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martedì 25 luglio 2017

Oggi 25 luglio San Giacomo, protettore dei pellegrini. Patrono della parrocchia di Medjugorje

Celebrazione della Solennità di san Giacomo, Patrono della parrocchia di Medjugorje





Oggi Martedì 25 luglio 2017 Solennità di san Giacomo il maggiore, Patrono della parrocchia di Medjugorje. Le Sante Messe  saranno in lingua croata , presso la chiesa parrocchiale, alle ore 7:00, 8:00 e 19:00. La Celebrazione Eucaristica principale — presieduta da fra Ivan Landeka —  si terrà, invece, alle ore 11:00 nel boschetto attiguo alla chiesa. La Processione con il simulacro del santo partirà dalla chiesa alle ore 10:45. Quest’anno la sua statua sarà portata dai membri della Comunità “Padre Misericordioso”.  A partire dalle ore 22:00 la consueta Adorazione Eucaristica notturna. Come sempre, dopo una prima ora di Adorazione comunitaria, dalle 23:00 in poi il Santissimo sarà esposto in chiesa fino alle 7:00 del mattino del 26 luglio. 

San Giacomo era figlio di Zebedeo e pescatore nel lago di Galilea amico di Pietro ed Andrea. Insieme con loro era stato discepolo di Giovanni il Battista e dopo l'incontro con Gesù suo discepolo. Fu uno dei suoi più intimi discepoli, presente con Pietro e Giovanni alla Trasfigurazione di Gesù ed alla sua agonia nell'Orto del Getsemani. Fu anche il primo tra gli apostoli a dare la vita per il Vangelo nel 43 sotto il regno del Re Erode. Dopo che i Musulmani occuparono la Terra Santa, i pellegrini portarono via da Gerusalemme le sue reliquie nella città di Compostella in Spagna e qui è venerato dal IX secolo ed è diventata il principale punto di ritrovo di tutti i pellegrini che volevano ma non potevano visitare la Terra Santa. San Giacomo è il Patrono dei pellegrini e viene rappresentato come un pellegrino con un bastone in mano, un recipiente per l’acqua ed una conchiglia per bere.

San Giacomo di Compostela e il mito della Via Lattea

San Giacomo Apostolo, detto il Maggiore, è assai venerato nel mondo cristiano; in Italia un tempo era molto popolare come patrono dei pellegrini. Viene raffigurato comunemente con il bastone del pellegrino (bordone) e un grande cappello in capo. Il simbolo più noto che appartiene a San Giacomo come pellegrino è quello della conchiglia che porta come attributo ed è posta sul mantello, o sul cappello oppure sulla bisaccia. È quindi il simbolo dei pellegrini che si recano al Santuario di Compostella.

La scoperta del sepolcro
Nell'anno 830 il vescovo Teodomiro di Iria rinvenne la tomba con le reliquie dell'Apostolo e il luogo cambiò presto il nome da Iria in Compostella. Una devota leggenda racconta che San Giacomo, quando Compostella era ancora poco conosciuta, si lamentò col Signore perché non era visitata dai pellegrini e il Signore gli rispose: – Non ti preoccupare, Giacomo, perché chi non ti visiterà da vivo ti visiterà da morto. Da allora c'è una porticciola nascosta nel tempio di San Giacomo alla quale si sente battere continuamente, ma non si vede entrare né uscire nessuno. Sono i morti che per volere divino vanno a onorare San Giacomo, prima d'avviarsi al loro destino.
La ragione per la quale i pellegrini erano distolti da visitare la tomba di San Giacomo era dovuta alla presenza dei musulmani che nell'VIII secolo avevano occupato parte della Spagna per cui recarsi in quelle terre comportava il rischio della vita. Questo aspetto, fondamentale per la diffusione del culto del Santo, complica sia l'interpretazione della figura data dalla tradizione, sia la natura reale del carisma dell'Apostolo che a questa connotazione fondamentale vede sovrapporsi quella di martire e poi di evangelizzatore d'una terra, di campione militare, Miles Christi, di taumaturgo, pellegrino e patrono di pellegrini alla ricerca di penitenza, di espiazione e di salute eterna.
Il motivo politico si affaccia con la necessità di cancellare l'onta degli spagnoli di aver subito per secoli la dominazione saracena, per cui l'Historia Turpini comincia ad attribuire a Carlo Magno la riconquista di gran parte della Spagna, la liberazione del sepolcro del Santo e la sicurezza delle strade che conducevano a Compostella: la via di Santiago. Turpino, che alcuni identificano con l'ar-civescovo Turpino di Reims del seguito di Carlo Magno, è uno scrittore non ben identificato autore del Libro della spedizione [carolingia]e della conversione di Spagna e Galizia. L'importanza di Carlo Magno in tale impresa si enfatizzò quando se ne promosse la canonizzazione.
Il sepolcro dell'Apostolo restava da secoli sconosciuto e abbandonato quando Giacomo, apparendo a Carlo gli dà precise indicazioni per ritrovarlo in Galizia, lo conforta a liberarlo dagl'infedeli rendendo sicure le strade che vi conducono in modo che tutte le genti confluiscano da ogni parte del mondo e vi trovino perdono e salvezza. L'imperatore pone mano alla spedizione, la porta a compimento e fonda la Cattedrale di Santiago.
Tema fondamentale di questo mito cristiano è il sogno di Carlo Magno che, come quello di Ramirez I delle Asturie richiama il sogno di Costantino. Nella notte Giacomo appare all'Imperatore e gli addita la Via Lattea: un cammino fatto di stelle che il cielo: quello è il suo compito, cioè ristabilire il rapporto interrotto da Oriente a Occidente, unificare il mondo cristiano restaurando sulla terra quella strada che è tracciata nel cielo: «Dopo di te, dice l'Apostolo, tutti i popoli peregrinando da mare a mare andranno là a chiedere perdono a Dio delle colpe, canteranno le sue lodi e ammireranno le virtù e i miracoli e ciò sarà dai giorni del tuo regno fino alla fine del mondo».
Un programma cosmico che coinvolge la vita, lo spazio terrestre, il cielo, il tempo e la sua fine. Tale forza e altezza di concezione non fa meravigliare del fatto che da questo testo sia stata tolta la materia per comporre la Chanson de Roland, il poema nazionale francese.
Il «cammino delle stelle»
Il motivo dell'interpretazione cristiana della Via lattea da noi non è molto conosciuto, tanto è vero che quando nel 1968 uscì il film di Bunuel La Via lattea la gente non capiva tale titolo e i giornali dovettero spiegare come sapevano. La presenza di Roma e di San Michele del Gargano, la vicinanza marittima di Gerusalemme hanno attenuato l'importanza della meta di Santiago. In più la Via Lattea deve esser letta nel corpo dell'Europa per intenderla come la strada di Compostella. Molti popoli antichi l'hanno intesa come la strada del cielo e non pochi come la via dei morti per raggiungere (a Occidente) il loro ultimo destino. Nel mondo cristiano è detta Ponte delle Anime, Scala di San Giacomo di Galizia, o la Strada o Cammino di San Giacomo perché, accompagnate da tale Santo, tutte le anime devono salire lungo questo cammino dopo la morte. Essa è formata di spade, pugnali, coltelli, chiodi, spine e rovi nudi e irti sui quali l'anima cammina durante e dopo l'agonia. Questo grande dolore dura anche a lungo, secondo la gravità, il peso di colpe dell'anima che, tutta purificata, finalmente arriva alle porte del Paradiso. San Giacomo, con bordone e cappello da viaggiatore, accompagna il defunto confortandolo, quindi lo conduce aiutandolo e lasciandolo alla fine del cammino.
È detta anche Ponte delle Anime secondo la credenza che sia il grande ponte tra il cielo e la terra che congiunge quello a questa. Sarebbe il punto più difficile che devono passare le anime per salire al Cielo. Qualcosa di simile si dice in certi luoghi anche dell'arcobaleno, mentre opportunamente si distingue: la Galassia sarebbe il ponte di coloro che devono espiare i peccati della vita, mentre l'arcobaleno sarebbe il ponte agevole, luminoso e felice per i bambini morti prematuramente.
Realmente è la sintesi della vita umana tradotta in un'immagine fantastica in modo che ogni pellegrino della terra guardando il cielo ricordi che lo aspetta a occidente dei sui giorni la tomba ma, insieme a quella, San Giacomo amorevole psicopompo, conoscitore del cammino, capace di assisterlo e condurlo, mediante il sacrificio e la contrizione, alla felicità eterna. Come il Cammino di Santiago termina ad una tomba, l'Iter Stellarum, il cammino delle stelle, è la via che conduce gli uomini all'Aldilà, termina ai confini dell'altro mondo e costituisce l'ultima prova che l'uomo, pellegrino della vita deve compiere prima che il suo compito sia terminato. Tanto era viva questa metafora del pellegrinaggio come bilancio dell'esistenza che i pellegrini, visitata Compostella, non mancavano di raggiungere sul mare la vicina Finis Terrae per avere la visione dell'estremo limite dell'Europa, l'orlo del mondo conosciuto.
La tradizione ha fiorito questo mito di semplici leggende come quella dell'Erba di San Giacomo: erba comune, detta anche matricale selvatico o senecio (Senecio Jacobaea). Si vuole che San Giacomo, patrono dei pellegrini, l'abbia lasciata lungo i bordi di ogni strada dove è passato perché servisse di medicina ai viandanti. Infatti medica le ferite ed è, sotto forma d'impiastro, benefico per l'angina, le fistole e i dolori.
Sono gli uomini che chiamano i santi a occuparsi delle cose terrene, a risolvere i loro problemi non sempre limpidi, ne ottengono l'aiuto e poi si lamentano del mercato che si svolge spesso intorno ai santuari. Di San Giacomo, sotto le incrostazioni storiche lasciate dalle indebite utilizzazioni, peraltro indotte dalle pene e dalle necessità di condizioni umane di servitù, oppressione e miseria, rimane la figura cristallina del Vangelo, dell'uomo generoso che segue generosamente la Verità senza dubbi subito al suo primo incontro; quella della leggenda ha la luce del Paradiso insieme alle ombre che vi hanno confuso gli uomini nel chiamarlo in soccorso: meno adamantina, forse più umana.

 

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