La mia bambina doveva nascere paraplegica. Ho pregato davvero tanto e oracammina
Anita Barberio,
umilissima e devota credente, ha una figlia nel grembo a cui i medici
diagnosticano una futura paraplegia. Il quadro descritto è quello di una
vita di stenti, fatta di interventi e corse agli ospedali. Le
propongono un aborto terapeutico, ma Anita e suo marito non ci stanno e
rigettano da subito questa ipotesi. L’unica soluzione a cui sono
propensi è quella di avere fede nel Signore. Pregano, sperano e, alla
fine, giunge il miracolo.
Abbiamo
incontrato Anita, già ospite delle trasmissioni “Storie vere” su Rai 1 e
“La strada dei miracoli” su Rete 4, e dai suoi occhi lucidi e intensi,
durante l’intervista, abbiamo compreso fin da subito la forza celestiale
che ha aiutato lei e la sua famiglia, la stessa forza che traspare da
tutta la sua testimonianza: l’amore.
Anita può raccontarci qual era la diagnosi dei medici prima del parto?
Ho
fatto la morfologica a quattro mesi e mezzo e i medici mi dissero che la
bimba era affetta da spina bifida con mielomeningocele, idrocefalia,
ipoplasia e disgenesia del corpo calloso. I medici sono stati chiari, in
parole povere, sarebbe stata paraplegica. Quando è nata, aveva l’ernia
nella zona lombosacrale ed è stata operata con chirurgia plastica
all’Ospedale Santobono di Napoli. I dottori dovevano inserire il liquido
nella colonna vertebrale per evitare una meningite, ma sarebbero
serviti una serie di interventi poiché il liquido avrebbe portato ad
un’idrocefalia. In conclusione, sarebbe dovuta restare ben quattro mesi
in ospedale.
I medici cosa le avevano consigliato inizialmente?
Mi
consigliarono un aborto terapeutico, che ovviamente non accettai. Io ho
deciso di tenere la bambina con tutto l’amore e l’affetto del mondo.
L’unica cosa da fare era pregare.
A tal proposito, in che modo e in che misura pregava?
Tutto è
partito dalla parrocchia di Ponticelli “Beata Vergine di Lourdes” con
l’aiuto del nostro carissimo padre Corrado. Andavo in Chiesa tutti i
giorni e dicevo al buon Gesù che era lui il primo medico della mia
bimba. Inoltre, non mi limitavo a questo, ogni giorno alle 15 a casa mia
si pregava per i malati. Venivano in molti mossi da fede, affetto e
speranza.
E poi cosa è successo?
Ho
continuato a pregare il rosario, rivolgendomi alla Madonna di
Medjugorje. Io ero fiduciosa, ma indipendentemente da come sarebbe nata
la bambina, l’avrei portata da Lei. Dopo un po’ di tempo, ho incontrato
una suora, testimonianza di come a volte il Signore semina degli angeli
sul nostro cammino terrestre, che ha portato le preghiere a Medjugorje
dalle veggenti.
Così è avvenuto il miracolo?
Sì
(Anita sorride radiosa, ndr.). Quando è nata è stata bene fin da subito.
Certo è stata operata, ma la bambina nonostante la visione disastrosa
dei medici, muoveva già le gambe. Ancora oggi la dottoressa che la
visita dice: “Le mani prima di averle messe io, le ha messe il Signore”.
Una vera e propria guarigione, quindi?
Due
guarigioni. La prima è stata spirituale ed è avvenuta nel cuore di me e
mio marito, perché alla fine l’avremmo accettata così come sarebbe nata.
Avevamo solo voglia di amarla tanto. La seconda è stata medica
e riguarda tutta la patologia di mia figlia che non si è presentata.
Come ho detto, ha dovuto subire un piccolo intervento, ma alla fine è
stata solo 11 giorni in ospedale e non quattro mesi. A
Medjugorje l’ho appoggiata ai piedi della croce e ho detto alla Madonna:
“È prima tua e poi nostra”. La mia bimba ha pianto, come se si fosse
liberata, per lei è stata una rinascita. Ora ha quattro anni cammina,
balla e canta le canzoni di Gesù.
So
che lei nel mese di Ottobre si è recata a Medjugorje portando con sé la
piccolina, quali emozioni ha provato ritornando lì dopo tanto tempo?
Per me
è stata un’esperienza straordinaria e unica perché ho avuto la gioiosa
possibilità di andare a ringraziare la Madonna insieme a tutta la mia
famiglia: a mio marito e ai miei due figli, per il grande dono della
guarigione di Maria Emilia. Davanti ai miei occhi ho rivisto l’immagine di quei luoghi
che anni fa avevo percorso con la sofferenza nel cuore, ma con una
grande speranza nell’anima, invece, ora li ho visitati insieme alla mia
piccola sperimentando un’immensa gioia nel ringraziare e lodare il
Signore e la Madonna.
Alla luce di questa bellissima testimonianza, che cosa si sente di dire ai nostri lettori?
Di
pregare e amare tanto il Signore. Se preghiamo con fede, possiamo
ottenere qualsiasi tipo di guarigione. La Chiesa viene spesso attaccata,
ma le persone non comprendono cosa realmente rappresenta. Essa è Madre:
grazie ai parrocchiani e a tutti i fedeli, la mia famiglia ha potuto
sentire un grandissimo amore materno.
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