Don Roberto Dichiera. Questo fratello era morto e ora dà la vita agli altri.
Qualche tempo fa a Potenza, ho conosciuto Don Roberto Dichiera ed ho ascoltato la sua testimonianza. Poco prima che iniziasse il racconto della sua vita ricordo che notai il suo volto stanco ma luminoso, sereno e con gli occhi pieni di gioia. Stanco perché tutto il giorno aveva girato la città fermando, qua e là, gruppetti di giovani per parlargli di Cristo o anche solo per recitare con loro una piccola preghiera.
Semi di luce lanciati nei cuori di chi incontrava, sicuro che poi il Signore avrebbe fatto il resto. Gioia, spregiudicatezza e tanta fede lo spingono ogni giorno e senza indugio ad incontrare “l’altro”, a guardarlo negli occhi e a leggere il suo dolore, le angosce e quelle inquietudini, soprattutto nei giovani, che lui può capire poiché le ha vissute.
Roberto, nato in una normale famiglia cattolica, ha vissuto un’infanzia serena tra le campagne di Pisa. Andava spesso a messa la domenica nella sua parrocchia che frequentava ed in cui aveva ricevuto anche la comunione e la cresima. Ma col passare del tempo aveva perso interesse per la preghiera, spesso fatta per abitudine, e per la messa, perchè non ne capiva il senso, il motivo. Come tanti ragazzi toscani aveva preso l’abitudine a bestemmiare e questo era stato un ulteriore motivo di allontanamento dalla fede.
Divenuto più grande, non credeva quasi più in Dio e non se ne interessava più. Frequentava ragazzi più grandi di lui con cui andava spesso in discoteca; e per superare l’imbarazzo ed approcciare con disinvoltura le ragazze, spesso, beveva alcolici. Il passo agli spinelli fu breve e poi arrivarono extasy, trip e anche la cocaina. Usava le droghe ma le spacciava anche in molte piazze e discoteche del nord Italia che frequentava assiduamente.
Roberto viveva una vita trasgressiva, fuori dalle regole, in assoluta anarchia. Addirittura una notte di Natale, infastidito dal fatto che alle 24:30 i suoi amici non lo avessero ancora raggiunto per andare in discoteca, decise di recarsi in Chiesa per sollecitarli. Vestito con un kilt (la gonnellina scozzese), un giubbotto di pelle e pieno di orecchini e tatuaggi, fece irruzione in piena celebrazione della Santa Messa, tra lo sgomento dei presenti e senza nessuna vergogna si avvicinò agli amici rimproverandoli che ancora erano lì a perder tempo con queste “stupidaggini”. Non aveva paura di niente, neanche di morire e viveva la sua vita senza considerare le conseguenze dei suoi gesti. Come accadde una sera in cui, dopo aver dato un trip ad una sua amica in discoteca, e dimenticandosi di dirle che non lo doveva assumere con alcolici, si trovò costretto dopo poco a dover correre in ospedale per accompagnarla in quanto era in fin di vita. Altre volte aveva messo a repentaglio la sua vita per eccesso di droghe e di alcol ed in più occasioni aveva rischiato l’arresto. Ma neanche queste situazioni forti lo scoraggiavano a vivere senza controllo.
Roberto non pregava più da oltre 9 anni e la sua anima si era completamente inaridita. Sembrava oramai che la sua vita fosse irrimediabilmente diretta verso l’Inferno. Ma Dio aveva in serbo per lui un percorso diverso. Non lo abbandonò, anche perchè tre angeli pregavano incessantemente per la sua conversione: sua madre, sua nonna e sua zia. E lo ricondusse a se attraverso alcuni momenti cruciali. Un giorno Roberto, trovò casualmente in soffitta il libro Pregate, Pregate, Pregate (quello di Medjugorje) e leggendolo, ricominciò a pregare il Padre Nostro, l’Ave Maria, il Credo e altre preghiere che oramai aveva dimenticato. Poi dalla preghiera passò a leggere gradualmente i Vangeli e gli Atti degli Apostoli e soprattutto grazie all’incontro con una ragazza di Bologna conosciuta durante il periodo del militare – che è stata la chiave di svolta nella sua vita –, ricominciò a partecipare nuovamente, anche se saltuariamente, alla messa domenicale avvicinandosi alla confessione e comunione dopo tanti anni che non lo faceva.
E dall’incontro con Cristo nell’eucarestia iniziò a cambiare man mano. Ogni giorno il Signore lo trasformava gradualmente, chiedendogli qualche rinuncia, anche piccola, ma significativa e che segnasse un distacco con la sua vita passata: togliere gli orecchini, vestire in modo più normale, non andare in discoteca, etc, etc. Ha poi iniziato a far parte del Rinnovamento nello Spirito e nella preghiera costante ha sentito forte la chiamata al sacerdozio.
Sentimenti contrastanti si facevano strada nel suo cuore. Era innamorato della ragazza di Bologna, parlavano già di matrimonio, cosa fare? Ecco nuovamente l’intervento di Dio: il nostro amico partecipò ad un pellegrinaggio a Medjugorje – eravamo nel Giugno 1996 – in cui sentì chiaro nel cuore la conferma di Maria ad abbracciare senza indugi la vita sacerdotale. Quindi Roberto, al suo ritorno, lasciò tutto della sua vita precedente e con grande dolore e tra le lacrime anche la sua ragazza. Riprese a studiare a 22 anni (aveva la terza media), per diplomarsi come dirigente di comunità e poi dopo 7 anni di università si laureò in teologia.
Abbiamo incontrato don Roberto Dichiera che oggi è un sacerdote di strada a Roma e fa parte da 12 anni della comunità Nuovi Orizzonti – con impegni di povertà, castità, obbedienza e gioia – e aiuta coloro che una strada l’hanno smarrita. E tutto il male che si è fatto e che ha fatto agli altri, nella sua vita, gli serve oggi per poter comprendere le difficoltà del prossimo che incontra sulle strade, come ad esempio riconoscere se qualcuno è sotto effetto di droghe e come approcciarlo. Dio quindi non cancella quello che siamo ma trasforma in bene, ed al servizio del bene, anche le nostre esperienze negative.
Don Roberto, cos’è e come nasce Nuovi Orizzonti?
Nuovi Orizzonti (www.nuoviorizzonti.org) è una comunità che nasce più di 20 anni fa a Roma. La fondatrice è
Chiara Amirante, che all’età di 20 anni ha iniziato ad andare di notte alla Stazione Termini ad incontrare alcuni tra i tanti disagiati, persone sole e senza tetto, spesso tossicodipendenti che cercavano riparo dal gelo notturno e dalla solitudine. In quell’inferno si creava un ascolto profondo. Portando loro la parola di Dio e mettendosi in ascolto di queste persone, spesso anche pericolose, rischiando talvolta anche la vita. Con il susseguirsi degli incontri, molti giovani le chiedevano aiuto, aprivano il cuore e desideravano uscire dalle loro situazioni di disagio. Ed è così che Chiara ebbe l’idea di aprire la prima comunità – a Trigoria (Rm) nel 1994 – che accogliesse queste persone e che desse loro un nuovo senso alla vita mediante l’incontro “nella gioia” con Cristo: “…la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.” (Gv 15,9-12). Il programma terapeutico è basato sul Vangelo con una meditazione che è l’inizio della giornata per tutti e un impegno che tutti prendiamo per provare a viverlo alla lettera senza compromessi. L’impegno di “Nuovi Orizzonti” oggi si dispiega su vari fronti: 854 Équipe di Servizio; 207 Centri di accoglienza, formazione e orientamento, di cui 70 Centri Residenziali di Accoglienza, Reinserimento e Formazione; 52 Centri di Ascolto di Prevenzione e di Servizio; 85 Famiglie Aperte; 5 Cittadelle Cielo in via di realizzazione; più di 450.000 Cavalieri della Luce impegnati a portare la rivoluzione dell’amore nel mondo. Chiara condivide la “Parola di Luce” nel sito e nella sua pagina Facebook ed anche i media sono diventati un importante canale di evangelizzazione e condivisione. E le Comunità e i Centri Nuovi Orizzonti sono dediti ad ampio raggio sui diversi fronti del disagio i particolare quello giovanile.
Il vostro modello di evangelizzazione è davvero particolare, usate spesso stratagemmi insoliti che però danno i loro frutti, ce ne puoi raccontare qualcuno?
Il metodo basico è quello di andare due a due, fedeli al Vangelo. Poi Chiara ha ideato un innovativo modello di “missioni di strada” andando in zone calde e zone di aggregazione giovanile, nelle scuole, nei locali, con un iter pensato ad hoc per il territorio e il post missione. La prima missione è avvenuta nel 1998 a Roma nella Parrocchia dove abbiamo aperto un Centro di evangelizzazione e dove c’era don Andrea Santoro (martire poi in Turchia). Ogni settimana in varie parti d’Italia ci sono iniziative come gli “angeli nella notte”, “La Luce nella Notte”, oppure talvolta ci presentiamo tra le persone in strada con dei cartelli, scritti a mano da noi su dei cartoni, con la scritta “si regalano abbracci gratis”. Non sai quanta gente ha bisogno di sentirsi abbracciata, anche senza parlare. Sentono il bisogno di un contatto umano, talvolta di una spalla su cui piangere. E noi abbracciamo e sorridiamo, diamo loro conforto, preghiamo con loro.
In altri casi per stupire, soprattutto i più giovani, e rafforzare alcuni concetti del discorso che intendo fare, uso dei trucchi di magia, da prestigiatore. Con lo stupore attiro la loro attenzione e poi mi è più facile aprirli al messaggio d’amore e di gioia di Gesù.
Incontri spesso ragazzi che si dicono lontani da Dio, talvolta atei, spesso per delusione o perché non hanno realmente conosciuto Gesù. Come fai ad avvicinarli e farti ascoltare da loro?
Mi avvicino, li fermo, parlo con loro. Quando propongo di pregare, se non vogliono, lo faccio io per loro, anche solo una piccola preghiera. Spesso restano meravigliati. Insieme ad altri consacrati, laici e sacerdoti, cerchiamo con questo modello di evangelizzazione di costruire con loro un amicizia diversa dalle loro abitudini, che non sia basata sull’uso della droga, dell’alcol ed altro. E quando ci incontriamo è sempre una festa ed è una nuova occasione per parlare di Cristo, cercando di trasmettere loro, con i gesti, con l’amore e l’accoglienza, che Gesù è una persona reale, non una teoria da seguire. Spesso hanno idee sbagliate sui cristiani o se ne sono allontanati perché i loro modelli di riferimento non erano giusti. Noi cerchiamo di riconciliarli con il Signore facendogli scoprire la gioia che si vive nel seguirlo.
Nuovi Orizzonti ha avviato da tempo il progetto “Cittadella Cielo”, centri di accoglienza e formazione in cui si impara a vivere secondo la legge di Cristo: L’amore. Sono presenti in Italia e da qualche tempo anche all’estero, in Brasile ma anche in Bosnia a Medjugorje. Quest’ultimo luogo ha particolare importanza per te: è lì che hai avvertito chiara la tua missione sacerdotale. Come sai il Santo Padre ha fatto intendere che a breve la Chiesa si esprimerà in modo ufficiale su quanto succede in quella terra – anche se non potrà essere il parere definitivo in quanto le apparizioni sono ancora in corso -, basandosi sui risultati dell’indagine effettuata dalla commissione internazionale capeggiata dal Card. Ruini. Molte le voci contrastanti che sono emerse fino ad ora, anche da ambienti ecclesiastici. Alcune a favore ed altre tese a discreditare il caso Medjugorje. Qual è la tua posizione in merito e quale credi sarà la posizione ufficiale della Chiesa.
Prima di tutto come sacerdote e come battezzato sono figlio della Chiesa pertanto mi fido di ciò che maternamente ci indicherà. Ovviamente, vista la mia esperienza, io sono assolutamente a favore e credo che non ci sarà nessuno stop ufficiale ai pellegrinaggi in quella terra, purché conformi alle disposizioni della Chiesa. Sono convinto che il Papa e la commissione non sono contrari a Medjugorje, perché, a mio avviso, non possono che condividere ed approvare luoghi ed eventi dove si vedono molti frutti di conversione e vocazione. Credo che la Chiesa voglia giustamente avere idee più chiare, ed attuare un maggiore controllo, sui molti messaggi che vengono divulgati, questo per tutelare i fedeli da eventuali interpretazioni sbagliate che possano indurre in confusione.
Grazie don Roberto per la tua testimonianza di vita che ci insegna a lasciarci folgorare dall’amore di Cristo. Preghiamo, allora, con fede in ogni situazione, anche le più disperate, il Signore ascolta e non tarderà ad intervenire. Qualsiasi sia la nostra condizione di peccatori, se ci lasciamo modellare da lui, stravolgerà la nostra vita, da triste a gioiosa, trasformando anche i nostri errori e difetti in occasioni di bene. Apriamoci al prossimo con carità, testimoniando con la nostra vita, la gioia dell’incontro con Gesù. Rimaniamo fedeli alla Chiesa ed al Papa, affidiamoci alla protezione di Maria, nostra madre, e lasciandoci guidare da lei verso suo figlio.
Sabino Sabini
Articolo già pubblicato su La Croce Quotidiano del 24/09/2015
Link all’articolo pubblicato su LA CROCE
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