Intervista sulla preghiera
Fratello, da quanto tempo insegna a pregare?
Credo sia da trent’anni. Da quando ho capito che la
preghiera è tutto, potrei dire che ho fatto solo questo: ho
insegnato a pregare.
Ma è proprio convinto che la preghiera sia tutto?
Sì, non dico che la preghiera risolva tutto, ma dico che
dalla preghiera deve partire tutto. Senza la preghiera siamo degli
stracci! Senza la forza di Dio l’uomo è niente.- L’uomo
con la forza di Dio- è una cosa formidabile. -
Quando la preghiera diventa arida e difficile, che cosa
suggerisce per uscirne? che cosa fa lei?
La preghiera non è una caramella. Bisogna guardarsi dalla
ghiottoneria spirituale. — Bisogna aspettarsi che venga la
lotta. Perché pregare è amare. E si ama soprattutto nel
sacrificio. Per questo Dio rende arida la preghiera. Però
bisogna fare attenzione alle montature e anche, direi, alle nostre
colpe. Qualche volta siamo noi stessi a creare difficoltà
-alla- -preghiera. Che cosa faccio nelle aridità? Faccio
questo: aspetto che passino.
Ciò che mi blocca nella preghiera è la lontananza
di Dio, che - cosa fare?
Sì, Dio spesso è lontano. E’ normale! La
preghiera è una prova d’amore, bisogna aver pazienza.
Chi non ha pazienza non fa nessun cammino serio nella preghiera. E’
come andare in montagna, sembra che quella benedetta vetta non arrivi
mai, ma con la pazienza arriva. Un passo dopo l’altro si è
scalato anche l’Everest. E pazientando, Dio spesso si fa
vicino, ci fa gustare i primi frutti della preghiera, cioè la
gioia della sua amicizia.
Quando ti accorgi che nella preghiera “meni il can per
l’aia “, che cosa fare?
E’ semplice! Non menarlo più. Fermati. Mettiti nella
calma, cambia posizione, leggi, parla a Dio a voce distinta, canta se
puoi. Se sei solo, prega a braccia aperte o prostrati profondamente
con la fronte a terra. Ci sono mille modi per fermare la tua
superficialità, scegli quello che ti va o quello che hai
esperimentato che ti serve di più. E ricomincia con buona
volontà.
Come fare a suscitare l’interesse alla preghiera in chi
non ce l’ha?
Non lo so. La preghiera è un dono di Dio; uno non lo
costruisce questo dono, ne per se ne per gli altri. La cosa più
sana è mettersi in ginocchio e implorarlo.
Che cosa dice lei a chi vede nella preghiera
un’auto-suggestione?
Dico che potrebbe aver ragione. Certa gente, pregando, si
autosuggestiona. Ma quella è preghiera falsa. Non è
preghiera. La preghiera vera è esattamente l’opposto
dell’autosuggestione, è tremenda concretezza. Se tu
preghi sul serio, devi subito metterti a camminare coi piedi per
terra, a dire pane al pane e vino al vino e a fare la verità
dentro di te. Chi prega sul serio non scherza coi problemi. I santi
hanno fatto cose sovrumane con la loro concretezza, perché
erano gente che sapeva pregare.
C’è differenza tra “dir preghiere” e
pregare?
Sì, la differenza che c’è tra la notte e il
giorno, il nero e il bianco, l’acqua e il vino. C’è
un abisso. La preghiera non è un gioco di parole, è un
rapporto di cuori, è un rapporto di amicizia, pregare è
amare. Sì, quando si ama si parla anche, ma l'amore non sta
nelle parole, va ben oltre.
Non c’è pericolo di cadere in eccessiva
macchinosità a pregare come insegnate voi?
Si può anche sbagliare nell’avviare la gente alla
preghiera, può anche dare l’impressione di macchinosità
insegnare un metodo. Ma noi insistiamo soprattutto su questa regola:
impari a pregare se tenti di pregare, e di pregare molto! E’
come andare in bicicletta. Se tu insegni ad uno ad andare in
bicicletta, per forza devi suggerire qualche regola pratica, ma poi
quel che conta è che lui salga in sella e provi; a forza di
capitomboli, con o senza regole, impara ad andare in bicicletta.
... E a lasciarsi guidare troppo dallo Spirito nella preghiera
non c’è pericolo di andare fuori strada?
Sì, lo Spirito ci guida nel cammino della preghiera, ma lo
Spirito non ci dispensa dalla nostra buona volontà. Occorre
quindi conoscere delle norme, almeno le più elementari, che
aiutino a camminare. E’ molto importante avere delle guide.
Certo, si impara anche a pregare senza maestri. Certe persone
semplici arrivano ai più alti gradi di preghiera da soli, solo
con l’aiuto dello Spirito. E’ come imparare a leggere:
individui d’eccezione imparano anche senza maestro. Ma col
maestro si fa più in fretta e si fa meglio.
E’
necessario che nascano dappertutto delle scuole di preghiera, ad ogni
campanile, in ogni casa religiosa. E’ questo il bisogno di
oggi.
Quando ci si imbatte nella propria povertà spirituale
senta saperne uscire, che cosa si può fare?
Nella preghiera ci sono le quattro stagioni: c’è la
primavera, l’estate, l’autunno, l’inverno. Che cosa
si fa se è inverno? Si aspetta la primavera. Ecco tutto.
Ci
vuole pazienza. La vita spirituale è pazienza. L’uomo
non fa niente di grande senza la pazienza: ne nella scienza, ne
nell’arte, ne nell’azione sociale. Tutto ciò che è
grande su questa terra è frutto di
Come liberarsi dalla preghiera fatta per abitudine?
Ci si scuote. Perché la preghiera meccanica non serve a
niente. Sarebbe meglio non pregare: almeno si sentirebbe il vuoto.
Invece la preghiera senza vita illude.
La cosa triste è
quando si fa il callo a questo tipo di preghiera. E’ il cancro
che arriva. Quando ci si sveglia, spesso è troppo tardi.
Se mi metto a pregare, mi impantano subito nella mia miseria.
E’ buono? Che cosa dovrei fare per uscire da questa difficoltà?
Sì, è normale. Se preghi, se preghi veramente, devi
incontrare te stesso, devi scontrarti con la tua miseria. La cosa più
sana è questa: chinare il capo, accettano e chiedere perdono
sincero a Dio per decidere di partire. Prendi in mano la parabola del
fariseo e del pubblicano. Gesù dice che il fariseo si è
messo a fare il pavone davanti a Dio; il pubblicano invece si è
solo sprofondato nella sua miseria, ha fatto solo un atto di
sincerità, niente altro, nemmeno un proposito pratico, solo un
atto di schiettezza. Gesù dice “uscì giustificato
“.
Le distrazioni, per me, sono come uno sciame di mosche, mi
devastano tutto: ci sarà un rimedio?
Sì, non perdere la pace. Dalle mosche ci si difende sempre.
Ci sono gli insetticidi: un po’ di pulizia, una spruzzatina e
sei a posto. Anche le distrazioni hanno i loro insetticidi. Eccone
alcuni: sii più attivo nella preghiera, leggi la Parola di Dio
mettendoci il cuore, lascia le formule e parla a Dio cuore a cuore,
scrivi la tua preghiera, canta se puoi, cambia posizione, cambia
luogo, cerca una posizione che costi più sacrificio, ecc...
Sono tanti i mezzi. L’importante è che lotti, che
cammini e non ti sieda sul paracarro ad acchiappare farfalle.
Sorveglia anche se il tuo cuore è impantanato nel male. Se c’è
questo, allora è un altro affare.
Per chi non ha mai pregato e viene a chiederle di dove deve
incominciare per iniziare a pregare, che suggerimento darebbe?
Imparare a ringraziare E’ questo l’a.b.c. della
preghiera. Anche chi non a mai pregato subito capace. Prova a dirgli
di far passare davanti a se i doni di Dio della giornata ringraziando
il Signore come è capace. E’ necessario tornare sovente,
anche per noi, sui tre più grandi doni di Dio, che sono la
vita, l’intelligenza, la fede. E’ partendo da questi tre
doni che Dio ha potuto costruire tutto in noi.
Per me sono molto frequenti i momenti di pigrizia in cui la
preghiera non mi dice più niente. Lei lo prova anche? Che cosa
si può fare?
Se lo provo! Si capisce che Io provo. Chi non prova la pigrizia
nella preghiera? Mi sbarra la strada tutti i giorni. Che cosa fare?
Se un somaro si mette sul tuo sentiero e non ti lascia passare,
prendi un bastone e ti fai dare la via.
Lottare bisogna! La
preghiera è una prova di amore, deve costare! E’
naturale che costi: un giorno costa di più, un giorno costa di
meno e si tira avanti con naturalezza. Ma non meravigliarti se costa.
Come distinguere la pigrizia dall’aridità o dalla
stanchezza?
Se nonostante l’aridità continuo lo stesso a pregare,
allora sono sicuro che non c’è pigrizia. Sì,
certe volte c’è stanchezza o qualche malessere fisico e
noi ci inquietiamo pensando che non amiamo più il Signore, che
non preghiamo più. Quanto è vero. La cosa che mi aiuta
di più è confidare ad un fratello la mia difficoltà.
Sovente solo l’aprirmi è già un rimedio.
E’ bene usare la Parola di Dio nella preghiera?
E’ esattamente quello che devi fare con frequenza quando
preghi. Il libro di preghiera più importante è la
Bibbia o almeno il Vangelo. Nessun libro di preghiera è pari
al Vangelo. E’ un sussidio insostituibile per la preghiera. La
preghiera deve essere sempre impastata di Parola di Dio. Più è
imbevuta di Parola di Dio, più è ricca.
Sento sovente parlare da persone impegnate, di preghiera
continua, è possibile questo?
Sì, ogni persona di preghiera deve arrivare lì. Chi
prega, o presto o tardi, ha quel problema, sente il bisogno della
preghiera continua. Se è possibile? Certo che è
possibile. Ognuno avrà la sua strada, ma è possibile,
perché la preghiera continua è in sostanza l'amicizia
con Dio. Direi che è lo sbocco naturale dell'educazione alla
preghiera.
Parlando di preghiera continua vorrei chiedere: siccome siamo
tanto differenti gli uni dagli altri, non ci saranno tante strade
differenti?
Esattamente. Ognuno ha il suo cammino, perché ognuno ha la
sua psicologia e anche i suoi limiti. Un individuo introverso,
probabilmente, deve cercare il suo metodo di preghiera continua nella
riflessione, nell’autocontrollo. L’individuo estroverso,
forse lo trova nella carità continua o nel ringraziamento
continuo. L’individuo con la fantasia accesa o un p0’
sentimentale forse lo trova nella conversazione intima col Signore.
L’individuo metodico, forse, ha il suo cammino nella
ripetizione costante di una formula.
Ognuno deve cercare secondo
le proprie attitudini e le proprie attrazioni.
Dobbiamo tener conto del nostro temperamento nella scelta del
modo di pregare?
Credo di sì. Dobbiamo usare per la preghiera la bicicletta
che Dio ci ha dato. Per qualcuno è una bicicletta da corsa:
beato lui! Per qualcuno è una carretta sgangherata, farà
più fatica con certi suoi limiti, ma Dio non gli chiede di
vincere la Milano Sanremo. E per qualcuno c’è solo il
triciclo. L’importante è che pedaliamo!
E’ meglio la preghiera comunitaria o la preghiera
individuale?
Tutte e due. Siamo individui e siamo esseri sociali, persone
singole e cellule vive della compagine sociale. Dobbiamo andare a Dio
con la preghiera comunitaria e con quella individuale.
Trovo tanta soddisfazione a pregare col gruppo, che non sento
il bisogno della preghiera individuale.
E’ pericoloso. La preghiera di gruppo senza la preghiera
individuale costituisce un pericolo. La preghiera di gruppo è
valida e nutriente se c’è formazione anche alla
preghiera individuale. La preghiera di gruppo è più
facile, quella individuale più difficile, ma l’una non
deve stare senza l’altra. Direi che la preghiera individuale è
l’olio della lampada per la preghiera di gruppo; la lampada non
fa fiamma se non ha l’olio.
Voi insistete troppo sulla preghiera individuale. Come la
mettiamo con la Liturgia?
La Liturgia è al primo posto, ma suppone la preghiera
intima, non esiste senza la preghiera intima. Noi insistiamo sulla
preghiera individuale appunto per dare un’anima alla nostra
vita liturgica. Tu sai che la culla della Liturgia sono sempre stati
gli Ordini contemplativi. I contemplativi sono sempre stati i grandi
esperti di vita liturgica. E’ significativo questo.
Sovente faccio confusione nella preghiera se voglio rivolgermi
a Cristo più che al Padre; mi dicono anche che potrei
rivolgermi solo allo Spirito, così non me la cavo proprio più.
Credo sia dovuto ad un difetto di educazione spirituale. La
preghiera deve sempre essere a dimensione trinitaria: si adora il
Padre, per Cristo, nello Spirito Santo. La Chiesa prega sempre
così.
Anche noi dobbiamo allenarci a pregare così.
Nello stesso tempo il nostro rapporto intimo con Cristo e con lo
Spirito Santo deve portarci a rivolgerci a loro con naturalezza: Io
Spirito è persona, è un “Tu” e il mio
rapporto di intimità con lo Spirito è legittimo. E non
dobbiamo sofisticare complicando le cose: “Filippo, chi vede
me, vede il Padre” ha spiegato Gesù.
Che cosa risponderebbe a chi ribadisce l’eterno
ritornello “meglio l’azione che la preghiera “?
E’ una storia troppo vecchia. E’ meglio non parlarne
tanto. E’ meglio mostrare i fatti, la confutazione viva. Datemi
una persona veramente di preghiera e voi vedete come vive, che cosa
fa, come si dà da fare. Datemi una persona che si agita
soltanto, senza mai pregare, poi aspettatela al momento della prova,
quando arriva la stanchezza o il rifiuto o l’ingratitudine.
Allora vedrete che cos’è l’azione che non parte
dalla preghiera.
La preghiera non è una forma di alienazione?
Chi dice così è perché non ha capito affatto
che cos’è la preghiera. Chi prega, se prega veramente,
va ai problemi e in modo feroce!
E’ l’azione che
spesso diventa alienazione. Ci si può buttare nell’azione
proprio per sfuggire ai problemi e per dimenticarli. Conosco tanta
gente d’azione che guida gli altri, ma non è capace a
guidare se stessa. Ma non ho mai incontrato una persona veramente di
preghiera che accantoni le sue responsabilità personali, che
trascuri i suoi doveri, che viva la doppia vita. Non è
possibile questo se si prega veramente. E se è possibile per
qualche breve periodo, non è possibile a lungo.
Come faccio a capire quando ho pregato e quando non ho pregato?
Si fa così: si guardano i frutti. Se hai pregato veramente,
qualcosa cambia in te. Almeno questo: vedi di più la tua
miseria e ne senti il disagio. E a lungo andare i frutti della
preghiera li devi vedere nella tua carità, nella tua fedeltà
al dovere e nel distacco dal male.
Il famoso “test”
che trovo veramente infallibile per togliere le illusioni sulla
validità della preghiera lo sanno tutti.
Se la preghiera è
vera, cresce la carità. preghiera è vera, cresce la
fedeltà al dovere. preghiera è vera cresce il distacco
dal male.
Come mai si incontra tanta gente, anche impegnata, che non ha
il problema della preghiera?
Non lo so. Ho visto preti, suore e anche gente più in su
che sembra vivano tranquilli senza la preghiera. Una volta ho sentito
da un amico di Taizé un giudizio molto azzardato: “Dio
non fa a tutti il dono della preghiera “. Mi han fatto molto
male quelle parole. Ma poi, pensandoci bene, mi son detto: “sì,
può darsi che Dio non faccia a tutti il dono della preghiera,
però Dio fa a tutti il dono di chiedere questo dono, perché
Cristo ha promesso: “Tutto quello che chiederete con fede, Dio
ve lo darà “. Allora chiediamo il dono della preghiera
per noi e per chi non ce l’ha o sembra che non l’abbia.
Una massa intera che prega non è meglio di un individuo
isolato?
Sì, ma bisogna che la massa preghi veramente. E la massa
prega solo se gli individui sanno pregare. Per questo è tanto
importante l’educazione degli individui alla preghiera.
Ho sentito da un teologo fare questa affermazione:
Là
dove si prega si decide la storia del mondo”. Che cosa ne dice
di questo paradosso?
Dico che lo condivido e che mi impressiona. Perché là
dove si prega c’è la Chiesa, c’è Cristo che
opera, c’è la forza di Dio.
Benedette le comunità
di preghiera dove si prega veramente: si respira Dio, si irradia Dio.
Una volta i nostri bravi vecchi dicevano: “Chi lavora
prega “. Di tanto in tanto questa affermazione ricompare anche
tra i giovani.
Chi lavora prega se sa pregare, ma se non sa pregare, spesso non
prega affatto, lavora soltanto. Il lavoro diventa preghiera se c’è
formazione alla preghiera, se c’è intimità con
Dio, se preesiste già la preghiera. Guai se lo slogan
significa che basta lavorare senza preoccuparsi di pregare.
Che cosa ha da dire sul rosario? Non è una classica
preghiera parolaia?
Lo può essere. E spesso lo è, purtroppo. E’
stato magnifico Paolo VI quando scrisse nel “Marialis Cultus”
che se il rosario non è preghiera contemplativa è”
un corpo senza anima “, cioè un cadavere!
E’
questa la rivoluzione da portare nel rosario, farlo diventare
preghiera contemplativa. Forse bisogna ridurlo o certamente bisogna
metterci dentro più buona volontà.
Che cosa sono
quei benedetti misteri se non diventano tappe di riflessione, di
contemplazione? E’ questa la medicina per sanare il rosario:
tornare alle origini, fare del rosario una preghiera contemplativa
popolare.
Seguire troppo macchinalmente uno schema nella preghiera non è
una forzatura contro lo Spirito? Se è lo Spirito che prega in
noi, non dovremmo favorire la sua azione?
Credo che sia utile rispettare molto l’azione dello Spirito
in noi, però penso sia prudente conoscere anche metodi e
tecniche che favoriscono la preghiera. Quando in noi si avverte
pigrizia e superficialità, serve molto organizzare di più
la preghiera ricorrendo a qualche mezzo pratico che stimoli la buona
volontà.
Perché insistete così tanto sul far nascere delle
scuole di preghiera?
Credo sia il problema più urgente di oggi. Oggi si avverte
sempre di più che il nostro Cristianesimo ha bisogno di
profondità. Oggi i giovani non sopportano più certe
ipocrisie religiose che noi una volta sopportavamo. Oggi c’è
più istruzione e c’è più sete di Dio.
Tante cose secondarie sono naufragate, il giovane sente ormai il
bisogno di costruire la propria vita sulla roccia. E’ suonata
l’ora della preghiera, della preghiera vera, cioè della
vita cristiana ad alto livello e bisogna rispondere a questo problema
del mondo di oggi, bisogna insegnare sul serio a pregare.
Perchè la preghiera per gli altri? che valore può
avere?
La Chiesa ha sempre insegnato la preghiera per gli altri. S. Paolo
richiama continuamente i primi Cristiani su questo dovere. Gesù
stesso ha pregato per gli altri e l’ha comandato persino per i
nemici. Ciò pone un problema a cui non è facile
rispondere: come opera la mia preghiera sugli altri? A me pare di
intuire questa risposta: se mi apro al problema dell’altro alzo
il livello del mio amore e il mio amore influenza l’altro nel
suo problema.
Io direi che, quando preghiamo per gli altri,
dovremmo pregare così: “Signore, che cosa devo fare per
lui? Dammi la volontà concreta di aiutarlo come tu vuoi, di
interessarmi nel modo migliore per lui “.
Voi vi dedicate anche alla preghiera notturna, lo trova
importante?
Sì, molto. La Chiesa ha dato sempre importanza alla
preghiera notturna; anche Gesù pregava di notte. La notte dà
alla preghiera un volto nuovo, particolare: più profondità,
più sacrificio, più intimità. Dico sovente ai
giovani: se non ottenete una cosa da Dio, provate con la preghiera
notturna, Dio ha un debole per la preghiera notturna, bisogna
provare.
Sovente si sente questa battuta: “Sono migliori quelli
che non pregano che quelli che pregano “.
Può essere vero, solo bisogna controllare se pregano
veramente. Chi prega veramente non vive da pagano. Chi prega
veramente non vive senza carità. preghiera e vita scialba non
possono stare insieme.
Quando si sente tanta ripugnanza per la preghiera, che valore
può avere stare lì in una presenza passiva?
E’ quando la preghiera è dura che ha più
valore. Bisogna resistere. Bisogna lottare. Bisogna essere costanti.
Sovente Dio ci attende proprio lì.
Chi resiste nella
preghiera arida dà prova di amore. Non si dica che non serve a
niente. A rafforzare almeno la volontà serve di sicuro. Così
a rafforzare la fede.
Le solenni liturgie, con cerimonie interminabili, hanno proprio
il valore della preghiera?
Possono avere valore di preghiera e possono valere poco; dipende
dalla nostra interiorità.
Per mio gusto amo di più
la liturgia quieta, calma, senza apparato, che le cerimonie
liturgiche solenni e interminabili.
La liturgia che aiuta la
concentrazione, secondo me, serve di più; la liturgia che
dissipa serve di meno.
Cantare è pregare due volte” dicevano. Che cosa ne
pensa?
Sì, bisogna però formarsi al canto-preghiera. Il
canto dissipa anche, quando non è preghiera. E’ utile,
nel canto, scandagliare la profondità della nostra intimità
con Dio. Non si arriva con facilità a cambiare il canto in
preghiera se non si fanno sforzi.
Un momento privilegiato dell’intimità con Dio mi
sembra sia la comunione eucaristica. Che cosa ha da dire al riguardo?
Mi pare che dobbiamo preoccuparci molto della nostra comunione
eucaristica. Dove c’è un momento così importante
nella nostra intimità con Cristo?
Fare con trascuratezza
una sola comunione è un delitto; e quando ci si abitua a farla
sempre superficialmente? Quanta gente porta sulla coscienza la triste
abitudine di sciupare sistematicamente questo grandioso dono di
Cristo.
Perchè esponete l’Eucaristia adoperando come
supporto il calice della Messa?
Per esprimere con un segno ben chiaro la connessione tra
l’adorazione e la Messa. L’adorazione non deve andar
separata dalla Messa.
Noi concepiamo l’adorazione come la
continuazione, l’approfondimento della grazia del Sacrificio
eucaristico.
E’ meglio fare l’adorazione davanti al Santissimo o
senza l’Eucaristia?
E’ meglio abituarsi a tutti e due. Non sempre è
possibile pregare con l’Eucaristia. E’ utile abituarsi al
contatto con Dio anche senza Eucaristia.
Noi consigliamo ai
giovani di creare nella loro casa l’angolo della preghiera:
l’angolo più raccolto della loro abitazione. E lì
abituarsi alla preghiera esponendo la Bibbia. E’ una presenza
speciale di Dio da sfruttare molto utilmente nelle nostre case.
Che cosa direbbe lei ad un prete che vuoi cominciare una vita
vera di preghiera?
Direi che cominci dal mettere a posto il suo Breviario e la sua
Messa. Un prete che faccia bene queste due cose, credo, possa
diventare un vero contemplativo. Ma bisogna partire decisi. Bisogna
piantarla lì con la Messa alla « garibaldina” e il
Breviario a “spron battuto “. Sarebbe meglio lasciare
Messa e Breviario! almeno il rimorso ci gioverebbe!
Un prete che
facesse, per esempio, la liturgia delle Ore assimilando veramente i
Salmi, gustandoli, nutrendosi, quanta ricchezza avrebbe ogni giorno a
sua disposizione.
E la Messa ben preparata, calma, profonda
diventerebbe una fornace che brucia tutte le sue miserie.
E che cosa direbbe ad un prete che non trova tempo per pregare?
Ad un prete che non trova tempo per un’ora di adorazione
direi che è segno che deve farne due.
Non c’è il pericolo che la preghiera si riduca ad
un “volontarismo” più che ad un atto di fede?
Sì, c’è il pericolo. All’inizio della
vita di preghiera, quasi sempre, si prega così: Signore, ti
prometto... Signore, mi impegno... Signore, voglio...
Poi s’impara
a pregare in un altro modo, così:
Signore, spero questo da
te... Signore, confido in te... Signore, imploro questo da te... Si
arriva cioè al consiglio che Paolo dà nella lettera
agli Efesini (capitolo VI): “Attingete la forza nel Signore,
nel vigore della sua potenza “.
Finché non si impara
a poggiare sulla forza di Dio non si fa molto cammino nella vita
cristiana.
Fratello, per concludere, le presentiamo la domanda più
banale. Dopo tanti anni che lei prega e che insegna ai giovani a
pregare, ci dica, come concepisce la preghiera, qual è,
secondo lei, la sua essenzialità?
Credo di aver capito questo: la vetta della preghiera è
l'ascolto, più c’è ascolto più c’è
preghiera.
Chi è costante nell’ascolto di Dio, poi
riceve la forza per partire, perché, alla fine di tutto,
bisogna ammettere che la preghiera vera comincia sempre dopo la
preghiera. Comincia dalla vita. Comincia dall’istante in cui ci
decidiamo a rispondere con fedeltà alla volontà di Dio.
La preghiera così diventa amore.
Tutti gli articoli sulla preghiera sono tratti dal libro 'Il
cammino della preghiera' del centro missionario P. de Foucauld.
Fonte: http://medjugorjetuttiigiorni.blogspot.it/2014/02/il-fratello-di-vicka-trova-2-corone.html
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