Dopo la prima
volta ve ne è stata una seconda, una terza, una quarta… ormai non le
conto più, ma le emozioni non mancano mai nel pellegrinaggio a
Medjugorje. Ogni volta sento risuonare nel mio cuore queste parole: «Dio aspetta proprio te. Ti chiede solo il coraggio di andare da lui». E ogni volta assaporo la pace che regna in quei luoghi dove la Madonna ancora oggi appare con il linguaggio di sempre.
La Madonna ci invita a pregare e a
convertirci per trovare la pace in noi e trasmetterla a chi ci vive
accanto, ai nostri familiari, ai vicini di casa, ai nostri amici.
Sono partita da Ancona, miei compagni di
viaggio una cinquantina di pellegrini che non conoscevo, ma che da
subito si sono rivelati tutti persone stupende. Con il pullman al
seguito ci siamo imbarcati verso questa nuova esperienza che ancora una volta, ero sicura, avrebbe lasciato un segno nella mia vita.
Siamo arrivati a Medjugorje la mattina verso le 11:00, un lembo di terra diviso tra una povertà e un’altra, ma dove ho trovato, tra la semplicità di quella gente, tanta ricchezza, la vera ricchezza quella dello spirito.
Quattro giorni diversi, in cui ho
capito come sia semplice vivere la vita con serenità, ho capito che
bisogna rallentare la corsa verso il mondo sfrenato e che la Madonna è
con me, è con noi suoi «cari figli».
Mentre salivo sul monte della Croce, era
come se lo facessi per la prima volta. Percorrendo, stazione dopo
stazione, la via crucis ho pianto tutto il peso che mi sentivo dentro,
ho imparato ad ascoltare Gesù e quando lo facevo le sue diventavano mie
carezze e ho imparato cosa vuol dire portare la croce dietro a lui.
Sulla collina delle apparizioni ho
pregato tenendo in mano il rosario e, stringendo la piccola croce, non
sentivo più la mia, che mi portavo dietro da tempo.
Insieme ai pellegrini, meglio ai miei
amici, ho pregato per le persone care, ho condiviso con loro la fila
davanti al confessionale per attendere il proprio turno e per ricevere
il corpo di Cristo nella Comunione; insieme a loro ho adorato il Signore
durante l’Adorazione Eucaristica e ho pianto ancora una volta come una
bimba. Senza pudore e alcuna vergogna, ho lasciato cadere a terra
lacrime di gioia per sapermi amata di un amore infinito.
Per me Medjugorje significa
trasformazione interiore, profonda rinascita della fede. Dal primo
pellegrinaggio, compiuto in Bosnia-Erzegovina all’inizio del 1989, la mia vita è radicalmente cambiata, ma voglio continuare a cambiare.
Questo impegno si concretizza per me nel desiderio di preghiera da
continuare nella vita di tutti i giorni, senza lasciarmi prendere
dall’affanno per le cose da fare. In questo modo porto con me “un
pezzettino di Medjugorie” in tutto ciò che faccio, in tutto ciò che
vivo.
Ora sono a casa, ma sto ancora respirando
la pace, la fragilità e la forza, il profumo di gioia e di semplicità.
Sento che in me ho riportato un fiore con mille petali, che scoprirò
poco a poco.
Questo è quanto i miei occhi e il mio
cuore hanno visto e vissuto! Partecipando a tutti i lettori queste
personalissime impressioni spero che tanti altri le possano sentire
proprie e vogliano condividere la loro esperienza lasciando un commento.
Non mi resta che augurare buon cammino a tutti!
Fonte: Shalom
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