Un giorno, qualcuno mi parlò di Medjugorje, mi parlò di fatti straordinari a Medjugorje, mi parlò di pace a Medjugorje.j
E così, nei miei pensieri, affiora un desiderio, quasi appena
accarezzato…andare in quella terra lontana, sulla mia bocca, un accenno
di preghiera a Colei che non conoscevo…di dare pace al mio cuore, di
dare pace alla mia famiglia.
Mi fu detto che, se davvero lo avessi
desiderato, a tempo debito Lei mi avrebbe chiamata, avrebbe chiamato
proprio me e non avrei potuto dire di no. Ed ecco, inaspettatamente, e
senza neanche farsi attendere poi tanto, presentarsi l’occasione di un
viaggio, un viaggio organizzato già da tempo. Purtroppo non vi era più
posto…"pazienza, mi sono detta, sarà per la prossima volta”.
Ma i
tempi del Signore non sono i nostri tempi, Egli prepara una strada
davanti a noi, ora, in questo tempo, e così per un dono di grazia, mi
sono ritrovata in viaggio verso Medjugorje.
I disegni di Dio, così
incomprensibili al sentire umano nel frastuono del mondo, diventano
chiari e limpidi, quando Egli ci chiama per nome, e noi non possiamo
fare altro che restare ad ascoltare il messaggio che viene da Lui:
“Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi e io vi darò
ristoro”.
Non sapevo ancora cosa avrei trovato, visto o sentito, ma di una cosa ero certa, non sarei tornata a mani vuote.
Il mio viaggio dell’anima inizia con una sensazione di disagio, quasi di fastidio.
Seduta tra tutta quella gente, durante la celebrazione della Messa,
sentivo freddo, tanto dall’essere distratta da quella spiacevole
sensazione. Un cuore chiuso in se stesso è un cuore che ha freddo, un
cuore che non si lascia amare di un amore sconfinato, è un cuore che ha
freddo, un cuore che non sa confidare in Dio è un cuore che ha freddo.
E’ il freddo dell’anima che vive all’ombra del mondo. E’ un freddo che
dà fastidio, ci distrae e distoglie il nostro sguardo da Colui che è
Vita, Via e Verità.
“Ma tu Signore, resta con noi perché si fa sera”.
E in questa sera il Signore si fa presenza viva sull’altare…è il
momento dell’Adorazione Eucaristica. Sull’altare esterno in un grande
ostensorio viene posta l’Ostia Divina, pane di vita, mentre lateralmente
ecco la Gospa. E’ proprio lei Maria che ci invita a contemplare Gesù
Eucaristico.
Ora Lui è davanti a ognuno di noi, quasi come un Sole
che sorgendo dall’altare, illumina il buio della sera, illumina il buio
del nostro spirito.
Tutto intorno centinaia, migliaia di persone,
eppure è un grande silenzio, un’atmosfera di grande raccoglimento e
preghiera profonda. In questo silenzio che è denso di tutta la
sofferenza umana, risuonano semplici preghiere e invocazioni, recitate
con un tono dolce e calmo di voce, al termine delle quali, gli strumenti
intonano la melodia dolce di un canto. Le preghiere e i canti si
svolgono in tutte le lingue e senti che ancor di più essi penetrano
nella tua anima, che rammenta: “Ciascuno li sentiva parlare nella
propria lingua, come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”.
Quella voce e quella musica stanno pian piano riempiendo il mio cuore,
non ho mai vissuto prima d’ora un momento simile. Mi guardo intorno e
comincio a sentire il rumore sommesso delle lacrime, vedo molti restare
inginocchiati sulla ghiaia senza alcuna fatica, mentre io, sento solo di
dover tenere gli occhi chiusi. Il mio cuore è affollato da tante cose,
ma per la prima volta nella mia vita io sono davvero davanti al Signore,
sento la sua intima presenza, il desiderio di riuscire questa volta ad
adorarlo nel profondo.
Comincio a capire cosa significhi la
preghiera del cuore a cui la Gospa ci invita, lo capisco dal senso di
pace che comincia ad affiorare nel mio cuore, e sento ora di non avere
più freddo.
Questo, in questa sera è il primo segno della presenza
della Gospa…se il nostro cuore sarà aperto e disponibile, pregando,
incontreremo Gesù che sta per venire incontro a ognuno di noi.
Al mattino la nostra meta è il Podbrdo, la Collina delle Apparizioni.
Ci è stato detto che è un percorso roccioso, difficile, è necessario
munirsi di un bastone di appoggio. Siamo tutti un po’ intimoriti, non
sappiamo se siamo in grado di affrontare questo percorso della lunghezza
di circa 2 km andata e ritorno, ma siamo desiderosi di arrivare là dove
è posta la statua della Madonna, proprio per incontrare Lei.
E’ una salita che regala momenti di intensa commozione.
Innanzitutto è straordinario vedere molti pellegrini incamminarsi
giorno e notte sul monte recitando il rosario. Tra essi molti giovani ma
anche tante persone più anziane che sembrano non provare alcuna fatica
né difficoltà a camminare su quelle pietre, alcune delle quali rese più
lisce, proprio dal gran numero di pellegrini che vi salgono ogni giorno.
Si comincia subito a pregare e sasso dopo sasso il nostro cammino
prosegue e nell’attesa di incontrarla, a Lei parliamo delle nostre
miserie, delle nostre tribolazioni, dei nostri dubbi, delle nostre
necessità, delle nostre speranze.
Quella salita rappresenta la
nostra vita, una vita fatti di sassi, ingombranti, su i quali spesso
inciampiamo, e che molto spesso affrontiamo nella solitudine del cuore.
Nel salire la collina scopriamo invece che la preghiera ci dà forza ed è
come se davanti a noi quei sassi non fossero più di inciampo ma
diventassero un punto saldo dove porre i nostri piedi. Non siamo soli in
questa salita, qualcuno ci sostiene, è vicino a noi.
Io sento che è
Lei a prenderci tutti per mano e a condurci senza cadere, là dove è
apparsa e dove aspetta anche noi per parlare al nostro cuore.
E’ una salita che dovrebbe comportare una certa fatica e invece….non è così, perché?
Perché Maria ci ha chiamati, e ci dice che la strada che conduce a lei
non è faticosa, perché quei sassi sono trasformati per noi in sassi di
salvezza, diventano l’arma con cui sconfiggere il male odierno, perché
Lei è la strada che conduce al Figlio, e ci chiede di aiutarla ad aprire
a Lui le nostre strade.
Madre, tu mi hai chiamata,
eccomi sono giunta a te,
e qui ai tuoi piedi io consegno la mia preghiera.
Ti affido la mia famiglia…donale la tua pace,
ti affido i miei cari…liberali dal male,
ti affido i miei amici…fà che scoprano il dono della preghiera,
ti affido il dolore di una madre…trasformalo in dono di grazia,
ti affido il male del corpo di una mia amica…tu puoi guarirla,
ti affido il mio lavoro…fa che io sappia agire per il bene degli altri,
ti affido i miei limiti e inadeguatezze…indicami la strada,
ti affido il grido di sofferenza dell’umanità…rinnova la terra.
Ti affido il mio cuore…riempilo di te.
Nel salire porti con te il peso del fardello di una vita difficile da
vivere, nel tornare senti dentro di te la leggerezza di non aver più
paura di accettare la vita.
Nel pomeriggio incontriamo la
veggente Mirjana davanti alla sua casa. Ciò che colpisce è la semplicità
della sua testimonianza. Scopriamo che l’intenzione di preghiera
affidata a lei dalla Vergine è per i non credenti. Maria chiede il
nostro aiuto, pregare per quelli che non conoscono l’amore di Dio.
Che bello aver ascoltato le testimonianze di Mirjana.
Sulla collina ho affidato una preghiera alla Madonna, di illuminarmi
sulle difficoltà e i dubbi del mio lavoro, e nel mentre mi accingevo ad
ascoltare Mirjana, Lei mi ha chiamata e sollecitata ad assistere alcune
persone in difficoltà. Ho sentito “c’è bisogno di un medico”… ed io ero
là. Da quel momento altri ancora hanno richiesto la mia assistenza.
Il sole è tramontato e ci si ferma ancora sul grande prato della
chiesa, è l’ora dell’adorazione della Croce. Così come è stato per
l’Adorazione Eucaristica, si spengono le luci e sul prato cala il buio,
solo la Croce è illuminata e ben visibile.
Tutto intorno ancora un
silenzio impressionante, rotto dalle preghiere e dalla musica che
sembrano avvolgerci come una dolce carezza, “Gesù, ti adoriamo…Gesù, ti
amiamo”.
Leggiamo nella Bibbia, “volgeranno lo sguardo a colui che
hanno crocifisso”, ma noi abbiamo dimenticato la croce, allora Lei la
Madre ci invita a pregare dinanzi alla croce, a meditare sulla
sofferenza di Gesù, e ci esorta: “Che le vostre croci siano per voi un
mezzo nella lotta contro il peccato odierno”.
E mentre il tuo
sguardo è fisso sulla croce, con gli occhi pieni di lacrime senti di
aver curato solo la tua vanità, di sfuggire alla croce nella tua vita e,
ora non sai che fare.
E mentre il tuo sguardo è fisso sulla croce, ti accorgi che essa illumina tutto il re¬sto.
E’ ancora buio quando giungiamo ai piedi della Collina delle
apparizioni dove si trova la Croce blu, qui tra poche ore la Madonna
apparirà alla veggente.
E’ uno spettacolo unico, sulla collina
tanti e tanti pellegrini, molti di essi hanno trascorso qui la notte a
vegliare seduti su un pezzo di pietra stringendo tra le mani la corona
del rosario. A fatica riusciamo a trovare un piccolo spazio dove poter
restare. Nell’ attesa preghiamo, cantiamo, salutiamo la Madre che sta
per arrivare…nei nostri pensieri i tanti volti delle persone da affidare
a Maria.
Ed ecco…all’improvviso il sole, indescrivibile, indimenticabile.
Tra le lacrime io posso guardare e vedo quei segni che al momento sono per me incomprensibili.
Dietro di me qualcuno dice di vedere altre cose…mi affanno a cercare quei segni.
Altri ancora dicono di vedere i suoi occhi, il suo viso….”Madre, dove sei?! Io non ti vedo”….
Un senso di tristezza profonda entra nel mio cuore. Ma “a che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?”
Eppure, nella mia povertà Lei mi ha guardata, mi sta parlando, ma il
mio cuore non è ancora aperto a comprendere ciò che Lei dice a me…”I
vostri cuori devono essere giusti”.
Dice il Signore, “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie”.
E c’è ancora una via che io devo percorrere, è la via della Croce.
La salita del Monte Krizevac è più lunga e più impervia del Podbrdo.
Non sono sicura di volerla fare, ma poi incoraggiata dai compagni di
viaggio, affronto questa salita che appare subito più difficile.
A metà del tragitto sento dentro di me di dover dare un senso a questa
mia via crucis, e così tolgo le scarpe e cammino a piedi scalzi…uno
schiaffo alla mia vanità.
Mi ripeto sarà per poco, e invece è fino alla fine.
Questa volta sento la fatica e i miei piedi vacillano, ed è proprio
nell’ultimo tratto che il percorso si fa più duro, più impegnativo e le
emozioni più forti.
Davanti al Signore che muore in croce, io cado piegata sulle ginocchia, ed è un dolore profondo.
In quel momento io so che non è il dolore della fatica e non è neanche
il dolore del peso di tutte le mancanze, è un dolore più grande, quello
dell’anima che non si lascia accarezzare dalle meraviglie dell’amore di
Cristo, e così tra le lacrime Signore io ti invoco, “Eccomi, rialzami!”.
E tu Gesù, non più un nome lontano, ma presenza concreta, nel tuo
infinito amore mi conduce in cima, la dove si erge la Grande Croce
bianca. La Croce, ecco l’incomparabile segno dell’amore di Dio per tutti
gli uomini, anche per coloro che non conoscono ancora il suo amore.
Questa volta nel tornare sentiamo tutta la fatica del corpo…perché?!
Perché il Krizevac come il Calvario è l’incontro con la sofferenza di Gesù e non può essere semplice da percorrere.
Ma su questa strada irta di difficoltà, come lo è il cammino di
conversione, dove è facile scoraggiarsi, Maria, che è stata presente a
tutta la passione del figlio, ci dà forza. Ella vuole portarci a Gesù.
“Signore, il mio cuore è inquieto fino a che non trovi la pace in Te”.
E’ il giorno in cui si fa memoria di San Francesco. Francesco è colui
che mettendosi alla scuola di Gesù Crocifisso impara l’umiltà, è il
santo capace di dare ragioni di vita e di speranza al cuore di tutti.
Il mio cuore è ancora inquieto e i miei occhi fanno fatica a guardare, e
cosi per la prima volta partecipo alla celebrazione della messa avendo
gli occhi chiusi per tutto il tempo.
E’ il silenzio che prega, questa è la mia preghiera col cuore che si pone all’ascolto della parola di Dio.
“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai
tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai
rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te!. Venite a
me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.
Imparate da me che sono mite ed umile di cuore".
Gesù, tu sai ciò che succede nel cuore della gente, ciò che succede nel mio cuore.
Laudato sii o mio Signore!
Perché il senso della vita, laudato sii o mio Signore,
è cantare e lodarti.
O mio Signor, laudato sii.
Solo in questo momento, forte nel mio cuore è la sensazione di pace, di
serenità. Ora il mio cuore si apre alla comprensione delle sue parole:
“Cari figli, oggi vi invito ad una umile devozione…Che la vostra arma
sia la pazienza… e un amore che sa aspettare e che vi renderà capaci di
riconoscere i segni di Dio..” .
Pazienza nell’attesa ed una umile devozione, questo è il frutto della chiamata silenziosa che Maria, ha voluto rivolgere a me.
Ora posso gustare quella pace e quella consolazione che si instaurano gioiosamente nel mio cuore.
A Medjugorje ho visto tante cose, ho visto sacerdoti confessare per ore
i pellegrini di tutto il mondo, li ho visti portare Gesù tra la folla.
Senza di essi, tutto questo non sarebbe possibile…
”Figli miei ancora una volta vi invito alla preghiera per i vostri pastori. Con loro trionferò”.
Medjugorje non è uno fenomeno, non è la messa in scena di segni strani o
sensazionali, E’ IL RESPIRO DI DIO, è il crocevia di genti che qui
attingono alle sorgenti della salvezza.
Qui in questo luogo, dove
forte è il desiderio di conoscere sempre di più, dove è particolarmente
presente un’atmosfera di gioia, dove pur tra le lacrime di una vita
sofferta, ti senti più spensierato del solito, qui Maria, Madre del
Signore, si fa Maestra di un nuovo Catechismo.
Quella di Dio è una lunga storia d’amore… egli ha tanto amato gli uomini da mandare il suo unico Figlio.
Ora, in questo tempo e in questo mondo assetati d’amore Egli ci manda
sua Madre, e Lei come una madre premurosa che ha a cuore la sorte dei
suoi figli ci offre Suo Figlio, e ci esorta a vivere di Lui, “affinché
la nostra vita mostri la verità a tutti coloro che la cercano nella
tenebra della menzogna”.
E teneramente ci ringrazia. “Cari figli... Grazie per aver risposto alla mia chiamata!”.
Prima di andar via,
ancora una preghiera…
O Madre, tu ci hai chiamati,
ora tienici per mano
e non lasciare che nessuno
dei tuoi doni vada perduto.
Dal ritorno da questo viaggio, una grande nostalgia, perché lì a
Medjugorje, "c'è un'altra aria, un altro cielo, un altro sole"...il
desiderio e la promessa di ritornare, ma soprattutto la certezza di non
essere più soli.
Quando sono partita non sapevo ancora cosa avrei
trovato, visto o sentito, ma di una cosa ero certa, non sarei tornata a
mani vuote.…
Maria mi ha insegnato dove posso attingere pace, gioia e tranquillità.
Carrabba Maria Pompea
Fonte:http://ita.calameo.com/read/00045631462e243ed6a23
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