Intervista con P.Gianni Sgreva all'Oasi della pace (Eco di Medjugorje nr.44)
D. Quando e come è nata l’idea della comunità dei consacrati?
R. Dobbiamo risalire a circa alla seconda metà del luglio ‘85, quando con insistenza Marija Pavlovic’ ha voluto che io mi trattenessi a casa sua. In quei giorni ha avuto modo di confidarsi molto con me e di parlare soprattutto della consacrazione che le chiedeva la Madonna, pur salvaguardando sempre la sua libertà. E veniva fuori il desiderio che la magnifica novità iniziata da Maria a Medjugorje si manifestasse in un segno permanente di persone che non soltanto accoglievano la conversione, ma anche la destinazione ultima della stessa, che consiste nell'appartenere totalmente al Signore. Certo si aggiungeva anche un’altra considerazione.
Lavorando il tabacco assieme mi diceva: “Ma dove potrà finire? in quale congregazione in quale istituto potrò proseguire quel cammino pedagogico—educativo, che ha Medjugorje ha iniziato ormai da da 4 anni (luglio ‘85)? La sua domanda rimaneva sospesa.
Poi affiorava anche un altro desiderio in quella conversazione:
rientrare un po nei tempi dell’età apostolica, soprattutto rifacendoci a quel testo degli Atti 1,14, dove si dice che gli Apostoli erano assidui nella preghiera con le donne e i fratelli di Gesù,insieme con Maria. D’altronde la Chiesa ha trovato origine proprio nel cenacolo, dove Maria guidava la preghiera in attesa dello Spirito Santo, e questo cenacolo era riempito non solo dagli apostoli - diremmo oggi dai Vescovi e dai sacerdoti—, ma anche dai laici, uomini e donne. Tutta la chiesa era convenuta nel cenacolo. Ma anche Medjugorje è un movimento mondiale che interessa tutta la chiesa; e si doveva pensare a una forma di consacrazione in cui tutte le componenti della chiesa avessero potuto ritrovarsi, riandando quasi dentro l’esperienza del cenacolo, guidate da Maria.
Queste erano le prime linee di un embrionale discorso che si sta va profilando. Quando nello stesso giorno la visita a un monastero ortodosso a Mostar ci faceva ancor più riflettere a causa della struttura stessa del luogo. Al centro una chiesina in onore di Maria, a un lato un braccio occupato da monaci ; l’altro a sinistra era abitato da monache. E ammirando quella organizzazione di vita che faceva centro sulla chiesina della Madonna si diceva: —Ma perché allora non possono stare assieme donne e uomini, tutta la chiesa, presa sia nell’ambito celibatario sia nell’ambito del matrimonio, tutti pronti a ritornare dentro il Cenacolo per farsi guidare dalla Madonna verso il traguardo di una nuova Pentecoste?
D. Dopo questo periodo di incubazione ci sono stati dei segni provvidenziali che hanno provocato, la realizzazione del sogno?
R. Non vedendo alcuna possibilità pratica di dar corpo a quel sogno, si soprassedette per diversi mesi a questo pensiero, come si trattasse solo di un pio desiderio. Ma le cose hanno cominciato ad avere una piega molto diversa nel dicembre ‘85. Mi trovavo a Medjugorje e quella sera avevo voluto dedicarmi alle confessioni, rinunciando all’apparizione. Dopo la Massa, Marija mi si avvicina e mi dice: “Sai che la Madonna mi ha parlato di te?”“Come? —risposi stupito— ha Medjugorje ti ha parlato di me? Che cosa ti ha detto?”“Non te lo posso dire ora, ma solo quando ti troverai in un clima di raccoglimento.” Il giorno dopo, 5 dicembre, a casa sua, dopo aver a lungo pregato, mi confidava tutto. Sulle prime non ho creduto, anzi le ho chiesto di stendere in lingua croata le dichiarazioni della Madonna: le avrei poi fatte tradurre da P. Slavko, temendo il soggettivismo della veggente che poteva trarla in inganno,oppure che qualche difetto di lingua impedisse di capire bene. P. Slavko confermava il senso del messaggio, che pressapoco suonava così: Mi invitava a mettermi in profonda preghiera e in grande silenzio, perché poi Lei stessa mi avrebbe parlato. Attendevo intanto che il messaggio fosse concretizzato attraverso dei segni. Un segno c’era, eppure ero molto lontano dal decifrarlo. Il 3 dicembre ero venuto a contatto con un ragazzo che si era confessato fuori della chiesa, e gli avevo detto semplicemente: “Mettiti in ginocchio e consacrati subito alla Madonna. Questa è l’unica possibilità per uscire dallo stato tenebroso in cui ti trovi.” Dono di che era tornato da me dopo la messa delle 11 con un amico, invitando me a fare la via Crucis sul Kricevac, ma a piedi scalzi. Accetta e quella Via Crucis durò due ore, dopodiché l’amico che non conoscevo mi chiedeva aiuto per un discernimento vocazionale: "era già venuto a Medjugorje nove volte senza ancora veder chiaro. “Come posso io sapere?”risposi. Eravamo sotto la croce. “Scendiamo e preghiamo la Madonna, chissà che non troviamo qualche anima che ci possa aiutare”. Quella stessa sera incontrammo una veggente che aspettava già da otto giorni dì incontrare quei ragazzi: fece discernimento su di loro e su di me e alla fine ci persuase sul piano della Madonna. Questo il 6 dicembre ‘85.
D. Questo inizio, o meglio questo primo segno,ha qualche attinenza con il gruppo di preghiera di Medjugorje?
R. All’inizio si era ben lontani dal pensare a un collegamento con il gruppo di preghiera: la cosa era conosciuta solo a Marija e a P.Slavko. Ma nell’aprile dell’86 ebbi un lungo colloquio con P. Tomislav, nel quale egli era preoccupato di come organizzare la vita del gruppo dopo la fine dei 4 anni di attesa —allora eravamo al 3°— per una scelta vocazionale.
D. E dopo quest’incontro che cosa è avvenuto?
R. Nel marzo dell’86 mi era stata fatta la proposta di una casa, confidai la cosa a P. Slavko venuto a Verona il 16 marzo ed egli mi disse di non perdere tempo, perché la Madonna voleva così. Ma sorgevano due problemi di difficile soluzione: come mettere assieme uomini e donne in una comunità religiosa e tener presenti tutte le componenti della chiesa, quella celibataria tradizionale e quella dei coniugati; e poi partire dal chiaro collegamento con i fatti di Medjugorje quando la chiesa non li ha ancora approvati? Nel frattempo mi tenevo in contatto con il padre spirituale e con il mio Superiore provinciale, che ha sempre dimostrato verso di me larghezza di cuore e tanta saggezza.
La Madonna poi pensò a darmi risposte concrete sui grossi problemi accennati. Nell’aprile ‘86 fui invitato a partecipare al convegno nazionale del Rinnovamento dello Spirito a Rimini; li trovai alloggio in un albergo dove si trovavano alcuni fratelli e sorelle della Comunità del Leone di Giuda e dell’Agnello Immolato in bianche tuniche e scalzi, compresi i bambini, che già da più due anni vivevano una straordinaria forma di vita consacrata, approvata dal Vescovo di Alby e da quello di Lione.
Allora è possibile che nella chiesa possano convivere fratelli sorelle, celibi e sposati. Anzi scoprii che il nuovo Codice di Diritto Canonico (cann.298 e 299) riconosce a laici e chierici il diritto a questa forma di consacrazione sotto la figura dl “Associazione privata di fedeli”. Intanto il 6 giugno Marija ricevette in un’apparizione un altro messaggio, in cui la Madonna incitava a proseguire nella via intrapresa. Intanto cresceva il numero dei ragazzi e ragazze, che la Madonna stava scegliendo e unendo attraverso ritiri, lettere, telefonate. Era tutto un movimento: e da due ne sono venuti dieci, venti.
D. Ma come avete risolto il problema del collegamento con Medjugorje, non ancora approvato dalla chiesa?
R. Questo problema mi assillava ancor più dell’altro, anche’ perché poteva già sorgere una comunità in una diocesi dove si sarebbero trovate difficoltà con il Vescovo di quella chiesa a causa di Medjugorje Dissi alla Madonna: “Se è opera tua dovrai pure trovare il modo di aggirare l’ostacolo”. E l’occasione venne puntuale. Il 9 settembre fui invitato a una udienza dal Card. Ratzinger e dopo aver parlato di vari problemi con altre persone, chiesi di rimanere solo con lui e trovai il coraggio di dirgli tutto quanto avevo nel cuore, ma soprattutto gli parlai dei due problemi più scottanti: come mettere assieme uomini e donne, sposati e celibi, questi ultimi aperti a una vocazione ministeriale, diaconale o presbiterale; e come fosse possibile stante la mancata approvazione di Medjugorje.
Il Card. —ricordo— ha molto sorriso di gioia e guardandomi disse:E perché si deve preoccupare lei? Di Medjugorje me ne occupo io” -difatti nel settembre dell’86 era tutto in mano della Congregazione della Dottrina della fede—. “Bisogna —mi disse— salvaguardare un principio molto importante sul piano teologico: distinguere tra quelli che sono i fatti e sono sub judice—, e quelli che sono i frutti del fatti. Allora ai fatti ci penso io, ai frutti ci penserà lei. Quindi le auguro di usare molto discernimento nelle vocazioni, ne parli col suo Vescovo, con il Provinciale e avanti!”. Lui stesso mi indicò la formula dell’Associazione privata di fedeli prevista al Codice. Ebbi dunque tutto l’incoraggiamento da una fonte così autorevole. Ma non finì tutto qui.
All’indomani ottenni inaspettatamente un incontro con il S. Padre per interessamento di un amico: 10
settembre. Al Papa ho fatto un racconto succinto ed essenziale. lo non avevo posto il problema vocazione e Medjugorje, ma il Papa mi ha prevenuto: “Ma,Padre, di che cosa è preoccupato lei? Ho già affidato tutto ai miei organismi. Avanti: sono le vocazioni quelle di cui dobbiamo occuparci”. Poi parlava e non parlava; parlava più con la commozione, perché si vedeva che era visibilmente commosso nel sentire queste cose. Mi ha abbracciato forte, mi ha baciato in fronte e mi ha sussurrato: “La Madonna le aprirà tutte le strade” e poi, consegnandomi il suo Rosario, mi ha detto: “Padre, preghi anche per me" Così con la sua benedizione è iniziato questo cammino. Ecco il segno. Uscivo dall’udienza alle 13 del l3 settembre e in Curia Generali zia (dei Passionisti) trovai un biglietto: “Ti aspettano a Vicenza per vedere una casa”, io non ne sapevo niente. All’indomani ero già a Priabona e vedevo questa casa, dove vi trovate voi adesso.
I PRIMI PASSI
D. Cos’è avvenuto dopo le memorabili udienze del settembre ‘86 fino all’apertura della casa di Priabona il 18 maggio 1987?
R. Ci sono stati anzitutto i contatti necessari sul piano giuridico ecclesiastico, sia con il Vescovo della diocesi in cui si sarebbe aperta la casa, sia con i miei superiori. Il mio Padre Provinciale chiese e ottenne il 20 settembre ‘86 un’udienza dal Card. Ratzinger, il quale gli ribadì: “Questa è opera di Dio: incoraggi il padre a proseguire”. E’ bastato questo perché il mio P. Provinciale mi venisse incontro in tutti i modi e si mettesse a completa disposizione dell’opera. Ma, essendo io un religioso appartenente ad un istituto, si doveva trovare una formula accettabile e, dopo varie vicissitudini e ripensamenti, sofferenze, umiliazioni, viaggi e fatiche, lo stesso Superiore Generale dei Passionisti ha assunto in mano la cosa. Ricordo che disse: “Questo è un onore per tutta la congregazione: favorire questa nuova iniziativa, in cui verranno confluire tante vocazioni”. Così dopo l’approvazione del Superiore Generale per l’avvio di questa comunità, firmata il 22 marzo 1987, verrà anche quella del Vescovo per l’esperimentazione il 18 maggio 1987.
La figura giuridica della nuova istituzione è quella di “associazione privata di fedeli”, che non contempla di per se un previo consenso episcopale: sono laici e chierici, uomini e donne, celibi e coniugati che si mettono insieme per delle finalità apostoliche o contemplative. Ne parla il Codice di Diritto Canonico ai nn. 298 e seguenti.
Il vero inizio della comunità è segnato al 25 marzo, quando i primi 9 fratelli, dopo una giornata di ritiro, hanno firmato l’accordo privato che è richiesto dal Diritto Canonico per dare l’avvio alla detta associazione. Attualmente fan parte a tutti gli effetti della comunità mariana ”Oasi della pace” —questo è il suo nome— tredici membri, non tutti ora presenti perchè alcuni non ancora disimpegnati dalle occupazioni di prima, e molti sono gli aspiranti ad entrare: dalle venti alle venticinque persone si stanno preparando.
D. Abiteranno tutti in comunità, anche gli sposati?
R. I celibi abiteranno in comunità contemplative. Per gli sposati siamo ancora in via di riflessione e di preghiera. Varie sono le coppie di coniugati che si stanno preparando. Per loro si potrebbe ipotizzare questo tipo di realizzazione: che gruppi di sposati continuino la loro vita nelle proprie famiglie, mentre altri vivano direttamente in comunità. Quanto ai voti di povertà e obbedienza, sarà chiarito in seguito mentre per la castità matrimoniale ci sono già indicazioni precise nel piano di vita (che pensiamo di pubblicare prossimamente).
D. Qual’è il proprium che identifica la vostra comunità nei confronti delle altre?
R. Bisogna rifarsi all’origine per capirlo. Se noi abbiamo ricevuto il dono della conversione tramite Maria, perché dobbiamo lasciare tanti fratelli e sorelle fuori dell’ambito della pace? Quindi nasce un vero compito, una esigenza. La Madonna sta visitando l'umanità. La Madonna —come dice bene il Papa nella sua enciclica “Redemptoris Mater”— è colei che vive la sollecitudine per tutti gli uomini. Ora io penso che il bisogno più grande in quest’epoca di secolarizzazione e di materialismo sia quello della pace: pace concepita come presenza di Dio nel cuore dell’uomo. Ecco quindi fratelli e sorelle, celibi e sponati, che si mettono insieme per dare una mano alla Madonna, accogliendo anche tutte le condizioni da Lei poste, per essere portatori di pace. Della pace vera, non di quella politica o economica, che tutt’al più potranno essere conseguenza della pace dei cuori.
STRUMENTI DI PACE MEDIANTE L’INTERCESSIONE. L’ESPIAZI0NE, L’ACCOGLIENZA
A questo punto è bene dire subito una parola sulle tre caratteristiche fondamentali o carismi della comunità, sempre collegati a questi fatti. Se la pace è il frutto della preghiera,il primo ministro o carisma della comunità dovrà essere L’INTERCESSIONE. Anzi è previsto nel piano di vita che l’intercessione dovrà essere un voto, un quarto voto aggiunto a quelli tradizionali di povertà, castità e obbedienza.
Al carisma dell’intercessione si aggiunge quello della ESPIAZIONE. Quante volte la Madonna ha pianto! E piange perchè fa sue le sofferenze dell’umanità dovute al peccato. Quindi lo espia in se nella preghiera di continua intercessione e anche —direi— nella sofferenza, perché la Madonna soffre come una mamma per la situazione del mondo contemporaneo, che sta arrivando a dei traguardi massimi di alienazione da Dio.
Ed ecco quindi il carisma dell’espiazione: non lasciare solo il Signore Gesù nel Getsemani; non lasciare da sola la Vergine santa in questa mediazione espiatrice. Poi il terzo carisma. Se abbiamo ricevuto il dono della pace attraverso la mediazione di Maria, dovremo essere aperti a tanti fratelli e sorelle in cerca di pace, creando cuori e luoghi dove essi possano trovare la pace: è il ministero dell'accoglienza. Le nostre comunità devono esercitare l’accoglienza per ogni tipo di fratelli e sorelle, a questa condizione però: che siano alla ricerca sincera della pace, cercando soltanto nel Signore e attraverso Maria la soluzione dei loro problemi umani, proprio perché la fede non va rilegata nell’intimo, ma deve abbracciare tutta la vita; e ogni bisogno umano si scontra con il problema fondamentale che è la pace.
D. E’ questo il servizio ecclesiale che si propone?
R. Sì, perché la comunità è essenzialmente contemplativa ma, dentro la contemplazione vive il ministero dell’accoglienza, per cui i fratelli vengono, per così dire, accolti nel grembo della contemplazione....
D. ... e anche perché portati dalla Madonna!
R. Ecco, anche “portati dalla Madonna” perché noi non faremo mai pubblicità, e anche ora parliamo solo perché interrogati. Mai faremo propaganda. A questo ci pensa Maria.
D. Avete regole oratiche che guidano la vostri giornata?
R. Certo, perché per essere approvati, anche se in via sperimentale, dai superiori ed essere io stesso posto come responsabile della comunità, noi dovevamo presentare loro un piano di vita. Questo piano di vita, in cui si trovano esposti i principi su cui si basa la comunità e le indicazioni pratiche per la loro attuazione, ha già avuto l’approvazione in via sperimentale, sia dal Superiore generale dei Passionisti, sia dal Vescovo diocesano di Vicenza. I fratelli che hanno posto la firma per la costituzione dell’associazione privata hanno condiviso queste linee proprio perché già frutto di una prolungata esperienza.
D. L’orario tiene conto allora di questi principi!
R. Certo, l’orario potrebbe suscitare stupore in alcuni, ma in effetti tiene presenti proprio queste linee fondamentali. Se qui si esercita anzitutto il ministero dell'intercessione, è chiaro che l’intercessione dovrà prendere il massimo della giornata. Perciò non deve meravigliare che ci siano sette ore di preghiera: sei comunitarie e in più l’ora di preghiera personale davanti all’Eucarestia, alternandosi ogni fratello nell’adorazione continuata per le ore del giorno.
In settembre diventerà anche notturna. Questi sono anche gli accordi presi con il Vescovo. Quindi è la preghiera il vero e primo lavoro. Ci stiamo accorgendo dopo i primi due mesi che la Madonna ci chiede effettivamente questo. Certo ci sono anche le varie mansioni di casa: lo stesso lavoro dell’accoglienza comporta una grande fatica per i fratelli e le sorelle. Ma l’occupazione più importante rimane la preghiera. E’ una preghiera vissuta in tutte le sue dimensioni, perché ci rifacciamo proprio a quell’espressione di Ef 6: “Prendete l’armatura di Dio.., e pregate incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito”. Quindi un pò tutte le forme di preghiera sono accolte. L'importante è che si preghi con il cuore.
D. Voi non fate lavori retribuiti per procurarvi il necessario?
R. Attualmente è così. Si lavora per l’allestimento e la manutenzione della casa, per la cucina e i lavori domestici, anche se abbiamo sempre pensato a un altro lavoro: qui c’è anche un pezzo di terra, e poi delle persone ci hanno offerto lavoro. Io non so cosa succederà nel cammino avvenire, però oggi come oggi il vero lavoro è la preghiera e l’accoglienza. La provvidenza poi è abbondantissima: avete visto anche voi in questi giorni. Stiamo andando avanti nel solco del Signore: ci pensa Lui. La provvidenza è tanta che provvediamo perfino a fornire monasteri di clausura che pregano per noi.
Come è scritto nel piano di vita la regola prima della comunità che quindi ha un risvolto anche sul piano economico,è quella del vangelo di Matteo 6: “Cercate prima il regno di Dio ... e tutto il resto vi sarà dato in più”.
D. E la guida della comunità a chi appartiene?
R. Ci teniamo veramente a dire ma anche proprio in tutti i gesti della comunità, e a riconoscere perché è così: la Madonna la guida della comunità, è veramente Lei. Quando noi andiamo a tavola c’è sempre un piatto vuoto per Lei. Quando ci incontriamo tra di noi c’è sempre una sedia vuota, che ci fa ricordare la sua presenza. Quando iniziamo la Messa invochiamo Lei perchè ci faccia celebrare o partecipare bene alla Messa. Quando incominciamo qualsiasi incontro di preghiera chiediamo che Lei sia presente e che ci ispiri e ci guidi nella preghiera. Lei è la Superiora. Ovviamente quello che il Vescovo ha messo come responsabile della comunità dovrebbe essere semplicemente lo strumento nelle mani della Madonna, sperando che sia sempre così.
COME SI SVOLGE LA GIORNATA IN COMUNITA’
D. com’è strutturata la preghiera nel vostro orario?
R. Ecco. Levata ore 5. Alle 5,30 inizia la preghiera con il canto dell’ufficio delle letture che dura circa 50 minuti. Il testo usato è il breviario monastico dei benedettini. Alle 6,30 canto delle Lodi, cui segue alle 7 la Messa, normalmente ai mattino, eccetto il sabato e la domenica. Al termine della Messa si espone il S.S. Sacramento per l’inizio dell’adorazione, poi si canta l’ora di Terza.
Alle 8,30 colazione, poi c’è il lavoro, o lo studio, oppure catechesi o accoglienza. Il sacerdote che è con me sta facendo il catechismo proprio da capo. C’è chi, anche se laureato, non ha mai avuto catechismo. Alcuni si preparano per affrontare in ottobre la prima teologia. Per alcuni si tratta di imparare l’italiano, perché non tutti sono italiani. Alle 12 Angelus, canto dell'ora sesta e prima corona del Rosario con I misteri gaudiosi. Il pranzo è alle 12,35. Notiamo di passaggio, se ce ne fosse bisogno che il mercoledì,venerdì e le vigilie delle feste più Importanti e di quelle della Madonna si digiuna a pane e acqua. Dopo un po di ricreazione, in cui si sistema il refettorio e la cucina, alle 14 torna il silenzio, che, tra l’altro, è il clima normale di tutta la giornata (i fratelli possono parlare solo per cose necessarie) per coltivare il clima della preghiera e quindi della pace.
D. Anche durante i pasti c’è silenzio?
R. Durante i pasti è silenzio. Normalmente si legge o si ascolta qualche cassetta. Ma questo non è un silenzio assoluto. Quando ad esempio c’è un giorno di festa, o se ne sente l’esigenza, si dispensa dal silenzio con una certa liberalità. Talvolta gli ultimi minuti del pranzo e della cena sono offerti ad una discussione sui contenuti della lettura o dell’ascolto appena fatti. Alle 14 dunque i fratelli possono avere un’ora di riposo,essendosi alzati presto al mattino.
Alle 15 canto dell’ora Nona, a cui segue la seconda parte del Rosario con i misteri dolorosi e quindi la lettura spirituale comune. Poi riprende ancora per circa 2 ore, come al mattino il lavoro o la catechesi o il canto o l’accoglienza. Alle 18 canto del Vespro. Poi segue la preghiera di lode spontanea o di silenzio o di guarigione: ogni sera qualche cosa di diverso. Alle 19,30 la cena. Restano circa tre quarti d’ora per la ricreazione e la sistemazione delle proprie cose.
Alle 20,45 ci si ritrova per la terza parte del Rosario, magari passeggiando e quindi la Compieta. Dopo le 21,30 riposo. Faccio notare che in comunità non c’è ne televisione ne radio. Nessun rumore del mondo. Per l’informazione basta il quotidiano.
Inoltre ogni lunedì sera i fratelli e le sorelle fanno le ore di preghiera con Gesù0 Sacramentato sul nostro monte della croce dalle 21 alle 23: questa strettamente riservata al membri della comunità. Il venerdì sera invece si tiene un’ora di preghiera davanti alla croce, alla quale possono partecipare anche i fratelli ospiti. Dimenticavo: ogni sabato e domenica pomeriggio la preghiera si svolge in modo diverso, alla stessa maniera che a Medjugorje ogni giorno: dopo l’ora nona, si recitano due parti del Rosario, si canta il Vespro, si celebra la Messa, poi preghiera di guarigione seguita dalla terza parte del Rosario.
D. Ci auguriamo che il carisma del fondatore... sia durevole.
R. fortuna qui c’è una Fondatrice, che dovrebbe dare certa sicurezza! Lode, gloria, benedizione a Maria, Regina della Pace!
Priabona 11.8.87
Fonte:http://medjugorje.altervista.org/doc/altri_doc_medjugorje/19-1comunita.php
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