Ciao, sono Domenicone; ho 34 anni e un passato
turbolento:sbandato, drogato, giramondo, hippie, per me il “branco
selvaggio” più che un gruppo era un modo di vivere.
Contestazione e libertà, tutto quello che volevo lo prendevo; non rispettavo niente e nessuno perché il branco per me era libertà di agire e di fare come volevo. Non pagavo il biglietto del bus o del treno, per esempio, perché come servizi pubblici facevano capo allo stato borghese; ogni tanto mi beccavano, il più delle volte riuscivo a scappare, altre picchiavo il controllore proprio per la divisa che portava, perché io odiavo tutte le divise di questo mondo. Il nostro motto era «Sex, drug and Rock ‘n Roll», cioè sesso, droga e musica sfrenata. Del rock facevo mia la libertà di espressione, mentre al contrario rigettavo tutto quello che non veniva da esso e dal suo ambiente. Così il mio abbigliamento ed il mio modo di parlare o di portare i capelli, tutto in me era alla ribelle. Vestivo e mi truccavo in modo scandaloso, perché ogni cosa che indossavo ed ogni movimento che facevo doveva essere libero e nello stesso tempo provocatorio, magari per provocare risse e comunque per imitare gli idoli del rock.
La droga poi, assieme al sesso, completava il mio modo di essere e di vivere come un selvaggio, fuori da ogni schema sociale e senza nessuna religione. Mi piaceva pensare di essere libero e sentirmi senza orari e senza bandiere. In cinque, con le stesse idee, abbiamo cominciato a girovagare e a vagabondare per il mondo, facendo un po di tutto, fuori dalla legge e dalla società. Il nostro gruppo provocatorio lo chiamavamo appunto ‘ Branco Selvaggio’ anche se in realtà, per noi, i selvaggi erano proprio gli altri, schiavi di tutti gli obblighi di questa società.
Sono stato in tanti posti e città straniere, girando l’Europa. Istambul era una tappa obbligata, poi Londra, Atene, Parigi, Amburgo, Bucarest, Budapest.. Cercavo qualcosa che non trovavo e invece alla fine l’ho trovato qui al Cenacolo. Sono arrivato tempo fa e, piano piano, ho scoperto la vera libertà che cercavo, stando insieme a delle persone che mi hanno dimostrato che la libertà vera viene dal Signore, imparando ad obbedire, ad essere umile e a costruire un mondo nuovo. Qui in comunità all’inizio facevo fatica, ma poi ho imparato ad accettare le regole che sono il lavoro, niente musica rock, niente giornali se non il quotidiano, niente televisione, adesso anche niente sigarette, ma obbedienza, sveglia alle 6.30, andare a letto presto, preghiera, aiutare i fratelli e aiutare te stesso.
IL lavoro che svolgo in comunità lo faccio con gioia e consiste spesso anche nel fare il fabbro, poi anche, essendo uno dei più anziani nel riprendere qualche ragazzo, ma anche essere ripreso a mia volta da suor Elvira, tutto questo nel rispetto di tutti, perché prima che amici, siamo fratelli.
Qui sto trovando la libertà che cercavo e sto scoprendo dei valori molto importanti: amicizia, verità, sincerità, lealtà, onesta, preghiera e la vera salvezza che viene dal Signore.
Fonte: Eco di Medjugorje nr.54
Contestazione e libertà, tutto quello che volevo lo prendevo; non rispettavo niente e nessuno perché il branco per me era libertà di agire e di fare come volevo. Non pagavo il biglietto del bus o del treno, per esempio, perché come servizi pubblici facevano capo allo stato borghese; ogni tanto mi beccavano, il più delle volte riuscivo a scappare, altre picchiavo il controllore proprio per la divisa che portava, perché io odiavo tutte le divise di questo mondo. Il nostro motto era «Sex, drug and Rock ‘n Roll», cioè sesso, droga e musica sfrenata. Del rock facevo mia la libertà di espressione, mentre al contrario rigettavo tutto quello che non veniva da esso e dal suo ambiente. Così il mio abbigliamento ed il mio modo di parlare o di portare i capelli, tutto in me era alla ribelle. Vestivo e mi truccavo in modo scandaloso, perché ogni cosa che indossavo ed ogni movimento che facevo doveva essere libero e nello stesso tempo provocatorio, magari per provocare risse e comunque per imitare gli idoli del rock.
La droga poi, assieme al sesso, completava il mio modo di essere e di vivere come un selvaggio, fuori da ogni schema sociale e senza nessuna religione. Mi piaceva pensare di essere libero e sentirmi senza orari e senza bandiere. In cinque, con le stesse idee, abbiamo cominciato a girovagare e a vagabondare per il mondo, facendo un po di tutto, fuori dalla legge e dalla società. Il nostro gruppo provocatorio lo chiamavamo appunto ‘ Branco Selvaggio’ anche se in realtà, per noi, i selvaggi erano proprio gli altri, schiavi di tutti gli obblighi di questa società.
Sono stato in tanti posti e città straniere, girando l’Europa. Istambul era una tappa obbligata, poi Londra, Atene, Parigi, Amburgo, Bucarest, Budapest.. Cercavo qualcosa che non trovavo e invece alla fine l’ho trovato qui al Cenacolo. Sono arrivato tempo fa e, piano piano, ho scoperto la vera libertà che cercavo, stando insieme a delle persone che mi hanno dimostrato che la libertà vera viene dal Signore, imparando ad obbedire, ad essere umile e a costruire un mondo nuovo. Qui in comunità all’inizio facevo fatica, ma poi ho imparato ad accettare le regole che sono il lavoro, niente musica rock, niente giornali se non il quotidiano, niente televisione, adesso anche niente sigarette, ma obbedienza, sveglia alle 6.30, andare a letto presto, preghiera, aiutare i fratelli e aiutare te stesso.
IL lavoro che svolgo in comunità lo faccio con gioia e consiste spesso anche nel fare il fabbro, poi anche, essendo uno dei più anziani nel riprendere qualche ragazzo, ma anche essere ripreso a mia volta da suor Elvira, tutto questo nel rispetto di tutti, perché prima che amici, siamo fratelli.
Qui sto trovando la libertà che cercavo e sto scoprendo dei valori molto importanti: amicizia, verità, sincerità, lealtà, onesta, preghiera e la vera salvezza che viene dal Signore.
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