sabato 15 marzo 2014

Alcune guarigioni inspiegabili avvenute a Medjugorje

Alcune guarigioni inspiegabili
I seguenti casi presentano una abbondante documentazione medica allegata.
...da malattia al cervello
Damìr Coriæ, Mostar, Jugoslavia (estate '81)
Nato nel '60, è stato curato presso la clinica neurochirurgica di Zagabria, perché affetto da hydrocephalus internus, ossia aumento della pressione del liquor sul cervello. Operato per tre volte, si doveva ogni volta rioperare, per il sopravvenire di un'emorragia cerebrale. Nel marzo dell'81 viene dimesso ma resta la prognosi: senza il drenaggio del liquor aumenterà sempre la pressione nell'interno del cranio; mentre purtroppo il drenaggio, causando ipotensione, finirà per provocare il collasso del cervello. È in queste gravi condizioni che Damìr, in agosto, viene portato a Medjugorje. Qui Vicka prega su di lui ed ecco, il male d'improvviso scompare del tutto.
...dalla cecità
Jozo Vasilj, di Medjugorje (luglio '81)
Ecco la sua testimonianza (era ottantacinquenne all'epoca dei fatti): «Otto anni fa, in seguito a un attacco di apoplessia, il mio occhio sinistro si era completamente spento; negli ultimi quattro anni, poi, anche l'altro occhio mi lasciò, e io non ci vedevo più. Chiesi allora a Vida Vasilj di portarmi dalla collina delle apparizioni un mazzo di salvia e del semprevivo: immersi le piante nell'acqua di una catinella e la mattina dopo mi ci lavai. Ed ecco che, mentre mi asciugavo la faccia, dico a mia moglie: «Moglie, ci vedo!». Lei mi risponde: «Ma va là, com'è che ci vedi?». «Vedo che non ti sei messa le calze!». Così mia moglie, e dopo tutti gli altri, potè rendersi conto che adesso ci vedevo. Mentre mi lavavo recitavo il Credo.»
...da tumore al seno
Venka Bilie Brajcic di Split, Jugoslavia (inverno '81)
Nel gennaio dell'80 le viene asportato il seno sinistro. Nove mesi dopo, nonostante la cobaltoterapia, proliferano le metastasi raggiungendo il seno destro. Ecco la testimonianza di Venka: «Nel settembre dell'81, dopo sei mesi di trattamento, le croste che erano sul mio petto si erano trasformate in piccole piaghe che poi via via si sono unite in due grandi uniche piaghe... Allora mi accompagnarono a Medjugorje e lì, dopo le preghiere in chiesa, continuate per tre giorni da parte delle donne che si erano unite a me e a mia sorella, le piaghe cambiarono aspetto: sotto le croste cadute si andava formando una pelle nuova. Durante il gennaio dell'82 la piaga posta più in basso scomparve, e anche quella di sopra si seccò...». L'esame medico conferma ormai la totale assenza di proliferazione di metastasi.
...da sclerosi multipla
Iva Iole, Mostar, Jogoslavia (sett '81)
La diagnosi dell'ospedale di Mostar: infiammazione disseminata delle circonvoluzioni cerebrali. All'ospedale di Zagabria precisano: Encelalomielite disseminata. In una terza clinica specializzata l'infausta diagnosi viene completata: Sclerosi multiplex, non curabile. Allora nell'agosto dell'81 Iva, affidatasi a Dio, si reca a Medjugorje. Qui i veggenti pregano per lei la Vergine; anche lei prega e digiuna, migliorando poco a poco; finché il 13 settembre, sul monte Križevac, durante la Messa sulla Croce, guarisce repentinamente e totalmente.
...un'amputazione evitata
Mirko Brkic, Banjaluka, Jugoslavia (marzo '82)
Si era fratturato una gamba. Nell'ospedale di Banjaluka gli avevano messo un chiodo; e poi era stato curato nell'ospedale di Belgrado, ma sotto il ginocchio gli si era formata una piaga che non si chiudeva. I ripetuti interventi non avevano arrestato il male e la piaga diventava sempre più profonda: ormai si vedeva l'osso. A questo punto veniva deciso di amputare la gamba. La famiglia di Mirko fece allora voto alla Madonna di Medjugorje, pregando e digiunando. Ed ecco che, alla vigilia del giorno fissato per l'amputazione, la piaga improvvisamente si richiuse. Meravigliati, i medici rinunciarono all'operazione. Dopo qualche giorno la piaga era completamente cicatrizzata.
...da frattura alla spina dorsale
Marija Brumec, Maribor, Slovenia (agosto '83)
Nel giugno dell'82 è caduta dall'alto di un carro di fieno fratturandosi la spina dorsale. Diagnosi: l'undicesima vertebra è spezzata, schiacciata; e aderisce con la decima. Nonostante le cure di riabilitazione, Marija viene dichiarata invalida per il resto della vita. Nel corso di un pellegrinaggio a Medjugorje, nell'agosto dell'83, guarisce all'istante. Ora Marija, nei campi, può fare i lavori più pesanti, come prima dell'incidente: sulle ultime lastre della spina dorsale non v'è traccia della lesione.
...da sclerosi a placche
Diana Basile
Diana Basile, Milano, (maggio '87)
Colpita nel 72 da disgrafia alla mano destra (tremori e impossibilità di scrivere e mangiare) e da completa cecità dell'occio destro, dovette sospendere il lavoro al Centro Traumatologico di Milano, perché nel novembre 1972 le fu confermata la diagnosi di Sclerosi Multipla e la sospensione per invalidità. Si aggiunsero successivamente difficoltà motorie, l'inutilizzo del braccio destro e una totale incontinenza urinaria e fecale con dermatosi perineale. Dopo un viaggio a Lourdes concluso con un lieve miglioramento, fu sospesa ogni terapia fino all'83, quando subentrò la perdita dell'equilibrio e del controllo motorio. Alla malata, colta da una crisi depressiva, viene proposto un pellegrinaggio a Medjugorje, organizzato dal parroco di San Nazaro, a Milano, don Giulio Giacometti.
   Ecco la testimonianza della protagonista: «Mi trovavo, il 23 maggio dell'84, ai piedi dell'altare della chiesa di Medjugorje. Una signora mi aiutò a salire i gradini e io mi arrestai alla porta della stanza dove avvenivano le apparizioni. Quando giunsero i veggenti, io riuscii a entrare, inginocchiandomi dietro la porta. I ragazzi caddero tutti insieme in ginocchio e io mi sentii come folgorare... poi più nulla, solo una gioia indescrivibile, con lontani ricordi che riaffioravano... Dopo l'apparizione seguii in chiesa i veggenti camminando da sola, dritta, e mi inginocchiai normalmente, senza accorgermene... Ma se ne accorsero gli altri, quelli che mi conoscevano, e che mi abbracciarono piangendo.»
   Rientrando in albergo Diana si accorse di esser tornata perfettamente continente, con sparizione della dermatosi, e di aver riottenuto la possibilità di vedere con l'occhio destro. Il giorno dopo (24/5/84) la sig.a Basile, insieme all'infermiere sig. Natalino Borghi ha percorso a piedi il tragitto Liubuskj-Medugorje (circa 10 km.) a piedi nudi, in segno di ringraziamento (nessuna lesione) e nello stesso giorno (giovedì) è salita sulla montagnetta delle tre croci (luogo delle prime apparizioni).
   Di questo caso è allegata una amplissima documentazione medica. Sono state raccolte più di cento certificazioni mediche relative a questo caso clinico, sia antecedenti che successive alla guarigione. La gravità della malattia, naturalmente irreversibile, l'istantaneità della guarigione, le circostanze in cui è avvenuta, la ricchezza delle testimonianze, rendono il caso della signora Basile assolutamente interessante. Il dott. Luigi Frigerio ne ha fatto una attenta analisi nel volume Le apparizioni di Medjugorje. È proprio la Madre di Dio che appare in Jugoslavia? Su Medjugorje parlano i medici, edito da Mimep Docete nel 1984.
...da tumore al cervello
Emanuela N.G., medico (febbraio '85)
Operata da un anno per astrocitoma al lobo temporale destro, al termine della cobaltoterapia sospendeva anche il cortisone. Tempo dopo, nell'84, decideva di interrompere una nuova terapia anticonvulsionante -poiché continuava ad avere fino a 15 crisi di epilessia al giorno - per affidarsi all'aiuto di Dio e della Vergine. Per qualche mese le crisi cessavano; ma il TAC rivelava una enorme recidiva, giudicata inoperabile. Mossa da un vivo desiderio, si reca a Medjugorie. Ed ecco la sua testimonianza: «Nella casa di Vicka, durante un'apparizione, una scarica elettrica mi percorre la colonna vertebrale. Il mio cervello di medico mi dice che tutto ciò non è logico; ma una forza sconosciuta mi spinge a salire sul monte Križevac, la cui cima raggiungo in mezz'ora. Da allora la testa non mi duole più. Ora sto bene, non ho più crisi epilettiche e soprattutto ho una fede autentica in Dio e nella sua Santissima Madre.»
...da melanoma
Else Mayr-Harting, Vienna (maggio '85)
La figlia, dottoressa Elisabeth Schmitz-Mayr, narra nel suo rapporto: «Dovevo recarmi in pellegrinaggio a Medjugorje il 13 maggio '85, ma il giorno 2 mia madre è stata trasportata d'urgenza alla Prima Clinica Dermatologica di Vienna per un gonfiore al piede destro, con al centro una grossa macchia nera che denunciava una iniziale metastasi a sferetta. La diagnosi: Melanoma, un tumore maligno da operare entro pochi giorni. Ho temuto di perdere mia madre sotto i ferri, perché ha 86 anni e soffre di cuore. Rivolgendo il mio pensiero a Dio, ho portato con me da mia madre dell'acqua benedetta di Medjugorje (la bottiglietta era stata sull'altare durante l'apparizione), con cui ho cominciato a bagnare di continuo il suo piede malato, pregando con tutte le mie forze Gesù e sua Madre come se noi due fossimo là, a Medjugorje. Ho continuato cosi per tutta quella sera e per i due giorni successivi: ed ecco che, pian piano, l'enfiagione maligna diminuiva e la macchia si restringeva, lasciando dei frammenti neri di crosta sulla garza mentre, sotto, cresceva la pelle nuova. Finché già il giorno 6 mia madre, ristabilita, poteva di nuovo camminare: l'operazione veniva disdetta e il 10 maggio potevo partire per Medjugorje e ringraziare la Vergine.
...da tumore alle linfoghiandole
Bruna B., Ravenna (maggio '85)
Nel 78, presso il Centro Tumori di Milano, le fu diagnosticato un cancro alle linfoghiandole e prescritta la chemioterapia. Lei reagì moltiplicando le preghiere. Quando seppe delle apparizioni in Jugoslavia.si unì a un pellegrinaggio di Forlì che passò prima per Loreto, dove l'ammalata chiese alla Vergine la grazia di un abbraccio. Giunta a Medjugorje, in chiesa, fendendo la moltitudine si sentì "come spinta" nella stanza delle apparizioni, e lì assistè commossa all'estasi dei veggenti, pregando per tutti i malati. Alle 21, finite le funzioni, stava rientrando nel pulmino quando il sacerdote capogruppo le disse: «Corri in chiesa perché Marija, una delle veggenti, chiede di parlartil»; lei accorse, ma nel buio non la trovò. L'indomani il gruppo salì sul Podbrdo e lì, tra le rocce, si sentì chiamare: «Bruna, Bruna!». Era Marija che la cercava e che abbracciandola le disse: «La Madonna ieri sera mi ha detto di darti l'abbraccio che tu le hai chiesto a Loreto. Prega tanto, prega per tutti...». Al rientro in Italia gli esami medici confermarono la regressione della malattia, fino alla guarigione.
...da lesione alla spina dorsale
Agnes Heupel, Munster, Germania (maggio '86)
Infermiera, nata nel 1951, in seguito a un incidente fu colpita nel 74 da paralisi emiplegia destra con lesione del sistema nervoso: a ciò si aggiunsero poi un tumore al polmone, dolori facciali, e progressiva perdita della memoria. Nell'83 ebbe in sogno la visione di una bianca chiesa con due campanili. Tre anni dopo ebbe la fortuna di rivederla in un libro sulle apparizioni di Medjugorje, e fu presa dal desiderio di andare laggiù. Giuntavi, e presa dal clima suggestivo dell'ambiente, pregò e digiunò per alcuni giorni: il 12 maggio del-l'86, invitata ad assistere all'apparizione in sacrestia, vi andò nervosissima. Ma ecco che – con l'inizio dell'apparizione – una gran pace scese su di lei mentre il piccolo ambiente sembrava dilatarsi all'infinito, immerso in un'aura prodigiosa. «Guardando i veggenti in estasi, sentii la presenza della Madre di Dio, e sperimentai la sorgente della pace.» racconterà: «Un'onda calma mi invadeva dalla bocca fino alla punta dei piedi, dandomi una immensa gioia e il distacco da ogni cosa. Sapevo con certezza che Maria era lì». Finita l'apparizione, Agnese si alzò, dimenticando la stampella, e il giorno seguente salì sulla collina del Podbrdo sorretta solo dalle sue gambe, che per dodici anni erano state inattive. Da allora si è mossa senza problemi e non fa più uso di medicine. Soggiorna spesso e a lungo a Medjugorje, vive per gli altri e dà con gioia la sua testimonianza.
...da sclerosi multipla
Prof. Rita Klaus
Rita Mary Klaus, Pennsylvania, U.S.A. (giugno '86)
Insegnante universitaria, madre di tre figli, ha sofferto per 26 anni di sclerosi multipla, in continuo peggioramento ed è stata operata più volte perché i due ginocchi si erano flessi all'interno; usava stampelle o carrozzine e soffriva di incontinenza. Ecco la sua testimonianza: «L'8 giugno dell'86, mentre recitavo il rosario, mi venne il pensiero di chiedere a Nostro Signore la guarigione per intercessione della Madonna di Medjugorje, di cui avevo letto. D'un tratto avvertii in tutto il corpo una violenta scossa, seguita da una sensazione dolcissima che mi lasciò dentro una grande pace». Il giorno dopo Rita ritrovò la sensibilità dei piedi: si tolse gli apparecchi ortopedici alle gambe che le erano tornate dritte e finalmente corse giù per le scale gridando di gioia. I suoi cari, felici, telefonarono al medico curante che ascoltò incredulo; ma la visita fu determinante: non vi era più traccia della sclerosi.
...da tumore al colon
Dott. Antonio Longo
Antonio Longo, Napoli
Il dott. Antonio Longo, pediatra, soffriva da tempo di tumore al colon. Così racconta: «Nella primavera del 1983 cominciai, improvvisamente, ad accusare dei disturbi e dei dolori all'addome. Si trattava di sintomi che, come medico, mi preoccuparono. Decisi di sottopormi a una serie di analisi ed esami clinici in modo da chiarire la situazione. Le risposte non fecero che confermare i miei timori. Tutte le indicazioni lasciavano intendere che fossi stato colpito da un tumore all'intestino. Fui sottoposto a una "emicollectomia a sinistra", ossia mi asportarono, una porzione di intestino che venne sottoposto a esame istologico. Risultato: "tumore". II responso fu una mazzata per me. Come medico, sapevo quale avvenire mi attendeva. In quei giorni i giornali parlavano di quello che stava avvenendo a Medjugorje e io sentii subito una grande attrattiva verso quei fatti. Cominciai a pregare, i miei familiari andarono in pellegrinaggio nel paesino jugoslavo per chiedere alla Madonna la grazia di allontanare da me lo spettro del tumore. Al quattordicesimo giorno dopo l'intervento, la ferita si aprì completamente, come se fosse stata appena fatta. E non solo la ferita esterna, ma anche quella interna, quella intestinale, provocando una peritonite diffusa e febbre altissima: le mie condizioni erano gravissime. Rimasi in ospedale quattro mesi, durante i quali i medici tentarono in tutti i modi di chiudere la fistola, ma inutilmente. Tornai a casa in condizioni pietose. Il professor Zannini, luminare della medicina e direttore dell'Istituto di Semeiotica chirurgica dell'Università di Napoli, mi disse che avrei dovuto rassegnarmi: la fistola non sì sarebbe più chiusa.
   Il 4 aprile del 1989 andai dal professor Zannini per una visita di controllo. Egli constatò che la fistola era sempre in atto, inguaribile. Cinque giorni dopo, il nove aprile, la fistola era sempre là, viva, sanguinante, dolorante, inguaribile. Come sempre, anche quella sera prima di addormentarmi pregai la Madonna chiedendole la grazia di guarire. Al mattino, quando mi svegliai, mio figlio medico venne per la medicazione. Tolse le bende e con stupore constatò che la fistola non c´era più. La pelle dell´addome era perfettamente asciutta, liscia, il foro era scomparso. Non potevo credere ai miei occhi. Chiamammo gli altri familiari e tutti constatarono quanto era accaduto. Come avevo sempre detto, decisi subito di partire per Medjugorje per andare a ringraziare la Madonna. Solo lei poteva aver compiuto quel prodigio. Nessuna ferita può rimarginarsi dalla sera alla mattina. Tanto meno una fistola, che è una ferita gravissima e profonda, che interessa il tessuto addominale e l'intestino. Visitato nuovamente dal professor Zannini, costui sentenziò: "Lei è stabilmente guarito". "Professore – domandai – è disposto a dichiarare che sono guarito senza alcun intervento chirurgico e senza fare nessuna cura specifica?". "È la verità", disse e mi rilasciò una dichiarazione in cui, dopo aver riassunto i vari interventi chirurgici che avevo subito e i sei anni di convivenza con quella fistola sorta in seguito alle operazioni, scrisse: "Attualmente la fistola è clinicamente guarita senza alcun intervento chirurgico"». La malattia è documentata da un voluminoso dossier di analisi, radiografie, referti medici e giudizi di specialisti di fama internazionale. E la guarigione è stata improvvisa, totale e persistente nel tempo.
   In ringraziamento della guarigione prodigiosa ricevuta, il dottor Longo oggi dedica gran parte del suo tempo ad aiutare il prossimo, non solo come medico, ma anche come Ministro straordinario dell’Eucarestia. «Porto la Comunione agli infermi tutti i giorni. Collaboro con il mio parroco a molteplici attività della nostra parrocchia. Ho un bel gruppo di preghiera che settimanalmente si riunisce con me per pregare per i nostri infermi e per tutti coloro che ci chiedono preghiere. Mi rendo conto che molti miei colleghi potrebbero pensare che sono un fanatico. Molti medici infatti non sono credenti e non ammettono l´esistenza di una guarigione per intervento soprannaturale. Ma glielo assicuro: non sono fanatico, e non sono uno che si lascia guidare dalle emozioni e dall'entusiasmo. Sono un medico, credo nella medicina, ho due figli medici. La mentalità professionale mi ha abituato a riflettere, a osservare le cose freddamente e con distacco. Ho seguito questa mia vicenda con la più scrupolosa obbiettività. Non ci sono dubbi di nessun genere: la mia guarigione non trova spiegazioni razionali. Quello che è avvenuto va attribuito soltanto alla Madonna».
Fonte:  http://www.med-bz.it/ext/holy_guarigioni.html

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