La festa dell’Esaltazione della Croce
è una delle feste più importanti celebrate a Medjugorje, e la santa
messa in onore di questa festa si tiene ogni anno la prima domenica dopo
la Natività della Vergine Maria sulla Collina della Croce Bianca.
La Collina della Croce Bianca
è una collina di pellegrinaggio che sovrasta il famoso centro di
pellegrinaggio di Medjugorje. Sulla cima della collina si erge una
grande croce, sulla quale sono incise le parole: “A Gesù Cristo, il
Redentore dell’umanità, come segno della nostra fede, amore e speranza,
in memoria dei 1900 anni dalla Passione di Gesù”.
Una settimana prima della festa, la
croce viene illuminata di sera, annunciando l’imminente festa
dell’Esaltazione della Santa Croce. Durante tutta la notte e nelle prime
ore del mattino numerosi pellegrini locali e stranieri si recano al santuario.
Nella parrocchia di Medjugorje, la suddetta festa, richiama direttamente il Križevac
da quando, nel 1933, Anno Santo della Redenzione, venne eretta su quel
monte una grande croce in onore del 19° centenario della morte di Gesù
Cristo, della Redenzione. La suddetta festività viene celebrata la prima
domenica successiva a quella della Natività della Beata Vergine Maria (otto settembre). Una festa particolarmente importante nell’Oriente cristiano, paragonata quasi alla
Pasqua.
Il monumento, voluto come segno permanente di ringraziamento e di lode, porta inciso la seguente iscrizione in croato: IHS
Isusu Kristu Otkupitelju ljudskoga roda u znak svoje vjere, ljubavi i
nade podigoše o. Bernardin Smoljan župnik i župa Međugorje. Od svakoga
zla oslobodi sve nas Isuse! che in italiano significa IHS. A
Gesù Cristo Redentore dell’umanità, in segno di fede, di amore e di
speranza erigono P. Bernardin Smoljan e la parrocchia di Medjugorje.
1933 da tutti i mali liberaci, Gesù.
La Croce, sulla cima del monte Križevac,
sovrasta Medjugorje. È il simbolo della sofferenza di questi popoli.
Medjugorje riflette la sofferenza e l’amore della Croce. Tutti gli anni
la Parrocchia di San Giacomo celebra la festa dell’Esaltazione della
Croce con grande partecipazione di popolo. Con l’inizio delle
apparizioni il Križevac ha avuto un importanza sempre maggiore. Lungo la
salita si trovano delle croci che indicano le stazioni della Via
Crucis. Nel 1988 sono stati affiancati dei bassorilievi in bronzo che
illustrano le stazioni (opera dello scultore dello scultore italiano
Carmelo Puzzolo)
La Regina della Pace, fin dai primi
messaggi, ha detto che quest’opera è stata da sempre nei progetti di
Dio. Nei primi anni in particolare sulla Croce e intorno ad essa si sono
verificati segni prodigiosi, testimoniati dai veggenti e da numerosi
altri testimoni. Nel suo diario, in data 25 Agosto 1981, Vicka scrive:”Ieri
Lunedì 24, alle 10:45, Mirjana ed io eravamo da Ivica. Sentimmo un
baccano e uscimmo di corsa. Fuori tutti guardavano la croce del
Križevac. Al posto della Croce, Mirjana, Jakov, Ivan ed io vedemmo la
Santa Vergine e la gente vide qualcosa come la sua statua, che in
seguito cominciò a svanire mentre appariva di nuovo la Croce. Su tutto
il cielo abbiamo visto scritto a lettere d’oro: MIR (= Pace)“.
L’iscrizione fu vista dal Parroco e da numerose persone del villaggio.
Esiste una testimonianza scritta di coloro che videro la scritta.
[Fonte: R. Laurentin]
In diversi messaggi la Regina della Pace
ha fatto riferimento alla croce del Križevac, invitandoci costantemente a
pregare davanti alla Croce ed a venerare la Croce di Cristo :
Cari figli! Anche la Croce faceva parte del disegno di Dio, quando voi l’avete costruita. Particolarmente in questi giorni, recatevi sul monte (Krizevac) e pregate davanti alla Croce. Le vostre preghiere mi sono necessarie. Grazie per aver risposto alla mia chiamata![Giovedì 30 Agosto 1984]
Cari figli! In questi giorni (Novena per la festa dell’Esaltazione della Croce) voglio invitarvi a porre al centro di tutto la Croce. Pregate in particolare davanti alla Croce, da cui derivano grandi grazie. In questi giorni fate nelle vostre case una consacrazione speciale alla Croce. Promettete di non offendere Gesù e la Croce e di non arrecargli ingiurie. Grazie per aver risposto alla mia chiamata![Giovedì 12 Settembre 1985]
Cari figli! In questi giorni mentre festeggiate la Croce, desidero che anche per voi la vostra croce diventi gioia. In modo particolare, cari figli, pregate per poter accettare la malattia e le sofferenze con amore, come anche Gesù le ha accettate. Soltanto così potrò, con gioia, darvi la guarigione che Gesù mi permette. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.[Giovedì 11 Settembre 1986]
INTRODUZIONE ALLA FESTA DELL’ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE
- È una delle 12 grandi feste dell’anno liturgico, ha un giorno di vigilia e si conclude il 21 settembre. La data del 14 settembre è comune all’Oriente e all’Occidente dove il papa orientale Sergio I (687-701) ne ordinò la festa.
La
festa dell’Esaltazione riassume e richiama alcuni eventi storici
legati al santo Legno, principalmente la scoperta della Vera Croce.
Una tradizione formatasi abbastanza presto riferisce che sant’Elena,
madre dell’imperatore Costantino, aveva ritrovato a Gerusalemme,
presso il Golgota, le tre croci usate per Gesù Cristo e i due
ladroni; una guarigione miracolosa, avvenuta al contatto con una
d’esse, permise il riconoscimento della croce del Salvatore e di
mostrarla alla venerazione del popolo. Appena la notizia della
scoperta si diffuse nella Città Santa, una vasta folla si radunò per
venerare la Croce del Signore. Il Patriarca di Gerusalemme, san Macarios,
la portò su di un pulpito: e quando il popolo la vide innalzata verso
l’alto, tutti assieme gridarono, decine di volte “Kyrie eleison”, un
evento questo ricordato nel servizio di oggi, con la frequente
ripetizione dei “Kyrie eleison” alla cerimonia dell’Esaltazione. Da
allora una parte del sacro legno venne conservata nella basilica dell’Anàstasis (detta
Santo
Sepolcro dai latini), altre parti del sacro legno furono portate
a Roma dalla stessa sant’Elena, che le custodì nella cappella della
sua abitazione romana, divenuta il monastero di Santa Croce in
Gerusalemme.
Si
commemora anche la seconda grande Esaltazione della Croce, a
Costantinopoli nel 629. Il 4 maggio 614, durante il saccheggio di
Gerusalemme, la Vera Croce era caduta nelle mani dei Persiani. Nel
628 l’imperatore Eraclio, sconfiggendo il re Persiano Cosroe,
recuperò la preziosa reliquia. Lieto della vittoria, Eraclio a
cavallo, vestito della porpora e con il diadema, volle riportare il
santo Legno della Salvezza attraverso la porta principale di
Gerusalemme. Ma il cavallo si fermò ed il patriarca Zaccaria, che era
stato liberato dalla prigionia persiana, fece presente,
all’imperatore che il Figlio di Dio non aveva portato in forma
solenne la Croce per le vie di Gerusalemme. Eraclio, commosso, a
piedi e scalzi, dopo aver deposto la porpora ed il diadema, portò
sulle sue spalle il legno benedetto sino al Golgota. Perciò, a
ricordo del primo e del secondo avvenimento, si cantano stichiri
gioiosi e commoventi: “Oggi si esalta la Croce ed il mondo si
santifica, giacché Tu che siedi sul trono con il Padre e il Santo
Spirito, stendesti le Tue mani su di essa e tutto il mondo fu
portato a conoscerti. Tu rendi degni dell’eterna gloria coloro che
in Te sperano”. “Ora giunge la Croce del Signore, ed i fedeli
l’accolgono con amore e da essa ricevono la guarigione da tutte le
malattie dell’anima e del corpo. Baciamola con gioia e timore; con
timore, a causa dei nostri peccati, poiché siamo indegni; con gioia,
per la salvezza che concede al mondo il Cristo che vi fu crocifisso,
pieno di misericordia per noi”. Quindi Eraclio, temendo che la
santa Croce non fosse più al sicuro a Gerusalemme la trasferì con sé
nella capitale, Costantinopoli, dove fu trionfalmente esaltata nella
Grande Chiesa di Agia Sofia. Da allora si celebra «la croce come
strumento di salvezza e di vittoria sui nemici della Chiesa e dei
cristiani»[1].
Infine,
i servizi liturgici per il giorno hanno anche costanti riferimenti
alla visione della Croce vista dall’imperatore Costantino nell’anno
312, poco prima della vittoria su Massenzio, e ci sono allusioni ad
un evento che è più specificatamente commemorato il 13 settembre: la
Dedicazione della Chiesa della Anastasis, costruita da Costantino su
luogo del Santo Sepolcro e completata nel 335.
Nei
riti liturgici del Venerdì Santo la Chiesa guarda alla Crocifissione
nel suo contesto originale, come un evento nella prima Santa
Settimana a Gerusalemme. Nella festa dell’Esaltazione, per
contrasto, la Croce è contemplata anche per i suoi effetti sulla
storia seguente della Chiesa. Nel Venerdì Santo la nota predominante
– anche se mai esclusiva – è di dolore e di pianto; il 14 settembre
la Croce è commemorata in uno spirito di trionfo, come “arma di
pace e inconquistabile insegna di vittoria” (Kontakion della
festa). Per il diretto richiamo alla passione del Salvatore, in
Oriente, la festa, anche se cade in domenica, è caratterizzata dal
digiuno. Il digiuno è anche legato agli eventi del VII secolo, da
cui trae l’origine storica. Nel titolo della festa, l’Esaltazione è
definita “universale”. Questo è un elemento essenziale nel
significato della ricorrenza: il potere della Croce si estende in
ogni parte dell’universo, e la salvezza che porta abbraccia l’intera
creazione. Ecco perché, nella cerimonia dell’Esaltazione, il
sacerdote si volge per benedire verso ogni punto cardinale: “I
quattro angoli della terra, o Cristo nostro Dio, sono oggi
santificati” (Tropario alla cerimonia dell’Esaltazione)[2].
Al
termine della grande Dossologia, mentre il coro canta il trisaghion,
il vescovo, indossati gli abiti pontificali, porta la Croce, adorna
di fiori, fuori sull’Altare, tenendola sulla testa e la pone su un
leggio posto sull’ambone. Prima di deporla, tenendola sempre sulla
testa, si china con essa, quasi per indicare il peso delle
persecuzioni, e poi si solleva a ricordo della vittoria del
Cristianesimo, mentre il coro canta lentamente “Signore pietà”,
abbassando il tono mentre il vescovo si china, alzandolo quando si
solleva. Così come avvenne, dopo l’invenzione della Croce, quando il
patriarca Macario sollevò il Santo Legno perché tutti lo vedessero,
ma, a causa della debolezza delle sue braccia, era costretto ad
abbassarlo. Ed anche allora il popolo invocava: “Kyrie, Eleison”[3].
[1]
G. Garib,
Croce e presenza mariana nella liturgia bizantina, p. 188,
in La sapienza della Croce, Atti dell’omonimo congresso,
Roma 1977, vol. III.
[2]
A. N. Muravjoj, da
“Pisma o bogosluzenii”, p.175-177. Traduzione Italiana
sul numero 8 del “Bollettino della Chiesa russa in Roma”, sett-ott 1972.
[3]
M. Mary
e P. Kallistos Ware,
The festal Menaion, London.
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