Fotografia del 1929, anno della Beatificazione di Don Bosco. La
fotografia mostra un bozzetto di un’immensa pittura e appare come
un’unica immagine: Don Bosco, Maria e Gesù con l’Angelo. Questa immagine
si trova nella parte superiore della Cupola della Basilica di Maria
Ausiliatrice a Torino e mostra Don Bosco con Maria Ausiliatrice,
prendendole la mano e ricevendo delle rose che poi lui stesso
distribuisce. Gli storici non conoscono la data in cui è stata
raffigurata nella cupola, né il significato preciso di questo dipinto,
ma l’immagine rimane comunque attraente, per la mano posata della
Vergine, gli occhi con cui guarda il santo e il volto sereno di Don
Bosco che riceve e sparge le rose.
Don Bosco, nel raccontarlo ai suoi primi Salesiani, s’introdusse così:
«Perché ognuno di noi abbia la sicurezza che è Maria Vergine che vuole
la nostra Congregazione, vi racconterò non già la descrizione di un
sogno, ma quello che la stessa Beata Madre si compiacque di farmi
vedere».
Riportiamo con le stesse sue
parole
«Un giorno dell’anno 1847, avendo io molto meditato sul modo di far del
bene alla gioventù, mi comparve la Regina del cielo e mi condusse in un
giardino incantevole».
Quindi Don Boscà descrive il giardino, poi prosegue: «c’era un pergolato
che si prolungava a vista d’occhio, fiancheggiato e coperto da rosai in
piena fioritura. Anche il suolo era tutto coperto di rose. La Beata
Vergine mi disse:
— Togliti le scarpe! —, e poiché me le ebbi tolte, soggiunse:
— Va’ avanti per quel pergolato; è quella la strada che devi percorrere.
Cominciai a camminare, ma subito mi accorsi che quelle rose celavano
spine acutissime, cosicché i miei piedi sanguinavano. Quindi fatti
appena pochi passi, fui costretto a ritornare indietro.
— Qui ci vogliono le scarpe —, dissi allora àlla mia Guida.
— Certamente — mi rispose —; ci vogliono buone scarpe.
Mi calzai e mi rimisi in via con un certo numero di compagni, che
avevano chiesto di seguirmi. Il pergolato appariva sempre più stretto e
basso. Molti rami si abbassavano e si alzavano come festoni; altri
pendevano perpendicolari sopra il sentiero. Erano tutti rivestiti di
rose, e io non vedevo che rose ai lati, rose di sopra, rose innanzi ai
miei passi. Mentre ancora provavo vivi dolori ai piedi, toccavo rose di
qua e di là, sentendo spine ancor più pungenti; e mi pungevo e
sanguinavo non solo nelle mani, ma in tutta la persona. Al di sopra
anche le rose che pendevano celavano spine pungentissime, che mi si
infiggevano nel capo. Tuttavia, incoraggiato dalla Beata Vergine,
proseguii il mio cammino.
Intanto tutti coloro che mi osservavano, dicevano:
— Oh, come Don Bosco cammina sempre sulle rose! Egli va avanti tranquillissimo; tutte le cose gli vanno bene.
Ma essi non vedevano le spine che laceravano le mie membra. Molti preti,
chierici e laici, allettati dalla bellezza di quei fiori, si erano
messi a seguirmi con gioia, ma quando sentirono la puntura delle spine,
si misero a gridare:
— Siamo stati ingannati!
Percorso un bel tratto di via, mi volsi indietro e con dolore vidi che
mi avevano abbandonato. Ma fui tosto consolato perché vidi un altro
stuolo di preti, chierici e laici avanzarsi verso di me dicendo:
— Eccoci: siamo tutti suoi, siamo pronti a seguirla».
Don Bosco continua dicendo che, giunto in fondo al pergolato, si trovò
con i suoi in un bellissimo giardino, dove lo circondarono i suoi pochi
seguaci, tutti dimagriti, scarmigliati, sanguinanti. Allora si levò una
brezza leggera, e a quel soffio tutti guarirono come per incanto. Soffiò
un altro vento e si trovò attorniato da un numero immenso di giovani,
assistiti da molti preti e coadiutori che si misero a lavorare con lui.
Intanto si vide trasportato con i suoi in una «spazio sissima sala di
tale ricchezza che nessuna reggia al mondo può vantarne l’uguale.
Era tutta cosparsa e adorna di rose freschissime e senza spine dalle
quali emanava una soavissima fragranza. Allora la Vergine SS. che era
stata la mia guida, mi interrogò:
— Sai che cosa significa tutto ciò?
— No — risposi —, vi prego di spiegarmelo.
Allora Ella mi disse:
— Sappi che la via che hai percorso tra le rose e le spine significa la
cura che tu hai da prenderti della gioventù: tu vi devi camminare con le
scarpe della mortificazione. Le spine per terra rappresentano le
affezioni sensibili, le simpatie e le antipatie umane che distraggono
l’educatore e lo distolgono dal vero fine, lo feriscono, lo arrestano
nella sua missione, gli impediscono di raccogliere meriti per la vita
eterna. Le rose sono simbolo della carità ardente che deve distinguere
te e tutti i tuoi coadiutori. Le altre spine significano gli ostacoli, i
patimenti, i dispiaceri che vi toccheranno.
Ma non vi perdete di coraggio. Con la carità e la mortificazione tutto
supererete e giungerete alle rose senza spine.
Appena la Madre di Dio ebbe finito di parlare, rinvenni in me e mi
trovai nella mia camera».
Fonte:https://medjugorje.altervista.org/doc/visioni/sangiovannibosco/
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