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sabato 16 febbraio 2019

Quando si dice: “perdona i nostri debitori”, e cioè i miei e anche i peccati degli altri......

NON PREGARE PER GLI ALTRI E' UN GRAVE PECCATO
“Pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto” (Gc 5,16).
Ma qui si parla in specifico della preghiera per i peccatori, per la loro conversione.
 
  “perdona i nostri debitori”, e cioè i miei e anche i peccati degli altri.
In tal senso all’inizio della Messa preghiamo gli uni per gli altri perché il Signore ci accordi il perdono e purifichi ulteriormente la nostra coscienza.
Per il peccato mortale non sarebbe sufficiente questa preghiera per la sua remissione, ma è necessario che il peccatore intraprenda un itinerario di conversione che lo porta al sacramento.

 La preghiera per gli altri è una grave responsabilità
La necessità della preghiera viene sentita in tre gradi diversi: all'inizio, avverti tale necessità come un atto di fedeltà, la fedeltà del servo nei confronti del suo padrone o del suo creatore. Gli rendi grazie, lo lodi e lo glorifichi in risposta ai benefici che hai ricevuto da lui. Senti che è dalla sua mano che ricevi ogni cosa e che è a lui che devi ridare tutto (cf. 1Cr 29,14). È per questo che è grave smettere di pregare. Il servo può forse smettere di essere fedele e restare ancora nella casa del padrone?

Se progredisci nella preghiera, ne percepisci meglio l'essenza stessa, in quanto essa esprime la relazione vivificante che ti unisce al tuo Signore. Se preghi, tu vivi della vita di Dio, se invece trascuri la preghiera, non vivi più che per te stesso e non ricevi in te i segni manifesti della vita divina. Se all'inizio, dunque, la preghiera esprime la fedeltà del servo, in seguito essa diventa un segno di vita eterna.

Se poi continui a progredire nella preghiera, scoprirai una nuova dimensione importante: la preghiera diviene il canale attraverso il quale passa la tua relazione con i fratelli. Sperimenterai infatti che la tua preghiera ha cominciato a diventare anche per gli altri una sorgente di vita e di potenza. «Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato..., preghi e gli darà la vita» (1Gv 5,16). Se dunque preghi per gli altri, rialzerai e farai rivivere anime morte o moribonde, secondo la parola del Signore: «Risuscitate i morti» (Mt 10,8).

E qui la preghiera comincia a diventare una grave responsabilità: perché, se per un motivo qualsiasi, tu smetti di pregare per i peccatori che vivono attorno a te e tralasci di supplicare in loro favore, essi moriranno nel loro peccato. Qui la negligenza nella preghiera raggiunge il suo culmine e provoca le più gravi conseguenze. Il peccatore muore nel proprio peccato per non aver avuto l'anima risvegliata, rianimata dalla preghiera degli altri.

Come potrai giustificarti, allora, se avrai trascurato di pregare per lui e l'avrai così privato della sorgente di vita di cui Dio ti ha reso responsabile? Vedi quale gravità ha la preghiera?

Se, dunque, all'inizio della vita spirituale la preghiera sembra essere necessaria, poi essa si rivela, per coloro che vi progrediscono, come essenziale alla vita dello Spirito, e diventa infine, per coloro che sono stati iniziati al mistero della preghiera per gli altri, una delle più gravi responsabilità che Dio abbia mai affidato agli uomini.

Se avverti la necessità della preghiera per i peccatori e trascuri di pregare per loro, ti carichi di una colpa grave e diventi responsabile della loro morte.
«Chi dunque sa fare il bene e non lo compie, commette peccato» (Gc 4,17).

«Quanto a me, non sia mai che io pecchi contro il Signore, tralasciando di supplicare per voi» (1Sam 12,23).

Se hai ricevuto la potenza di far rivivere un morto e non lo fai rivivere, ti rendi responsabile di quella morte. La preghiera è una capacità di ricondurre dalla morte alla vita, poiché il peccato è la morte dell'anima e la preghiera è il mezzo per ottenere la remissione del peccato.
«La preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati» (Gc 5,15). Sei dunque chiamato a pregare per i peccatori, non soltanto per salvarli dalla morte del peccato, ma anche per non morire tu stesso a causa loro. La preghiera che innalzi per loro, con insistenza, con suppliche e lacrime, ti libera dalla responsabilità del loro sangue e ti impedisce di morire per causa loro (cf. Ez 3,19; 33,1–9).

La tua preghiera d'intercessione per i peccatori ti rende responsabile della salvezza del fratello aumentando casi la proporzione dei membri attivi all'interno della famiglia umana. «Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele» (Ez 3,16). E così, se riversi la tua anima nella preghiera per i peccatori, sei costituito apostolo del messaggio di salvezza per tutti i peccatori, vicini o lontani, che hai incontrato nella tua vita o che non hai mai conosciuto.

«Andate, fate discepole tutte le nazioni» (Mt 28,19).

Mediante la preghiera tu diventi sacerdote, nel senso che sei responsabile della salvezza degli altri e capace – nell'amore, nel dono di te stesso e nella partecipazione al sacrificio e al sacerdozio di Cristo – di liberarli dalla condanna a morte dovuta al peccato.

Facendoti carico del peccato degli altri, gemendo dal fondo del cuore sotto quel peso e facendo penitenza, tu diventi capace, facendoti peccatore al posto loro, di domandare perdono per loro e di ottenerlo.

«Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: Coraggio, figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati» (Mt 9,2).

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