Papa Francesco a Pietrelcina ricorda la lotta di Padre Pio col
demonio e il suo abbandono in Dio. E guarda ai problemi di oggi,
proponendo di dare il Nobel agli anziani.
Bergoglio arriva in elicottero da Roma e fin dal primo momento si ferma a fare saluti fuori programma con bambini e ammalati. La prima tappa è la cappella San Francesco dove si conserva «l’olmo delle stimmate», l’albero sotto al quale per la prima volta il santo vide apparire le stimmate.
Nell’incontro con i fedeli, che si svolge nel terreno dove Padre Pio dimorò nel settembre 1911 per «respirare un po’ di aria più sana», il Papa non dimentica la piaga della mancanza di lavoro che costringe i giovani a lasciare questa terra. E anche in questo, il Pontefice argentino mostra sintonia con il santo del Gargano, che fu un mistico dedito alla preghiera ma seppe interessarsi anche delle condizioni di vita della sua gente: prese carta e penna per criticare la riforma agraria e volle costruire un grande ospedale. E nella parte del discorso improvvisata Bergoglio parla del ruolo importante degli anziani, che meritano il premio Nobel, ma anche dei litigi: «Un paese che litiga non cresce».
Prima del Papa, prende la parola l’arcivescovo di Benevento Felice Accrocca, che afferma: «La nostra terra soffre, a dispetto delle sue grandi potenzialità, che restano mortificate dalla grave debolezza delle infrastrutture: così i nostri giovani sono costretti a cercare lavoro altrove e nei nostri Comuni la popolazione diminuisce».
In questa comunità, ricorda Francesco, Padre Pio «temprò la propria umanità, imparò a pregare e a riconoscere nei poveri la carne del Signore, finché crebbe nella sequela di Cristo e chiese di essere ammesso tra i Frati Minori Cappuccini». Qui «cominciò a sperimentare la maternità della Chiesa, della quale fu sempre figlio devoto. Qui meditò con intensità il mistero di Dio che ci ha amati fino a dare Sé stesso per noi».
«Amava la Chiesa – aggiunge il Papa parlando a braccio - con tutti i suoi problemi… Noi siamo peccatori, Dio ci ha convocato in questa Chiesa che è santa, e Padre Pio amava la Chiesa santa». Il Papa ricorda che proprio negli anni di Pietrelcina Padre Pio «era fortemente tormentato nell’intimo e temeva di cadere nel peccato, sentendosi assalito dal demonio. E questo non dà pace, perché si muove [si dà da fare]».
«Ma voi credete che il demonio esiste?» domanda il Papa abbandonando nuovamente il discorso preparato. «Non siete tanto convinti, eh? Dirò al vescovo di fare delle catechesi. Esiste o non esiste il demonio? [I fedeli rispondono]: “Sì!”. E va, va da ogni parte, si mette dentro di noi, ci muove, ci tormenta, ci inganna», aggiunge, citando ancora una volta il diavolo come ha fatto spesso in questi cinque anni di pontificato. Padre Pio «aveva paura che il demonio lo assalisse, lo spingesse al peccato. In quei momenti - spiega, tornando al testo scritto - trasse linfa vitale dalla preghiera continua e dalla fiducia che seppe riporre nel Signore: “Tutti i brutti fantasmi che il demonio mi va introducendo nella mente spariscono allorché fiducioso mi abbandono nelle braccia di Gesù”».
Francesco sottolinea l’intensità della preghiera e dell’unione con Dio di Padre Pio: «Attraverso la celebrazione della santa messa, che costituiva il cuore di ogni sua giornata e la pienezza della sua spiritualità, raggiunse un elevato livello di unione con il Signore. In questo periodo, ricevette dall’alto speciali doni mistici, che precedettero il manifestarsi nelle sue carni dei segni della passione di Cristo».
Bergoglio rimarca anche come «questo umile frate cappuccino» abbia «stupito il mondo con la sua vita tutta dedita alla preghiera e all’ascolto paziente dei fratelli, sulle cui sofferenze riversava come balsamo la carità di Cristo».
«Imitando il suo eroico esempio e le sue virtù – è l’invito di Papa Bergoglio ai concittadini di Padre Pio - possiate diventare voi pure strumenti dell’amore di Gesù verso i più deboli. Al tempo stesso, considerando la sua incondizionata fedeltà alla Chiesa, darete testimonianza di comunione, perché solo la comunione edifica e costruisce».
Francesco aggiunge altre considerazioni su questo e sollevando gli occhi dal testo scritto: «Un paese che litiga tutti i giorni non cresce, non si costruisce: spaventa la gente. È un paese malato e triste… Invece un paese dove si cerca la pace, dove tutti si vogliono bene – più o meno, ma si vogliono bene –, non ci si augura del male, questo paese, benché piccolo, cresce, cresce, cresce, si allarga e diventa forte. Per favore - ammonisce il Pontefice - non spendete tempo, forze, a litigare tra voi. Questo non fa crescere, non fa camminare».
«Pensiamo ad un bambino – dice ancora Bergoglio - che piange, piange e non vuole muoversi dalla sua culla e piange, piange. Quando la mamma lo mette sul pavimento perché cominci a gattonare piange, piange... e torna nella culla. Vi chiedo: quel bimbo sarà capace di camminare? No, perché è sempre nella culla! Se un paesino litiga, litiga, litiga, sarà capace di crescere? No. Perché tutto il tempo, tutte le forze vanno a litigare. Per favore: pace tra voi, comunione tra voi. E se a qualcuno di voi viene voglia di chiacchierare di un altro, si morda la lingua. Vi farà bene, bene all’anima, perché la lingua si gonfierà, ma vi farà bene».
«Auspico che questo territorio possa trarre nuova linfa dagli insegnamenti di vita di padre Pio – afferma - in un momento non facile come quello presente, mentre la popolazione decresce progressivamente e invecchia perché molti giovani sono costretti a recarsi altrove per cercare lavoro».
«La migrazione interna dei giovani, un grave problema! – aggiunge a braccio - Pregate la Madonna perché i giovani trovino lavoro qui, fra voi, vicino alla famiglia, e non siano costretti ad andarsene a cercare da un’altra parte e il paese giù, giù, giù». «L’intercessione del vostro santo concittadino – aggiunge Francesco - sostenga i propositi di unire le forze, così da offrire soprattutto alle giovani generazioni prospettive concrete per un futuro di speranza. Non manchi un’attenzione sollecita e carica di tenerezza agli anziani, patrimonio incomparabile delle nostre comunità».
Poi continua improvvisando: «La popolazione invecchia, ma è un tesoro, i vecchi sono un tesoro! Per favore, non emarginate i vecchi. Sono la saggezza. E che i vecchi imparino a parlare con i giovani e i giovani imparino a parlare con i vecchi. Loro hanno la saggezza di un paese, i vecchi. Quando sono arrivato mi è piaciuto tanto salutare uno di 99 anni e una “ragazzina” di 97. Bellissimo! Questi sono la vostra saggezza! Parlate con loro. Che siano protagonisti della crescita di questo paese. Mi piacerebbe che una volta si desse il premio Nobel agli anziani che
“Oggi scartiamo piccoli e malformati con più crudeltà e scienza”
Il Papa a San Giovanni Rotondo: la cultura odierna dello scarto è
peggio di quella dell’antica Sparta. Visita i bimbi malati a Casa
Sollievo della Sofferenza. «Tutti ammirano Padre Pio, ma pochi fanno lo
stesso»
«Molti sono disposti a mettere un “mi piace” sulla
pagina dei grandi santi, ma chi fa come loro? Perché la vita cristiana
non è un “mi piace”, ma un “mi dono”». Pregare, farsi piccoli e umili, vivere la carità. Sono le tre caratteristiche che Papa Francesco “fotografa” in Padre Pio invitando i fedeli a fare lo stesso.
Il Pontefice inoltre denuncia che oggi si scartano i piccoli e i
malformati con «più crudeltà e più scienza» che nell’antica Sparta.
Il momento più toccante della mattinata nei luoghi di Padre Pio è quello in cui Francesco varca la soglia del reparto di onco-ematologia pediatrica di Casa Sollievo della Sofferenza, il grande ospedale costruito per volere del santo del Gargano e da lui inaugurato.
È il «miracolo vivente di Padre Pio», la costruzione che svetta su questo paesino un tempo composto soltanto da un pugno di case, dove il santo trascorse gran parte della sua vita, confessando e celebrando messa. Le telecamere e i giornalisti non sono ammessi, Francesco entra nelle stanze incontrando 18 bambini, altri tre li visita nel reparto rianimazione. Abbraccia e conforta i piccoli malati e i loro genitori. Dialoga con una mamma africana che tiene in braccio il suo bambino ammalato. Ringrazia i volontari della clown-terapia, che con la loro presenza giocosa contribuiscono a creare un clima più adatto ai bambini. E proprio l’attenzione ai piccoli e agli ultimi, ai malati, come conseguenza di una vita di preghiera, è al centro dell’omelia.
Il Papa è arrivato a San Giovanni Rotondo da Pietrelcina in elicottero. Nel paese dove Padre Pio è vissuto, dopo la visita all’ospedale, Francesco ha venerato le spoglie del santo, traslate per l’occasione nella vecchia chiesa santuario dove lo stesso frate stimmatizzato ha celebrato la sua ultima messa. Dopo la preghiera davanti al corpo di Padre Pio, papa Francesco ha incontrato e salutato i frati cappuccini malati e si è poi recato nella stanza del Santo, come riferisce la Sala stampa vaticana.
Quella di Bergoglio è la restituzione di una visita, dato che il corpo del santo del Gargano era stato trasportato a Roma per il Giubileo della misericordia. Accanto all’urna trasparente c’è il crocifisso testimone del momento in cui il santo cinquant’anni fa ricevette le stimmate. Il Papa ha deposto una stola sacerdotale rossa sull’urna del santo.
Un frate cappuccino uruguayano ha strappato una fragorosa risata a Francesco . Si tratta di padre Carlo Maria Laborde, 63 anni, attuale segretario dei Gruppi di preghiera di Padre Pio. Nato da emigranti francesi, padre Carlo abitava in una località visibile da Buenos Aires in quanto dall’altra parte del braccio di mare che separa la capitale argentina dall’Uruguay. Così in una precedente occasione, in Vaticano, essendosi presentato come «vicino di casa», si era sentito chiedere se avesse con sé il «mate», quel tè argentino che il Papa apprezza molto. E oggi non si è fatto trovare impreparato: da «casa» si è portato l’occorrente per preparare molti litri di mate e li ha donati al Papa.
Nell’omelia della messa, celebrata di fronte a 30mila persone (secondo le autorità locali) sul grande sagrato del nuovo santuario progettato da Renzo Piano, il Papa si concentra su tre parole tratte dalle Letture del giorno: preghiera, piccolezza, sapienza.
A proposito della prima, Francesco dice: «Possiamo chiederci: noi cristiani preghiamo abbastanza? Spesso, al momento di pregare, vengono in mente tante scuse, tante cose urgenti da fare... A volte, poi, si mette da parte la preghiera perché presi da un attivismo che diventa inconcludente quando si dimentica… quando si scorda che senza di Lui non possiamo fare nulla».
Il Papa, ricordando l’esempio di Padre Pio, spiega che Gesù nel Vangelo ci mostra anche come si prega. «Prima di tutto dice: “Ti rendo lode, Padre”; non dice “ho bisogno di questo e di quello”... Non si conosce il Padre senza aprirsi alla lode, senza dedicare tempo a Lui solo, senza adorare». Francesco esclama senza leggere il testo scritto: «Quanto abbiamo dimenticato la preghiera di adorazione!», invece «Bisogna riprendere la preghiera di lode e adorazione!». È il «contatto personale, a tu per tu, lo stare in silenzio davanti al Signore il segreto per entrare sempre più in comunione con Lui. La preghiera può nascere come richiesta, anche di pronto intervento, ma matura nella lode e nell’adorazione».
Non dunque soltanto «chiamate di emergenza» o «dei tranquillanti da assumere a dosi regolari, per avere un po’ di sollievo dallo stress». «No, la preghiera è un gesto di amore, è stare con Dio e portargli la vita del mondo: è un’indispensabile opera di misericordia spirituale. E se noi non affidiamo i fratelli, le situazioni al Signore, chi lo farà?... Per questo Padre Pio ci ha lasciato i gruppi di preghiera».
Francesco aggiunge: «Nel Vangelo, Gesù loda il Padre perché ha rivelato i misteri del suo regno ai piccoli. Chi sono questi piccoli, che sanno accogliere i segreti di Dio? I piccoli sono quelli che hanno bisogno dei grandi, che non sono autosufficienti, che non pensano di bastare a sé stessi». I piccoli sono quelli che «hanno il cuore umile e aperto, povero e bisognoso, che avvertono la necessità di pregare, di affidarsi, di lasciarsi accompagnare. Il cuore di questi piccoli è come un’antenna, che capta il segnale di Dio. Se ne accorgono subito - dice a braccio - Perché Dio cerca il contatto con tutti, ma chi si fa grande crea un’enorme interferenza: quando si è pieni di sé, non c’è posto per Dio», spiega il Papa ricordando aspetti fondamentali e tradizionali della fede cristiana così attuali anche nella presente stagione ecclesiale.
Per incontrare Dio la via «è quella di abbassarsi, di rimpicciolirsi dentro, di riconoscersi bisognosi. Il mistero di Gesù, come vediamo nell’ostia ad ogni messa, è mistero di piccolezza, di amore umile, e si coglie solo facendosi piccoli e frequentando i piccoli».
Bergoglio ha quindi invitato a cercare Dio «là dove si trova», come nello «speciale santuario dove è presente», aggiunge riferendosi al grande ospedale voluto da Padre Pio, chiamato per volontà del santo a essere «tempio di preghiera e di scienza», dove tutti sono chiamati a essere «riserve di amore» per gli altri.
«Chi si prende cura dei piccoli sta dalla parte di Dio – spiega Francesco - e vince la cultura dello scarto, che, al contrario, predilige i potenti e reputa inutili i poveri. Chi preferisce i piccoli proclama una profezia di vita contro i profeti di morte di ogni tempo». Anche quelli «di oggi - denuncia parlando a braccio - che scartano la gente, i bambini, gli anziani, perché non servono».
A questo punto il Pontefice ricorda che a scuola «ci insegnavano la storia degli spartani. A me ha sempre colpito quello che ci diceva la maestra, che quando nasceva un bambino o una bambina con malformazioni, lo portavano alla cima del monte e lo buttavano. Perché non ci fossero questi piccoli». «Noi bambini dicevamo: “ma quanta crudeltà” - ha aggiunto - Fratelli e sorelle, noi facciamo lo stesso. Con più crudeltà, con più scienza. Quello che non serve, quello che non produce, va scartato: questa è la cultura dello scarto. I piccoli non sono voluti oggi. E per questo Gesù è lasciato da parte».
Infine, il Papa parla della sapienza, che «non risiede nell’avere grandi doti e la vera forza non sta nella potenza. Non è sapiente chi si mostra forte e non è forte chi risponde al male col male. L’unica arma sapiente e invincibile è la carità animata dalla fede, perché ha il potere di disarmare le forze del male». Padre Pio «ha combattuto il male per tutta la vita e l’ha combattuto con l’umiltà, con l’obbedienza, con la croce, offrendo il dolore per amore». Qui Bergoglio osserva: «Tutti ne sono ammirati; ma pochi fanno lo stesso. Tanti parlano bene, ma quanti imitano? Molti sono disposti a mettere un “mi piace” sulla pagina dei grandi santi, ma chi fa come loro? Perché la vita cristiana non è un “mi piace”, ma un “mi dono”».
Per questo «la vita profuma quando è offerta in dono; diventa insipida quando è tenuta per sé». E citando questo donarsi, Francesco ha parlato della confessione dove «comincia e ricomincia una vita sapiente, amata e perdonata». Come aveva capito Padre Pio, che «è stato un apostolo del confessionale».
Fonte:http://www.lastampa.it/2018/03/17/vaticaninsider/ita/vaticano/tutti-ammirano-padre-pio-ma-pochi-fanno-lo-stesso-FMnW8YUI2SsY3mTZ9R8YvO/pagina.html
Il momento più toccante della mattinata nei luoghi di Padre Pio è quello in cui Francesco varca la soglia del reparto di onco-ematologia pediatrica di Casa Sollievo della Sofferenza, il grande ospedale costruito per volere del santo del Gargano e da lui inaugurato.
È il «miracolo vivente di Padre Pio», la costruzione che svetta su questo paesino un tempo composto soltanto da un pugno di case, dove il santo trascorse gran parte della sua vita, confessando e celebrando messa. Le telecamere e i giornalisti non sono ammessi, Francesco entra nelle stanze incontrando 18 bambini, altri tre li visita nel reparto rianimazione. Abbraccia e conforta i piccoli malati e i loro genitori. Dialoga con una mamma africana che tiene in braccio il suo bambino ammalato. Ringrazia i volontari della clown-terapia, che con la loro presenza giocosa contribuiscono a creare un clima più adatto ai bambini. E proprio l’attenzione ai piccoli e agli ultimi, ai malati, come conseguenza di una vita di preghiera, è al centro dell’omelia.
Il Papa è arrivato a San Giovanni Rotondo da Pietrelcina in elicottero. Nel paese dove Padre Pio è vissuto, dopo la visita all’ospedale, Francesco ha venerato le spoglie del santo, traslate per l’occasione nella vecchia chiesa santuario dove lo stesso frate stimmatizzato ha celebrato la sua ultima messa. Dopo la preghiera davanti al corpo di Padre Pio, papa Francesco ha incontrato e salutato i frati cappuccini malati e si è poi recato nella stanza del Santo, come riferisce la Sala stampa vaticana.
Quella di Bergoglio è la restituzione di una visita, dato che il corpo del santo del Gargano era stato trasportato a Roma per il Giubileo della misericordia. Accanto all’urna trasparente c’è il crocifisso testimone del momento in cui il santo cinquant’anni fa ricevette le stimmate. Il Papa ha deposto una stola sacerdotale rossa sull’urna del santo.
Un frate cappuccino uruguayano ha strappato una fragorosa risata a Francesco . Si tratta di padre Carlo Maria Laborde, 63 anni, attuale segretario dei Gruppi di preghiera di Padre Pio. Nato da emigranti francesi, padre Carlo abitava in una località visibile da Buenos Aires in quanto dall’altra parte del braccio di mare che separa la capitale argentina dall’Uruguay. Così in una precedente occasione, in Vaticano, essendosi presentato come «vicino di casa», si era sentito chiedere se avesse con sé il «mate», quel tè argentino che il Papa apprezza molto. E oggi non si è fatto trovare impreparato: da «casa» si è portato l’occorrente per preparare molti litri di mate e li ha donati al Papa.
Nell’omelia della messa, celebrata di fronte a 30mila persone (secondo le autorità locali) sul grande sagrato del nuovo santuario progettato da Renzo Piano, il Papa si concentra su tre parole tratte dalle Letture del giorno: preghiera, piccolezza, sapienza.
A proposito della prima, Francesco dice: «Possiamo chiederci: noi cristiani preghiamo abbastanza? Spesso, al momento di pregare, vengono in mente tante scuse, tante cose urgenti da fare... A volte, poi, si mette da parte la preghiera perché presi da un attivismo che diventa inconcludente quando si dimentica… quando si scorda che senza di Lui non possiamo fare nulla».
Il Papa, ricordando l’esempio di Padre Pio, spiega che Gesù nel Vangelo ci mostra anche come si prega. «Prima di tutto dice: “Ti rendo lode, Padre”; non dice “ho bisogno di questo e di quello”... Non si conosce il Padre senza aprirsi alla lode, senza dedicare tempo a Lui solo, senza adorare». Francesco esclama senza leggere il testo scritto: «Quanto abbiamo dimenticato la preghiera di adorazione!», invece «Bisogna riprendere la preghiera di lode e adorazione!». È il «contatto personale, a tu per tu, lo stare in silenzio davanti al Signore il segreto per entrare sempre più in comunione con Lui. La preghiera può nascere come richiesta, anche di pronto intervento, ma matura nella lode e nell’adorazione».
Non dunque soltanto «chiamate di emergenza» o «dei tranquillanti da assumere a dosi regolari, per avere un po’ di sollievo dallo stress». «No, la preghiera è un gesto di amore, è stare con Dio e portargli la vita del mondo: è un’indispensabile opera di misericordia spirituale. E se noi non affidiamo i fratelli, le situazioni al Signore, chi lo farà?... Per questo Padre Pio ci ha lasciato i gruppi di preghiera».
Francesco aggiunge: «Nel Vangelo, Gesù loda il Padre perché ha rivelato i misteri del suo regno ai piccoli. Chi sono questi piccoli, che sanno accogliere i segreti di Dio? I piccoli sono quelli che hanno bisogno dei grandi, che non sono autosufficienti, che non pensano di bastare a sé stessi». I piccoli sono quelli che «hanno il cuore umile e aperto, povero e bisognoso, che avvertono la necessità di pregare, di affidarsi, di lasciarsi accompagnare. Il cuore di questi piccoli è come un’antenna, che capta il segnale di Dio. Se ne accorgono subito - dice a braccio - Perché Dio cerca il contatto con tutti, ma chi si fa grande crea un’enorme interferenza: quando si è pieni di sé, non c’è posto per Dio», spiega il Papa ricordando aspetti fondamentali e tradizionali della fede cristiana così attuali anche nella presente stagione ecclesiale.
Per incontrare Dio la via «è quella di abbassarsi, di rimpicciolirsi dentro, di riconoscersi bisognosi. Il mistero di Gesù, come vediamo nell’ostia ad ogni messa, è mistero di piccolezza, di amore umile, e si coglie solo facendosi piccoli e frequentando i piccoli».
Bergoglio ha quindi invitato a cercare Dio «là dove si trova», come nello «speciale santuario dove è presente», aggiunge riferendosi al grande ospedale voluto da Padre Pio, chiamato per volontà del santo a essere «tempio di preghiera e di scienza», dove tutti sono chiamati a essere «riserve di amore» per gli altri.
«Chi si prende cura dei piccoli sta dalla parte di Dio – spiega Francesco - e vince la cultura dello scarto, che, al contrario, predilige i potenti e reputa inutili i poveri. Chi preferisce i piccoli proclama una profezia di vita contro i profeti di morte di ogni tempo». Anche quelli «di oggi - denuncia parlando a braccio - che scartano la gente, i bambini, gli anziani, perché non servono».
A questo punto il Pontefice ricorda che a scuola «ci insegnavano la storia degli spartani. A me ha sempre colpito quello che ci diceva la maestra, che quando nasceva un bambino o una bambina con malformazioni, lo portavano alla cima del monte e lo buttavano. Perché non ci fossero questi piccoli». «Noi bambini dicevamo: “ma quanta crudeltà” - ha aggiunto - Fratelli e sorelle, noi facciamo lo stesso. Con più crudeltà, con più scienza. Quello che non serve, quello che non produce, va scartato: questa è la cultura dello scarto. I piccoli non sono voluti oggi. E per questo Gesù è lasciato da parte».
Infine, il Papa parla della sapienza, che «non risiede nell’avere grandi doti e la vera forza non sta nella potenza. Non è sapiente chi si mostra forte e non è forte chi risponde al male col male. L’unica arma sapiente e invincibile è la carità animata dalla fede, perché ha il potere di disarmare le forze del male». Padre Pio «ha combattuto il male per tutta la vita e l’ha combattuto con l’umiltà, con l’obbedienza, con la croce, offrendo il dolore per amore». Qui Bergoglio osserva: «Tutti ne sono ammirati; ma pochi fanno lo stesso. Tanti parlano bene, ma quanti imitano? Molti sono disposti a mettere un “mi piace” sulla pagina dei grandi santi, ma chi fa come loro? Perché la vita cristiana non è un “mi piace”, ma un “mi dono”».
Per questo «la vita profuma quando è offerta in dono; diventa insipida quando è tenuta per sé». E citando questo donarsi, Francesco ha parlato della confessione dove «comincia e ricomincia una vita sapiente, amata e perdonata». Come aveva capito Padre Pio, che «è stato un apostolo del confessionale».
Fonte:http://www.lastampa.it/2018/03/17/vaticaninsider/ita/vaticano/tutti-ammirano-padre-pio-ma-pochi-fanno-lo-stesso-FMnW8YUI2SsY3mTZ9R8YvO/pagina.html
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