Molti
battezzati indossano - spesso con una punta di sano orgoglio - lo
Scapolare della Madonna del Carmelo. Molti altri lo conoscono per averlo
visto sulle spalle di qualche persona cara o amica. Molti, forse, si
saranno chiesti il senso di quest’oggetto, che sa d’antico, sì, ma
soprattutto dice convinzione, gioia di vivere gli impegni battesimali,
amore verso Maria, madre di Gesù e madre nostra.
Le
origini dello Scapolare affondano le radici nell’uso medievale di
rivestire dell’abito religioso o di parte di esso chi desiderasse
condividere i benefici spirituali di un’Ordine, seguendone la
spiritualità. Quest’uso, evidentemente legato alla mentalità medievale
assai più concreta della nostra, si è diffuso in tutto il mondo
cristiano, anche nei secoli successivi. Si è arricchito di contenuti e
modalità espressive, al punto che oggi in tante parti del mondo è la
stessa cosa dire Madonna del Carmine o Madonna dello Scapolare.
Un po’ di storia…
Lo
Scapolare, o “Abitino”, è composto da due pezzi di stoffa marrone
legati da cordicelle o nastri, che poggiano sulle spalle (scapole, da
cui il nome). Nato come parte dell’abbigliamento dei contadini e poi dei
religiosi, era in pratica un grembiule usato per non sporcare l’abito.
Ben presto, per i Carmelitani, diventò il simbolo della protezione
materna di Maria, quasi la sintesi di tutti i benefici da lei ottenuti.
Perciò iniziarono a considerare lo Scapolare come la parte essenziale
dell’abito, l’abito stesso; e l’abito era segno della vita che si
conduceva, espressione esterna di ciò che si è.
Inizialmente
però, per affiliare i laici all’Ordine veniva concessa la cappa bianca,
considerata il “segno esterno” dell’abito, ma non lo Scapolare, perché,
altrimenti, un laico che avesse indossato per un intero anno
l’abito-Scapolare, sarebbe stato considerato frate o monaca a tutti gli
effetti. Con l’andar del tempo la proibizione cadde e lo Scapolare fu
dato a tutti, soprattutto nella sua forma ridotta.
Due
elementi contribuirono in modo decisivo all’affermazione dell’abitino
come segno della consacrazione a Maria e della sua protezione verso i
devoti: la promessa della morte in stato di Grazia, legata alla
“leggenda” della visione di S. Simone Stock, e quella della pronta
liberazione dalle pene del Purgatorio, legata alla cosiddetta “Bolla
sabatina”. Al di là della storicità dei due fatti, bisogna dire che le
promesse trovano conferma, non solo nel Magistero successivo dei
pontefici e della Chiesa che ne ha accettato, purificandole e
correggendole, le implicazioni, ma anche nel loro stesso senso
teologico. In realtà le promesse confermano e sottolineano ciò che la
fede cristiana ha da sempre affermato: chi vive secondo gli impegni
battesimali, morirà nella piena comunione con Dio, nella sua Grazia e
giungerà presto a goderne l’eterno abbraccio. La protezione materna di
Maria non fa che rendere più sicuro il comune cammino verso la santità.
Nel
’600 dunque l’identificazione Madonna del Carmine-Madonna dello
Scapolare può dirsi conclusa: la confraternita dello Scapolare soppiantò
ben presto tutte le altre variamente collegate al titolo del Carmelo;
così come l’iconografia mariano-Carmelitana preferì i temi del dono
dell’Abitino e della liberazione delle anime dal Purgatorio. La stessa
festa del 16 luglio, nata in Inghilterra nel XIV secolo per celebrare la
protezione e i benefici di Maria, divenne ben presto la festa
dell’intero Ordine e fu popolarmente conosciuta come la festa dello
Scapolare.
Un segno ricco di contenuti
Tutto
questo non fu un fatto di scarsa rilevanza, ma coinvolse larghissime
fasce del popolo cristiano: lo Scapolare e i suoi valori vennero infatti
recepiti come una naturale espressione della pietà popolare, che ne
restò a sua volta influenzata. L’Abitino fu usato infatti come veicolo
di valori cristiani essenziali: chi avesse voluto entrare nella
Confraternita o nel Terz’Ordine avrebbe dovuto accettare uno stile di
vita veramente conforme al Vangelo. La formazione, la vita sacramentale,
la preghiera e l’ascesi dovevano condurre la persona all’unione con Dio
e trovare necessaria espressione e verifica nella concretezza della
carità, sia verso i confratelli che verso gli esterni. Non era possibile
indossare l’abito di Maria solo per “garantirsi” un posto in Paradiso!
Se
poi tutto ciò non ha retto all’urto delle tempeste abbattutesi sulla
Chiesa e dunque anche sul Carmelo tra il ’700 e l’800, non vuol dire che
lo Scapolare fosse un segno vuoto, puramente esteriore. Piuttosto va
detto che il nostro secolo ha ereditato forme che non sempre è riuscito a
tradurre in termini vitali. Forse siamo giunti ad un punto in cui è
possibile tentare un recupero, tutt’altro che sterilmente archeologico.
Non si tratta infatti di risuscitare un oggetto ormai lontano dalla
sensibilità comune, ma di dare espressione e corpo ai contenuti validi e
vitali della pietà popolare in modo da proporre ancor oggi, come si è
fatto per secoli, un’occasione di santificazione e di vita realmente e
profondamente cristiana.
Oggi
vanno indubbiamente tenuti in considerazione alcuni temi centrali,
legati da sempre allo Scapolare: per esempio la comunione con Dio, la
consacrazione a Lui attraverso Maria, il valore “sacramentale” e quello
escatologico dell’Abitino.
Lo
Scapolare è infatti un “sacramentale”, cioè un segno che ricorda e
attua una realtà spirituale secondo la misura di fede di chi lo indossa.
È segno di affiliazione ad un’Ordine religioso cristocentrico e
mariano, dunque indica l’appartenenza alla grande famiglia Carmelitana e
la condivisione della sua spiritualità. Non ci si fa santi da soli:
solo il sapersi membri di un popolo in cammino consente di incontrare e
sperimentare la pienezza della comunione divina.
Così
pure l’Abitino è segno di consacrazione a Maria ed esprime la nostra
volontà di camminare con lei, accompagnati e sorretti dalla sua mano
materna, verso la pienezza di comunione, verso la “vetta del monte, che è
il Signore Gesù”. Ma è anche il segno della protezione e della difesa
che Maria opera nella vita del cristiano. Inoltre proprio perché un
“sacramentale”, lo Scapolare ci ricorda e ci aiuta a crescere nel
personale rapporto con Maria, madre di Gesù e della Chiesa. La
tradizione Carmelitana ha guardato Maria da diverse prospettive, a
tutt’oggi ancora attuali, che possono essere comunicate, spiegate e
insegnate, perché anche altri possano trarne beneficio spirituale. Maria
è stata vista come Madre, Sorella, Vergine purissima, Patrona, Profeta…
Le
promesse tradizionalmente legate allo Scapolare sono da considerare nel
loro indubbio valore escatologico: siamo incamminati verso un futuro di
comunione, di pace e di gloria, che va però costruito giorno dopo
giorno nell’oggi della vita intessuto di sacrificio, preghiera continua,
carità operosa e attenta. Il Carmelitano, rivestito dell’abito di
Maria, è capace come lei di “conservare tutte le cose meditandole nel
suo cuore” (cfr. Lc 2, 19.51). Il Carmelitano sa essere profeta
e stando accanto ai fratelli sa indicare loro la direzione e la meta
verso cui cammina la storia della Salvezza.
Quale messaggio di spiritualità.
Ancor’oggi
si possono vedere numerosi fedeli, talvolta un fiume, che soprattutto
in certi momenti particolari, come a ridosso della festa del Carmine,
chiedono di poter ricevere l’Abitino. Talvolta, è vero che alcune
persone sono motivate da ragioni superficiali e l’imposizione dello
Scapolare o l’indossarlo finiscono col diventare gesti al limite della
superstizione. Ma questo è sempre stato uno dei limiti della pietà
popolare, la quale perciò dev’esser continuamente aiutata a crescere,
purificandosi di quanto non è autentico atto di fede.
Ricevere
lo Scapolare non è un rito di ripetizione meccanica (al limite del
magico), ma un momento di preghiera, di ascolto della Parola di Dio, può
diventare l’occasione anche per una breve catechesi sui valori
fondamentali della spiritualità Carmelitana ed espressi dallo Scapolare.
Così anche gli impegni di preghiera e ascesi personale legati al suo
uso sono i mezzi di incontro con il Signore, utili a favorire
quell’unione con Lui per mezzo di Maria. Non dovrebbero mai venir
disgiunti dall’impegno per una qualche forma di servizio: non si dà autentica vita cristiana senza carità fraterna!
Il passato ha formulato espressioni diverse di preghiera
legate allo Scapolare a ai suoi valori. Basti ricordare i diversi
momenti e forme di preghiera propri della tradizione Carmelitana: i
mercoledì solenni, il sabato, le “Allegrezze”, i sette Pater-Ave-Gloria,
le novene… Sono tutti modi per favorire una preghiera comunitaria ricca
di contenuti e valori essenziali per chiunque voglia vivere il Vangelo
con l’aiuto della spiritualità Carmelitana. Oggi sono state pensate
forme nuove, più consone alla sensibilità e alla cultura attuali, anche
se in continuità col passato. Analogo discorso vale per le prescrizioni
ascetiche: tra queste la virtù della castità secondo il proprio stato,
oggi apparentemente in crisi, per sviluppare in sintonia con lo Spirito
tutta la carica di amore, autenticamente umano, di cui ogni persona è
capace. Lo Scapolare, allora non è una forma di devozionismo, ma una
modalità attualissima di vivere il Vangelo in ogni sua prospettiva.
Ancora una parola sulla dimensione comunitaria
suscitata dallo Scapolare; se è segno di appartenenza ad una famiglia
dovrà necessariamente ricondurre ad essa. Oggi purtroppo chi riceve
l’Abitino lo fa quasi sempre in modo “privato”, ma nella Chiesa non c’è
proprio nulla di privato, ma “tutto era in comune fra loro” (At
2, 44). Le antiche confraternite assolvevano bene al compito di
collegamento tra gli ascritti e garantivano l’esecuzione dei diversi
impegni. Da quando furono spazzate via dalle varie soppressioni del
secolo passato, non si è più stati capaci di creare strutture a misura
d’uomo, capaci di far incontrare le persone e farle sentire in
comunione, animate dai medesimi atteggiamenti. Oggi viviamo in un tempo
in cui i collegamenti non dovrebbero essere un problema, non mancano
certo i mezzi per far giungere a distanza un messaggio. Così pure non
dovrebbe essere impossibile, e in alcune zone già si fa, creare
occasioni d’incontro per persone che si rifanno alla spiritualità
Carmelitana per giornate o momenti di preghiera, formazione e
condivisione.
Forse
è giunto il momento di riscoprire il valore della Famiglia Carmelitana,
alla quale appartengono i Frati, le Monache, i Terziari, le Suore, ma
specialmente tutti i battezzati che indossano lo Scapolare. Ogni giorno
la preghiera comune, gli uni per gli altri, crea un legame inscindibile e
forte, che ci unisce profondamente tra noi e con Dio. I Frati
Carmelitani ogni mercoledì celebrano la s. Messa per coloro che
indossano lo Scapolare o si trovano in Cielo, sotto il manto di Maria,
per contemplare il volto di Dio. Affidano al Signore i malati, i
sofferenti; lo ringraziano perché in Maria Egli compie innumerevoli
miracoli di guarigione corporale e spirituale. Ma tutto questo non
basta: serve anche la tua preghiera, perché i membri della Famiglia sono
uniti solo attraverso l’Amore verso Dio e si riconoscono tra loro
attraverso il semplice uso di indossare un pezzetto di stoffa marrone.
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