domenica 14 luglio 2019

La parabola di oggi ci invita a “porci questa domanda: chi è il mio prossimo?

 La parabola di oggi ci invita a “porci questa domanda: chi è il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti? I miei amici? I miei connazionali? Quelli della mia stessa religione?… Chi è il mio prossimo? “Nella vita incontriamo tanti “prossimo”...

 

 Il prossimo   è vicino a te , chi ti stà accanto ...
 Ci farà bene, dunque, in questa domenica e durante tutta questa settimana farci un breve esame di coscenza, domandandoci: “– ognuno di noi risponda nel proprio cuore – domandiamoci: la nostra fede è feconda? La nostra fede produce opere buone? Oppure è piuttosto sterile, e quindi più morta che viva? Mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto?


 Sulla strada che scende da Gerusalemme a Gerico, il sacerdote e il levita hanno tirato diritto e non si sono fermati davanti all'uomo ferito. Viene voglia a rincorrerli, tirarli per la giacca e domandare: "Perché non vi siete fermati? Ma non avete visto quel poveraccio?"
Si, l'hanno visto. Ma avevano "valide ragioni" per non fermarsi: un orario da rispettare, un regolamento da osservare, le cose importanti cui badare. Avevano fretta di incontrare Dio nel tempio perciò non potevano perdere tempo.
Con le loro "valide ragioni" hanno fatto tacere il cuore. E nel tempio compiono tutte le ceremonie secondo il rituale, ma c'è da dubitare che incontrassero Dio.
Anche nella mia vita c'è la strada, pavimentata da freddezza e indifferenza, che scende da Gerusalemme a Gerico. Molte persone attendono un aiuto. Ma io tiro dritto. Distratto. Occupato in cose importanti. Sempre con la scusa: "Non tocca a me!" Presento anch'io mille "valide ragioni" ma agli occhi di Dio soltanto chi si ferma ha ragione.
Signore, Donami un amore che sa fermarsi, che sa donarsi, che sa spendersi, che sa perdere tempo. Insegnami a camminare dal lato giusto della strada.
 Padre  Nikola Vucic

+ Dal Vangelo secondo Luca
(Lc 10,25-37)
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Parola del Signore

 Messaggio del 2 Dicembre 2017 (a Mirjana). Cari figli, mi rivolgo a voi come vostra Madre, la Madre dei giusti, la Madre di coloro che amano e soffrono, la Madre dei santi. Figli miei, anche voi potete essere santi: dipende da voi. Santi sono coloro che amano immensamente il Padre Celeste, coloro che lo amano al di sopra di tutto. Perciò, figli miei, cercate di essere sempre migliori. Se cercate di essere buoni, potete essere santi, anche se non pensate questo di voi. Se pensate di essere buoni, non siete umili e la superbia vi allontana dalla santità. In questo mondo inquieto, colmo di minacce, le vostre mani, apostoli del mio amore, dovrebbero essere tese in preghiera e misericordia. A me, figli miei, regalate il Rosario, le rose che tanto amo! Le mie rose sono le vostre preghiera dette col cuore, e non soltanto recitate con le labbra. Le mie rose sono le vostre opere di preghiera, di fede e di amore. Quando era piccolo mio Figlio mi diceva che i miei figli sarebbero stati numerosi e che mi avrebbero portato molte rose. Io non capivo. Ora so che siete voi quei figli, che mi portate rose quando amate mio Figlio al di sopra di tutto, quando pregate col cuore, quando aiutate i più poveri. Queste sono le mie rose! Questa è la fede che fa sì che tutto nella vita si faccia per amore; che non si conosca la superbia, che si perdoni sempre con prontezza, senza mai giudicare e cercando sempre di comprendere il proprio fratello. Perciò, apostoli del mio amore, pregate per coloro che non sanno amare, per coloro che non vi amano, per coloro che vi hanno fatto del male, per coloro che non hanno conosciuto l'amore di mio Figlio. Figli miei, vi chiedo questo perché ricordate: pregare significa amare e perdonare. Vi ringrazio.

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