolari sugli angusti sentieri della terra, per non sentire la nostalgia del sole meridiano. Strappaci dalla desolazione dello smarrimento e ispiraci l'umiltà della ricerca. Abbevera la nostra arsura di grazia nel cavo della tua mano. Riportaci alla fede che un'altra Madre, povera e buona come te, ci ha trasmesso quando eravamo bambini, e che forse un giorno abbiamo in parte svenduto per una miserabile porzione di lenticchie. Tu, mendicante dello Spirito, riempi le nostre anfore di olio destinato a bruciare dinanzi a Dio: ne abbiamo già fatto ardere troppo davanti agli idoli del deserto. Facci capaci di abbandoni sovrumani in Lui. Tempera le nostre superbie carnali. Fa' che la luce della fede, anche quando assume accenti di denuncia profetica, non ci renda arroganti o presuntuosi, ma ci doni il gaudio della tolleranza e della comprensione. Soprattutto, però, liberaci dalla tragedia che il nostro credere in Dio rimanga estraneo alle scelte concrete di ogni momento sia pubbliche che private, e corra il rischio di non diventare mai carne e sangue sull' altare della ferialità.
Santa Maria, Vergine della sera, Madre dell'ora in cui si fa ritorno a casa, e si assapora la gioia di sentirsi accolti da qualcuno, e si vive la letizia indicibile di sedersi a cena con gli altri, facci il regalo della comunione. Te lo chiediamo per la nostra Chiesa, che non sembra estranea neanch'essa alle lusinghe della frammentazione, del parrocchialismo, e della chiusura nei perimetri segnati dall'ombra del campanile. Te lo chiediamo per la nostra città, che spesso lo spirito di parte riduce così tanto a terra contesa, che a volte sembra diventata terra di nessuno. Te lo chiediamo per le nostre famiglie, perché il dialogo, l'amore crocifisso, e la fruizione serena degli affetti domestici, le rendano luogo privilegiato di crescita cristiana e civile. Te lo chiediamo per tutti noi, perché, lontani dalle scomuniche dell'egoismo e dell'isolamento, possiamo stare sempre dalla parte della vita, là dove essa nasce, cresce e muore. Te lo chiediamo per il mondo intero, perché la solidarietà tra i popoli non sia vissuta più come uno dei tanti impegni morali, ma venga riscoperta come l'unico imperativo etico su cui fondare l'umana convivenza. E i poveri possano assidersi, con pari dignità, alla mensa di tutti. E la pace diventi traguardo dei nostri impegni quotidiani.
Santa Maria, Vergine della notte, noi t'imploriamo di starci vicino quando incombe il dolore, e irrompe la prova, e sibila il vento della disperazione, e sovrastano sulla nostra esistenza il cielo nero degli affanni o il freddo delle delusioni, o l'ala severa della morte. Liberaci dai brividi delle tenebre. Nell'ora del nostro Calvario, tu, che hai sperimentato l'eclisse del sole, stendi il tuo manto su di noi, sicché, fasciati dal tuo respiro, ci sia più sopportabile la lunga attesa della libertà. Alleggerisci con carezze di madre la sofferenza dei malati. Riempi di presenze amiche e discrete il tempo amaro di chi è solo. Spegni i focolai di nostalgia nel cuore dei naviganti, e offri loro la spalla perché vi poggino il capo. Preserva da ogni male i nostri cari che faticano in terre lontane e conforta, col baleno struggente degli occhi, chi ha perso la fiducia nella vita. Ripeti ancora oggi la canzone del Magnifìcat, e annuncia straripamenti di giustizia a tutti gli oppressi della terra. Non ci lasciare soli nella notte a salmodiare le nostre paure. Anzi, se nei momenti dell'oscurità ti metterai vicino a noi e ci sussurrerai che anche tu, Vergine dell'avvento, stai aspettando la luce, le sorgenti del pianto si disseccheranno sul nostro volto. E sveglieremo insieme l'aurora. Così sia.
Tratto da don Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni
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