Il cristiano che si nasconde dietro il «Si è sempre fatto così...»
commette peccato, divenendo idolatra e ribelle e vivendo una «vita
rattoppata, metà e metà», perché chiude il suo cuore alle «novità dello
Spirito Santo». È un invito a liberarsi dalle «abitudini», per lasciare
spazio alle «sorprese di Dio», quello che Papa Francesco ha lanciato
durante la messa celebrata lunedì mattina, 18 gennaio, nella cappella
della Casa Santa Marta.
Nella prima lettura, tratta dal primo libro di Samuele (15, 16-23),
«abbiamo ascoltato — ha fatto subito notare il Papa — come il re Saul
viene rigettato da Dio per non obbedire: il Signore ha detto a lui che
avrebbe vinto nella battaglia, nella guerra, ma che tutto sarebbe dovuto
essere votato allo sterminio». E Saul «non ha obbedito».
Così «quando il profeta gli rimprovera questo e poi lo rigetta in
nome di Dio come re di Israele, lui — continua il brano — dà una
spiegazione: “Ho ascoltato la voce del popolo che voleva prendere questo
bestiame più buono per farne sacrificio al Signore”».
«È una cosa buona fare un sacrificio — ha spiegato Francesco — ma il
Signore aveva ordinato, aveva dato il mandato di fare un’altra cosa». Ed
ecco che Samuele dice a Saul: «Il Signore gradisce forse gli olocausti e
i sacrifici quanto l’obbedienza alla voce del Signore?». Dunque, ha
affermato il Papa, «l’obbedienza va oltre» e supera anche le parole di
giustificazione di Saul: «Io ho ascoltato il popolo e il popolo mi ha
detto: sempre si è fatto così! Le cose di più valore andranno al
servizio del Signore, sia al tempio sia per i sacrifici. Sempre è stato
fatto cosi!».
Così «il re, che doveva cambiare questo: “Sempre è stato fatto
cosi...”, dice a Samuele: “Ho temuto il popolo”». Saul «ha avuto timore»
e per questo «ha lasciato che la vita continuasse contro la volontà del
Signore».
Lo stesso atteggiamento — ha proseguito il Papa riferendo al passo
liturgico di Marco (2, 18-22) — ce lo «insegna Gesù nel Vangelo, quando i
dottori della legge gli rimproverano che i discepoli non facciano
digiuno: “Ma sempre è stato fatto così, perché non fanno digiuno i
tuoi?” E Gesù risponde con questo principio di vita: “Nessuno cuce un
pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo
nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa
peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino
spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri
nuovi!”».
In sostanza, ha affermato Francesco, «cosa significa questo, che
cambia la legge? No!». Vuol dire, piuttosto, «che la legge è al servizio
dell’uomo, che è al servizio di Dio, e per questo l’uomo deve avere il
cuore aperto». L’atteggiamento di chi dice: «Sempre è stato fatto
così...» nasce in realtà da «un cuore chiuso». Invece «Gesù ci ha detto:
“Vi invierò lo Spirito Santo e lui vi condurrà fino alla piena
verità”». Dunque «se tu hai il cuore chiuso alla novità dello Spirito,
mai arriverai alla piena verità». E «la tua vita cristiana sarà una vita
metà e metà, una vita rattoppata, rammendata di cose nuove, ma su una
struttura che non è aperta alla voce del Signore: un cuore chiuso,
perché non sei capace di cambiare gli otri».
Proprio «questo — ha spiegato il Pontefice — è stato il peccato del
re Saul, per il quale è stato rigettato». Ed è anche «il peccato di
tanti cristiani che si aggrappano a quello che sempre è stato fatto e
non lasciano cambiare gli otri». Finendo così per vivere «una vita a
metà, rattoppata, rammendata, senza senso».
Ma «perché succede questo? Perché è tanto grave, perché il Signore
rigetta Saul e poi sceglie un altro re?». La risposta la dà Samuele
quando «spiega cosa sia un cuore chiuso, un cuore che non ascolta la
voce del Signore, che non è aperto alla novità del Signore, allo Spirito
che sempre ci sorprende». Chi ha un cuore così, afferma Samuele, «è un
peccatore». Si legge nel passo biblico: «Sì, peccato di divinazione è la
ribellione, e colpa e terafìm — cioè idolatria — l’ostinazione».
Dunque, ha affermato Francesco, «i cristiani ostinati nel “sempre è
stato fatto così, questo è il cammino, questa è la strada”, peccano:
peccano di divinazione»: è «come se andassero dalla chiromante».
Insomma, alla fine risulta «più importante quello che è stato detto e
che non cambia; quello che sento io — da me e dal mio cuore chiuso — che
la parola del Signore». E questo «è anche peccato di idolatria:
l’ostinazione. Il cristiano che si ostina, pecca. pecca di idolatria».
Di fronte a questa verità, la domanda da porsi è: «Qual è la
strada?». Francesco ha suggerito di «aprire il cuore allo Spirito Santo,
discernere qual è la volontà di Dio». È vero, «sempre, dopo le
battaglie, il popolo prendeva tutto per i sacrifici al Signore, anche
per la propria utilità, anche i gioielli per il tempio». Ed «era
abitudine, al tempo di Gesù, che i bravi israeliti digiunassero». Però,
ha spiegato, «c’è un’altra realtà: c’è lo Spirito Santo che ci conduce
alla verità piena». E «per questo lui ha bisogno di cuori aperti, di
cuori che non siano ostinati nel peccato di idolatria di se stessi»
ritenendo «più importante quello che io penso» e non «quella sorpresa
dello Spirito Santo».
E «questo — ha rimarcato il Papa — è il messaggio che oggi ci dà la
Chiesa; quello che Gesù dice tanto forte: “Vino nuovo in otri nuovi!”».
Perché, ha ripetuto, «alle novità dello Spirito, alle sorprese di Dio
anche le abitudini devono rinnovarsi». Prima di proseguire nella
celebrazione, Francesco ha auspicato «che il Signore ci dia la grazia di
un cuore aperto, di un cuore aperto alla voce dello Spirito, che sappia
discernere quello che non deve cambiare più, perché fondamento, da
quello che deve cambiare per poter ricevere la novità dello Spirito
Santo».
Fonte:http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2016/documents/papa-francesco-cotidie_20160118_otri-nuovi.html
Nessun commento:
Posta un commento