martedì 12 febbraio 2019
Casualmente scoprimmo che la Madonna appariva e immediatamente il desiderio di andare a Medjugorje
La nostra “chiamata” avvenne nel 1986, anno in cui casualmente scoprimmo che la Madonna appariva a sei bambini nella ex Jugoslavia. Provammo immediatamente il desiderio di andare a Medjugorje, verso quella terra benedetta senza aspettative di alcun genere.
Partimmo nell’agosto dello stesso anno con nostra figlia Elena di soli sette anni, senza nessuna cartina stradale. Al confine con la Slovenia ci regalarono una cartina della Jugoslavia indicante le principali località e da lì iniziammo l’avventura: si decise di non seguire la costa ma di entrare verso l’interno per Karlovac e poi scendere verso Mostar.
Dopo varie peripezie, dalle strade sconnesse senza indicazioni delle località, alla mancanza di distributori di carburante (ad ogni discesa si doveva spegnere il motore per quadagnare strada col terrore di rimanere bloccati su strade deserte tra monti e vallate), si arriva finalmente in questo paesino sperduto della Bosnia Erzegovina, allora sconosciuto anche dalle carte geografiche.
“Finalmente a casa! ” Già, a Medjugorje ci sentivamo fin d’allora come a casa nostra. Stanchissimi ma felici perché eravamo arrivati nel luogo dove appariva la Madonna, visitiamo subito la Chiesa di S.Giacomo col piazzale ancora sterrato e poi ci mettiamo alla ricerca di un albergo, introvabile a quei tempi. La gente del posto ci consiglia di chiedere ospitalità nelle famiglie e fortunatamente troviamo una camera. Dopo una notte insonne ci alziamo, ci sciacquiamo con due gocce d’acqua (a quei tempi dai rubinetti usciva solo un filo d’acqua) e ci avviamo verso la Chiesa.
Conosciamo Afra e Walter e con loro ci uniamo a un gruppo di pellegrini e saliamo il Krizevac il Monte della Croce. Seguiamo un sentiero irto e roccioso che ci condurrà alla Croce e preghiamo lungo la Via Crucis, accanto alle stazioni contrassegnate da una semplice croce in legno. Ricordo Walter, persona robusta sulla quarantina, che molte volte caricava sulle spalle Elena……che amici!
Ci ritroviamo in cima davanti alla croce enorme in cemento, che domina la vallata. Qualche preghiera, tante lacrime di gioia e di ringraziamento al Signore Gesù che ci aveva permesso di arrivare fino lì, per vivere questa grande emozione. Non avremmo mai immaginato di gustare quella pace, quel sollievo che ci aiutava a vivere la sofferenza con maggior serenità. Maria ci stava aiutando a superare le paure che la mia malattia ci aveva provocato. Dopo il consueto rito delle foto scendiamo in paese.
Per il pranzo ci accomodiamo su una panca grezza sotto ad un tendone che ci ripara dal sole cuocente, dove ci offrono a poco prezzo una semplice ma squisita grigliata di carne mista, cipolle e pomodori buonissimi.
Nel pomeriggio ci riportiamo a Bijacovici verso la Collina delle Apparizioni. Con grande fortuna troviamo la veggente Vicka disponibile a darci una piccola testimonianza. Stare accanto a lei così semplice e umile è stato molto emozionante.
Ci avviamo verso il Podbrdo, col Rosario in mano iniziamo la salita, mia moglie Marisa lo guida, l’emozione è intensa, camminare su quei sassi rossi e appuntiti, su quel sentiero che a quei tempi era molto più stretto rispetto ad oggi, ci faceva provare strane sensazioni di gioia, perché ci portava al luogo delle prime apparizioni. Sempre recitando il Rosario arriviamo vicino ad una Croce che segnava il punto dove Maria è apparsa e qui l’emozione ha avuto il sopravvento e non è mancata qualche lacrima di gioia. Finalmente avevamo raggiunto la meta desiderata.
Ci sembrava di sentire la presenza della Madonna, avvertivamo una pace immensa. Ci siamo abbandonati tra le sue braccia come dei figli che cercano il calore di una mamma. La gioia era talmente grande che ci sentivamo liberi da ogni preoccupazione, ogni dolore del quotidiano, sofferenza, le preoccupazioni non esistevano più.
Dopo questa sensazione di libertà interiore indescrivibile, ognuno di noi ha iniziato a ringraziare il Padre, un ringraziamento sincero accompagnato anche da richieste di aiuto per le nostre famiglie, per le persone a noi care e per conoscenti ammalati e bisognosi.
Davanti a quella semplice Croce in legno ci siamo abbandonati a Maria, affidando tutto a Lei, chiedendoLe di guidarci nel cammino di fede, sapendo con certezza che non ci avrebbe mai abbandonato.
A quei tempi il Podbrdo era pieno di croci costruite con semplici legni inchiodati o legati assieme, alcune in marmo. C’erano tante foto e richieste di guarigioni messe sotto le pietre accanto alle varie croci. Osservando quelle croci, si riscontrava tanta sofferenza, si vedevano salire sulla collina molte persone scalze, col Rosario in mano, che offrivano quel sacrificio e le preghiere a Maria, per le loro intenzioni.
Mentre scrivo, rivivo le sensazioni e le emozioni provate in quei giorni meravigliosi. Quei momenti intensi di gioia ci hanno fatto scoprire quanto poco contino le cose materiali e che basta poco per essere felici.
Ci siamo fermati parecchio tempo sulla Collina, scattando anche alcune foto, quei momenti hanno lasciato anche in nostra figlia dei segni indelebili.
Quella semplice Croce è stata sostituita poi nel 2001 da una bellissima statua in marmo, opera di un artista italiano Dino Felici e donata da una famiglia Coreana per grazia ricevuta.
A Medjugorje ci siamo fermati un paio di giorni che ci hanno permesso di accostarci al Sacramento della Riconciliazione in un modo straordinario.
In quegli anni il numero delle persone presenti era già elevato ed i sacerdoti si disponevano a confessare sul prato intorno alla Chiesa perché non esistevano ancora i confessionali esterni. Vedere tutti quei Ministri di Dio confessare all’aperto su una semplice seggiola o una panca toccava il cuore e tutti che con pazienza, nella preghiera, aspettavano il loro turno per la riconciliazione col Padre.
Terminava così la nostra prima esperienza di fede a Medjugorje, con una partenza piuttosto triste perché lì, lasciavamo il nostro cuore, ma con la speranza di ritornare un giorno.
E così è stato.
L’anno successivo sentimmo ancora il desiderio di ritornare a rivivere quelle splendide emozioni e a ritrovare la cara Mamma.
Da questa prima esperienza a Medjugorje, fanno seguito altre visite negli anni successivi, con una breve “pausa” a causa della guerra.
Oggi Medjugorje rappresenta per noi una seconda casa e cerchiamo attraverso alcuni pellegrinaggi che organizziamo, di farla conoscere a molte persone e di farla amare proprio come la amiamo noi!
Gli anni trascorrono ma il desiderio di ritornare a Medjugorje rimane.
Torniamo nell’estate 2004 con Luca durante una vacanza in Croazia. Non si era programmato di andare a Medjugorje, ma visto che da Zadar si era a circa 200 km. decidiamo di metterci in viaggio. Sorge però il problema del documento per Luca ancora minorenne, nessuno sapeva indicare se la sua carta d’identità valida per l’espatrio poteva essere sufficiente anche per la Bosnia, nemmeno la polizia locale. Molti dubbi pervadevano in noi, ma alla fine decidiamo di partire comunque e alla dogana tutto va bene senza nessun controllo in quanto i doganieri stavano mangiando dei panini. Siamo in Bosnia Erzegovina. Arriviamo a Medjugorje e come al solito ringraziamo la nostra grande Mamma, con Luca saliamo la Collina e il Monte della Croce, e poi dopo due giorni ci prepariamo per il rientro a Zadar. Qualcuno però ci dice che probabilmente sarà un grosso problema rientrare in Croazia in quanto a Luca serve il passaporto, non solo la carta d’identità. Ripartiamo con l’ansia nel cuore. Al confine il poliziotto fa segno di passare senza ancora una volta nessun controllo. Non sapevamo come ringraziare la Gospa che aveva concesso a mia moglie di portargli quel figlio di 15 anni desiderato, ma che difficilmente avremmo potuto avere in seguito alla mia malattia. Al termine del pellegrinaggio di 15 anni prima, aveva confidato alla Vergine:”Ti saluto cara Mamma, io vado ma tu sai che cosa ho nel cuore”. Penso che Maria già da allora ci guidava col suo amore.
Terminata questa storia, ritorniamo a Medjugorje nell’estate 2007 solamente io e Marisa: quell’anno avvenne qualcosa di importante.
Dopo alcuni giorni di permanenza a Medjugorje, Marisa mi dice che vorrebbe tornare a casa perchè si sente riposata e serena e quindi propone di variare il programma che ci eravamo prefissati. Io le rispondo seccato che mi era piaciuto rimanere lì, ma non mi sentivo ancora riposato e avevo bisogno di un vero riposo al mare. Piuttosto arrabbiati ci indirizziamo verso Makaska per imbarcarci alla volta dell’isola di Brac dove rimaniamo per una settimana.
Tornati a casa si riprende il lavoro e la vita di sempre, ma una sera, rincasando alle 17,45, sento suonare le campane della Chiesa del mio paese che annunciavano la Messa vespertina e avvertendo uno strano richiamo, decido di andarci,
Ascolto la S.Messa piuttosto intensamente e mi stupisco di questa scelta fatta che mi lascia un senso di gioia mentre torno a casa.
Il giorno successivo cerco di ultimare il lavoro prima del solito perchè sento il bisogno di ascoltare un’altra omelia durante la S.Messa. Da quel giorno, spesso nel tardo pomeriggio guardavo l’orologio per non far tardi all’appuntamento che ormai per me era divenuto di primaria importanza.
Probabilmente, anzi sicuramente, le preghiere di mia moglie per la mia conversione stavano dando i primi frutti.
Inizio a capire che la preghiera è una delle cose più importanti a cui tutti noi dobbiamo ambire e quindi inizia il mio lento cammino spirituale.
All’esigenza della S.Messa si unisce l’Adorazione al S.S.Sacramento e così via.
Nel maggio dell’anno successivo ritorniamo a Medjugorje, in questo posto meraviglioso, ringraziamo Dio e la cara Mamma per tutte le grazie che ci hanno donato e con devozione partecipiamo alle funzioni parrocchiali allietate da semplici canti e musiche del coro che toccano il cuore.
Durante il ritorno a casa, riascoltando il CD di quei canti, proviamo forti emozioni che fanno rivivere il vissuto dei giorni precedenti.
Dopo quest’ultima esperienza, ogni tre, quattro mesi, sentiamo la necessità di voler ritornare là: è come se una forza ci chiama continuamente e ci attrae a tal punto da risponderle sempre in modo affermativo.
Un secondo aneddoto decisivo segna il nostro cammino e le nostre scelte future: durante un successivo pellegrinaggio, ci troviamo al parcheggio situato ai piedi della Collina delle Apparizioni. Improvvisamente vediamo un pullman proveniente da un piccolo paese vicino al nostro. Ci fermiamo a parlare con Romeo l’autista, una persona molto simpatica, che probabilmente era il gancio che il Signore e Maria avevano inviato per accalappiarci e dopo qualche chiacchiera ci salutiamo e proseguiamo per la Parrocchia.
Il giorno successivo nella mia mente si affaccia l’idea di far provare queste bellissime esperienze ad altre persone e quindi chiedo a Marisa un parere sulla possibilità di organizzare un pellegrinaggio aperto ad altre persone.
Lei stupita e incredula, li per li non sa cosa rispondere, poi riflettendo con calma, accetta.
Pensiamo immediatamente a Padre Francesco come possibile guida spirituale, è un frate francescano umile e simpatico che conosciamo da anni e decidiamo di chiamarlo subito al ritorno a casa. Nel frattempo avendo conosciuto l’autista, mi rivolgo alla sua agenzia per il noleggio del pullman.
Al ritorno da Medjugorje contattiamo il Padre, il quale con grande gioia da parte di entrambi, ci dà la disponibilità per il pellegrinaggio per giugno dell’anno successivo ed è a quel punto che contattiamo l’agenzia per il pulman. I primi due tasselli del puzzle erano posizionati. Per gli alloggi inizio a telefonare ad alcuni alberghi dei quali in precedenza avevo avuto contatti, ma purtroppo avevano già prenotazioni per tutto il mese di giugno. Non mi rimaneva che l’ultimo numero telefonico, quello di Jakov il veggente al quale avevo chiesto precedentemente se alloggiava (per sentito dire). Mi risponde affermativamente.
Ero molto titubante e sinceramente non so il perchè l’avessi lasciato per ultimo, sta di fatto che alla mia richiesta ho avuto una conferma positiva. Era incredibile! La Madonna permetteva che il nostro primo pellegrinaggio fosse nella casa di un veggente! È stato stupendo! Altro importantissimo tassello.
Nel successivo pellegrinaggio cerchiamo un ristorante per la sosta pranzo e qui la scelta cade su un ristorante a metà strada, in Solvenia con un grande e comodo piazzale per il pulman.
Mi informo poi per la polizza assicurativa e per tutto quello che serve per poter iniziare questa grande avventura. Non resta che ricercare i pellegrini, cosa non semplice da farsi.
Pensiamo di mettere delle locandine nelle chiese dei paesi limitrofi al nostro e ad un passaparola tra gli amici. Iniziano così le iscrizioni, alcuni amici sono entusiasti e fanno promozione, arrivano i primi 20 iscritti. Poi però i giorni passano, il telefono non squilla, trascorrono 15/20 giorni senza l’ombra di una telefonata. Cominciano le notti in bianco, la preoccupazione di non riuscire nel nostro intento e la mancanza di fiducia nella nostra cara Mamma. Disperati, dopo una notte insonne, il mattino mi alzo e vado al lavoro pregando la Madonna, dicendole che quello che stavamo iniziando a fare non era per noi, per nostri interessi, ma per Lei e chiedendole aiuto. La stessa cosa senza saperlo l’aveva fatta anche Marisa.
Torno dal lavoro a mezzogiorno e come sempre chiedo a Marisa se qualcuno avesse chiamato. Alla sua ennesima risposta negativa, crolliamo nuovamente nella preoccupazione. Dopo mezz’ora finalmente il primo segno: squilla il telefono e si iscrivono tre persone, poi nuovamente due e nel pomeriggio altre tre persone.
Questo è stato per noi un grande segno del Cielo, un grande segno della Provvidenza celeste: nei giorni successivi arrivarono altre telefonate, altri amici portarono parenti e così riempimmo il nostro primo pullman.
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