La
Madonna nei sogni di Don Bosco
1.
Il salmo 126: "Il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno"
2. Che cosa dice don
Bosco dei sogni: Questa è la storiella che vi voleva raccontare.
Chiamatela apologo, parabola, fantasia, questo poco importa;
Chiamatela voi come volete: favola, sogno, storia; datele molta, datele
poca, datele nessuna importanza. Giudicatela come vi piace; tuttavia
anche la storiella che sono per narrarvi c'insegnerà qualche
cosa..
3.
DON BOSCO SOGNA SUA MADRE
Don Bosco conservò
vivissimo l'affetto per sua madre; ne parlava sempre con commozione;
e più volte se la vide comparire in sogni che restarono indelebili
nella sua mente.
Così nell'agosto del 1860 (quattro anni dopo la sua morte),
gli parve d'incontrarla presso il Santuario della Consolata, mentre
egli tornava all'Oratorio. Il suo aspetto era bellissimo.
"Ma come! Voi qui?" le disse Don Bosco. "Non siete
morta?"
"Sono morta, ma vivo" rispose Margherita.
"E siete felice?"
"Felicissima!"
Don Bosco le chiese se dopo morta fosse entrata subito in paradiso.
Margherita rispose di no. Quindi le chiese se in paradiso vi fossero
vari giovani dei quali fece i nomi; e Margherita rispose di sì.
- E ora - continuò Don Bosco - fatemi conoscere che cosa godete
in paradiso.
- Non posso - rispose la mamma.
- Datemi almeno un saggio della vostra felicità.
Allora vide sua madre tutta splendente, ornata di una veste preziosissima,
con un aspetto di maestà meravigliosa, e dietro a lei un coro
numeroso. Poi si mise a cantare. Il suo canto d'amore a Dio, di una
inesprimibile dolcezza, andava diritto al cuore, lo invadeva e lo
attirava senza fargli violenza. Sembrava l'armonia di mille cori e
di mille gradazioni di voci, che dai bassi più profondi salivano
agli acuti più alti, con varietà di toni e differenza
di modulazioni e vibrazioni più o meno forti, combinate con
tanta arte, delicatezza e accordo che formavano un sol tutto. Don
Bosco, a quella soavissima melodia, rimase come fuor di sé
e non seppe più che cosa dire e domandare a sua madre. E Margherita,
quando ebbe finito il canto, si rivolse a lui dicendo:
- Ti aspetto, perché noi due dobbiamo stare sempre insieme.
Proferite queste parole, disparve.
"MI
PRESE CON BONTÀ PER MANO" (MB e MO)
Alla tenera età
di 9 anni Don Bosco ha il suo primo sogno. In esso Gesù e la
Vergine gli preannunziano, sebbene in forma velata, la sua futura
missione.
Gli parve di essere vicino a casa sua, in mezzo a una moltitudine
di ragazzi che si divertivano in un grande cortile. Alcuni ridevano,
altri giocavano, non pochi bestemmiavano. Al sentire le bestemmie,
si slanciò in mezzo a loro, usando pugni e parole per farli
tacere. Ed ecco apparirgli un Uomo venerando, nobilmente vestito,
con una faccia così luminosa che Giovannino non riusciva a
rimirarla. Lo chiamò per nome e gli ordinò di mettersi
a capo di quei ragazzi aggiungendo:
"Non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità
dovrai guadagnare questi tuoi amici".
Don Bosco lo raccontò così:
Quasi senza sapere che cosa dicessi, gli domandai: "Chi siete
voi che mi comandate cose impossibili?"
"Appunto perché è cosa che ti sembra impossibile,
devi renderla possibile con l'ubbidienza e con l'acquisto della scienza".
"Dove, come acquisterò la scienza?"
"Io ti darò la Maestra. Sotto la sua guida potrai divenire
sapiente; senza di essa ogni sapienza diventa stoltezza".
" Ma chi siete voi che parlate così?"
"Io sono il figlio di Colei che tua Madre t'insegnò a
salutare tre volte al giorno".
"Mia madre mi dice di non associarmi, senza suo permesso, con
chi non conosco. Perciò ditemi il vostro nome".
"Il mio nome domandalo a mia Madre".
In quel momento vidi accanto a lui una Donna di aspetto maestoso,
vestita di un manto che splendeva da tutte le parti, come se ogni
punto fosse una fulgidissima stella. Vedendomi sempre più confuso,
mi accennò di avvicinarmi a lei, mi prese con bontà
per mano e mi disse: "Guarda".
Guardai e mi accorsi che quei ragazzi erano tutti scomparsi. Al loro
posto c'era una moltitudine di
capretti, cani, gatti, orsi e parecchi altri animali.
"Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte
e robusto, e ciò che ora vedrai succedere di questi animali
tu dovrai farlo per i miei figli".
Volsi allora lo sguardo ed ecco che al posto di animali feroci, comparvero
altrettanti agnelli mansueti, che saltellavano, corre vano, belavano
come per far festa a quell'Uomo e a quella Signora.
Allora, sempre nel sogno, mi misi a piangere e pregai quella Signora
che parlasse in modo da poter capire. Ella mi pose la mano sul capo
dicendomi:
"A suo tempo, tutto comprenderai".
C'è un ricordo
indelebile in Giovanni Bosco: La morte del papà. Scrive: "Non
so che ne sia stato di me in quella luttuosa occorrenza; soltanto
mi ricordo ed e il primo fatto della vita di cui tengo memoria, che
tutti uscivano dalla camera del defunto, ed io ci voleva assolutamente
rimanere. - Vieni, Giovanni, vieni meco, ripeteva l'addolorata genitrice.
- Se non viene papà, non ci voglio andare, risposi. -Povero
figlio, ripiglio mia madre, vieni meco, tu non hai più padre.
- Ciò detto ruppe in forte pianto, mi prese per mano e mi trasse
altrove, mentre io piangeva perché Ella piangeva. Giacché
in quella età non poteva certamente comprendere quanto grande
infortunio fosse la perdita del padre".
Mamma Margherita e Maria fanno lo stesso gesto. Da questo momento,
Giovanni Bosco capisce che avrà due mamme.
La statua della Madonna sulla cupola di Maria Ausiliatrice ha la mano
protesa come un garbato invito: ha preso per mano don Bosco, prenderà
per mano i suoi figli.
?
2. IL METODO : "CON LA DOLCEZZA E LA
PERSUASIONE"
Il sogno dei 9 anni si
rinnovò per circa 18 anni. Nei momenti decisivi della vita
di don Bosco il sogno arriva: il Signore non molla Giovanni Bosco.
La migliore dimostrazione è la notte del 1844: "La seconda
Domenica di ottobre di quell'anno (1844) doveva partecipare a' miei
giovanetti, che l'Oratorio sarebbe stato trasferito in Valdocco. Ma
l'incertezza del luogo, dei mezzi, delle persone mi lasciavano veramente
sopra pensiero. La sera precedente andai a letto col cuore inquieto.
In quella notte feci un nuovo sogno, che pare un'appendice di quello
fatto la prima volta ai Becchi quando aveva circa nove anni".
Il quadro generale era lo stesso, ma ogni volta era accompagnato da
scene sempre nuove.
Il mattino dopo, don Bosco si sentiva più forte e più
deciso. Per questo, possiamo dire che più che "sogni"
erano interventi dall'alto. Come dice il salmo: "Il Signore ne
darà ai suoi amici nel sonno".
All'età di 16 anni vide venire a sé una maestosa Signora
che conduceva un numerosissimo gregge e che, avvicinandosi a lui e
chiamandolo per nome, gli disse: "Ecco, Giovannino, tutto questo
gregge lo affido alle tue cure".
"Come farò - obiettò Giovanni - ad aver cura di
tante pecore e di tanti agnelli?"
"Non temere, rispose la Signora, io ti assisterò".
(Non è stupendo questo "io ti assisterò"?)
All'età di 19 anni gli apparve di nuovo il personaggio del
primo sogno, vestito di bianco, raggiante di luce splendida, che gli
ripeté l'invito, quasi un ordine, di guidare una turba immensa
di ragazzi.
Nello stesso anno, ancora chierico, Giovanni Bosco si vide in sogno
già prete in cotta e stola a lavorare in una sartoria; però
non cuciva solo cose nuove, ma rappezzava anche abiti logori. Chiaro
simbolo che era chiamato a educare non solo giovani buoni e santi
come Domenico Savio, ma anche a condurre sulla buona strada giovani
già traviati.
Aveva raggiunto l'età di 22 anni, quando in un nuovo sogno
gli fu indicato anche il campo della sua futura missione. Vide la
valle sottostante alla cascina del Sussambrino, dove trascorreva le
vacanze, convertirsi in una grande città, nelle cui strade
e piazze correvano turbe di ragazzi schiamazzando, giocando e bestemmiando.
Di carattere pronto e vivace, Giovanni si avvicinò a quei ragazzi,
sgridandoli e minacciandoli. Viste vane le sue minacce, prese a percuoterli;
ma quelli reagirono e lo tempestarono di pugni. Mortificato e pesto,
si diede alla fuga.
Ma ecco venirgli incontro un personaggio che gli intimò di
fermarsi e di ritornare tra quei monelli. Quindi lo presentò
a una nobilissima Signora e disse: "Questa è mia madre,
consigliati con lei".
La Signora, fissandolo con uno sguardo pieno di bontà, gli
disse: "Se vuoi guadagnarti questi monelli, non devi affrontarli
con le percosse, ma prenderli con la dolcezza e la persuasione. In
quel momento, come nel primo sogno, vide i giovani trasformarsi in
agnelli, ai quali egli prese a fare da pastore per ordine di quella
Signora.
Maria si guadagna il
titolo di "Ausiliatrice": assiste e consiglia. E il primo
dei consigli, più volte ripetuto, è la tattica che don
Bosco e i suoi figli devono usare con i giovani: dolcezza e persuasione.
Sono i veri consigli di una mamma amorevole.
Che continua a incoraggiare: "Non avere paura. Io sono qui!"
3.
"ABBINE CURA: SONO MIE FIGLIE!" (Solo in d.Francesia)
Don Bosco due volte sognò
di trovarsi in Piazza Vittorio a Torino e di vedere un gran numero
di ragazze che giocavano e parevano abbandonate a se stesse.
Appena videro Don Bosco, abbandonarono i loro giochi e corsero attorno
a lui gridando: "Viva Don Bosco! ". E lo supplicavano di
prendersi cura di loro. Don Bosco, narrando il sogno, disse: "Io
cercavo di allontanarmi da loro dicendo che non potevo, che altri
sarebbero venuti in loro aiuto, perché la mia missione era
per i giovani e non per le fanciulle; ma esse insistevano.
C'era specialmente un gruppo di giovani più adulte che parevano
estranee a quei divertimenti. Esse, rivolte a me con aria pietosa,
dicevano:
- Come vede, noi siamo abbandonate!
Allora vidi comparire una nobile Signora che, tutta risplendente in
viso, con bella parola mi incoraggiava ad appagare il loro desiderio.
E mentre pareva che scomparisse di mezzo a loro, mi diceva:
- Abbine cura: sono mie figlie! ".
A Torino, c'era già chi si preoccupava delle giovani ragazze
abbandonate e sfruttate. La Marchesa Barolo prima di tutti e poi lo
straordinario Francesco Faà di Bruno, anche il buon Don Pietro
Merla, aiutante di don Bosco. Per un po', quindi, don Bosco non ci
aveva pensato. Ma il piano che Dio aveva previsto per lui era di più
ampio respiro. All'ispirazione venuta dall'alto, don Bosco unì
la sua formidabile genialità organizzativa. Trovò un'anima
generosa come la sua, cresciuta sulle stesse colline: Maria Domenica
Mazzarello. Non ci fu bisogno di molte parole. Nato da un'intesa spirituale
più unica che rara, l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice
fiorì con sbalorditiva rapidità.
4.
UNA STUPENDA E ALTA CHIESA (MB II, 344)
Nel sogno del 1844, la
Madonna non appare a don Bosco come una Signora, ma come una simpatica
Pastorella che lo invita a camminare e camminare. Quando don Bosco
vuol fermarsi a riposare, la Pastorella, inesorabile, lo costringe
a riprendere il cammino.
Racconta don Bosco: "Io volevo andarmene, ma la Pastorella mi
invitò a guardare a mezzodì. Guardai e vidi un campo
seminato a ortaggi.
"Guarda un'altra volta" mi disse.
Guardai di nuovo e vidi una stupenda e alta chiesa. Nell'interno di
quella chiesa c'era una fascia bianca su cui a caratteri cubitali
stava scritto: HIC DOMUS MEA, INDE GLORIA MEA (Qui la mia casa, di
qui la mia gloria).
Continuando nel sogno, volli domandare alla Pastora che cosa significasse
tutto questo.
"Tu comprenderai ogni cosa - mi rispose - quando con i tuoi occhi
materiali vedrai di fatto quanto ora vedi con gli occhi della mente".
In un nuovo sogno che
ebbe l'anno seguente, la Pastorella si presenta a Don Bosco di nuovo
in forma di Signora, che gli fa vedere una nuova tappa del suo Oratorio:
un semplice prato (sarà il prato "Filippi"); poi
finalmente la sede stabile più a Nord (Valdocco).
Ascoltiamo Don Bosco: "Allora quella Signora mi disse: "Osserva!"
Io, guardando, vidi una chiesa piccola e bassa (la futura cappella
Pinardi), un po' di cortile e un gran numero di giovani. Ma essendo
questa chiesa divenuta angusta, ricorsi ancora a lei, ed essa mi fece
vedere un'altra chiesa assai più grande con una casa vicino
(la chiesa di San Francesco di Sales e la casa Pinardi). Poi mi condusse
quasi innanzi alla facciata della seconda chiesa, e indicandomi un
terreno coltivato, soggiunse: "In questo luogo, dove i gloriosi
martiri di Torino Avventore e Ottavio soffrirono il loro martirio,
su queste zolle che furono bagnate e santificate dal loro sangue,
io voglio che Dio sia onorato in modo specialissimo".
Così dicendo avanzava un piede posandolo sul luogo dove avvenne
il martirio, e me lo indicò con precisione.
Si noti che le tre chiese
- che si possono ammirare ancora oggi - non esistevano ancora e che
Don Bosco non conosceva neppure il terreno su cui sarebbero state
costruite.
Nel sogno, Maria precisa anche quale deve essere la vocazione della
sua Basilica: un luogo dove Dio deve essere onorato in modo specialissimo.
Sopra il quadro che tutto il mondo conosce, nella Basilica, appare
timidamente una raffigurazione tradizionale di Dio Padre.
Non dobbiamo mai dimenticare che la casa di Maria è prima di
tutto la casa di Dio.
5.
CARAMELLE DOLCI E AMARE
Una notte, don Bosco
sognò di passare per i viali della stazione e vide una donna
che confezionava e vendeva caramelle.
"Sono per i Salesiani" disse la Donna.
Erano caramelle di vario colore, alcune erano bianche, altre rosse,
altre nere. Sopra di esse vidi una specie di zucchero glassato, che
sembrava gocce di pioggia o di rugiada caduta di fresco e questa pioggia
era in qualche punto sparsa di macchie rosse.
Don Bosco racconta: "Io allora interrogai la donna: - Si possono
mangiare queste caramelle?
"Sì, disse" e me ne porse.
"Ma... e che vuol dire che alcune di queste caramelle sono rosse,
altre nere, e altre bianche?"
E quella donna: "Le bianche costano poca fatica, ma si possono
facilmente macchiare; le rosse costano il sangue; le nere costano
la vita. Chi gusta di queste, non conosce fatiche, non conosce la
morte".
"E quello zucchero glassato che cosa indica?"
"È simbolo della dolcezza del Santo che avete preso ad
imitare. Quella specie di rugiada significa che si dovrà sudare
e sudare molto per conservare questa dolcezza, e che talvolta si dovrà
spargere persino il sangue per non perderla".
Io, tutto meravigliato, voleva continuare a far domande, ma essa non
mi rispose, più non parlò ed io continuai il mio cammino,
tutto sopra pensieri per le cose udite.
Ma ecco che, fatti appena alcuni passi, incontro don Picco con altri
nostri preti, tutti sbalorditi, tutti mortificati: "Che cosa
è accaduto?" domandai loro.
Ed io insisteva domandando che cosa ci fosse di nuovo; ed esso: "Se
sapesse!... Ha veduto quella donna che faceva caramelle?"
"Sì! E con ciò?"
"Or bene, mi ha detto che le raccomandassi di far in modo che
i suoi figliuoli lavorino, lavorino. Essa diceva: troveranno molte
spine, ma troveranno anche molte rose: di' loro che la vita è
breve e la messe è molta".
Don Bosco commentò
così il sogno: "Facciamoci coraggio, o figliuoli: incontreremo
molte spine, ma ricordatevi che ci saranno anche tante rose. Non abbattiamoci
d'animo nei pericoli e nelle difficoltà; preghiamo con fiducia
e Dio ci darà l'aiuto promesso a chi lavora per la sua causa".
6.
OLTRE I FIUMI, OLTRE I MARI E LE FORESTE (MB XVII, 72-74)
Barcellona, notte dal
9 al 10 aprile del 1886. Uno dei più bei sogni di don Bosco.
Sognò di trovarsi sopra un poggio, dalla cui vetta scorgeva
una selva, ma coltivata e percorsa da vie e da sentieri. Di là
volse intorno lo sguardo e lo spinse in fondo all'orizzonte; ma prima
dell'occhio, fu colpito il suo orecchio dallo schiamazzo di una turba
innumerevole di ragazzi.
Per quanto egli facesse per scorgere donde venisse quel rumore, non
vedeva nulla. Finalmente vide un'immensa quantità di giovani
che, correndo intorno a lui, gli andavano dicendo:
"Ti abbiamo aspettato, ti abbiamo aspettato tanto, ma finalmente
ci sei: sei tra noi e non ci sfuggirai!"
La Pastorella si fermò accanto a Don Bosco e gli disse: "Ti
ricordi del sogno che hai fatto a 9 anni?"
Poi, fatti venire i giovani da Don Bosco, aggiunse: "Guarda ora
da questa parte, spingi il tuo sguardo e spingetelo voi tutti e leggete
che cosa sta scritto... Ebbene, che cosa vedi?"
- Vedo montagne, poi mari, poi colline, quindi di nuovo montagne e
mari.
"Io leggo Valparaiso" disse un ragazzo.
"Io, Santiago" disse un altro.
I giovani aguzzarono lo sguardo ed esclamarono in coro: "Leggiamo
Pechino".
Allora Don Bosco vide una gran città, attraversata da un largo
fiume, sul quale erano gettati alcuni
grandi ponti.
- Bene - disse la Pastorella -. Ora tira una sola linea da una estremità
all'altra, da Santiago a Pechino, fanne un centro nel mezzo dell'Africa
e avrai un'idea esatta di quanto debbono fare i
Salesiani.
- Ma come fare tutto questo? - esclamò Don Bosco -. Le distanze
sono immense, i luoghi
difficili e i Salesiani pochi.
- Non ti turbare. Faranno questo i tuoi figli, i figli dei tuoi figli
e dei figli loro; ma si tenga fermo
nell'osservanza delle Regole e nello spirito della Congregazione.
Questi centri che tu vedi formeranno case di studio e di noviziato
e daranno moltitudine di Missionari. Là c'è Hong Kong,
là Calcutta, più in là il Madagascar. Questi
e più altri avranno case, studi e noviziati.
Don Bosco ascoltava guardando ed esaminando, poi disse: "E dove
trovare tanta gente?"
"Guarda, rispose la Pastorella, mettiti di buona volontà.
Vi è una cosa sola da fare: raccomandare che i miei figli coltivino
costantemente la virtù di Maria".
Don Bosco voleva ancora parlare; ma la visione disparve: il sogno
era finito.
Il Bollettino Salesiano
del settembre 1887 riportava due fatti che possono essere un buon
commento al punto del sogno dove si parla del Cile.
Il senatore Valledor di Santiago aveva pregato i Salesiani di accettare
la direzione dell'Orfanotrofio governativo. Mons. Cagliero e mons.
Fagnano, andati a visitare l'Istituto, si sentirono rivolgere da un
orfanello queste parole: "Sono due anni che piangiamo e preghiamo
perché Don Bosco ci dia un padre".
A Valparaiso, quando i Salesiani arrivarono, più di 200 ragazzi
correvano loro dietro gridando: "Finalmente sono arrivati i nostri
padri! Oh, che piacere!".
Due episodi che fecero pensare a quanto quei Salesiani avevano letto
nel sogno di Don Bosco; Interessante il commento che del sogno fece
Don Bosco stesso: "Quando i Salesiani saranno nella Cina e si
troveranno sulle due sponde del fiume che passa nelle vicinanze di
Pechino!... Gli uni verranno alla sponda sinistra dalla parte del
grande Impero; gli altri alla sponda destra dalla parte della Tartaria.
Oh, quando gli uni andranno incontro agli altri per stringersi la
mano!... Quale gloria per la nostra Congregazione!... Ma il tempo
è nelle mani di Dio ".
Ed è così importante sapere che la missionarietà
fa parte della vocazione della nostra Congregazione. Siamo chiamati
da Dio per andare nelle periferie del mondo.
7.
SOTTO IL MANTO DELLA MADONNA (MB XIV, 608-609)
Il 21 settembre del 1880,
mentre in Francia infieriva la persecuzione contro gli Ordini e le
Congregazioni religiose e i membri di vari Ordini erano già
stati espulsi, a chi lo interrogava se i Salesiani sarebbero stati
scacciati, Don Bosco rispondeva: "No! No! No! ".
E al direttore a Marsiglia, aveva scritto: "Non temere: avrete
noie, seccature, disturbi, ma non vi scacceranno".
Perché tanta sicurezza? Nella festa della Natività di
Maria SS. aveva fatto un sogno, che raccontò così:
"Mi vidi davanti la Vergine SS. posta in alto, proprio come si
trova sulla cupola di Maria Ausiliatrice. Aveva un gran manto che
si stendeva tutto attorno a Lei e formava come un salone immenso;
e lì sotto vidi tutte le nostre case di Francia. La Madonna
guardava con occhio sorridente tutte queste case, quand'ecco successe
un temporale orribile, o meglio un terremoto con fulmini, grandine,
mostri orribili di ogni forma e figura, fucilate, cannonate, che riempirono
tutti del più grande spavento. Tutti quanti questi mostri,
fulmini e palle erano rivolti contro i nostri che stavano sotto il
manto di Maria; ma nessuno recò danno a coloro che stavano
sotto una così potente difenditrice: tutti i dardi andavano
a spuntarsi nel manto di lei e cadevano a vuoto.
La Beata Vergine, in un mare di luce, con la faccia raggiante e un
sorriso di paradiso, disse molte volte in questo frattempo: Ego diligentes
me diligo (io amo chi mi ama). Poco alla volta cessò ogni burrasca
e nessuno dei nostri restò vittima di quel temporale o terremoto
o tempesta che si voglia chiamare.
Don Bosco commentò:
Io non volli fare gran caso di questo sogno, ma già fin d'allora
scrissi a tutte le case di Francia che stessero tranquille. Mi si
chiedeva: "Come va che tutti sono sbalorditi e solo lei è
tranquillo in mezzo a questi trambusti e pericoli?". Io non rispondevo
altro che confidassero nella protezione della Vergine SS.
L'Opera Salesiana sarà sempre sotto il manto della Madonna.
IL
GRANDE PIANTO
1887. La solenne consacrazione
del Tempio del Sacro Cuore fu compiuta il 14 maggio.
Il giorno 15 don Bosco volle scendere in chiesa, e celebrare la Messa
all'altare di Maria Ausiliatrice. Aveva appena iniziato, quando don
Viglietti che lo assisteva lo vide scoppiare a piangere. Un pianto
lungo, irrefrenabile, che accompagnò quasi tutta la Messa.
Alla fine, dovettero quasi portarlo in sacrestia. Don Viglietti gli
sussurrò preoccupato:
"Don Bosco che ha? Si sente male?"
Don Bosco scosse la testa:
"Avevo dinanzi agli occhi, viva, la scena del mio primo sogno,
a nove anni. Vedevo proprio e udivo mia mamma e i miei fratelli discutere
su ciò che avevo sognato... "
In quel lontano sogno la Madonna gli aveva detto: "A suo tempo
tutto comprenderai". Ora, guardando indietro nella vita, gli
pareva di comprendere proprio tutto.
Valeva la pena fare tanti sacrifici,
tanto lavoro, per la salvezza di tanti ragazzi.
Sì, guardando a don Bosco, anche noi possiamo dire: "Ne
vale la pena!"
Il
Rettor Maggiore, oggi: