« Maria è qui e ha bisogno di noi»
Si dice che l’umanità sta vivendo un tempo di grande
crisi, ed è vero: ci sono tante difficoltà nella
famiglia, nella scuola, nell’educazione, di fronte alle quali
persino noi cristiani sembriamo aver perso le risposte, perché
la mentalità comune ci ha influenzato, ha intaccato i valori
della nostra fede. Tutto oggi è contro l’uomo, contro la
natura: la politica, la scienza, l’informazione, con i mass
media che sono inquinati come l’aria, come il cibo. Tutto è
contro l’uomo: non possiamo dire che il Signore ha creato una
mucca pazza, o una pecora malata... Il Signore non ha affidato il
mondo così all’uomo. E triste constatare che l’uomo
ha gestito male queste cose, che ha prodotto male. Ed è triste
anche vedere che di fronte a tutto questo non diamo il massimo per
porvi rimedio... il problema è che quando l’uomo esce
dai suoi confini, non tiene conto del suo limite, perde di vista la
sua missione e succedono cose gravi sulla terra.
In questa
situazione anche la Chiesa ha sofferto e soffre. In questa situazione
si sono verificati i fatti di Medjugorje. Ecco, dopo vent’anni
Si può cominciare a vedere quale è lo scopo di queste
apparizioni della Vergine: milioni e milioni di persone che hanno
incontrato la Madonna sono ritornate a Dio. C’è un fiume
di grazia che è partito da Medjugorje e che ha raggiunto tutto
il mondo, tutte le nazioni, tutte le comunità e le
culture.
Oggi vengono a Medjugorje uomini e donne da ogni dove:
dal Giappone, dall’Indocina, dalla Corea e, segretamente e a
rischio della incolumità, perfino dalla Cina. E ogni anno
molti fra questi, che neppure erano cristiani, ricevono il
battesimo.
Maria si è posta qui come luce delle genti, per
risollevarci dai nostri problemi per aiutarci a sbrogliare le più
differenti e ingarbugliate situazioni. E noi non possiamo far altro
che dirle grazie, pieni di riconoscenza per questa donna per la gioia
che ci ha donato con la sua presenza. A Lei, sempre obbediente al
progetto del Padre, alla volontà di Dio, che anche in questo
caso ha rinnovato con Gesù il suo «Eccomi, sia fatta la
tua volontà».
Qual è il cuore di questo dono e dei messaggi
della Vergine?
La presenza fisica della Madonna in questo
luogo. La Madonna in carne e ossa ha fatto visita alla parrocchia fa
visita alle case dei veggenti, come ha fatto visita a Elisabetta.
Come in quella circostanza, anche a Medjugorje Maria si è
fatta incontro con un saluto di pace con « Shalom». E
come a Elisabetta, anche ai veggenti, alla gente di Medjugorje e, a
tutti noi, Maria, attraverso quel «Shalom» ha trasmesso,
ha iniziato la sua azione di grazia.
La sua presenza, poi, è
presenza orante: attraverso il suo esempio costante Maria ci chiede
di pregare. E se l’uomo risponde a questa chiamata e incomincia
a pregare, qui immancabilmente per grazia riceve o rinnova il dono
della preghiera. «Per grazia», perché la preghiera
è un dono, e così è stato per noi della comunità
parrocchiale: un grande dono.
Maria viene per renderci certi che
Lei ci è vicina, e che attraverso di Lei l’uomo può
ricevere tutto l’aiuto di cui necessita: è già
questo il primo dei messaggi, il suo essere con noi, tra di noi. E a
Medjugorje si sperimenta questa sua presenza: la si sente nell’aria,
la si respira nella preghiera, la si riconosce nella comunione tra i
pellegrini. È una sensazione tangibile, come il calore del
sole in estate, e la pioggia di settembre. E questo lo conoscono
tutti coloro che vengono a Medjugorje con cuore aperto.
Poi
vengono i messaggi: essi servono per aiutarci a correggere i nostri
errori, a mettere a posto le situazioni che abbiamo compromesso
lasciate in sospeso. Maria parla per ricordarci gli aspetti
fondamentali per la vita cristiana e per il nostro futuro; ci ricorda
la preghiera, i sacramenti come l’Eucaristia , la confessione,
ci invita a leggere la Parola di Dio, ad aprirci alla conversione del
cuore: aspetti senza i quali la Chiesa non esiste.
Ho appena
incontrato un pellegrino che mi ha confidato «Da quando sono
stato a Medjugorje sto amando la Bibbia, vivo la Bibbia»...
Ecco il dono, ecco il messaggio: si crea un clima nuovo in cui
possono germogliare doni di fede, di pace, di conversione, di amore.
Ecco il più grande messaggio, la notizia più
importante: l’uomo che rinasce.
Come ha risposto il villaggio di Medjugorje in questi
anni?
Che cosa Medjugorje ha fatto in vent’anni?
Medjugorje ha pregato e ha fatto digiuno. Medjugorje ha imparato a
inginocchiarsi davanti al Santissimo e alla Croce. Medjugorje è
il luogo dove si trova la Madre celeste, dove si sente la Madre, dove
l’uomo torna a Dio.
C’è chi dice che queste apparizioni sono
un po’ lunghe... e che ciò è strano...
Ma
come lunghe? Non lo sono affatto: ne abbiamo bisogno, e di più,
per ché la partita in cui ci giochiamo la nostra vita
spirituale, fortunatamente, non è una gara cronometrica.
Perché perdere tempo a chiedersi se le apparizioni sono o non
sono lunghe: Maria è qui per indicarci la via,
approfittiamone. Non è forse molto lungo il tempo necessario
per disintossicare chi è diventato dipendente, «inquinato»
dalla droga? Quanto ci vuole per purificare il suo sangue, per
ricostruirne la mentalità, rimetterne in sesto il corpo e
l’anima? C’è bisogno di tempo, c’è
bisogno che Maria appaia.
Maria attraverso i veggenti ci ha messo molte volte in
guardia da Satana. Dalle Scritture sappiamo che sarà lei a
sconfiggerlo. perché tanta preoccupazione?
La
Madonna desidera liberare tutti gli uomini dal male, e per prima cosa
dice che Satana c’è, esiste, ed è furbo e
meticoloso. Mette in guardia in particolare coloro che ritengono che
la vittoria ascetica della Madonna e personale su Satana sia
semplice. No, non è semplice: la Madonna trionferà, ma
gli uomini devono aiutarla. La Madonna interpella attraverso questi
veggenti loro e tutti noi a farci suoi angeli, per aiutarla a
sconfiggere il Maligno come è descritto nel racconto
dell’Apocalisse. E ci dice: «Cari miei angeli, mi dovete
aiutare, dovete vigilare con me».
Che è poi la
medesima attenzione che ci è chiesta da Gesù con la
parabola della zizzania: il contadino torna a casa dal campo appena
seminato e se ne va felice a dormire per il lavoro svolto senza
preoccuparsi che il nemico è sempre in agguato; e questi, la
stessa notte, trovando la porta sguarnita, viene e sparge il seme
cattivo... C’è il Nemico se l’uomo non è
disattento lo vede, lo riconosce. Ma se l’uomo è
disattento si sveglierà un giorno pieno di spavento con il
campo infestato di zizzania, di ciò che non ha seminato.
Dove colpisce il Nemico?
Nelle esistenze
di giovani senza vita e senza scopo. Guarda quanti suicidi , quanta
disperazione quanta droga. Per fortuna Maria ci mette in guardia.
Quante sono oggi le famiglie crollate: genitori e figli che vivono
separati in casa, che non si parlano; sposi che non vogliono figli,
bambini che vengono uccisi ancor prima di nascere. Sembrerebbe che
l’egoismo abbia vinto. Ma, per fortuna, Maria ci dice che non è
così e indica una via di uscita, ma ha bisogno di noi.
In che senso ha bisogno di noi?
La Madonna
viene a Medjugorje per ricordare i valori che abbiamo smesso, che non
si praticano più, e ci dà la grazia di poterli
riconoscere e vivere. Ce lo dice con messaggi pieni di tenerezza:
«Cari figli, voglio dividere la gioia, il mio amore per voi».
La Madonna è piena di gioia perché è piena di
grazia. E la grazia è un dono. E a Medjugorje milioni li
persone hanno effettivamente trovato e testimoniato questo dono,
insieme con il dono della preghiera: ed è per questo che
Medjugorje non può essere ridotta ad argomento di chiacchiere
e di discussione. Non dipende dagli uomini la verità di
Medjugorje, non dipende da un parroco, non dipende dal vescovo. Non
dipende dalla tua simpatia o dalla tua propaganda Medjugorje, ma
piuttosto dalla tua risposta, dalla tua vita. Se nessuno vivesse
Medjugorje sulla terra, essa non esisterebbe, ma grazie al Signore ci
sono milioni di persone che cercano di vivere bene messaggi, il
digiuno e di pregare di nuovo insieme in famiglia. E ogni settimana
aumenta il numero di coloro che rispondono all’invito di fare
li più per Dio. Di questi sì ha bisogno la Madonna per
i suoi progetti.
Quando san Francesco tornò dalla Verna con
le stigmate, i confratelli 1o videro piangere: «Ti fanno
male?», gli chiesero. «No», rispose, «piango
perché l’Amore non è amato». Gesù
non è amato: per questo soffriva san Francesco, per questo il
Papa è andato a Gerusalemme a pregare, a cercare il perdono
dagli avversari di Cristo. Anche nella Chiesa oggi si ama poco Gesù:
l’Amore non è amato. San Francesco in punto di morte fu
interrogato dai suoi per conoscerne l’ultimo testamento; e lui,
nonostante le sofferenze, disse: «Fino a oggi abbiamo fatto
poco; cominciamo a darci da fare di più». Questa è
la risposta dei santi e del nostro Papa, oggi.
Che cosa ho fatto
io nei miei venti, quaranta, settanta anni di vita come cristiano?
Occorre una nuova evangelizzazione perché il paganesimo è
rifiorito proprio a partire da quei Paesi che si dicevano cristiani.
Bisogna decidersi per Cristo e amare Lui. Ma sta a noi la scelta.
Preoccupiamoci di portare frutto: pensate alla parabola del
seminatore e cercate di portare molto frutto. Così cresce la
Chiesa, non attraverso Internet o la Tv. Non ci sono nuove
conversioni grazie alla Tv cattolica o a Radio Vaticana: questi sono
strumenti buoni per i credenti, ma che gli atei rifiutano. La fede di
pende dai testimoni. Non mancano le università, le scuole, le
emittenti, i libri, i programmi, i giornali religiosi; ma mancano i
santi nelle università, nelle scuole, nelle parrocchie, nei
giornali, anche in quelli religiosi.
Per questo chi viene a
Medjugorje ed è toccato dalla grazia, deve do mandarsi: «Chi
sono io? Che cosa posso fare per la Madonna?». Quanti sacerdoti
sono venuti in questi anni a Medjugorje, e quanti vescovi anche, e
hanno fatto poco, e non hanno fatto nulla nelle parrocchie e nel le
diocesi. Noi pensiamo: «La Madonna viene, farà Lei».
E invece no, perché Lei sempre ripete: «Ho bisogno di
voi».
Che cosa dobbiamo fare?
Maria è molto
chiara. Come prima cosa vuole la nostra conversione, che lasciamo
cadere le lusinghe del male, che ci allontaniamo una volta per tutte
dalle sue sorgenti. L’uomo può vincere il peccato solo
quando crede e si affida a Dio, quando si lascia guidare come figlio,
mano nella mano della mamma. Allo stesso modo del figlio prodigo, che
finalmente riconosce la bontà del padre, che finalmente si
accorge di quanto lui tratti bene persino i servi e che non gli
permetterà più di vivere peggio dei porci, così
anche tu torna a casa da Dio tuo Padre.
Ma sappi che Satana ti
farà da ostacolo perché è forte della sua
gelosia. E evidentemente forte: come possiamo capire sempre dai
frutti, in questo caso da quelli cattivi, che sono sotto i nostri
occhi. Per questo dobbiamo rompere gli indugi, vincere la pigrizia,
essere attivi: e prega re, pregare molto. Perché l’uomo
che prega non permette che il Maligno gli entri in casa, che gli
insidi la famiglia. Sono quasi cinquanta ormai i messaggi in cui
Maria ci ha invitati a mettere la preghiera al primo posto nelle
famiglie. E poi il digiuno. Chi fa digiuno e prega, come ha detto
Cristo stesso, è più forte del Male: Satana trema di
fronte all’uomo e prega e pronuncia con fede il nome di Cristo.
La Madonna, proprio nel giorno del Capodanno del 2001,
all’alba del nuovo millennio, ha detto a Marija che Satana è
come «libero dalle catene»? Che significa?
Ricordati
che Satana non è onnipotente e che l’uomo unito a Dio e
a sua Madre è più potente di lui. Ma questa unione
ancora manca, e per questo motivo Satana è in qualche modo
svincolato, ha libertà di intromettersi fra l’uomo e
Dio: per questo occorre rinnovare la preghiera e il digiuno , come
Gesù ha insegnato; e per questo, dietro Lui, oggi sua Ma Ire
ripete: «Rinnovate la preghiera e il digiuno, con entusiasmo».
Pregare, digiunare, vivere ogni giorno i Sacramenti: se è
fatto bene è un programma molto impegnativo...
Impegnativo.
La realtà è che noi non siamo capaci più di
offrire, di soffrire un po’ con Cristo. Uno dei primi giorni la
polizia segreta ha fatto irruzione nelle case e strappato dai letti i
giovani veggenti. Spaventati, tristi , senza scarpe, feriti, mi
ritrovo in canonica i genitori e i fratelli: «Padre, che cosa
possiamo fare?». Soltanto pregare. Ma fu difficile perché
il tempo passava e i ragazzi non tornavano: mezzogiorno, niente; le
cinque, niente. Al tramonto fummo presi da agitazione e a mezzanotte
dallo sconforto. Io non riuscivo a trovare una parola di speranza.
Finalmente, all’una e mezzo, per primo un ragazzo e poi tutti
gli altri cominciammo a sentire un canto lontano. Erano loro:
entrarono in canonica pieni di gioia mentre i genitori scoppiavano in
lacrime. A quel punto Vicka si fece incontro alla mamma che si chiama
Aurelia e disse: «Perché piangi?». Le fu risposto:
«Ma non vedi che ora è? E tu domandi perché
piango?». Ma la figlia, fattasi seria, aggiunse: «Non
soffrire così; se questo è un tempo di prova,
mettiamolo a frutto: chiediamoci che cosa possiamo soffrire per la
Madonna, se possiamo offrirle quello che ci accade». E poi
ripeté con fermezza: «Mamma è importante soffrire
qualche cosa per la Madonna». Fu questo l’insegnamento
che una ragazzina seppe dare a sua madre e a noi tutti. Di tutte le
domande che avrei voluto fare ai veggenti quella sera non ne ricordo
una; invece, da vent’anni mi accompagna sempre più
presente un solo interrogativo: Che cosa posso fare oggi per la
Madonna, che cosa posso offrire oggi per lei, per Cristo, per la mia
Chiesa? lo sono sacerdote: se non sono capace di soffrire niente la
mia vita religiosa non vale niente, è falsa. L’abito che
porto mi impone questa riflessione. Un sacerdote che non sa offrire
un po’ della sua sofferenza crolla.
Lei è sacerdote: nella crisi che attraversa
l’umanità anche tanti sacerdoti e religiosi
sembrerebbero oggi disorientati. Non a caso la Madonna avrebbe
chiesto a Marija di pregare tanto per loro...
L’uomo
che ha ricevuto il dono del sacramento del sacerdozio ha una grande
responsabilità che lo rende non confrontabile con nessun
altro. Non lo si può paragonare al maestro che insegna, al
catechista che predica, al medico che guarisce; no, perché il
sacerdote è sacramento, è segno visibile della grazia.
Lui è segno che la Chiesa sta camminando sul la strada giusta,
che il Signore non l’ha lasciata sola. Ecco il motivo per cui
ogni sacerdote è un grande dono, una grande cosa.
Molti
sacerdoti sono disorientati, e così molti religiosi. Dobbiamo
levare le mani, congiungerle e chiedere nuove vocazioni. La Chiesa,
se vuole avere santi sacerdoti, deve pregare per i sacerdoti; tante
vocazioni sacerdotali non sono frutto del caso, ma frutto della
preghiera. Guarda Anna nell‘Antico Testamento che, nella
vecchiaia, chiede a Dio il dono di un figlio: che cosa fa? Prega.
Quando è nato l’ha chiamato Samuele, frutto della
preghiera, e Samuele è diventato sacerdote, dono per la Chiesa
ricevuto attraverso la preghiera. E a questo punto, però,
voglio dirvi che a Riga il seminario è di nuovo pieno, non c’è
un letto vuoto. Grazie a Maria che ci ha invitato a chiedere con lei
questa grazia.
Desidero ricordare ai sacerdoti il messaggio della
Madonna del marzo 2001, in cui ci sprona a «deciderci per la
conversione e la santità»: cari sacerdoti, la nostra
chiamata è essere santi, tutto il resto è un vuoto
inutile, è un correre in tondo, è un vento che si
disperde. Essere santi non è solo normale, è del tutto
normale, come il frutto sull’albero: è normale dare
frutto, è normale darlo buono, è normale che la nostra
vita sia fruttuosa per gli altri. Se Dio è santo è
inevitabile che ci chiami, allora, a essere santi.
Io voglio
osservare il sacerdote al vaglio delle Scritture, attraverso la
tradizione cristiana: ogni qualvolta la Chiesa ha avuto un santo
sacerdote. ha potuto contare su un segno sicuro sulla sua strada; e
questo avviene ancora oggi, per fortuna. Dove c’è un
santo sacerdote vedi delle comunità ricche di giovani che
fondano il loro cammino in una certezza. Gesù ha detto «siete
i miei testimoni»: il sacerdote è dono suo, è
grazia; non possiamo dimenticarcene o farne a meno. Eppure, oggi,
molti sacerdoti sono paventati dalle sfide della cultura
contemporanea: si sentono rifiutati e non accettano l’indifferenza.
Finiscono per stancarsi, per spegnersi. Trascinano la loro tenda nel
deserto e ci si infilano dentro; e la loro voce per le la facoltà
dell’annuncio della Parola, e si svilisce in un grido senza eco
E soffrono, e tornano indietro, ma di nuovo non sono accettati. La
Chiesa deve accompagnare i sacerdoti, e qui per Chiesa intendo anche
i singoli parrocchiani. Il sacerdote è un uomo che, come tale,
ha bisogno degli altri; è un uomo che per dare tutto ha
bisogno di incontrare la Chiesa di sentirsene parte di essere bene
accetto; ha bisogno di essere amato, incoraggiato, aiutato con amore,
con amicizia, con sostegni spirituali, con preghiere che supportino i
suoi progetti. Il sacerdote non può realizzare le idee che
riceve attraverso lo Spirito Santo se poi la Chiesa, i parrocchiani
gli voltano le spalle, le menti e il cuore. Viviamo — è
vero — in un’epoca che mette a dura prova l’identità
del sacerdote, ma chi ha a cuore la Chiesa si prenda cura dei
sacerdoti. E Maria che ce lo chiede.
Ma Maria stessa a volte è messa in disparte
nella Chiesa, magari in nome dell’unità dei cristiani,
dell’ecumenismo...
Non esistono errori altrettanto
grandi come quelli commessi dagli uomini contro la Madonna e il suo
figlio Gesù. Gesù e stato addirittura crocifisso e non
a caso è stato definito pietra di scandalo. Ma anche la
Madonna ha dovuto sopportare l’ingiustizia. Perfino Giuseppe
all’inizio non ha riconosciuto il piano di Dio attraverso di
Lei.
Quanti errori: gli anglicani hanno cancellato la Madonna
completamente, relegandola alla funzione di un taxi che ha
traghettato Gesù sulla terra. Così i Luterani e tutte
le ramificazioni delle chiese protestanti che hanno rifiutato la
Madonna. Quanti errori e quanti peccati contro di Lei anche oggi, e
nella stessa Chiesa, ogni qualvolta la Madre di Gesù viene
messa da parte in nome di un falso ecumenismo. Ogni qualvolta si
sente dire, in nome di una futuribile e presunta unità dei
cristiani: «Lasciamo un pò nell’ ombra la Madonna
e saremo più vicini ai nostri fratelli anglicani, e ci
riavvicineremo ai fratelli protestanti». Quanti errori.
Ma è
Gesù stesso che ci ha indicato Maria. Sulla Croce ha detto
«ecco vostra Madre»: appoggiateVi a Lei. Non può
che essere Lei, che grazie al suo «sì» è
stata nell’Incarnazione ponte tra Dio e gli uomini, a porsi ora
nella Chiesa come ponte di conversione tra gli uomini e Dio. Non è
forse per questo che appare a Medjugorje? Lasciamo che ci conduca a
suo Figlio...
Quanti peccati... Non possiamo farcela senza la
Madonna, senza la Madonna non c’è la Chiesa, così
come senza l’Eucaristia non c’è la salvezza, non
c’è l’alimento di salvezza. Guardate Elisabetta
come ha esultato perché ha riconosciuto che era la Madre di
Dio quella donna che veniva a farle visita. La Madre di Dio è
venuta a visitarci anche a Medjugorje per insegnarci a purificare la
nostra vita dall’egoismo, dall’orgoglio, per riscattarci
dalla sterilità. Lei ci vuole capaci di portare frutto e ci dà
la grazia per innamorarci del suo «programma», dei suoi
messaggi.
In quest’ottica, che non è quella delle
polemiche, va inquadrata la dichiarazione pontificia Dominus lesus
che è molto importante perché pone rimedio a un errore
ormai molto diffuso, quasi legalizzato, che crea va grande
confusione. I cattolici non devono rinunciare alla pienezza della
Rivelazione, e con essa alla loro identità, perché è
in essa che risiede la verità. Come potremmo, per esempio,
immolare la Madonna sull’altare di un vuoto ecumenismo, se è
Lei stessa il nostro tifoso più fedele, l’instancabile
sostegno nel nostro cammino verso il Cielo?
Ascoltiamo la Madonna
che ci dice «convertitevi, tornate al Padre»: è
questa la meta a cui gli uomini devono tendere per un autentico
ecumenismo; è solo attraverso una nuova conversione che i
fratelli cristiani potranno ritrovare l’unità.
Perché la Chiesa è così provata in
questo tempo senza Dio, in cui molto potrebbe fare?
Ma
perché è in crisi la famiglia, che è la cellula
originaria della società umana a cui il sacerdote si rivolge.
Se vacilla la famiglia il sacerdote cade nel buio. Più di ogni
cosa la Chiesa ha bisogno di santi sacerdoti e di santi genitori. Dal
cuore del prete inizia il rinnovamento del mondo, un nuovo mondo; e
dal cuore dei genitori inizia il rinnovamento della famiglia umana,
una nuova famiglia.
Una nuova famiglia. La vita di questi veggenti, così
straordinaria nel quotidiano, non è illuminante sul senso
della chiamata universale alla santità sottolineata dal
Concilio?
Ma certo. Dio ci vuole tutti santi e la via da
percorrere sta nell’assecondare la sua volontà secondo
il proprio stato e i propri talenti. Ma occorre la nostra
disponibilità. Se il Signore sarà presente nella nostra
vita saremo sempre a posto; ma permettiamogli di entrare come l’aria
nei polmoni. Dipende da noi, perché Dio ci rispetta. La
Madonna però dice «ho bisogno di voi» e sollecita
con materna cura una nostra risposta.
Vogliamo essere degli
strumenti nelle mani di Dio? Senza dite Dio non può realizzare
ciò che vuole, non perché non è onnipotente, ma
per ché ti rispetta; senza dite Dio non può salvarti.
La Madonna è diventata grande quando ha accettato il disegno
che il Padre aveva per lei, i santi sono diventati tali dopo aver
detto sì.
Vicka è nota a tutti per aver attraversato
malattie molto gravi. La prima volta la stavano portando in ospedale
dopo che era caduta in coma e ai medici sembrava in fin di vita
L’autista può raccontare che a un certo punto si è
svegliata all’improvviso e ha chiesto di scendere. Di lì
a poco le e apparsa la Vergine ma Vicka dopo la visione, per nulla
contenta di essere guarita, e ritornata all’auto in lacrime.
Più tardi — dimessa subito dall’ospedale —
ci spiego che la Madonna in quell’occasione le aveva chiesto se
avesse preferito la salute o la Croce avvertendola che se avesse
scelto la salute le apparizioni si sarebbero concluse. Vicka, memore
delle sue sofferenze e di quelle dei suoi cari, lì per li
chiese la salute. La Madonna allora la benedisse e le disse che le
sarebbe apparsa dopo quaranta giorni. Ma già durante quel
saluto Vicka si pentì della sua scelta e pianse lacrime
inconsolabili per tutto quel tempo, perché il desiderio di
Maria era più forte di qualsiasi prova o sacrificio che le
sarebbe stato chiesto. E cosi, dopo quaranta giorni, rimise la sua
scelta nelle mani della Madonna.
Da allora sappiamo come è
andata: Vicka ha sofferto per malattie molto dolorose, per diversi
tumori considerati letali, e più volte è stata sul
punto di morire, ma al tempo stesso il suo sorriso si è
dilatato, e ci sono migliaia di pellegrini e forse molti di più
che si sono convertiti grazie proprio a quel sorriso di chi vive la
vita dì Dio. È il sorriso di chi sceglie Dio,
nonostante la strada della Croce aperta da suo Figlio.
Con questo
voglio dire che non può iniziare la tua vita nuova se tu non
la scegli; la fede non è opinione né ideologia, né
discussione: la fede è Fiat, è risposta ogni giorno, è
pratica, ed è sacrificio, sempre; è rinuncia, è
il seme che deve morire, è l’uomo che deve morire a sé
stesso e nel corpo, per poi risorgere in Dio.
Fonte: http://medjugorje.altervista.org/doc/pjozo/01-mariaequi.php
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