solo dieci minuti. Fu così, dopo dieci minuti vidi svettare
i due famosi campanili della Chiesa di San Giacomo. Era mezzogiorno ed io ero
emozionatissima. Scesi in fretta dicendo all'autista di aspettarmi perché alle
13.30 saremmo ripartiti per Spaiato. Appena toccai il sagrato della Chiesa
iniziai a piangere senza poter smettere. Entrai in Chiesa piangendo, mi
inginocchiai davanti all’altare per pregare e poi cercai la statua della
Madonna che la mia amica mi aveva detto essere alla destra dell'altare.
Trovatala, mi inginocchiai alla balaustra di legno e alzai gli occhi. La statua
era lì, proprio sopra la balaustra, ed io piangevo sempre, senza poter
smettere; avevo tante cose da dirle. Ho pregato tanto davanti a Lei, non
smettevo di guardarla, era bellissima, la statua più bella che avessi mai
vista. i colori erano perfetti, neanche una sbavatura di colore. Era circondata
di una luce bellissima. Stava su una nuvola bianca, ma non il solito bianco.
Aveva l'abito grigio tutto piegoline. Il viso inclinato era meraviglioso, di un
colore mai visto. Le sue guance rosse come le sue labbra. Sulla testa poggiava
un velo e si intravedevano i capelli. I suoi occhi erano semichiusi. La mano
destra sul petto e la sinistra aperta sul fianco. Era bellissima. Potevo
toccarla, ma siccome nessuno lo faceva io per rispetto non mi sono mossa.
Eppure se mi fossi alzata avrei potuto toccare la sua mano, avrei potuto
stringerla. Dopo un po' di tempo mi alzai e, sempre piangendo, uscii dalla
Chiesa per cercare i confessionali che però avevano lun-ghe file. Mentre
aspettavo il mio turno raccontai a qualcu-no della fila la mia avventura e
dissi che a breve sarei dovuta ripartire. Nel frattempo la persona uscita dal
confessionale disse che il sacerdote poteva confessare solo un'altra persona.
Tutti si guardarono in faccia e all'unanimità decisero di far entrare me. Li
ringraziai di vero cuore. Finita la confessione cercai la statua del Cristo
Risorto e, nonostante la fila, riuscii a toccare il fazzoletto sul liquido che
fuoriusciva dalla coscia della statua. Quel fazzoletto era un dono per mio
marito. Così ero arrivata alla fine della mia breve avventura e, len-tamente,
mi avviai verso il taxi. Il mio cuore, però, ml diceva di tornare in Chiesa a
pregare davanti alla statua della Vergine ancora una volta. Entrai, mi
inginocchiai e la ringraziai Per tutto quello che in un'ora e mezza mi aveva
donato. Le dissi che il mio cuore sarebbe rimasto li, che tutto quello che
avevo vissuto e visto lo avrei per sempre custodito, e che sarei tornata. Non
riuscivo a staccarmi da lei. Era così bella. La salutai non so quante volte.
Poi mi alzai per andarmene ma non le voltai le spalle.
Camminai all'indietro fino all'uscita senza smettere
mai di guardarla e di mandarle baci. Tornata a casa raccontai tutto a Matteo
fino… allo sfinimento. Gli parlavo soprattutto della bellezza di quella statua
e gli chiesi, visto che non avevo fatto foto, se su Internet poteva trovarmene
una. Basandosi sulla mia descrizione cercò, ma non ne trovò. La sera, prima di
andare a letto, strofinai il fazzoletto, passato sulla coscia del Cristo
Risorto, sui reni di Matteo che dopo pochi giorni doveva subire l'operazione.
Operazione che saltò grazie ai valori rientrati di Matteo quindi, per il
momento, la dialisi era rimandata. Fu una grazia inaspettata che fece prendere
la decisione a mio marito di andare in pellegrinaggio a Medjugorje. Io intanto
continuai a cercare la foto della statua ma, non trovando niente, mi venne una
idea. Scrissi una mali ad una ragazza che vive nella comunità del Divino Amore
chiedendogli se, per favore, mi poteva mandare la foto della statua della
Madonna che si trova dentro la Chiesa. Avevo conosciuto il fratello di questa
ragazza nel viaggio di ritorno da Medjugorje fino a Spalato poiché, cercando
egli un passaggio, gli offrii di venire nel taxi da me prenotato. La ragazza,
seppur dopo tanto tempo, mi accontentò e finalmente arrivarono le foto, ma la
foto della statua della Madonna non era quella che avevo visto io. Me ne
lamentai con mio marito, il quale, esasperato, mi disse: "Sei sicura di
essere stata a Medjugorje?". Ricorsi alla mia amica Annamaria e le raccontai
che le foto arrivate non raffiguravano per niente la statua che avevo visto io.
Lei mi chiese di descrivergliela, poi mi guardò esterrefatta e mi disse:
"Caterina, ma tu hai visto la Madonna così come si presenta ai
veggenti...". A quelle parole rimasi pietrificata. Possibile che, proprio
a me fosse accaduta una cosa così bella? Raccontai a mio marito il motivo per cui
lui non era riuscito a trovarla. Non esisteva una statua così, era un dono che
la Madonna mi aveva fatto. Si era presentata ai miei occhi nella forma con cui
si presenta ai veggenti, solo che loro la vedono viva, io invece la vidi come
statua. Che dono meraviglioso mi aveva fatto la Gospa. Adesso ne ero certa che
Lei, come una vera mamma, non ci avrebbe abbandonato mai. Da quel momento la
malattia di Matteo fu vissuta con un altro spirito, senza disperazione. Ad
agosto 2010, mio marito entrò in dialisi e il 5 maggio 2011, grazie a mio
suocero che gli donò il rene, fece il trapianto.
Da quell'11 settembre 2009 la mia vita e quella della mia famiglia cambiò
radicalmente. Non finirò mai di ringraziare la Gospa per i doni meravigliosi
che ci ha elargito in questi anni».Fonte: "Nel Segno Della Gospa" - Libro di Annalisa Colzi
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