… e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Quante volte ho ripetuto queste parole dell’Ave Maria senza soffermarmi realmente su cosa volessero dire.
Poi arriva l’Avvento, questo periodo in cui rallentiamo – o dovremmo rallentare – per meditare con più attenzione sull’incarnazione di Nostro Signore, questo periodo di attesa che, per quanto mi riguarda mi ricorda, in un certo senso, quando aspettavamo la nascita di nostra figlia.
Che piaccia o no, che vietino o meno i presepi nelle scuole, a Natale si celebra una gravidanza e un parto, il più importante del mondo e della storia
Maria, in realtà, è una ragazza che ha a che fare con una gravidanza inaspettata. E in un periodo storico in cui una ragazza madre avrebbe avuto conseguenze ben più pesanti di oggi.
Sa che forse verrà ripudiata, che forse non avrà risorse per andare avanti, ma dice il suo SI fiduciosa che Dio si sarebbe preso cura di lei.
Maria sa bene come si possa sentire una ragazza, sorpresa da una gravidanza inaspettata. Una ragazza non sposata, in una cultura che avrebbe potuto ucciderla per tale situazione.
Ma si fida di Dio e dice SI.
Natale è anche imparare a fidarsi, sulle orme di colei che, senza peccato ha saputo accogliere il frutto benedetto del suo grembo, ‘permettendo’ a Dio Padre di rivelarci Se stesso attraverso suo Figlio.
Il suo SI ha cambiato la storia.
Mi vengono in mente le ragazze a cui – sebbene con modalità e presupposti diversi – capita una gravidanza inaspettata.
Ragazze, non sarà per niente facile e il vostro SI magari non cambierà la storia dell’umanità, ma cambierà la storia della creatura che avete in grembo e che, grazie a voi avrà una storia.
Ragazze, ragazzi! Guardate a Maria, affidatevi a lei e poi chiedete aiuto. La Chiesa non vi abbandonerà.
Quello che è avvenuto nella Vergine Madre in modo unico, «accade a livello spirituale anche in noi quando
accogliamo la Parola di Dio con cuore buono e sincero e la mettiamo in
pratica. Succede come se Dio prendesse carne in noi, Egli viene ad
abitare in noi, perché prende dimora in coloro che lo amano e osservano
la sua Parola. Non è facile capire questo, ma, sì, è facile sentirlo nel
cuore».
«Pensiamo che l’incarnazione di Gesù sia un fatto solo del passato, che non ci coinvolge personalmente? Credere in Gesù significa offrirgli la nostra carne, con l’umiltà e il coraggio di Maria».
Anche nell'Ave Maria e nella Salve Regina troviamo “seno”. Tuttavia la Bibbia CEI traduce l'originale greco con “grembo”
Nel testo greco del Credo, e nella traduzione latina, non si usano le parole “seno” o “grembo”. Si legge infatti: “Incarnàtus est de Spíritu Sancto ex Maria Virgine”, cioè “si è incarnato per mezzo dello Spirito Santo dalla Vergine Maria”. La parola “seno” è un'esplicitazione della traduzione italiana. Lo stesso termine è usato per la versione italiana dell'Ave Maria e della Salve Regina. Da quando? Il catechismo di Pio X riportava in entrambi i casi la parola “ventre”, che corrispondeva alla lettera al latino ventris. Il Consiglio di presidenza della Conferenza episcopale italiana ha deciso di aggiornare, l'8 marzo 1967, le “preghiere e formule” del catechismo di Pio X e ha scelto la nuova traduzione “seno”. Il perché è scritto esplicitamente: per uniformarsi al testo dell'antifona della quarta domenica di Avvento secondo il nuovo Messale romano in italiano. Si trattava tuttavia di una traduzione provvisoria del Messale. Quando questo entrerà in vigore, nel 1970, i testi liturgici saranno uniformarti con la parola “grembo”, compresa l'antifona della quarta domenica di Avvento. Possiamo a questo punto chiederci se la traduzione “seno” sia sbagliata. Il principale testo di riferimento è nel Vangelo di Luca: sono le parole che Elisabetta rivolge a Maria. La traduzione ufficiale della CEI (nuova edizione 2008) suona così: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!” (1,42). Se si usasse la parola “grembo” per l'Ave Maria e la Salve Regina tutto sarebbe dunque risolto. Ma per coerenza bisognerebbe aggiornare anche altre parti della preghiera, per esempio la parola “ave” andrebbe tradotta con “rallegrati”. In ogni caso, il termine “seno” non è sbagliato. Infatti l'originale greco koilìa si presta a diverse traduzioni. Il significato base è “cavità”. In forma derivata, a seconda del contesto, può indicare il ventre, l'addome o il grembo, o più in generale le viscere e anche il seno, inteso come l'intimo dell'uomo (vedi Giovanni 7,38 nella traduzione CEI del 1974: “Fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”).Anche in italiano la parola “seno” ha un senso figurato e può esprimere l'interiorità, il cuore, l'intimità. L'originale latino sinus indicava la piega concava formata dalla veste, nella quale le donne portavano i figli; da qui i significati derivati di petto, cavità, insenatura. La parola greca koilìa si potrebbe dunque tradurre con “seno”, anche se per la Vergine Maria è più preciso usare “grembo”. “Ventre” non è sbagliato, ma può rievocare la sede dell'intestino (in questo senso Paolo usa koilìa in Filippesi 3,19: “Il ventre è il loro dio”).
Per questo sant’Agostino afferma che la Vergine “ha concepito prima nel cuore che nel grembo”. Ha concepito prima la fede e poi il Signore».
In conclusione, al di là delle traduzioni, l'importante è pregare, proclamando la nostra fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo con il Credo, e affidandoci all'intercessione di Maria con l'Ave e la Salve Regina. Pregare con il cuore e anche con la mente, rendendoci conto di quello che diciamo.
Fonte:Aleteia
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