Non passa giorno senza che arrivino sul tavolo notizie di
apparizioni o plichi di messaggi che in generale si equivalgono nel
tono e nel contenuto: molti chiedono il nostro parere.
Per S. Giovanni della Croce, autorità ben
attendibile in questo campo, "le apparizioni vere restano
fenomeni eccezionali”. Siamo convinti che certe cosiddette
apparizioni servano ottimamente al diavolo per squalificare quelle
vere, che vengono a spezzare i suoi piani di vittoria sulla Chiesa e
sul mondo: sulla Chiesa che mostra mia ripresa di vita cristiana
autentica dopo tanta invasione di secolarismo, di lassismo, di
materialismo, di razionalismo; sul mondo traendolo dal baratro di una
fine miseranda con l’immissione di nuovo sale, di nuova luce e
di una grande forza di intercessione. Fortemente Satana cercherà
di intromettersi anche In quelle vere e lavorare i veggenti per
annullare la loro forza’.
Di fronte a un fenomeno come
quello di Medjugorje, grande ormai come il mondo, che cosa farà
l’astuto menzognero? Come sempre cercherà di
scimmiottare Dio, di creare tante imitazioni e di ingigantirle per
prepararne poi il crollo clamoroso e dimostrare che tutti quelli che
hanno seguito Medjugorje, o altre vere apparizioni, si sono
ingannati. Vedi quello che è successo lo scorso anno a
Pescara, dopo che attorno alla pseudo—veggente si era creta una
attesa spasmodica: un crollo che ha trascinato con se anche la
fiducia in Medjugorje.
Anche a Lourdes, dopo le apparizioni a
Bernardetta, sono spuntati una quarantina di falsi veggenti, ma il
Vescovo ha saputo discernere e dar fede all’unica veritiera.
Non meravigliamoci se oggi la storia si ripete. Bernardetta ha
temuto, come pure Vicka, che si trattasse di apparizione diabolica,
gettando acqua santa e facendo sorridere Maria... E oggi, per la
stessa ragione, non si dovrebbe andare con i piedi di piombo?
Non
pubblicizzare ciò che è solo privato, cioè segni
o massaggi dati al singolo, La parola di Dio vale più di
tutto: a Medjugorje Maria richiama sempre a quella!
In quanti
luoghi poi soggetti deboli sono giunti, dopo contatti con fenomeni
paranormali, ad essere certi di visioni non reali, pur in buona fede,
e di pseudo—audizioni che ripetono temi stereotipi sentiti
altrove! Inoltre molti messaggi, segni e fenomeni soprannaturali, con
cui Dio si manifesta oggi e di cui è piena la storia dei
Santi, devono essere ritenuti messaggi o richiami privati indirizzati
solo al soggetto e destinati solo ad interessare nessun altro
all’infuori di lui e della cerchia a cui sono rivolti; mentre
invece si divulgano con la pretesa che tutti vi debbano credere, come
al Vangelo, con grande confusione della gente semplice e sprovveduta,
che ha bisogno di ben altro cibo solido, non di curiosità e di
messaggi sensazionali. Tutto questo non serve a stimolare la
conversione personale, nella quale occorre lasciar parlare Dio
nell’intimo, e non essere distratti da tante voci
esteriori.
Come nella Chiesa antica il dono più ambito
era quello delle lingue, la cui stranezza suscitava ammirazione, oggi
sembrerebbe essere quello delle visioni o delle comunicazioni divine
“dirette”. Mentre il dono più utile oggi come
allora è quello della profezia, che non è tanto la
previsione di cose future, ma il dono con cui si parla in nome di Dio
e si interpretano i fatti della vita alla luce della Parola (1 Cor 12
e 14,3 e segg.). E tutti potremo averlo (“volesse il cielo che
tutti fossero profeti nel popolo di Dio” Mn 11,29): il che
aumenterebbe anche il prestigio della Chiesa per la palese autorità
dei suoi figli. Non c’è bisogno di metter sempre sulla
bocca della Madonna quello che lo Spirito può dire a quelli
che lo ascoltano. Perché scomodare il Cielo quando il Cielo è
già sulla terra?
Occorre mettersi in ascolto della
Parola che non possa formare su di essa le coscienza, perché
non siano attratte da sottoprodotti di cattivo gusto, ne sommerse da
una colluvie di voci a volte minacciose, a volte blandienti, ma tutte
edificanti. Tra le tante una fa proprio per noi: “ State
attenti e vigilate perché tra tanti che dicono portarvi i miei
messaggi ci sano falsi profeti. Sono tempi in cui il demonio si serve
anche di anime che a voi sembrano degne di rispetto: ma perché,
figlioli, voler tanto leggere? Perché non prendete in mano il
Vangelo? Sentirete dentro i cuore che Gesù vi parla, perché
ciò che per voi è comprensibile, ai vostri fratelli
porta troppo danno” (Eco 44)
Don Angelo- Eco di Medjugorje nr. 60
Fonte: http://medjugorje.altervista.org/doc/inferno//48-apparizioni.php
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lunedì 31 marzo 2014
domenica 30 marzo 2014
Sono arrivata in quel luogo Santo piangendo di dolore
Testimonianza di SIMONA
Nel mese di settembre
dell'anno 2005, la mia vita che scorreva a meraviglia con un bel matrimonio,
una casa, un lavoro, una famiglia alle spalle meravigliosa viene stravolta
dalla morte tragica e improvvisa di mio marito. Ora potete immaginare
che tutto intorno a me aveva un unico colore il "NERO". Nulla
più mi interessava. Mi sono ritrovata nella mia solitudine anche
se circondata da una numerosa famiglia e da altrettanti amici, i quali
hanno cercato in tutti i modi di non abbandonarmi mai e nello stesso tempo
soffrivano con me. Dentro di me scorreva rabbia e solo rabbia, in qualche
modo chiedevo al Creatore "Perché" lo aveva chiamato
a sé così giovane e senza aver provato la gioia di un figlio,
la gioia di invecchiare insieme. In uno di questi momenti di sconforto
ho capito che mi mancava, oltre a mio marito, qualcosa di più grande,
quello che avevo perso dopo la sua morte, la Fede. La vita a volte ti
mette davanti la soluzione, ma noi siamo ciechi in quelle situazioni,
anche se io una mattina ho deciso di aprire nuovamente il cuore a MARIA
e Lei mi ha concesso il suo Amore di Madre, donandomi la possibilità
di andare a trovarla direttamente nel luogo in cui ancora oggi ci dà
la grazia di apparire e parlare ai nostri cuori ormai affranti da tanti
dolori.
Ed è andata proprio così, nel mese di marzo una mia amica mi regala il calendario dell'Associazione Medjugorje Salento, con sopra scritte le date dei pellegrinaggi per l'anno 2007. La cosa strana è che almeno due di quelle date coincidevano con le mie ferie. Non ho pensato molto, era come se qualcuno mi componesse il numero di telefono di uno dei responsabili. Premetto che io non conoscevo proprio queste persone, ma qualcosa mi diceva che poi mi avrebbero accompagnato nella vita. E così è stato. Siamo ad Aprile 2007 e finalmente è arrivata la partenza. Non mi faceva paura il fatto di affrontare il viaggio senza una persona a me vicina, anche perché avevo la sensazione che vicino a me già qualcuno c'era.
Quello che ho chiesto alla nostra MAMMA CELESTE in quel pellegrinaggio è stata la PACE, quella che ormai da tempo non avevo. Sono arrivata in quel luogo Santo piangendo di dolore e sono andata via piangendo di gioia di liberazione, di purificazione, di amore. Erano due pianti diversi, dentro di me era cambiato qualcosa, non capivo, ma sentivo la gioia nel cuore, sentivo che ormai dalla mia vita quel colore era sparito per sempre perché Lei aveva operato per me. Al ritorno sul mio volto c'era un sorriso che mi porto ancora oggi e per tutti i giorni della mia vita non finirò mai di ringraziare e pregare la nostra MAMMA MARIA.
Un grazie di cuore va ai responsabili di questi pellegrinaggi che io oggi considero persone a me molto care e so che mi accompagneranno sempre con la preghiera e con la loro presenza nelle vita di tutti i giorni. Non sono i semplici organizzatori di pellegrinaggi, ma sono coloro che, guidati da MARIA, aprono il cuore a molti di noi. GRAZIE.
Io mi auguro che almeno una volta nella vita ognuno di voi possa andare a toccare con mano quello si vive a Medjugorje, la preghiera sia sempre al primo posto in tutti voi.
SimonaEd è andata proprio così, nel mese di marzo una mia amica mi regala il calendario dell'Associazione Medjugorje Salento, con sopra scritte le date dei pellegrinaggi per l'anno 2007. La cosa strana è che almeno due di quelle date coincidevano con le mie ferie. Non ho pensato molto, era come se qualcuno mi componesse il numero di telefono di uno dei responsabili. Premetto che io non conoscevo proprio queste persone, ma qualcosa mi diceva che poi mi avrebbero accompagnato nella vita. E così è stato. Siamo ad Aprile 2007 e finalmente è arrivata la partenza. Non mi faceva paura il fatto di affrontare il viaggio senza una persona a me vicina, anche perché avevo la sensazione che vicino a me già qualcuno c'era.
Quello che ho chiesto alla nostra MAMMA CELESTE in quel pellegrinaggio è stata la PACE, quella che ormai da tempo non avevo. Sono arrivata in quel luogo Santo piangendo di dolore e sono andata via piangendo di gioia di liberazione, di purificazione, di amore. Erano due pianti diversi, dentro di me era cambiato qualcosa, non capivo, ma sentivo la gioia nel cuore, sentivo che ormai dalla mia vita quel colore era sparito per sempre perché Lei aveva operato per me. Al ritorno sul mio volto c'era un sorriso che mi porto ancora oggi e per tutti i giorni della mia vita non finirò mai di ringraziare e pregare la nostra MAMMA MARIA.
Un grazie di cuore va ai responsabili di questi pellegrinaggi che io oggi considero persone a me molto care e so che mi accompagneranno sempre con la preghiera e con la loro presenza nelle vita di tutti i giorni. Non sono i semplici organizzatori di pellegrinaggi, ma sono coloro che, guidati da MARIA, aprono il cuore a molti di noi. GRAZIE.
Io mi auguro che almeno una volta nella vita ognuno di voi possa andare a toccare con mano quello si vive a Medjugorje, la preghiera sia sempre al primo posto in tutti voi.
Fonte: http://www.medjugorjesalento.it/testimonianze.htm
domenica 16 marzo 2014
OGGI, 16 marzo ,ricorre l'80° anniversario dell’edificazione della croce sul Križevac
Ottant’anni dalla conclusione dell’edificazione della croce sul Križevac e dalla celebrazione della prima Santa Messa ai piedi della croce stessa. Oggi durante la Santa Messa delle ore 11:00, verranno ricordati in particolare coloro che hanno costruito la croce. Quello stesso giorno, dopo la Santa Messa serale, si svolgerà, alle ore 19:00, un solenne incontro accademico durante il quale verrà proiettato un documentario riguardante il Križevac. I parrocchiani della parrocchia di Medjugorje hanno legato il loro destino, quello delle loro famiglie e quello dell’intera parrocchia a Cristo ed alla croce. Essi hanno riassunto tutto il loro amore a Cristo crocifisso in quella croce di cemento, alta quattordici metri, edificata sul monte Šipovac, che si staglia sul lato meridionale del territorio della parrocchia.
Križevac è un colle alto circa 500 metri che si innalza un chilometro a sud della località di Medjugorje in Bosnia ed Erzegovina.
Il suo vero nome è quello di monte Sipovac
Storia e culto della croce
La costruzione della croce è iniziata nel 1933 ed è stata completata nel 1934, e da quell'anno il monte Šipovac è stato chiamato appunto monte Križevac, monte della Croce. Pare che uno dei motivi che spinse la popolazione ad erigere la croce furono delle piogge abbondanti che minacciavano i raccolti, per le quali il parroco di allora, Bernardin Smoljan, spinse i parrocchiani, nonostante la loro povertà, a costruire la croce a memoria dei 1900 anni dalla morte di Cristo.Alcune reliquie della vera Croce di Gesù, ricevute da Roma per l’occasione, sono state inserite nell’asta della croce stessa.
Il 16 marzo 1934 fu celebrata la prima santa Messa ai piedi della croce. Nel settembre del 1935, il vescovo Alojzije Mišić ordinò che a Međugorje la Festa della Esaltazione della Santa Croce venisse celebrata ogni anno la prima domenica dopo la Festa della Natività di Maria, e che la messa fosse celebrata sul Križevac.
Il Križevac oggi
Križevac è anche il nome della stessa Festa dell'Esaltazione della Santa Croce nella Parrocchia di Međugorje. Se fino al 1981 questa festa era per i parrocchiani e gli amici dei villaggi vicini, con l'inizio delle apparizioni della Regina della Pace è divenuta una celebrazione per i cattolici di tutto il mondo. Durante la settimana precedente al giorno della festa, la croce è illuminata di notte con migliaia di luci che annunciano l’imminenza della festa.sabato 15 marzo 2014
Alcune guarigioni inspiegabili avvenute a Medjugorje
Alcune guarigioni inspiegabili
I seguenti casi presentano una abbondante documentazione medica allegata.
...da malattia al cervello
Damìr Coriæ, Mostar, Jugoslavia (estate '81)
Nato nel '60, è stato curato presso la
clinica neurochirurgica di Zagabria, perché affetto da hydrocephalus
internus, ossia aumento della pressione del liquor sul cervello. Operato
per tre volte, si doveva ogni volta rioperare, per il sopravvenire di
un'emorragia cerebrale. Nel marzo dell'81 viene dimesso ma resta la
prognosi: senza il drenaggio del liquor aumenterà sempre la pressione
nell'interno del cranio; mentre purtroppo il drenaggio, causando
ipotensione, finirà per provocare il collasso del cervello. È in queste
gravi condizioni che Damìr, in agosto, viene portato a Medjugorje. Qui
Vicka prega su di lui ed ecco, il male d'improvviso scompare del tutto.
...dalla cecità
Jozo Vasilj, di Medjugorje (luglio '81)
Ecco la sua testimonianza (era
ottantacinquenne all'epoca dei fatti): «Otto anni fa, in seguito a un
attacco di apoplessia, il mio occhio sinistro si era completamente
spento; negli ultimi quattro anni, poi, anche l'altro occhio mi lasciò, e
io non ci vedevo più. Chiesi allora a Vida Vasilj di portarmi dalla
collina delle apparizioni un mazzo di salvia e del semprevivo: immersi
le piante nell'acqua di una catinella e la mattina dopo mi ci lavai. Ed
ecco che, mentre mi asciugavo la faccia, dico a mia moglie: «Moglie, ci
vedo!». Lei mi risponde: «Ma va là, com'è che ci vedi?». «Vedo che non
ti sei messa le calze!». Così mia moglie, e dopo tutti gli altri, potè
rendersi conto che adesso ci vedevo. Mentre mi lavavo recitavo il
Credo.»
...da tumore al seno
Venka Bilie Brajcic di Split, Jugoslavia (inverno '81)
Nel gennaio dell'80 le viene asportato il
seno sinistro. Nove mesi dopo, nonostante la cobaltoterapia, proliferano
le metastasi raggiungendo il seno destro. Ecco la testimonianza di
Venka: «Nel settembre dell'81, dopo sei mesi di trattamento, le croste
che erano sul mio petto si erano trasformate in piccole piaghe che poi
via via si sono unite in due grandi uniche piaghe... Allora mi
accompagnarono a Medjugorje e lì, dopo le preghiere in chiesa,
continuate per tre giorni da parte delle donne che si erano unite a me e
a mia sorella, le piaghe cambiarono aspetto: sotto le croste cadute si
andava formando una pelle nuova. Durante il gennaio dell'82 la piaga
posta più in basso scomparve, e anche quella di sopra si seccò...».
L'esame medico conferma ormai la totale assenza di proliferazione di
metastasi.
...da sclerosi multipla
Iva Iole, Mostar, Jogoslavia (sett '81)
La diagnosi dell'ospedale di Mostar:
infiammazione disseminata delle circonvoluzioni cerebrali. All'ospedale
di Zagabria precisano: Encelalomielite disseminata. In una terza clinica
specializzata l'infausta diagnosi viene completata: Sclerosi multiplex,
non curabile. Allora nell'agosto dell'81 Iva, affidatasi a Dio, si reca
a Medjugorje. Qui i veggenti pregano per lei la Vergine; anche lei
prega e digiuna, migliorando poco a poco; finché il 13 settembre, sul
monte Križevac, durante la Messa sulla Croce, guarisce repentinamente e
totalmente.
...un'amputazione evitata
Mirko Brkic, Banjaluka, Jugoslavia (marzo '82)
Si era fratturato una gamba. Nell'ospedale di
Banjaluka gli avevano messo un chiodo; e poi era stato curato
nell'ospedale di Belgrado, ma sotto il ginocchio gli si era formata una
piaga che non si chiudeva. I ripetuti interventi non avevano arrestato
il male e la piaga diventava sempre più profonda: ormai si vedeva
l'osso. A questo punto veniva deciso di amputare la gamba. La famiglia
di Mirko fece allora voto alla Madonna di Medjugorje, pregando e
digiunando. Ed ecco che, alla vigilia del giorno fissato per
l'amputazione, la piaga improvvisamente si richiuse. Meravigliati, i
medici rinunciarono all'operazione. Dopo qualche giorno la piaga era
completamente cicatrizzata.
...da frattura alla spina dorsale
Marija Brumec, Maribor, Slovenia (agosto '83)
Nel giugno dell'82 è caduta dall'alto di un
carro di fieno fratturandosi la spina dorsale. Diagnosi: l'undicesima
vertebra è spezzata, schiacciata; e aderisce con la decima. Nonostante
le cure di riabilitazione, Marija viene dichiarata invalida per il resto
della vita. Nel corso di un pellegrinaggio a Medjugorje, nell'agosto
dell'83, guarisce all'istante. Ora Marija, nei campi, può fare i lavori
più pesanti, come prima dell'incidente: sulle ultime lastre della spina
dorsale non v'è traccia della lesione.
...da sclerosi a placche
Diana Basile
Diana Basile, Milano, (maggio '87)
Colpita nel 72 da disgrafia alla mano destra
(tremori e impossibilità di scrivere e mangiare) e da completa cecità
dell'occio destro, dovette sospendere il lavoro al Centro Traumatologico
di Milano, perché nel novembre 1972 le fu confermata la diagnosi di
Sclerosi Multipla e la sospensione per invalidità. Si aggiunsero
successivamente difficoltà motorie, l'inutilizzo del braccio destro e
una totale incontinenza urinaria e fecale con dermatosi perineale. Dopo
un viaggio a Lourdes concluso con un lieve miglioramento, fu sospesa
ogni terapia fino all'83, quando subentrò la perdita dell'equilibrio e
del controllo motorio. Alla malata, colta da una crisi depressiva, viene
proposto un pellegrinaggio a Medjugorje, organizzato dal parroco di San
Nazaro, a Milano, don Giulio Giacometti.
Ecco la testimonianza della
protagonista: «Mi trovavo, il 23 maggio dell'84, ai piedi dell'altare
della chiesa di Medjugorje. Una signora mi aiutò a salire i gradini e io
mi arrestai alla porta della stanza dove avvenivano le apparizioni.
Quando giunsero i veggenti, io riuscii a entrare, inginocchiandomi
dietro la porta. I ragazzi caddero tutti insieme in ginocchio e io mi
sentii come folgorare... poi più nulla, solo una gioia indescrivibile,
con lontani ricordi che riaffioravano... Dopo l'apparizione seguii in
chiesa i veggenti camminando da sola, dritta, e mi inginocchiai
normalmente, senza accorgermene... Ma se ne accorsero gli altri, quelli
che mi conoscevano, e che mi abbracciarono piangendo.»
Rientrando in albergo Diana si
accorse di esser tornata perfettamente continente, con sparizione della
dermatosi, e di aver riottenuto la possibilità di vedere con l'occhio
destro. Il giorno dopo (24/5/84) la sig.a Basile, insieme all'infermiere
sig. Natalino Borghi ha percorso a piedi il tragitto Liubuskj-Medugorje
(circa 10 km.) a piedi nudi, in segno di ringraziamento (nessuna
lesione) e nello stesso giorno (giovedì) è salita sulla montagnetta
delle tre croci (luogo delle prime apparizioni).
Di questo caso è allegata una
amplissima documentazione medica. Sono state raccolte più di cento
certificazioni mediche relative a questo caso clinico, sia antecedenti
che successive alla guarigione. La gravità della malattia, naturalmente
irreversibile, l'istantaneità della guarigione, le circostanze in cui è
avvenuta, la ricchezza delle testimonianze, rendono il caso della
signora Basile assolutamente interessante. Il dott. Luigi Frigerio ne ha
fatto una attenta analisi nel volume Le apparizioni di Medjugorje. È
proprio la Madre di Dio che appare in Jugoslavia? Su Medjugorje parlano i
medici, edito da Mimep Docete nel 1984.
...da tumore al cervello
Emanuela N.G., medico (febbraio '85)
Operata da un anno per astrocitoma al lobo
temporale destro, al termine della cobaltoterapia sospendeva anche il
cortisone. Tempo dopo, nell'84, decideva di interrompere una nuova
terapia anticonvulsionante -poiché continuava ad avere fino a 15 crisi
di epilessia al giorno - per affidarsi all'aiuto di Dio e della Vergine.
Per qualche mese le crisi cessavano; ma il TAC rivelava una enorme
recidiva, giudicata inoperabile. Mossa da un vivo desiderio, si reca a
Medjugorie. Ed ecco la sua testimonianza: «Nella casa di Vicka, durante
un'apparizione, una scarica elettrica mi percorre la colonna vertebrale.
Il mio cervello di medico mi dice che tutto ciò non è logico; ma una
forza sconosciuta mi spinge a salire sul monte Križevac, la cui cima
raggiungo in mezz'ora. Da allora la testa non mi duole più. Ora sto
bene, non ho più crisi epilettiche e soprattutto ho una fede autentica
in Dio e nella sua Santissima Madre.»
...da melanoma
Else Mayr-Harting, Vienna (maggio '85)
La figlia, dottoressa Elisabeth Schmitz-Mayr,
narra nel suo rapporto: «Dovevo recarmi in pellegrinaggio a Medjugorje
il 13 maggio '85, ma il giorno 2 mia madre è stata trasportata d'urgenza
alla Prima Clinica Dermatologica di Vienna per un gonfiore al piede
destro, con al centro una grossa macchia nera che denunciava una
iniziale metastasi a sferetta. La diagnosi: Melanoma, un tumore maligno
da operare entro pochi giorni. Ho temuto di perdere mia madre sotto i
ferri, perché ha 86 anni e soffre di cuore. Rivolgendo il mio pensiero a
Dio, ho portato con me da mia madre dell'acqua benedetta di Medjugorje
(la bottiglietta era stata sull'altare durante l'apparizione), con cui
ho cominciato a bagnare di continuo il suo piede malato, pregando con
tutte le mie forze Gesù e sua Madre come se noi due fossimo là, a
Medjugorje. Ho continuato cosi per tutta quella sera e per i due giorni
successivi: ed ecco che, pian piano, l'enfiagione maligna diminuiva e la
macchia si restringeva, lasciando dei frammenti neri di crosta sulla
garza mentre, sotto, cresceva la pelle nuova. Finché già il giorno 6 mia
madre, ristabilita, poteva di nuovo camminare: l'operazione veniva
disdetta e il 10 maggio potevo partire per Medjugorje e ringraziare la
Vergine.
...da tumore alle linfoghiandole
Bruna B., Ravenna (maggio '85)
Nel 78, presso il Centro Tumori di Milano, le
fu diagnosticato un cancro alle linfoghiandole e prescritta la
chemioterapia. Lei reagì moltiplicando le preghiere. Quando seppe delle
apparizioni in Jugoslavia.si unì a un pellegrinaggio di Forlì che passò
prima per Loreto, dove l'ammalata chiese alla Vergine la grazia di un
abbraccio. Giunta a Medjugorje, in chiesa, fendendo la moltitudine si
sentì "come spinta" nella stanza delle apparizioni, e lì assistè
commossa all'estasi dei veggenti, pregando per tutti i malati. Alle 21,
finite le funzioni, stava rientrando nel pulmino quando il sacerdote
capogruppo le disse: «Corri in chiesa perché Marija, una delle veggenti,
chiede di parlartil»; lei accorse, ma nel buio non la trovò. L'indomani
il gruppo salì sul Podbrdo e lì, tra le rocce, si sentì chiamare:
«Bruna, Bruna!». Era Marija che la cercava e che abbracciandola le
disse: «La Madonna ieri sera mi ha detto di darti l'abbraccio che tu le
hai chiesto a Loreto. Prega tanto, prega per tutti...». Al rientro in
Italia gli esami medici confermarono la regressione della malattia, fino
alla guarigione.
...da lesione alla spina dorsale
Agnes Heupel, Munster, Germania (maggio '86)
Infermiera, nata nel 1951, in seguito a un
incidente fu colpita nel 74 da paralisi emiplegia destra con lesione del
sistema nervoso: a ciò si aggiunsero poi un tumore al polmone, dolori
facciali, e progressiva perdita della memoria. Nell'83 ebbe in sogno la
visione di una bianca chiesa con due campanili. Tre anni dopo ebbe la
fortuna di rivederla in un libro sulle apparizioni di Medjugorje, e fu
presa dal desiderio di andare laggiù. Giuntavi, e presa dal clima
suggestivo dell'ambiente, pregò e digiunò per alcuni giorni: il 12
maggio del-l'86, invitata ad assistere all'apparizione in sacrestia, vi
andò nervosissima. Ma ecco che – con l'inizio dell'apparizione – una
gran pace scese su di lei mentre il piccolo ambiente sembrava dilatarsi
all'infinito, immerso in un'aura prodigiosa. «Guardando i veggenti in
estasi, sentii la presenza della Madre di Dio, e sperimentai la sorgente
della pace.» racconterà: «Un'onda calma mi invadeva dalla bocca fino
alla punta dei piedi, dandomi una immensa gioia e il distacco da ogni
cosa. Sapevo con certezza che Maria era lì». Finita l'apparizione,
Agnese si alzò, dimenticando la stampella, e il giorno seguente salì
sulla collina del Podbrdo sorretta solo dalle sue gambe, che per dodici
anni erano state inattive. Da allora si è mossa senza problemi e non fa
più uso di medicine. Soggiorna spesso e a lungo a Medjugorje, vive per
gli altri e dà con gioia la sua testimonianza.
...da sclerosi multipla
Prof. Rita Klaus
Rita Mary Klaus, Pennsylvania, U.S.A. (giugno '86)
Insegnante universitaria, madre di tre figli,
ha sofferto per 26 anni di sclerosi multipla, in continuo peggioramento
ed è stata operata più volte perché i due ginocchi si erano flessi
all'interno; usava stampelle o carrozzine e soffriva di incontinenza.
Ecco la sua testimonianza: «L'8 giugno dell'86, mentre recitavo il
rosario, mi venne il pensiero di chiedere a Nostro Signore la guarigione
per intercessione della Madonna di Medjugorje, di cui avevo letto. D'un
tratto avvertii in tutto il corpo una violenta scossa, seguita da una
sensazione dolcissima che mi lasciò dentro una grande pace». Il giorno
dopo Rita ritrovò la sensibilità dei piedi: si tolse gli apparecchi
ortopedici alle gambe che le erano tornate dritte e finalmente corse giù
per le scale gridando di gioia. I suoi cari, felici, telefonarono al
medico curante che ascoltò incredulo; ma la visita fu determinante: non
vi era più traccia della sclerosi.
...da tumore al colon
Dott. Antonio Longo
Antonio Longo, Napoli
Il dott. Antonio Longo, pediatra, soffriva da
tempo di tumore al colon. Così racconta: «Nella primavera del 1983
cominciai, improvvisamente, ad accusare dei disturbi e dei dolori
all'addome. Si trattava di sintomi che, come medico, mi preoccuparono.
Decisi di sottopormi a una serie di analisi ed esami clinici in modo da
chiarire la situazione. Le risposte non fecero che confermare i miei
timori. Tutte le indicazioni lasciavano intendere che fossi stato
colpito da un tumore all'intestino. Fui sottoposto a una "emicollectomia
a sinistra", ossia mi asportarono, una porzione di intestino che venne
sottoposto a esame istologico. Risultato: "tumore". II responso fu una
mazzata per me. Come medico, sapevo quale avvenire mi attendeva. In quei
giorni i giornali parlavano di quello che stava avvenendo a Medjugorje e
io sentii subito una grande attrattiva verso quei fatti. Cominciai a
pregare, i miei familiari andarono in pellegrinaggio nel paesino
jugoslavo per chiedere alla Madonna la grazia di allontanare da me lo
spettro del tumore. Al quattordicesimo giorno dopo l'intervento, la
ferita si aprì completamente, come se fosse stata appena fatta. E non
solo la ferita esterna, ma anche quella interna, quella intestinale,
provocando una peritonite diffusa e febbre altissima: le mie condizioni
erano gravissime. Rimasi in ospedale quattro mesi, durante i quali i
medici tentarono in tutti i modi di chiudere la fistola, ma inutilmente.
Tornai a casa in condizioni pietose. Il professor Zannini, luminare
della medicina e direttore dell'Istituto di Semeiotica chirurgica
dell'Università di Napoli, mi disse che avrei dovuto rassegnarmi: la
fistola non sì sarebbe più chiusa.
Il 4 aprile del 1989 andai dal
professor Zannini per una visita di controllo. Egli constatò che la
fistola era sempre in atto, inguaribile. Cinque giorni dopo, il nove
aprile, la fistola era sempre là, viva, sanguinante, dolorante,
inguaribile. Come sempre, anche quella sera prima di addormentarmi
pregai la Madonna chiedendole la grazia di guarire. Al mattino, quando
mi svegliai, mio figlio medico venne per la medicazione. Tolse le bende e
con stupore constatò che la fistola non c´era più. La pelle dell´addome
era perfettamente asciutta, liscia, il foro era scomparso. Non potevo
credere ai miei occhi. Chiamammo gli altri familiari e tutti
constatarono quanto era accaduto. Come avevo sempre detto, decisi subito
di partire per Medjugorje per andare a ringraziare la Madonna. Solo lei
poteva aver compiuto quel prodigio. Nessuna ferita può rimarginarsi
dalla sera alla mattina. Tanto meno una fistola, che è una ferita
gravissima e profonda, che interessa il tessuto addominale e
l'intestino. Visitato nuovamente dal professor Zannini, costui
sentenziò: "Lei è stabilmente guarito". "Professore – domandai – è
disposto a dichiarare che sono guarito senza alcun intervento chirurgico
e senza fare nessuna cura specifica?". "È la verità", disse e mi
rilasciò una dichiarazione in cui, dopo aver riassunto i vari interventi
chirurgici che avevo subito e i sei anni di convivenza con quella
fistola sorta in seguito alle operazioni, scrisse: "Attualmente la
fistola è clinicamente guarita senza alcun intervento chirurgico"». La
malattia è documentata da un voluminoso dossier di analisi, radiografie,
referti medici e giudizi di specialisti di fama internazionale. E la
guarigione è stata improvvisa, totale e persistente nel tempo.
In ringraziamento della guarigione
prodigiosa ricevuta, il dottor Longo oggi dedica gran parte del suo
tempo ad aiutare il prossimo, non solo come medico, ma anche come
Ministro straordinario dell’Eucarestia. «Porto la Comunione agli infermi
tutti i giorni. Collaboro con il mio parroco a molteplici attività
della nostra parrocchia. Ho un bel gruppo di preghiera che
settimanalmente si riunisce con me per pregare per i nostri infermi e
per tutti coloro che ci chiedono preghiere. Mi rendo conto che molti
miei colleghi potrebbero pensare che sono un fanatico. Molti medici
infatti non sono credenti e non ammettono l´esistenza di una guarigione
per intervento soprannaturale. Ma glielo assicuro: non sono fanatico, e
non sono uno che si lascia guidare dalle emozioni e dall'entusiasmo.
Sono un medico, credo nella medicina, ho due figli medici. La mentalità
professionale mi ha abituato a riflettere, a osservare le cose
freddamente e con distacco. Ho seguito questa mia vicenda con la più
scrupolosa obbiettività. Non ci sono dubbi di nessun genere: la mia
guarigione non trova spiegazioni razionali. Quello che è avvenuto va
attribuito soltanto alla Madonna».
Fonte: http://www.med-bz.it/ext/holy_guarigioni.html
Fonte: http://www.med-bz.it/ext/holy_guarigioni.html
sabato 8 marzo 2014
Miracolo a Medjugorje, parla Maria Pia Pacioni: “Cammino di nuovo”
Maria Pia Pacioni era affetta da una grave malattia che la stava portando all’immobilità. Poi il viaggio al santuario. Quando è tornata ha sentito uno strano calore. E la sua vita è cambiata
Miracolo a Medjugorje, parla Maria Pia Pacioni: "Cammino di nuovo"...
LE SUE PAROLE – Siamo nel quartiere nuovo di Colle San Rocco, una fila ordinata di villette a schiera, nel borgo marchigiano di Montottone. In quei primi giorni di maggio di due anni fa, colpita da una grave malattia ritenuta irreversibile, cammina con difficoltà sul tutore a molla e con l’aiuto del bastone ortopedico. Vuole raggiungere il prato verdeggiante che si trova a una settantina di metri da casa. Ma di colpo accade qualcosa di straordinario e imprevisto. «Mi accorgo, girando su me stessa, che la gamba non mi fa male: avverto un caldo indescrivibile e dei brividi come se una debole scarica elettrica mi avesse attraversato il corpo. È durato pochi secondi, appena il tempo di riflettere: mi sono girata ed era finito tutto!». Continua il racconto: «A quel punto ho preso il mio bastone ortopedico, l’ho messo sottobraccio e me ne sono andata via camminando verso casa, senza appoggiarmi, per la prima volta dopo tanti anni. Piangevo e ridevo dalla gioia e dicevo: “Signore, sei grande!”. Non c’era nessuno, mi sentivo sola con Gesù. Entrata in casa giro attorno al tavolo e allargo le braccia, senza sorreggermi da nessuna parte. Potevo camminare anche a passo svelto. Ero tornata a vivere».
UNA MALATTIA IRREVERSIBILE – È il 10 maggio 2012. Siamo nel mese dedicato alla Madonna. La signora Maria Pia, 62 anni, era tornata il giorno prima da Medjugorje. Il viaggio della fede e della speranza. Vedova e con un figlio, da 24 anni è in lotta contro una malattia terribile, irreversibile e nella maggior parte dei casi incurabile: la mielite, un’infiammazione del midollo spinale che ti costringe giorno dopo giorno a una progressiva paralisi delle articolazioni, e anno dopo anno ti inchioda a spostamenti sempre più ridotti, obbligandoti ad aiutarti con stampelle o treppiede. Quando ormai ha di fronte l’inesorabile prospettiva di una vita da disabile, con la mobilità ridotta al minimo («Questa patologia è incurabile, si aggraverà e la porterà alla sedia a rotelle, purtroppo non c’è cura», le era stato diagnosticato), la signora Pacioni si aggrega a un pellegrinaggio diretto a Medjugorje. Al ritorno dalla cittadina dell’Erzegovina, dove nel 1981 sono iniziate le apparizioni mariane più lunghe della storia, riprende a camminare da sola e scompare ogni dolore. La sua storia è una delle più emozionanti raccolte nel libro Raggi di luce, di Paolo Brosio (vedi box a lato), in uscita nei prossimi giorni, e che vi anticipiamo in esclusiva.
«CI SIAMO ABBRACCIATI. IN LACRIME» – Torniamo al giorno del “miracolo”. Maria Pia decide di non dire nulla al figlio Piergiorgio, consulente commerciale. Vuole fargli una sorpresa e così, quando lui arriva a casa per l’ora di pranzo, si fa trovare al centro della stanza, in piedi. «Mi ha visto con le lacrime agli occhi in piedi e senza bastone. Non ha detto nulla, mi ha abbracciato e ci siamo a messi a piangere rimanendo stretti stretti». Presa dall’euforia della guarigione, la signora Pacioni si mette a salire di corsa le scale su e giù, come una ragazzina, di fronte al figlio stupefatto e preoccupato, che le urla: «Mamma, non strafare… Per l’amor di Dio fermati, che fai?». Commenterà: «Vedere dal vivo questa scena è stato incredibile. Un conto è sentire in tv che di un grande miracolo, un altro è viverlo in presa diretta a casa tua con tua madre. Ero felice, ma allo stesso tempo terrorizzato cha la mamma si facesse male, e cadendo finisse tutto lì».
CON GLI OCCHI LUCIDI – Non è finito tutto lì. Maria Pia Pacioni accetta di sottoporsi a una nuova visita dal professor Francesco Logullo, un luminare della neurologia, lo stesso che le aveva diagnosticato la mielite grave e incurabile. Il 14 giugno 2013 Maria Pia incontra il medico nel reparto di neurologia dell’ospedale di Ancona. Logullo è profondamente emozionato e ha gli occhi lucidi vedendo Maria Pia che cammina speditamente senza più dolori, senza bastone ortopedico e tutore a molla e senza quel corpetto di stecche d’acciaio che la stringeva al torace.
UNA CONFESSIONE FUORI DAL COMUNE – Al termine di una visita accurata, il professore redige la cartella clinica, in cui riconosce che «l’esame obiettivo neurologico è normale», differenziandosi completamente da quanto riscontrato in precedenza. Prodigi nel prodigio. Quando Maria Pia è a Medjugorje non succede nulla; guarirà al suo ritorno. Ma laggiù si manifestano dei segni premonitori. Durante le faticosissime ascese ai monti Krizevac e Podbrdo, dove è aiutata a salire, sente un intenso profumo di rose, anche se in quelle due colline non vi è traccia di questo fiore. Ma il più straordinario segno arriva quando decide di andarsi a confessare nella parrocchia di San Giacomo. «Entro nel confessionale e il sacerdote mi chiede: “Di dove sei ?”». La risposta: «Sono italiana». Il prete incalza: «Di quale regione?». E lei: «Vengo dalle Marche, da un paesino in provincia di Ascoli». Maria Pia dice così perché la provincia di Fermo è nuova e ancora non la conosce nessuno. Ma il confessore controbatte: «Tu vieni da Fermo!». La signora Pacioni è sbigottita e senza parole. Pensa: «Come fa a saperlo?». È talmente sorpresa che non le viene neppure in mente di chiedergli come può conoscere questi particolari. Il sacerdote è sulla cinquantina, barbetta un po’ rada e occhi azzurri profondissimi. «Volevo confessare tutti i miei peccati ma lui non me ne dà il tempo e, guardandomi, dice mettendomi la mano sul capo: “Figlia mia hai ottenuto la Grazia!”».
(Vincenzo Sansonetti)
Fonte :http://www.oggi.it/focus/attualita/2014/03/07/miracolo-a-medjugorje-parla-maria-pia-pacioni-cammino-di-nuovo/
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