Si celebra quaranta giorni dopo la Pasqua e conclude la permanenza
visibile di Dio fra gli uomini. È preludio della Pentecoste e segna
l’inizio della storia della Chiesa.
Secondo il racconto
biblico (
vangeli e
Atti degli Apostoli )
Gesù salì al cielo con il suo corpo, alla presenza dei suoi
apostoli, per unirsi fisicamente al
Padre, per non comparire più sulla
Terra fino alla sua
Seconda venuta (parusìa).
I
vangeli non si dilungano molto su tale episodio.
Marco scrive:
|
« Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. » (Marco 16,19) |
|
|
Luca, un po' meno stringatamente:
|
« Poi [Gesù] li condusse fuori [i discepoli]
verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si
staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo
adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio. » (Luca 24,50-53) |
|
|
Giovanni conclude il suo Vangelo con un'apparizione di Gesù in
Galilea, ma parla precedentemente dell'ascensione in maniera indiretta, riportando una testimonianza di
Maria Maddalena
per cui non era necessario che lei lo trattenesse perché il momento
della sua Ascensione, quaranta giorni dopo, non era ancora venuto ed
avrebbero avuto ancora tempo:
Matteo
non parla esplicitamente di ascensione al cielo come gli altri
evangelisti. Nel brano che conclude questo Vangelo, Gesù appare ai
discepoli su un monte della
Galilea dove li aveva convocati e li invia in missione nel mondo, congedandosi da loro con le parole:
|
« Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. » (Matteo 28,16-20) |
|
|
Negli
Atti si trova altresì una cronaca più dettagliata dell'evento:
|
« Egli
[Gesù] si mostrò ad essi [gli apostoli] vivo, dopo la sua passione, con
molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio
[…] Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo
sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo
mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si
presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a
guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al
cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in
cielo». » (Atti 1,3-11) |
|
|
Nelle lettere canoniche non si parla dell'accaduto; vengono tuttavia descritte le conseguenze dell'Ascensione per il fedele:
Efesini (
4:7-13),
Timoteo, 1 (
3:16),
Pietro, 1 (
3:21-22
Oggi 28 maggio la chiesa celebra l’ Ascensione di Gesù,
con la solennità dell’Ascensione di Gesù termina la missione di
Cristo, la sua venuta fra noi in carne umana per operare la salvezza.
Era necessario che, dopo la sua Risurrezione, Cristo continuasse per un
periodo di tempo a essere presente fra noi, per manifestare la sua nuova
vita e completare la formazione dei discepoli. Ma questa presenza è
terminata il giorno dell’Ascensione. Tuttavia, anche se Gesù è ritornato
in cielo con il Padre, rimane tra noi in vari modi, e soprattutto in
modo sacramentale, nella Sacra Eucaristia.Dato che il Capo è in cielo, anche noi, sue membra,
abbiamo la possibilità di raggiungerlo. Non solo: Egli è andato a
prepararci un posto nella casa del Padre (cfr. Gv 14, 3). Seduto alla
destra del Padre, Gesù continua il suo ministero di Mediatore universale
della salvezza. Ci manda il suo Spirito e ci dà la speranza di
raggiungerlo un giorno, avendoci preparato un posto» (Compendio, 132).
Infatti, dieci giorni dopo la sua Ascensione in cielo, Gesù inviò lo
Spirito Santo ai discepoli, come aveva promesso. Da allora Gesù manda
incessantemente agli uomini lo Spirito Santo, per comunicare loro la
potenza vivificante che Egli possiede e riunirli per mezzo della sua
Chiesa in modo da formare l’unico popolo di Dio. L’Ascensione ci stimola
a vivere con lo sguardo rivolto alla gloria del Cielo, «quae sursum
sunt, quaerite» (Col 3, 1), ricordando che «non abbiamo quaggiù una
città stabile» (Eb 13, 14), ma sempre con il desiderio di santificare le
realtà umane; e ci spinge a vivere di fede, perché sappiamo di essere
in compagnia di Gesù, che ci conosce e ci ama dal cielo, e che ci tiene
sempre compagnia dal Tabernacolo.
Ascensione di Gesù, ecco le cose da sapere
L’episodio è descritto dai Vangeli
di Marco e Luca e negli Atti degli Apostoli. Fino al 1977 in Italia era
anche festa civile
Con la
solennità dell’Ascensione di Gesù al Cielo si conclude la vita terrena
di Gesù che con il suo corpo, alla presenza degli apostoli, si unisce
fisicamente al Padre, per non comparire più sulla Terra fino alla sua
Seconda venuta (Parusìa) per il Giudizio finale. Questa festività è molto antica e viene attestata già a partire dal IV secolo.
Per la Chiesa cattolica e le Chiese protestanti, l’Ascensione si
colloca di norma 40 giorni dopo la Pasqua, cioè il giovedì della sesta
settimana del Tempo pasquale, ovvero quello successivo alla VI domenica
di Pasqua. Nel Credo degli Apostoli viene menzionata
con queste parole: «Gesù è salito al cielo, siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il
suo regno non avrà fine».
Nella Chiesa ortodossa l'Ascensione è una delle 12
grandi feste. La data della celebrazione è stabilita a partire dalla
data della Pasqua nel calendario ortodosso. Essa è conosciuta sia con
termine greco Analepsis (salire su) sia con Episozomene
(salvezza). Quest'ultimo termine sottolinea che Gesù salendo al cielo
ha completato il lavoro della redenzione. Più chiari ancora gli Atti,
che nominano esplicitamente il monte degli ulivi, poiché dopo
l'ascensione i discepoli «ritornarono a Gerusalemme dal monte detto
degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un
sabato.»(Atti 1:12) La tradizione ha consacrato questo luogo come
il Monte dell'Ascensione.
Gerusalemme, Edicola dell'Ascensione
Qual è il senso biblico della parola Ascensione?
Secondo una concezione spontanea e
universale, riconosciuta dalla Bibbia, Dio abita in un luogo superiore e
l’uomo per incontrarlo deve elevarsi, salire. L’idea dell’avvicinamento
con Dio, è data spontaneamente dal monte e nell’Esodo (19,3), a Mosè
viene trasmessa la proibizione di salire verso il Sinai, che
sottintendeva soprattutto quest’avvicinamento al Signore; “Delimita il
monte tutt’intorno e dì al popolo; non salite sul monte e non toccate le
falde. Chiunque toccherà le falde sarà messo a morte”. Il comando di
Iavhè non si riferisce tanto ad una salita locale, ma ad un
avvicinamento spirituale; bisogna prima purificarsi e raccogliersi per
poter udire la sua voce. Non solo Dio abita in alto, ma ha scelto i
luoghi elevati per stabilirvi la sua dimora; anche per andare ai suoi
santuari bisogna ‘salire’. Così lungo tutta la Bibbia, i riferimenti al
“salire” sono tanti e continui e quando Gerusalemme prende il posto
degli antici santuari, le folle dei pellegrini ‘salgono’ festose il
monte santo; “Ascendere” a Gerusalemme, significava andare a Iavhè, e il
termine, obbligato dalla reale posizione geografica, veniva usato sia
dalla simbologia popolare per chi entrava nella terra promessa, come per
chi ‘saliva’ nella città santa. Nel Nuovo Testamento, lo stesso Gesù
“sale” a Gerusalemme con i genitori, quando si incontra con i dottori
nel Tempio e ancora “sale” alla città santa, quale preludio
all’”elevazione” sulla croce e alla gloriosa Ascensione.
Quali sono i testi che parlano di questo evento?
I
Libri del Nuovo Testamento contengono sporadici accenni al mistero
dell’Ascensione; i Vangeli di Matteo e di Giovanni non ne parlano e
ambedue terminano con il racconto di apparizioni posteriori alla
Resurrezione. Marco finisce dicendo: “Gesù… fu assunto in cielo e si
assise alla destra di Dio” (XVI, 10); ne parla invece Luca: “Poi li
condusse fin verso Betania, e alzate le mani, li benedisse. E avvenne
che nel benedirli si staccò da loro e fu portato verso il cielo” (XXIV,
50-51). Ancora Luca negli Atti degli Apostoli, attribuitigli come autore
sin dai primi tempi, al capitolo iniziale (1, 11), colloca l’Ascensione
sul Monte degli Ulivi, al 40° giorno dopo la Pasqua e aggiunge: “Detto
questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al
loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne
andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e
dissero: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo
Gesù, che è stato tra di voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno
allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. Gli altri autori
accennano solo saltuariamente al fatto o lo presuppongono, lo stesso s.
Paolo pur conoscendo il rapporto tra la Risurrezione e la
glorificazione, non si pone il problema del come Gesù sia entrato nel
mondo celeste e si sia trasfigurato; infatti nelle varie lettere egli
non menziona il passaggio dalla fase terrestre a quella celeste. Ma essi
ribadiscono l’intronizzazione di Cristo alla destra del Padre, dove
rimarrà fino alla fine dei secoli, ammantato di potenza e di gloria; “Se
dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo
sta assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle
della terra; siete morti infatti, e la vostra vita è nascosta con Cristo
in Dio!” (Colossesi, 3, 1-3).
Pietro Perugino, Ascensione di Cristo
Quali sono le fonti storiche?
Luca, il terzo evangelista, negli
Atti degli Apostoli specifica che Gesù dopo la sua passione, si mostrò
agli undici apostoli rimasti, con molte prove, apparendo loro per
quaranta giorni e parlando del Regno di Dio; bisogna dire che il numero
di ‘quaranta giorni’ è denso di simbolismi, che ricorre spesso negli
avvenimenti del popolo ebraico errante, ma anche con Gesù, che digiunò
nel deserto per 40 giorni. San Paolo negli stessi ‘Atti’ (13, 31) dice
che il Signore si fece vedere dai suoi per “molti giorni”, senza
specificarne il numero, quindi è ipotesi attendibile, che si tratti di
un numero simbolico. L’Ascensione secondo Luca, avvenne sul Monte degli
Ulivi, quando Gesù con gli Apostoli ai quali era apparso, si avviava
verso Betania, dopo aver ripetuto le sue promesse e invocato su di loro
la protezione e l’assistenza divina, ed elevandosi verso il cielo come
descritto prima (Atti, 1-11). Il monte Oliveto, da cui Gesù salì al
Cielo, fu abbellito da sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino con
una bella basilica; verso la fine del secolo IV, la ricca matrona
Poemenia edificò un’altra grande basilica, ricca di mosaici e marmi
pregiati, sul tipo del Pantheon di Roma, nel luogo preciso
dell’Ascensione segnato al centro da una piccola rotonda. Poi nelle
alterne vicende che videro nei secoli contrapposti Musulmani e
Cristiani, Arabi e Crociati, alla fine le basiliche furono distrutte;
nel 1920-27 per voto del mondo cattolico, sui resti degli scavi fu
eretto un grandioso tempio al Sacro Cuore, mentre l’edicola rotonda
della chiesa di Poemenia, divenne dal secolo XVI una piccola moschea
ottagonale.
Qual è il significato dell’Ascensione?
San
Giovanni nel quarto Vangelo, pone il trionfo di Cristo nella sua
completezza nella Resurrezione, e del resto anche gli altri evangelisti
dando scarso rilievo all’Ascensione, confermano che la vera ascensione,
cioè la trasfigurazione e il passaggio di Gesù nel mondo della gloria,
sia avvenuta il mattino di Pasqua, evento sfuggito ad ogni esperienza e
fuori da ogni umano controllo. Quindi correggendo una mentalità
sufficientemente diffusa, i testi evangelici invitano a collocare
l’ascensione e l’intronizzazione di Gesù alla destra del Padre, nello
stesso giorno della sua morte, egli è tornato poi dal Cielo per
manifestarsi ai suoi e completare la sua predicazione per un periodo di
‘quaranta’ giorni. Quindi l’Ascensione raccontata da Luca, Marco e dagli
Atti degli Apostoli, non si riferisce al primo ingresso del Salvatore
nella gloria, quanto piuttosto l’ultima apparizione e partenza che
chiude le sue manifestazioni visibili sulla terra. Pertanto l’intento
dei racconti dell’Ascensione non è quello di descrivere il reale ritorno
al Padre, ma di far conoscere alcuni tratti dell’ultima manifestazione
di Gesù, una manifestazione di congedo, necessaria perché Egli deve
ritornare al Padre per completare tutta la Redenzione: “Se non vado non
verrà a voi il Consolatore, se invece vado ve lo manderò” (Giov. 16,
5-7). Il catechismo della Chiesa Cattolica dà all’Ascensione questa
definizione: “Dopo quaranta giorni da quando si era mostrato agli
Apostoli sotto i tratti di un’umanità ordinaria, che velavano la sua
gloria di Risorto, Cristo sale al cielo e siede alla destra del Padre.
Egli è il Signore, che regna ormai con la sua umanità nella gloria
eterna di Figlio di Dio e intercede incessantemente in nostro favore
presso il Padre. Ci manda il suo Spirito e ci dà la speranza di
raggiungerlo un giorno, avendoci preparato un posto”.
Andrea Mantegna, Ascensione, 1460, Galleria degli Uffizi, Firenze
È festa anche dal punto di vista civile?
La prima testimonianza della festa
dell’Ascensione, è data dallo storico delle origini della Chiesa, il
vescovo di Cesarea, Eusebio (265-340); la festa cadendo nel giovedì che
segue la quinta domenica dopo Pasqua, è festa mobile e in alcune nazioni
cattoliche è festa di precetto, riconosciuta nel calendario civile a
tutti gli effetti. In Italia previo accordo con lo Stato Italiano, che
richiedeva una riforma delle festività, per eliminare alcuni ponti
festivi, la Conferenza episcopale italiana ha fissato la festa liturgica
e civile, nella domenica successiva ai canonici 40 giorni dopo Pasqua.
Nel Rito ambrosiano, però, si celebra il giovedì. Al giorno
dell’Ascensione si collegano molte feste popolari italiane in cui
rivivono antiche tradizioni, soprattutto legate al valore terapeutico,
che verrebbe conferito da una benedizione divina alle acque . A Venezia
aveva luogo una grande fiera, accompagnata dallo “Sposalizio del mare”,
cerimonia nella quale il Doge a bordo del “Bucintoro”, gettava nelle
acque della laguna un anello, per simboleggiare il dominio di Venezia
sul mare; a Bari la benedizione delle acque marine, a Firenze si celebra
la “Festa del grillo”.
Come è stata raffigurata l’Ascensione nell’arte?
Il
racconto delle Scritture e la celebrazione liturgica di questo mistero
possiamo trovarli in miniature di codici famosi, fra tutti
l’Evangeliario siriano di Rabula nella Biblioteca Laurenziana di
Firenze, e in mosaici ed avori a partire dal sec. V. Il tema
dell’Ascensione, si adattò bene al ritmo verticaleggiante dei timpani,
sovrastanti le porte delle chiese romaniche e gotiche; esempio insigne
il timpano della porta settentrionale della cattedrale di Chartres (XII
sec.). Ma la rappresentazione, raggiunse notevole valore artistico con
Giotto (1266-1337) che raffigurò l’Ascensione nella Cappella degli
Scrovegni a Padova. Si ricorda inoltre un affresco di Buffalmacco (XIII
sec.) nel Camposanto di Pisa; una terracotta di Luca Della Robbia
(1400-1482) nel Museo Nazionale di Firenze; un affresco di Melozzo da
Forlì († 1494) ora nel Palazzo del Quirinale a Roma; una tavola del
Mantegna (1431-1506) a Firenze, Galleria degli Uffizi; una pala del
Perugino († 1523) ora nel Museo di Lione; il noto affresco del Correggio
(† 1534) nella cupola della Chiesa di S. Giovanni a Parma; l’affresco
del Tintoretto († 1594) nella Scuola di S. Rocco a Venezia. In
un’ampolla del tesoro del Duomo di Monza, Cristo ascende in cielo,
secondo una tipica iconografia orientale, assiso in trono; in altre
raffigurazioni Egli ascende al Cielo fra uno stuolo di Angeli, di fronte
agli sguardi estatici degli Apostoli e della Vergine.