Mons. Henryk Hoser riguardo a Medjugorje: Questo è un tempo ed un luogo di conversione. Qui stiamo vivendo la nuova evangelizzazione.
L'Arcivescovo Mons. Henryk Hoser, Visitatore Apostolico a carattere
speciale per la parrocchia di Medjugorje, ha fatto visita agli studi di
Radio „Mir“ Medjugorje e si è incontrato con gli operatori di detta
stazione radiofonica. In un colloquio molto interessante, avuto con la
Capo Redattrice Sanja Pehar, egli ha condiviso la sua esperienza di due
decenni di lunga attività nelle missioni in Africa, ha confrontato il
Santuario di Kibeho con Medjugorje, ha parlato dei frutti di Medjugorje,
della pace e del Natale. All'inizio ha detto che si rallegrava di
essere ospite in un programma di Radio „Mir“ Medjugorje.
Nei parrocchiani e nei pellegrini percepiamo gioia e
gratitudine per il Suo arrivo a Medjugorje e per la missione che il
Santo Padre Le ha affidato. Lei come si sente qui a Medjugorje?
Rispondo a questa domanda con la medesima gioia. Sono davvero molto
felice di essere qui. Mi trovo qui già per la seconda volta: l'anno
scorso avevo l'incarico di Inviato Speciale del Santo Padre per
verificare la situazione generale, ora invece sono qui come Visitatore
Apostolico stabile. C'è una grande differenza, poiché ora sono qui
stabilmente e non solo devo conoscere la situazione ed i problemi di
questo luogo, ma anche trovare, insieme ai collaboratori, delle
soluzioni.
Il Natale si sta avvicinando. Come prepararsi al Natale, ed anzitutto alla sua dimensione spirituale?
Il modo migliore di prepararsi al Natale è vivere la liturgia
dell'Avvento. Dal punto di vista della dimensione spirituale dei suoi
contenuti, questo è un tempo straordinariamente ricco, che si compone di
due parti: la prima è una fase preparatoria, che dura fino al 17
dicembre. Segue poi la preparazione immediata al Natale, dal 17 dicembre
in avanti. Qui in parrocchia ci stiamo preparando con le Messe
dell'Aurora. Esse introducono il popolo di Dio nel mistero del Natale.
Che messaggio ci dà il Natale?
E' un messaggio straordinariamente ricco, ed io vorrei accentuare
quello della pace. Gli angeli che hanno annunciato ai pastori la Nascita
del Signore hanno detto loro che portavano la pace a tutti gli uomini
di buona volontà.
Gesù è venuto tra noi uomini come Bambino nella famiglia di
Maria e di Giuseppe. Lungo la storia, la famiglia ha sempre attraversato
delle prove, ed oggi in modo particolare. Come preservare le famiglie
di oggi, ed in che modo può aiutarci in questo l'esempio della Santa
Famiglia?
Bisogna sapere anzitutto che fin dall'inizio l'uomo viene creato in una
cornice di relazioni familiari. La coppia formata da maschio e femmina è
stata benedetta anche per la sua fecondità. La famiglia è immagine
della Santissima Trinità sulla terra, e la famiglia edifica la società.
Per preservare oggi questo spirito di famiglia – e nel nostro tempo è
così difficile – bisogna porre l'accento sulla missione della famiglia
nel mondo. Tale missione dice che la famiglia è sorgente e modalità di
pienezza della persona umana.
Eccellenza, lei è un medico, un religioso pallottino ed un
missionario. Tutto ciò ha certamente segnato e nobilitato la Sua vita.
Lei ha trascorso ventun anni in Africa. Può condividere oggi, con noi e
con gli ascoltatori di Radio „Mir“ Medjugorje, quella esperienza di
missione?
E' difficile farlo in alcune frasi. E' stata anzitutto un'esperienza
delle diverse culture che ho conosciuto in Africa, in Europa e in altre
terre. Ho passato fuori dalla mia patria, fuori dalla mia terra, gran
parte della mia vita sacerdotale. Su questo tema potrei esprimere due
constatazioni. La prima: la natura umana è la stessa ovunque. In quanto
esseri umani, siamo tutti simili. Ciò che ci differenzia, in senso
positivo o negativo, è la cultura. Ogni cultura ha elementi positivi e
costruttivi, che sono a servizio dello sviluppo della persona umana, ma
può contenere anche elementi che distruggono l'uomo. Viviamo, dunque, in
pienezza la nostra natura di uomini e le caratteristiche positive della
nostra cultura!
Lei è stato Visitatore Apostolico in Rwanda. Può mettere a confronto il Santuario di Kibeho e Medjugorje?
Sì, vi sono molti elementi simili. Gli eventi sono iniziati nel 1981. A
Kibeho, la Madonna voleva avvertire gli uomini di ciò che doveva
avvenire, e che in seguito si è dimostrato un genocidio. Quella è la
missione della Regina della pace, che è in qualche modo la continuazione
delle apparizioni di Fatima. Kibeho è riconosciuto. Kibeho si sta
sviluppando. Quello è l'unico luogo del continente africano in cui le
apparizioni sono riconosciute. Anche le apparizioni di Medjugorje sono
iniziate nel 1981, alcuni mesi prima rispetto a Kibeho. Si è visto che
anche questo era in prospettiva di una guerra a cui si è poi giunti
nell'allora Jugoslavia. A Medjugorje si sta sviluppando una devozione
alla Regina della pace, e qui troviamo una similitudine con le
apparizioni di Fatima. Il titolo „Regina della pace“ fu introdotto nelle
Litanie Lauretane da Papa Benedetto XV nel 1917, ossia nell'anno delle
apparizioni di Fatima, nel corso della Prima Guerra Mondiale e nell'anno
della rivoluzione sovietica. Vediamo come Dio è presente nella storia
umana e ci manda la Madonna perché ci stia vicino.
Quella dei Santuari è una realtà molto importante nel mondo di
oggi, per cui Papa Francesco ha trasferito la loro cura dalla
Congregazione per il Clero a quella per l'evangelizzazione. Si realizza
la nuova evangelizzazione a Medjugorje?
Non c'è dubbio. Qui stiamo vivendo la nuova evangelizzazione. La
devozione mariana che qui si sviluppa è molto dinamica. Questo è un
tempo ed un luogo di conversione. Qui l'uomo scopre l'esistenza di Dio
nella propria vita, il desiderio che Dio ha di essere presente nel cuore
dell'uomo. E tutto questo in una società che è laicizzata e che vive
come se Dio non esistesse. Questo lo fanno tutti i Santuari mariani.
Dopo diversi mesi di permanenza a Medjugorje, cosa evidenzierebbe come frutto più importante di Medjugorje?
Il frutto della conversione profonda. Penso che il frutto più maturo ed
importante sia il fenomeno della conversione tramite la Confessione, il
Sacramento della Riconciliazione. Questo è l'elemento più importante di
tutto quello che avviene qui.
Il 31 maggio di quest'anno, Papa Francesco l'ha nominata
Visitatore Apostolico a carattere speciale per la parrocchia di
Medjugorje. Si tratta di un incarico esclusivamente pastorale, la cui
finalità è di assicurare un accompagnamento stabile e continuo della
comunità parrocchiale di Medjugorje e dei fedeli che qui si recano. Lei
come guarda alla pastorale di Medjugorje?
La vita pastorale attende ancora un suo pieno sviluppo ed una propria
cornice. La qualità dell'accoglienza dei pellegrini non va vista
soltanto nel senso materiale, che concerne il pernottamento ed il vitto.
Tutto questo già si fa. Bisogna anzitutto garantire un attività
pastorale adatta, che sia consona al numero dei pellegrini. Vorrei porre
l'accento sull'esistenza dei due freni che ho notato. Da una parte, nei
momenti in cui sono presenti moltissimi pellegrini, la mancanza di
confessori per singole lingue. Qui vengono pellegrini da un'ottantina di
paesi del mondo. Il secondo freno che ho notato è la mancanza di spazi
per la celebrazione di Messe in diverse lingue. Dobbiamo trovare spazi
in cui si possano celebrare Messe in diverse lingue, e soprattutto un
luogo in cui tenere l'Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento.
Lei è Polacco, e sappiamo che i Polacchi nutrono una devozione
particolare nei confronti della Madonna. Qual è il ruolo di Maria nella
Sua vita?
Il ruolo di Maria è davvero grande. La devozione polacca è sempre
mariana. Non dimentichiamo che, a metà del XVII secolo, la Madre di Dio è
stata proclamata Regina della Polonia. Si è trattato di un atto anche
politico, ratificato dal re e dal parlamento. In tutte le case cristiane
di Polonia voi troverete un'immagine della Madonna. Il più antico canto
religioso in lingua polacca, che risale al Medioevo, è rivolto proprio a
Lei. Tutti i cavalieri polacchi avevano un segno mariano sulle loro
armature.
Ciò che manca all'uomo di oggi è la pace: la pace nei cuori,
tra le persone e nel mondo. Quanto è grande in questo il ruolo di
Medjugorje, dal momento che sappiamo che i pellegrini che vengono qui
testimoniano di percepirvi una pace che non possono sperimentare in
nessun altro posto?
La venuta di Gesù Cristo nella nostra carne umana è stata annunciata
come l'avvento del Re della pace. Dio ci porta la pace che tanto ci
manca su tutti i livelli, e mi pare che la scuola di pace che abbiamo
qui a Medjugorje ci aiuti molto, poiché tutti accentuano la tranquillità
che trovano in questo luogo, nonché gli spazi di silenzio, preghiera e
raccoglimento. Questi sono tutti elementi che ci conducono alla pace con
Dio ed alla pace con gli uomini.
Al termine di questo colloquio, cosa direbbe ai nostri ascoltatori?
Vorrei augurare a tutti un buon Natale con le parole pronunciate dagli
angeli: Pace agli uomini di buona volontà, agli uomini che Dio ama! La
Madonna sottolinea che Dio ci ama tutti. Uno dei fondamenti della nostra
fede è proprio la volontà di Dio di salvare tutti gli uomini, senza
distinzioni. Se ciò non avviene, è per colpa nostra. Noi siamo dunque su
un cammino che porta ad un futuro radioso. (foto)
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