NON PREGARE PER GLI ALTRI E' UN GRAVE PECCATO
“Pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto” (Gc 5,16).
Ma qui si parla in specifico della preghiera per i peccatori, per la loro conversione.
“perdona i nostri debitori”, e cioè i miei e anche i peccati degli altri.
In tal senso all’inizio della Messa preghiamo gli uni per gli altri
perché il Signore ci accordi il perdono e purifichi ulteriormente la
nostra coscienza.
Per il peccato mortale non sarebbe sufficiente questa preghiera per la
sua remissione, ma è necessario che il peccatore intraprenda un
itinerario di conversione che lo porta al sacramento.
La
preghiera per gli altri è una grave
responsabilità
La necessità della preghiera viene sentita in
tre gradi diversi: all'inizio, avverti tale
necessità come un atto di fedeltà, la fedeltà
del servo nei confronti del suo padrone o del suo
creatore. Gli rendi grazie, lo lodi e lo
glorifichi in risposta ai benefici che hai
ricevuto da lui. Senti che è dalla sua mano che
ricevi ogni cosa e che è a lui che devi ridare
tutto (cf. 1Cr 29,14). È per questo che è grave
smettere di pregare. Il servo può forse smettere
di essere fedele e restare ancora nella casa del
padrone?
Se progredisci nella preghiera, ne percepisci
meglio l'essenza stessa, in quanto essa esprime
la relazione vivificante che ti unisce al tuo
Signore. Se preghi, tu vivi della vita di Dio, se
invece trascuri la preghiera, non vivi più che
per te stesso e non ricevi in te i segni
manifesti della vita divina. Se all'inizio,
dunque, la preghiera esprime la fedeltà del
servo, in seguito essa diventa un segno di vita
eterna.
Se poi continui a progredire nella preghiera,
scoprirai una nuova dimensione importante: la
preghiera diviene il canale attraverso il quale
passa la tua relazione con i fratelli.
Sperimenterai infatti che la tua preghiera ha
cominciato a diventare anche per gli altri una
sorgente di vita e di potenza. «Se uno vede il
proprio fratello commettere un peccato..., preghi
e gli darà la vita» (1Gv 5,16). Se dunque
preghi per gli altri, rialzerai e farai rivivere
anime morte o moribonde, secondo la parola del
Signore: «Risuscitate i morti» (Mt 10,8).
E qui la preghiera comincia a diventare una grave
responsabilità: perché, se per un motivo
qualsiasi, tu smetti di pregare per i peccatori
che vivono attorno a te e tralasci di supplicare
in loro favore, essi moriranno nel loro peccato.
Qui la negligenza nella preghiera raggiunge il
suo culmine e provoca le più gravi conseguenze.
Il peccatore muore nel proprio peccato per non
aver avuto l'anima risvegliata, rianimata dalla
preghiera degli altri.
Come potrai giustificarti, allora, se avrai
trascurato di pregare per lui e l'avrai così
privato della sorgente di vita di cui Dio ti ha
reso responsabile? Vedi quale gravità ha la
preghiera?
Se, dunque, all'inizio della vita spirituale la
preghiera sembra essere necessaria, poi essa si
rivela, per coloro che vi progrediscono, come
essenziale alla vita dello Spirito, e diventa
infine, per coloro che sono stati iniziati al
mistero della preghiera per gli altri, una delle
più gravi responsabilità che Dio abbia mai
affidato agli uomini.
Se avverti la necessità della preghiera
per i peccatori e trascuri di pregare per loro,
ti carichi di una colpa grave e diventi
responsabile della loro morte.
«Chi dunque sa fare il bene e non lo compie,
commette peccato» (Gc 4,17).
«Quanto a me, non sia mai che io pecchi contro
il Signore, tralasciando di supplicare per voi»
(1Sam 12,23).
Se hai ricevuto la potenza di far
rivivere un morto e non lo fai rivivere, ti rendi
responsabile di quella morte. La preghiera è una
capacità di ricondurre dalla morte alla vita,
poiché il peccato è la morte dell'anima e la
preghiera è il mezzo per ottenere la remissione
del peccato.
«La preghiera fatta con fede salverà il malato:
il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati,
gli saranno perdonati» (Gc 5,15). Sei dunque
chiamato a pregare per i peccatori, non soltanto
per salvarli dalla morte del peccato, ma anche
per non morire tu stesso a causa loro. La
preghiera che innalzi per loro, con insistenza,
con suppliche e lacrime, ti libera dalla
responsabilità del loro sangue e ti impedisce di
morire per causa loro (cf. Ez 3,19; 33,1–9).
La tua preghiera d'intercessione per i peccatori
ti rende responsabile della salvezza del fratello
aumentando casi la proporzione dei membri attivi
all'interno della famiglia umana. «Figlio dell'uomo,
ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele»
(Ez 3,16). E così, se riversi la tua anima nella
preghiera per i peccatori, sei costituito
apostolo del messaggio di salvezza per tutti i
peccatori, vicini o lontani, che hai incontrato
nella tua vita o che non hai mai conosciuto.
«Andate, fate discepole tutte le nazioni» (Mt
28,19).
Mediante la preghiera tu diventi sacerdote, nel
senso che sei responsabile della salvezza degli
altri e capace – nell'amore, nel dono di te
stesso e nella partecipazione al sacrificio e al
sacerdozio di Cristo – di liberarli dalla
condanna a morte dovuta al peccato.
Facendoti carico del peccato degli altri, gemendo
dal fondo del cuore sotto quel peso e facendo
penitenza, tu diventi capace, facendoti peccatore
al posto loro, di domandare perdono per loro e di
ottenerlo.
«Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico:
Coraggio, figlio, ti sono rimessi i tuoi
peccati» (Mt 9,2).
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